domenica 28 giugno 2009

Pirateria. Al primo posto come società armatrice più colpite dal fenomeno quelle tedesche e greche

Nel corso del recente summit dei ministri degli Esteri degli otto grandi della terra, svoltosi a Trieste, il ministro degli Esteri italiano Franco Frattini ha annunciato che: “Occorre aiutare concretamente i Paesi costieri a rafforzare la loro capacità autonoma di combattere la pirateria”. “Abbiamo pensato a una rete internazionale per la formazione della guardia costiera dei Paesi del Golfo di Aden”, ha aggiunto il ministro. Frattini ritiene che sia necessario adottare varie iniziative parallele alle misure di dissuasione nel quadro della cooperazione multilaterale. Oltre a ritenere necessario che occorre rimuovere le cause profonde del fenomeno della pirateria che sono: la povertà e la debolezza delle istituzioni. Pertanto da tempo il titolare della Farnesina sta promuovendo e spingendo e che deriva dalla necessità di assistere i Paesi della regione nel renderli capaci e autonomi nel controllo dei loro confini costieri e acque territoriali. Per giungere a questo risultato ha già definito dei punti di partenza. Anzi tutto la formazione del personale dei Paesi coinvolti nell’iniziativa sarà fornita dalla ‘International Maritime Safety Security and Environment Academy’, Imssea, con sede operativa a Genova e da un centro di formazione regionale che dovrebbe essere creato ad hoc a Gibuti. Nel frattempo i pirati somali, a causa delle cattive condizioni meteorologiche al largo della Somalia, a causa del monsone, non hanno compiuto nelle ultime settimane azioni piratesche. Però l'Ufficio marittimo internazionale, Bmi, ha registrato, nelle ultime 2 settimane, ben 8 attacchi messi a segno a sud del Mar rosso e al largo dell'Oman. Azioni avvenute tutte nel corso della notte. Segnale questo che i pirati hanno ulteriormente ampliato il loro raggio di azione, andando ancor più all’interno dell’Oceano e molto più lontano dal Golfo di Aden dove è nato il fenomeno della pirateria. Dunque i predoni del mare hanno iniziato ad agire anche in aree un tempo ritenute ‘immuni’ al fenomeno, forse approfittando dell'assenza di navi da guerra della comunità internazionale impegnate a pattugliare il mare del Corno d’Africa ma anche perché alla ricerca di nuovi ‘terreni di caccia’. Le due nuove aree sono ubicate una verso Bab al Mandeb, a sud del Mar Rosso, e l’altra nel Mare arabico, al largo dell'Oman. Secondo le ultime stime diffuse dal Bmi, sono almeno 14 le navi ancora nelle mani dei pirati somali, tra cui il rimorchiatore italiano ‘Buccaneer’ e circa 200 i marinai, membri degli equipaggi, trattenuti in ostaggi e usati anche come scudi umani. Tra questi 10 marittimi italiani e numerosi marinai filippini e ucraini. Tra gennaio e marzo di quest'anno gli attacchi sono stati 61 contro i 6 del 2008. Mentre dall’inizio di aprile ad oggi i pirati somali hanno catturato una decina di cargo. Il triste primato di essere al primo posto come società armatrice più colpita dal fenomeno della pirateria spetta alle società tedesche con 16 navi catturate seguite poi, da quelle greche con 14 navi. L'Interpol sta intanto, realizzando una banca dati con fotografie, impronte digitali e altri dati personali delle persone sospettate