G8. L'agenda di Trieste, dalla pirateria all'Iran
Anche se l'Iran a Trieste non c'è, la violenta repressione delle proteste a Teheran è entrata di prepotenza nell'agenda della riunione dei ministri degli Esteri del G8 che si è aperto oggi nel capoluogo friulano. L’unica voce che si è sentita nel primo giorno dei lavori del summit è stata quella del padrone di casa, il ministro degli Esteri Franco Frattini: “adotteremo una posizione particolarmente dura e chiara davanti al mondo nei confronti di ciò che sta accadendo in Iran”. Frattini è più che mai convinto che a Trieste, dal confronto tra i grandi del mondo, Italia, Usa, Francia, Germania, Gran Bretagna, Russia, Canada, Giappone, potrà uscire una posizione univoca e che anche la Ru

ssia non farà mancare il suo appoggio. L’allusione è al fatto che in mattinata il ministro degli Esteri russo Serghei Lavrov aveva annunciato che nessuno condannerà il processo elettorale iraniano aggiungendo che isolare Teheran sarebbe sbagliato. Coinvolgere l'Iran è invece la scelta giusta. Nel frattempo l'Iran ha reso noto i motivi per cui ha deciso di non partecipare alla riunione allargata dei ministri degli Esteri del G8 a Trieste sull'Afghanistan e il Pakistan: “il terreno non è stato preparato”, questa è la spiegazione data dal portavoce del ministero degli Esteri, Hassan Qashqavi. “In base ad accordi preliminari fra Iran e Italia, ha sottolineato Qashqavi, avremmo dovuto tenere incontri bilaterali a livello di esperti per preparare una presenza efficace della delegazione iraniana alla conferenza”. “Tali incontri però, ha aggiunto il portavoce, non ci sono stati e quindi il terreno non è stato preparato per la presenza dell'Iran. “Rinunciando a partecipare alla riunione del G8 sull'Afghanistan, l'Iran ha perso un'occasione per dare un proprio contributo positivo”. Con queste parole il titolare della Farnesina ha commentato il ‘NO’ di Teheran all'invito italiano a sedere al tavolo dei Grandi dal 25 al 27 giugno a Trieste. Il capo della diplomazia italiana resta tuttavia convinto che l'Iran non debba isolarsi dalla comunità internazionale, ma deve confermare di voler ancora essere un attore costruttivo nella stabilizzazione della regione. Intervenendo in un dibattito sull'Iran organizzato dalla Fondazione 'Farefuturo' di Gianfranco Fini, Emma Bonino ha affermato che: “Oggi non possiamo fare niente per risolvere la situazione in Iran se non condannare tutti la violenza e la repressione e difendere il processo elettorale”. “dal G8 di Trieste, ha continuato, non può uscire una posizione interessante”. Per la Bonino la cosa più sensata che il governo doveva fare era quella di ritirare l'invito a Teheran a partecipare al summit di Trieste. Pronta la risposta del sottosegretario agli Esteri Stefania Craxi: “Rivendico la linea del governo che ha improntato la sua azione ad allargare il fronte del dialogo con l'Iran e resto convinta che se in questa situazione il ministro degli Esteri iraniano fosse venuto ad ascoltare quello che avevano da dirgli i ministri del G8 sarebbe stato comunque positivo. Su un punto Bonino e Craxi si sono trovate d'accordo: non è la politica dell'isolamento che può produrre buoni risultati. Quello che serve, ha aggiunto Craxi è continuare a mettere in evidenza le spaccature emerse in quel regime che sembrava un monolite e non lo è più. E continuare a dimostrare il sostegno della comunità internazionale. Anche se l'Iran passa dunque dall'essere il possibile protagonista del vertice, il dossier Af-Pak resta comunque al centro del vertice di Trieste, per il quale

sono appunto stati invitati i Paesi confinanti e contigui, quelli contributori e gli organismi internazionali attivi sul territorio. Oltre 40 le delegazioni che hanno accettato l’invito. L'apertura ufficiale della riunione con un pranzo di lavoro al Museo Revoltella ristretto agli 8 Grandi. Domani mattina cominceranno le riunioni e sessioni di lavoro tra il Palazzo della Regione e il Palazzo della Borsa Vecchia: la prima con il solo G8, poi quelle allargate all'outreach dedicate appunto al dossier Af-Pak, Afghanistan-Pakistan. Saranno dedicate due sessioni ben definite: la prima venerdì 26 che affronterà i temi legati alla gestione delle frontiere e la lotta ai traffici illeciti. Nella seconda sessione, sabato 27 si parlerà invece dello sviluppo delle infrastrutture nel Paese asiatico, dell'assistenza ai rifugiati e della gestione delle migrazioni, di agricoltura e sicurezza alimentare. Domani è anche prevista una riunione a margine del Quartetto, Usa, Ue, Russia e Onu, per il Medio Oriente, che verrà poi allargata ai Paesi della Lega araba. La giornata terminerà con una cena di gala al Castello di Miramare. Il G8 dei capi diplomazia si concluderà sabato 27 giugno con le ultime tre sessioni di lavoro sull'Af-Pak riguardanti sviluppo economico e infrastrutture, rifugiati e migrazioni, agricoltura e sicurezza alimentare. Altro grande assente oltre l’Iran sarà il segretario di Stato americano, Hillary Clinton. A parlare di Afghanistan per conto degli Stati Uniti ci saranno però l'inviato speciale Richard Holbrooke, il sottosegretario per gli affari politici William Burns e l'inviato per il Medio Oriente George Mitchell. Nel pomeriggio di oggi alcune decine di iraniani, insieme ad alcuni italiani, hanno manifestato a Trieste per chiedere ai ministri degli Esteri che partecipano al G8 di non riconoscere il nuovo governo di Teheran. Alla manifestazione hanno partecipato anche studenti e cittadini con striscioni e cartelloni. Molti dei manifestanti, con magliette o sciarpe verdi, hanno anche mostrato fotografie di Neda, la giovane di 27 anni uccisa negli scontri a Teheran, divenuta il simbolo delle proteste.
