venerdì 29 maggio 2009

Il presidente del sindacato marittimi Mauro Marino illustra il fenomeno pirateria e parla del Buccaneer

Un pirata del mare detenuto nelle carceri del Somaliland, una regione semiautonoma della Somalia, spiega in un'intervista concessa a Enzo Nucci e che sarà trasmessa in televisione come si diventa pirati. L'intervista è parte di un reportage 'Le tigri del Somaliland', in onda domani 30 maggio alle 0,50 su Raitre nella rubrica agenda del Mondo del Tg3. Un reportage che fa il punto su un inquietante fenomeno, quello della pirateria, che ha fatto registrare oltre 100 attacchi a navi in transito lungo le coste somale, con un aumento del 200 per cento rispetto allo scorso anno. A ricordare la loro esperienza con il pirata, ora detenuto nel carcere di Mandehera in Somaliland, anche due velisti tedeschi che rimasero ostaggi dei pirati per 48 giorni tra giugno e luglio dello scorso anno.
In merito alla moderna pirateria che affligge parti del mondo e soprattutto il mare del Corno d'Africa di seguito riportiamo le parole del presidente del sindacato dei marittimi italiani, SDM, Mauro Marino.
Il presidente anzitutto parte da lontanto facendo un piccolo cenno storico: “Storicamente la pirateria, anche se non chiamata così, esisteva già ai tempi dei romani e greci. Tolto il fascino che i romanzi hanno dato alla figura del pirata, è semplicemente l'attività del rubare. Una sorta di attacco alla diligenza fatto in mare”. Passando poi a considerazione di un certo peso e importanza: “Come Sindacato dei Marittimi a noi interessa il fenomeno pirateria, sotto tutti gli aspetti, sia se si parla dei danni che questo genera nel trasporto sia e soprattutto per quanto concerne l'aspetto umano della vicenda. La pirateria esiste ed esisterà sempre, non la si fermerà, si può solo lavorare pensando a come limitarne il fenomeno”. “Oggi si parla sempre e solo dei pirati somali, come se il problema fosse solo in quella zona. I pirati sono in molte altre zone, e tutte queste sono tra le più povere del mondo”. Il presidente Marino fa poi delle valide e acute ossevazioni: “Perché allora in in Somalia si è arrivati alla crisi? Partiamo dal fatto che ogni bugia usata come scusa ad una azione violenta, ha però una base di verità. I pirati sostengono che il traffico mercantile genera loro danni, sull'attività della pesca o inquinamento dei 'loro mari'. Tutto falso?”. “Questo chiaramente non giustifica la loro attività o reazione. E' importante però non trascurare questo fondo di verità, perché su questo è nata poi la crisi, ma soprattutto su questo è intervenuto un nuovo fenomeno: l'attività criminale”. Parole queste che insieme a quelle dette in seguito dal presidente dei marittimi italiani denotano quanto ci sia una precisa interpretazione delle cause del fenomeno almeno da parte degli addetti ai lavori: “All'inizio i pirati attaccavano le navi per derubarle, prendevano denaro, beni personali dei lavoratori, i cavi della nave, carburante e oli fino alle vernici. Preso quanto potevano, andavano via.Attaccavano le navi con armi bianche, spesso machete evitando quelle navi che sapevano avere personale armato. Erano mossi dalla povertà, oggi invece una parte di loro son ben organizzati. In questi ultimi anni qualcosa è indubbiamente cambiata. Nei paesi poveri, dove i governi sono deboli, dove il popolo deve sopravvivere è chiaro che organizzazioni malavitose e persino il terrorismo, trovano un terreno fertile per le loro attività. Se aggiungiamo che la zona è molto importante per il trasporto marittimo, per la sua vicinanza a Suez, ecco che innescare una situazione di crisi è semplice. Una lucida riflessione che poi è stata ancor di più rimarcata dal fatto che: “Dal machete, sono passati alle armi. Dal rubare, sono passati al sequestro. Dal pensare che il valore fosse la merce, sono passati a ritenere che il vero valore che si poteva prendere era l'uomo. Sono passati dal barchino con poca autonomia, ad avere piccole imbarcazioni madre, con le quali hanno aumentato il loro raggio di azione. Tutto questo in pochissimo tempo. E' chiaro che tale sviluppo, è stato accelerato da fattori esterni, che come detto prima hanno trovato terreno fertile alle loro attività”. Marino ha poi delineato delle responsabilità per essere giunti al punto in cui ora ci si trova: “La colpa più grande dei nostri governi è stata in realtà lasciare che questo 'terreno fertile' lo diventasse sempre più, ed oggi siamo dinnanzi ad una crisi molto seria”. Le valide argomentazioni del presidente del sindacato dei marittimi italiani convergono poi su una riflessione: Come uscirne? Non c'è una cura, non c'è una unica soluzione, ma ci si deve muovere su tutti i fronti”.