di compiere atti di pirateria al largo delle coste della Somalia. Le informazioni saranno utili in caso di procedimenti giudiziari in tutto il mondo contro i sospetti. Il Giappone invece ha approvato lo scorso 19 giugno un’importante legge che autorizza la sua marina a ricorrere all'uso della forza nel caso di un attacco dei pirati a navi giapponesi e anche straniere al largo della Somalia. Il Paese del Sol Levante è presente nel mare dei pirati, in chiave antipirateria, con 2 navi da guerra, due aerei di pattugliamento P-3C e circa 500 soldati e guardacoste. Finora le sue unità navali potevano solo proteggere imbarcazioni battenti bandiera giapponese e che trasportavano cittadini giapponesi o carichi legati al Giappone. Ora invece, la loro operatività si estende anche alla difesa di navi di altre nazionalità in transito nella zona. In caso di attacco di pirati somali, i marinai nipponici potranno anche aprire il fuoco contro i predoni del mare. Il governo di Tokyo dimostra ancora una volta di essere attento al fenomeno della pirateria. La nuova legge è stata fortemente voluta dal premier giapponese Taro Aso, allo scopo di rafforzare il ruolo del Giappone a difesa della sicurezza internazionale. Questa missione navale nel Golfo di Aden è la prima che vede coinvolte le ‘forze di autodifesa’ giapponesi in una zona di conflitto, dopo la sconfitta del 1945. In questi giorni si è registrata anche un’importante novità. Il 23 giugno scorso Confitarma con CGIL CISL e UIL hanno firmato un verbale di accordo, relativo alla pirateria. Ai marittimi imbarcati sulla navi da carico che transitano nell'area considerata a rischio per gli attacchi dei pirati verranno riconosciute indennità per rischio di guerra. L'area di rischio, si legge nell'accordo, viene così individuata: “Il confine occidentale parte della zona costiera del confine tra Gibuti e Somalia sino alla posizione 11 48 N, 45 E, da 12 00 N,45 E sino all'isola di Mayyun nello stretto Bab El Mandeb. Mentre il confine orientale dell'area e' circoscritta da Rhiy di-Irisal nell'isola di Socotra di posizione 14 18 N, 53 E, da 14 30 N, 53 E sino alla costa nel punto di confine tra lo Yemen e Oman”. “In aggiunta a queste coordinate, si legge ancora, saranno estese, fino a includerle, la zona di 400 miglia al largo della costa orientale della Somalia, ovvero l'isola di Socotra fino al confine del Kenya”. Le indennità per rischio di guerra, come prevista dal contratto nazionale di lavoro in vigore , scatteranno a partire dal prossimo 1 luglio. L'accordo ha natura transitoria legata al perdurare del fenomeno della pirateria e ciascuna delle parti potrà richiedere un incontro per valutarne l'andamento. Si tratta di un importante passo avanti, però si poteva, vista la sensibilità degli armatori, rendere retroattiva. Non ne potranno infatti usufruire i marittimi del ‘Buccaneer’. Ancora una volta è un occasione mancata per dimostrare a tutti che loro, gli armatori, hanno a cuore i lavoratori. Il rinnovo del CCNL è stato firmato lo scorso 3 febbraio 2009 e si poteva rendere valido questa indennità a partire da quella data. Probabilmente sulla decisione sono prevalse le ragioni che già allora impedirono che fosse tenuto conto del rischi pirateria nel mare del Corno d’Africa.