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STOP ALLE VIOLENZE IN SIRIA
Il mondo non può più stare a guardare mentre migliaia di siriani si vedono privati della libertà e della vita.....
DARFUR:NON C'E' PIU' TEMPO DA PERDERE!
IN DARFUR SONO DECINE SE NON CENTINAIA LE PERSONE CHE MUOIONO OGNI MESE...
FAI LORO DEL BENE... AIUTA I RIFUGIATI E I PROFUGHI DEL DARFUR FACENDO UNA DONAZIONE ALL'AGENZIA ONU PER I RIFUGIATI UNHCR CHIAMA LO 0680212304 PER SAPERE COME FARE....
RICORDATI BASTANO 31 EURO PER ACQUISTARE 8 COPERTE, 51 EURO PER UNA TENDA E 200 EURO PER DARE ASSISTENZA MEDICA A 25 FAMIGLIE...
In Darfur dal 2003 ad oggi sono state compiute esecuzioni, anche di massa, stupri, soprattutto di massa, nei confronti di donne, uomini e bambini e interi villaggi sono stati rasi al suolo. Il terrore è stato usato come pratica generalizzata e a sfondo razziale mentre lo stupro è diventato una vera e propria arma da guerra.
Il governo sudanese di Khartoum da parte sua ha bombardato senza sosta i civili, e ha reso sempre più difficili le operazioni di soccorso delle organizzazioni umanitarie nei confronti delle genti del Darfur, fino al punto di far scappare via la maggior parte delle Ong operanti nella regione sudanese e liberarsi così di scomodi testimoni di quanto accadeva in quei luoghi. La stessa tattica è stata seguita prima con i peacekeepers dell'Ua e poi con quelli dell'Onu...
Tutto il mondo è a conoscenza di quanto accade in quella remota regione sudanese e lancia denunce. Da un lato Washington parla di genocidio, dall’altro l'Onu parla di catastrofe umanitaria e di pulizia etnica.
Il tutto però resta nella totale impunità!
Intanto, dal Febbraio 2003 anno in cui è iniziata la ribellione della popolazione di etnia africana del Darfur, circa 6 milioni in maggioranza musulmana e in parte animista, contro il governo sudanese, musulmano ma integralista e soprattutto di etnia araba e bianca, è scoppiato il conflitto che ha causato finora circa 300mila morti e due milioni e mezzo di profughi. Una protesta nata per lo stato di totale abbandono e sfruttamento in cui la popolazione nera era tenuta. La repressione del governo centrale è stata spietata, soprattutto facendo uso dei Janjaweed, i diavoli a cavallo, che sono milizie nomadi di etnia araba che hanno compiuto tutti gli orrori possibili e inimmaginabili contro le genti del Darfur di etnia nera, per lo più contadini e pastori.
La guerra chi puo raccontarla? E' difficile farlo ma tutti possiamo immaginare come sia il sentire l'odore dei morti abbandonati nelle strade o sotto le macerie, il vedere i bambini che muoiono di fame accanto al cadavere della madre, il sentire il lamento dei feriti e lo strazio dei sopravvissuti, di chi si vede impotente e maledice chi gli ha portato via tutto.
Nella Striscia di Gaza siamo ormai quasi alla terza settimana di bombardamenti e inesorabilmente, come non potrebbe essere diversamente con tutta la tecnologia militare del 21° secolo che gli israeliani stanno usando, il numero dei morti tra i civili continuato ad aumentare, mentre l'esercito israeliano bombarda le loro case si moltiplicano tra i palestinesi le scene di disperazione e di dolore causati dagli effetti devastanti della guerra che certamente non sono cambiati nel tempo anzi al contrario.