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Una fiammella accesa per tutte le persone che soffrono al mondo

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Nel mondo sono tante le persone che piangono e soffrono a loro dedico un affettuoso pensiero....

Unioni Civili

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A tutti quei bravi ragazzi morti per l'Italia

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Nel mondo ogni giorno vengono compiute carneficine immani in cui le vittime sono inermi civili

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...a quei bravi ragazzi, figli dell'America di oggi, morti in guerra!

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DARFUR:NON C'E' PIU' TEMPO DA PERDERE!

IN DARFUR SONO DECINE SE NON CENTINAIA LE PERSONE CHE MUOIONO OGNI MESE...
FAI LORO DEL BENE... AIUTA I RIFUGIATI E I PROFUGHI DEL DARFUR FACENDO UNA DONAZIONE ALL'AGENZIA ONU PER I RIFUGIATI UNHCR CHIAMA LO 0680212304 PER SAPERE COME FARE....
RICORDATI BASTANO 31 EURO PER ACQUISTARE 8 COPERTE, 51 EURO PER UNA TENDA E 200 EURO PER DARE ASSISTENZA MEDICA A 25 FAMIGLIE...

Un bambino del Darfur

Un bambino del Darfur
aiuta ad aiutarlo sostieni le iniziative pro Darfur
In Darfur dal 2003 ad oggi sono state compiute esecuzioni, anche di massa, stupri, soprattutto di massa, nei confronti di donne, uomini e bambini e interi villaggi sono stati rasi al suolo. Il terrore è stato usato come pratica generalizzata e a sfondo razziale mentre lo stupro è diventato una vera e propria arma da guerra.
Il governo sudanese di Khartoum da parte sua ha bombardato senza sosta i civili, e ha reso sempre più difficili le operazioni di soccorso delle organizzazioni umanitarie nei confronti delle genti del Darfur, fino al punto di far scappare via la maggior parte delle Ong operanti nella regione sudanese e liberarsi così di scomodi testimoni di quanto accadeva in quei luoghi. La stessa tattica è stata seguita prima con i peacekeepers dell'Ua e poi con quelli dell'Onu...
Tutto il mondo è a conoscenza di quanto accade in quella remota regione sudanese e lancia denunce. Da un lato Washington parla di genocidio, dall’altro l'Onu parla di catastrofe umanitaria e di pulizia etnica.
Il tutto però resta nella totale impunità!
Intanto, dal Febbraio 2003 anno in cui è iniziata la ribellione della popolazione di etnia africana del Darfur, circa 6 milioni in maggioranza musulmana e in parte animista, contro il governo sudanese, musulmano ma integralista e soprattutto di etnia araba e bianca, è scoppiato il conflitto che ha causato finora circa 300mila morti e due milioni e mezzo di profughi. Una protesta nata per lo stato di totale abbandono e sfruttamento in cui la popolazione nera era tenuta. La repressione del governo centrale è stata spietata, soprattutto facendo uso dei Janjaweed, i diavoli a cavallo, che sono milizie nomadi di etnia araba che hanno compiuto tutti gli orrori possibili e inimmaginabili contro le genti del Darfur di etnia nera, per lo più contadini e pastori.

Il pianto di un innocente a Gaza

Il pianto di un innocente a Gaza
Ancora una volta il mondo intero si dovrebbe vergognare!!!
La guerra chi puo raccontarla? E' difficile farlo ma tutti possiamo immaginare come sia il sentire l'odore dei morti abbandonati nelle strade o sotto le macerie, il vedere i bambini che muoiono di fame accanto al cadavere della madre, il sentire il lamento dei feriti e lo strazio dei sopravvissuti, di chi si vede impotente e maledice chi gli ha portato via tutto.
Nella Striscia di Gaza siamo ormai quasi alla terza settimana di bombardamenti e inesorabilmente, come non potrebbe essere diversamente con tutta la tecnologia militare del 21° secolo che gli israeliani stanno usando, il numero dei morti tra i civili continuato ad aumentare, mentre l'esercito israeliano bombarda le loro case si moltiplicano tra i palestinesi le scene di disperazione e di dolore causati dagli effetti devastanti della guerra che certamente non sono cambiati nel tempo anzi al contrario.

Giugno 2009: La rivoluzione di velluto in Iran

Giugno 2009: La rivoluzione di velluto in Iran
Sono solidale con i persiani che manifestano

Il 12 giugno 2010 è caduto il primo anniversario delle contestate elezioni iraniane. Elezioni che decretarono la riconferma a presidente dell’Iran di Mahmud Ahmadinejad. Il Paese ha vissuto le prime ora di questa giornata con una calma carica di tensione che poi, è scoppiata nel pomeriggio intorno alle 16, le 13.30 italiane con i primi scontri tra manifestanti e forze di sicurezza nei pressi dell’Università Sharif di Teheran. Era impensabile che l’opposizione iraniana del movimento riformista dell’Onda Verde si facesse scappare questa occasione per proclamare il proprio dissenso al regime degli Ayatollah. I luoghi delle sanguinose proteste post elettorali di un anno fa si sono quindi di nuovo riempiti di manifestanti. Questo, nonostante l’appello dei leader dell’opposizione, Moussavi e Karroubi, a evitare di scendere in piazza e nonostante che le forze di sicurezza avessero preso posizione in vari punti strategici del centro di Teheran per prevenire manifestazioni. Nonostante le proteste e le accuse di brogli elettorali il contestato presidente Ahmadinejad ha potuto proseguire nel suo mandato, quasi certamente usurpato, grazie all’appoggio dell’ayatollah Ali Khamenei, la Guida Suprema. La lotta continuerà. Viva la Persia! Viva il movimento riformista!


i 44 presidenti degli Usa

i 44 presidenti degli Usa
da www.patrickmoberg.com/blog/id:420/november-4-2008

The President United States of America

The President United States of America
Barack Obama

E' morta Miriam Makeba

E' morta Miriam Makeba
Addio Mama Afrika....io continuerò a sognare...

Notes

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Italia. Violenza sessuale è allarme sociale


Dopo i recenti casi di stupri, a Roma, Bologna e Milano non si riesce quasi più a tenere il conto degli episodio di violenza sessuale che, dall'inizio dell'anno, si stanno susseguendo in Italia ad opera principalmente di stranieri. Un orribile reato che si verifica nelle grandi città metropolitane come nei piccoli centri urbani. Emergono dati da brividi dalle informazioni fornite dal Presidente facente funzioni del Tribunale di Como Giuseppe Anzani e dal Procuratore capo Alessandro Maria Lodolini. Ogni 4 giorni in Procura a Como arriva una denuncia per violenza sessuale. I fascicoli aperti tra luglio 2007 e giugno 2008 sono stati 89, tra violenze sessuali e pedofilia. Ma è solo la punta di un iceberg in quanto, il reato, per la quasi totalità è sommerso perché prevale ancora la paura e la vergogna a denunciare la violenza subita. Fino ad oggi la violenza che subivano le donne era soprattutto domestica, ma gli episodi di violenza che hanno visto protagoniste, loro malgrado, delle donne avvenuti negli ultimi giorni, per le strade, propongono una nuova emergenza. Un autorevole testimonianza è portata da Telefono Rosa che da anni conosce il fenomeno ed assiste le vittime. “Ciò che sta avvenendo dall'inizio dell'anno, precisa il presidente Maria Gabriella Carnieri Moscatelli, mi preoccupa. Non so se è solo l'effetto di maggiori denunce ma, dal nostro osservatorio, non era mai stato rilevata una cosa simile”. Gli avvenimenti degli ultimi giorni non fanno altro che conferma un'allarmante costante: in testa alla classifica degli autori di stupri ci sono gli stranieri. Il triste primato vede fra i primi i romeni, seguiti da marocchini e albanesi che sembra abbiano dato il via ad una esecrabile escalation di violenza contro le donne. Assodato che nella stragrande maggioranza dei casi questi episodi sono commessi da stranieri, spesso clandestini, ora si deve dare a tutto questo uno stop. Certezza della pena, custodia cautelare in carcere per chi è accusato di violenza sessuale ed esclusione di attenuanti per chi delinque sotto effetto di alcool e droghe. Tutto ovviamente tenendo conto di due elementi fondamentali: abbattere l'allarme sociale provocato da questo tipo di reati e tutelare la dignità della vittima, che va assicurata anche nel percorso dibattimentale.
Per raggiungere un risultato anzitutto è importante l'introduzione nel ddl sicurezza dell'obbligo del carcere per chi stupra. Forse il decreto 'anti-stupro' sarà pronto per venerdì esso dovrebbe contenere, come annunciato, importanti novità: gli accusati di stupro non potranno beneficiare della libertà condizionale, ci sarà un avvocato a spese dello Stato per le vittime di violenza sessuale, arriveranno nuovi presidi di polizia con relativi stanziamenti, saranno anticipate le norme contenute nel ddl anti-molestie che la Camera ha già approvato. Tra le altre cose, ci dovrebbero essere anche aggravanti se a commettere violenza sono familiari, partner o tutori; un pesante aggravio di pena se la vittima è sotto i 14 anni; uguale trattamento, invece, se la vittima è maggiorenne o appena sotto i 18; ergastolo sicuro, se allo stupro segue la morte della vittima. Mano pesante anche per i complici: nessuna possibilità di godere dei domiciliari neppure per i favoreggiatori.

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La scuola pubblica in Italia con la 'Riforma Gelmini'

Esprimo la mia piena solidarietà con tutti coloro che protestano contro la Legge 133/08 la cosidetta 'Riforma Gelmini'....