Il 12 giugno 2010 è caduto il primo anniversario delle contestate elezioni iraniane. Elezioni che decretarono la riconferma a presidente dell’Iran di Mahmud Ahmadinejad. Il Paese ha vissuto le prime ora di questa giornata con una calma carica di tensione che poi, è scoppiata nel pomeriggio intorno alle 16, le 13.30 italiane con i primi scontri tra manifestanti e forze di sicurezza nei pressi dell’Università Sharif di Teheran. Era impensabile che l’opposizione iraniana del movimento riformista dell’Onda Verde si facesse scappare questa occasione per proclamare il proprio dissenso al regime degli Ayatollah. I luoghi delle sanguinose proteste post elettorali di un anno fa si sono quindi di nuovo riempiti di manifestanti. Questo, nonostante l’appello dei leader dell’opposizione, Moussavi e Karroubi, a evitare di scendere in piazza e nonostante che le forze di sicurezza avessero preso posizione in vari punti strategici del centro di Teheran per prevenire manifestazioni. Nonostante le proteste e le accuse di brogli elettorali il contestato presidente Ahmadinejad ha potuto proseguire nel suo mandato, quasi certamente usurpato, grazie all’appoggio dell’ayatollah Ali Khamenei, la Guida Suprema. La lotta continuerà. Viva la Persia! Viva il movimento riformista!?xml:namespace>
Italia. Violenza sessuale è allarme sociale
Dopo i recenti casi di stupri, a Roma, Bologna e Milano non si riesce quasi più a tenere il conto degli episodio di violenza sessuale che, dall'inizio dell'anno, si stanno susseguendo in Italia ad opera principalmente di stranieri. Un orribile reato che si verifica nelle grandi città metropolitane come nei piccoli centri urbani. Emergono dati da brividi dalle informazioni fornite dal Presidente facente funzioni del Tribunale di Como Giuseppe Anzani e dal Procuratore capo Alessandro Maria Lodolini. Ogni 4 giorni in Procura a Como arriva una denuncia per violenza sessuale. I fascicoli aperti tra luglio 2007 e giugno 2008 sono stati 89, tra violenze sessuali e pedofilia. Ma è solo la punta di un iceberg in quanto, il reato, per la quasi totalità è sommerso perché prevale ancora la paura e la vergogna a denunciare la violenza subita. Fino ad oggi la violenza che subivano le donne era soprattutto domestica, ma gli episodi di violenza che hanno visto protagoniste, loro malgrado, delle donne avvenuti negli ultimi giorni, per le strade, propongono una nuova emergenza. Un autorevole testimonianza è portata da Telefono Rosa che da anni conosce il fenomeno ed assiste le vittime. “Ciò che sta avvenendo dall'inizio dell'anno, precisa il presidente Maria Gabriella Carnieri Moscatelli, mi preoccupa. Non so se è solo l'effetto di maggiori denunce ma, dal nostro osservatorio, non era mai stato rilevata una cosa simile”. Gli avvenimenti degli ultimi giorni non fanno altro che conferma un'allarmante costante: in testa alla classifica degli autori di stupri ci sono gli stranieri. Il triste primato vede fra i primi i romeni, seguiti da marocchini e albanesi che sembra abbiano dato il via ad una esecrabile escalation di violenza contro le donne. Assodato che nella stragrande maggioranza dei casi questi episodi sono commessi da stranieri, spesso clandestini, ora si deve dare a tutto questo uno stop. Certezza della pena, custodia cautelare in carcere per chi è accusato di violenza sessuale ed esclusione di attenuanti per chi delinque sotto effetto di alcool e droghe. Tutto ovviamente tenendo conto di due elementi fondamentali: abbattere l'allarme sociale provocato da questo tipo di reati e tutelare la dignità della vittima, che va assicurata anche nel percorso dibattimentale.
Per raggiungere un risultato anzitutto è importante l'introduzione nel ddl sicurezza dell'obbligo del carcere per chi stupra. Forse il decreto 'anti-stupro' sarà pronto per venerdì esso dovrebbe contenere, come annunciato, importanti novità: gli accusati di stupro non potranno beneficiare della libertà condizionale, ci sarà un avvocato a spese dello Stato per le vittime di violenza sessuale, arriveranno nuovi presidi di polizia con relativi stanziamenti, saranno anticipate le norme contenute nel ddl anti-molestie che la Camera ha già approvato. Tra le altre cose, ci dovrebbero essere anche aggravanti se a commettere violenza sono familiari, partner o tutori; un pesante aggravio di pena se la vittima è sotto i 14 anni; uguale trattamento, invece, se la vittima è maggiorenne o appena sotto i 18; ergastolo sicuro, se allo stupro segue la morte della vittima. Mano pesante anche per i complici: nessuna possibilità di godere dei domiciliari neppure per i favoreggiatori.