Le cifre presentate nel decreto fanno venire i brividi: i tagli previsti dal decreto legge 112, poi convertito nella legge 133/08, e gli ulteriori provvedimenti contenuti nel decreto 137 porteranno, a livello nazionale, ad una riduzione di circa 100mila posti tra il personale docente e di 43mila posti tra quello Ata (ausiliari, tecnici e amministrativi).
Per molti, anche per i non addetti ai lavori, l'effetto provocato dalla legge che in pratica azzererà in poco tempo le faticose conquiste di anni e anni, non solo in termini di posti di lavoro, ma anche di mission- educativa e di didattica, rende il momento dei più cupi e tristi degli ultimi anni. Ai tagli vanno poi sommati, le conseguenze che scaturiranno dalla reintroduzione del maestro unico nelle scuole elementari.
L'Europa chiede più scuola, più sapere e l'Italia che fa?
Il contrario!
Rientrodurre il maestro unico è compiere, di sicuro, un passo indietro di almeno mezzo secolo. Se non addirittura si ritorna al tempo del libro cuore, senza offesa per quel libro mio compagno di tanti pomeriggi.
Perchè tutto questo? Bella domanda!
Molto probabilmente si tenta di mascherare con questa supposta riforma quello che è il vero scopo del provvedimento: incassare o meglio risparmiare in poco meno di 4-5 anni 8miliardi di euro. Questa è la cifra stimata, che dovrebbe restare nelle casse dello stato.
Un risparmio quindi certo ottenuto tagliando centinaia di migliaia di posti di lavoro ma al contempo che produrrà anche un effetto negativo: quello di un drastico ridimensionamento del servizio scolastico pubblico in favore forse di quello privato. Inoltre un'altra diretta conseguenza della L.133/08 sarà la chiusura di decine e decine di plessi scolastici.
Molte scuole, soprattutto nei piccoli centri urbani, non ci saranno più. A scomparire sarà anche un altro degli elementi cardine dell'istruzione primaria italiana: il tempo pieno. Bisogna fare attenzione, chi sostiene che il tempo pieno non sarà toccato dalla riforma o che addirittura aumenterà mente sapendo di farlo.
Rifletteteci un poco e capirete perchè!
Se prima, per ogni 2 classi, c'erano 3 insegnanti d'ora in poi sarà uno per classe, a seguire e istruire dai 20 ai 30 alunni e che svolgerà il suo orario lavorativo settimanale esclusivamente di mattina. Pertanto al pomeriggio non potrà esserci altro che un sorta di dopo-scuola, trasformando il tempo pieno di fatto in un parcheggio pomeridiano per i bambini, che nulla ha da condividere con l'offerta didattica di cui fino ad ieri, prima della 'riforma Gelmini', gli alunni potevano usufruire con il tempo pieno.

...

ARRIVERA' PER NATALE UNA 'SOCIAL CARD' AD OLTRE 1MLN DI ITALIANI 'POVERI'

C’è un detto che dice: "meglio poco che niente!".
In questo caso tra il poco e il nulla ci sono così poche differenze che è difficile distinguerli.
La 'social card, almeno per il momento, sembra più l’ennesimo spot varato dal governo che piuttosto un provvedimento serio in grado di aiutare per davvero i più bisognosi.
Nessuno però si è ricordato di dire che ogni spesa effettuata con la 'social card' in automatico sarà data una commissione alla Mastercard che è la società che ha emmesso ed è la proprietà della card.
Bhe! Almeno qualcuno di certo ci guadagnerà da questa iniziativa...
Appare strano che un'iniziativa così benefica abbia comunque dei costi accessori...stranezze tutte italiane!

***

Parole....di Abraham Lincoln

Non si può arrivare alla prosperità

scoraggiando l'impresa.
Non si può rafforzare il debole
indebolendo il più forte.
Non si può aiutare chi è piccolo
abbattendo chi è grande.
Non si può aiutare il povero
distruggendo il ricco.
Non si possono aumentare le paghe
rovinando i datori di lavoro.
Non si può progredire serenamente
spendendo più del guadagno.
Non si può promuovere la fratellanza umana
predicando l'odio di classe.
Non si può instaurare la sicurezza sociale
adoperando denaro imprestato.
Non si può formare carattere e coraggioto
gliendo iniziativa e sicurezza.
Non si può aiutare continuamente
la gente facendo in sua vece quello che potrebbe
e dovrebbe fare da sola.

USA 2008: ELETTO PRESIDENTE BARACK OBAMA

USA 2008: ELETTO PRESIDENTE BARACK OBAMA

marito e padre

i due rivali

genere umano

GIOCHI OLIMPICI DI PECHINO

GIOCHI OLIMPICI DI PECHINO
da peacereporter

23/02/2002 - 02/07/2008 Ingrid Betancourt è stata liberata!

23/02/2002 - 02/07/2008                  Ingrid Betancourt è stata liberata!
faccio mia la gioia di tutti!

Finalmente liberi!!!

Finalmente liberi!!!

Grazie a loro la Betancourt è libera

Grazie a loro la Betancourt è libera
il ministro della Difesa colombiano Santos e il generale Montoya

Grazie Uribe!!

Grazie Uribe!!
La Betancourt ha incontrato il presidente colombiano Uribe che vinse le elezioni del 2002

madre e figlia!

madre e figlia!
Yolanda Pulecio e Ingrid Betancourt

le due Betancourt

le due Betancourt
Ingrid abbraccia la madre Yolanda

La gioia della libertà riconquistata

La gioia della libertà riconquistata
Ingrid Betancourt dopo la liberazione