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La scuola pubblica in Italia con la 'Riforma Gelmini'
Esprimo la mia piena solidarietà con tutti coloro che protestano contro la Legge 133/08 la cosidetta 'Riforma Gelmini'....
Le cifre presentate nel decreto fanno venire i brividi: i tagli previsti dal decreto legge 112, poi convertito nella legge 133/08, e gli ulteriori provvedimenti contenuti nel decreto 137 porteranno, a livello nazionale, ad una riduzione di circa 100mila posti tra il personale docente e di 43mila posti tra quello Ata (ausiliari, tecnici e amministrativi).
Per molti, anche per i non addetti ai lavori, l'effetto provocato dalla legge che in pratica azzererà in poco tempo le faticose conquiste di anni e anni, non solo in termini di posti di lavoro, ma anche di mission- educativa e di didattica, rende il momento dei più cupi e tristi degli ultimi anni. Ai tagli vanno poi sommati, le conseguenze che scaturiranno dalla reintroduzione del maestro unico nelle scuole elementari.
L'Europa chiede più scuola, più sapere e l'Italia che fa?
Il contrario!
Rientrodurre il maestro unico è compiere, di sicuro, un passo indietro di almeno mezzo secolo. Se non addirittura si ritorna al tempo del libro cuore, senza offesa per quel libro mio compagno di tanti pomeriggi.
Perchè tutto questo? Bella domanda!
Molto probabilmente si tenta di mascherare con questa supposta riforma quello che è il vero scopo del provvedimento: incassare o meglio risparmiare in poco meno di 4-5 anni 8miliardi di euro. Questa è la cifra stimata, che dovrebbe restare nelle casse dello stato.
Un risparmio quindi certo ottenuto tagliando centinaia di migliaia di posti di lavoro ma al contempo che produrrà anche un effetto negativo: quello di un drastico ridimensionamento del servizio scolastico pubblico in favore forse di quello privato. Inoltre un'altra diretta conseguenza della L.133/08 sarà la chiusura di decine e decine di plessi scolastici.
Molte scuole, soprattutto nei piccoli centri urbani, non ci saranno più. A scomparire sarà anche un altro degli elementi cardine dell'istruzione primaria italiana: il tempo pieno. Bisogna fare attenzione, chi sostiene che il tempo pieno non sarà toccato dalla riforma o che addirittura aumenterà mente sapendo di farlo.
Rifletteteci un poco e capirete perchè!
Se prima, per ogni 2 classi, c'erano 3 insegnanti d'ora in poi sarà uno per classe, a seguire e istruire dai 20 ai 30 alunni e che svolgerà il suo orario lavorativo settimanale esclusivamente di mattina. Pertanto al pomeriggio non potrà esserci altro che un sorta di dopo-scuola, trasformando il tempo pieno di fatto in un parcheggio pomeridiano per i bambini, che nulla ha da condividere con l'offerta didattica di cui fino ad ieri, prima della 'riforma Gelmini', gli alunni potevano usufruire con il tempo pieno.
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ARRIVERA' PER NATALE UNA 'SOCIAL CARD' AD OLTRE 1MLN DI ITALIANI 'POVERI'
C’è un detto che dice: "meglio poco che niente!".
In questo caso tra il poco e il nulla ci sono così poche differenze che è difficile distinguerli.
La 'social card, almeno per il momento, sembra più l’ennesimo spot varato dal governo che piuttosto un provvedimento serio in grado di aiutare per davvero i più bisognosi.
Nessuno però si è ricordato di dire che ogni spesa effettuata con la 'social card' in automatico sarà data una commissione alla Mastercard che è la società che ha emmesso ed è la proprietà della card.
Bhe! Almeno qualcuno di certo ci guadagnerà da questa iniziativa...
Appare strano che un'iniziativa così benefica abbia comunque dei costi accessori...stranezze tutte italiane!
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Parole....di Abraham Lincoln
Non si può arrivare alla prosperità scoraggiando l'impresa.Non si può rafforzare il deboleindebolendo il più forte.Non si può aiutare chi è piccoloabbattendo chi è grande.Non si può aiutare il poverodistruggendo il ricco.Non si possono aumentare le pagherovinando i datori di lavoro.Non si può progredire serenamentespendendo più del guadagno.Non si può promuovere la fratellanza umanapredicando l'odio di classe.Non si può instaurare la sicurezza socialeadoperando denaro imprestato.Non si può formare carattere e coraggiotogliendo iniziativa e sicurezza.Non si può aiutare continuamentela gente facendo in sua vece quello che potrebbee dovrebbe fare da sola.
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