Per Marino, il Sindacato dei Marittimi crede di conoscere la cura: “Da buon conoscitori del problema per l'SDM si deve procedere in questo modo”.
Si deve:
1 - sostenere i Paesi poveri che si affacciano su quella zona, permettendo loro uno sviluppo e aiutandoli a mettere in essere un governo stabile. Questo sostegno deve venire dall'Europa, dagli USA e altri Paesi fino a quelli vicini geograficamente alla Somalia. Questi accordi devono avvenire senza pubblicizzarli, spesso lo sono ma per scopi politici, poiché si potrebbe innescare una sorta di emulazione degli altri Paesi poveri, che vedrebbero nella pirateria facile via per avere denaro.
2 - fatti questi accordi prendere il controllo dell'area, stabilire un corridoio di sicurezza dove far transitare le navi, garantendo così a quei popoli un controllo del traffico in modo da non disturbare la loro attività di pesca, e togliere dubbi su questioni come inquinamento. Il corridoio di sicurezza permette di controllare la traversata delle navi, così da garantire loro protezione. Eliminare le loro motivazioni per questi attacchi verso le navi mercantili in transito.
3 - stanare in Europa i loro contatti. Si sa, e i servizi segreti spagnoli lo hanno detto proprio ultimamente, che in Europa ci sono informatori che collaborano con questi pirati.
4 - fare un accordo tra nazioni per organizzare una unica sede dove processare questi pirati, punendoli in modo esemplare.
Cosa non si deve fare:
1 - armare gli equipaggi. Questo non fermerebbe i pirati ed inasprirebbe la violenza degli attacchi;
2 - non dare solo aiuti economici che genereranno emulazione;
3 - evitare 'dichiarazioni' irresponsabili e di sfida verso la pirateria, chiedendo come soluzione la violenza.
Il presidente dell'SDM è intervenuto anche in merito alla vicenda del rimorchiatore italiano 'Buccaneer' affermando che : “Sulla vicenda Buccaneer invece si deve fare molta attenzione a parlare. Già alcune dichiarazioni fatte poche ore dopo il sequestro, hanno peggiorato la situazione.
Chi deve lavorare alla risoluzione del problema sicuramente lo sta facendo, e non è ora il momento di alzare polemiche o giudizi come fatto da altri”. “E' una situazione complessa e in stallo. Per giudicare si dovrebbero avere inoltre dati che nessuno di noi al momento può avere. Siamo fiduciosi però che si arriverà ad una soluzione, anche perchè come detto questi pirati prima di essere questo erano pescatori e credo che neanche loro vogliano inasprire oltre l'attuale crisi”. L'invito di Marino è stato quello di: “Ogni parola in più attualmente è inutile a smuovere la vicenda, anzi potrebbe rovinare un lavoro del quale non abbiamo elementi. Infine chiudendo il suo intervento Mauro Marino presidente del Sindacato dei Marititmi Italiani ha affrontato un altro aspetto della questione e che investe in prima persona i marittimi italiani tra cui i 10 del Buccaneer: “C'è invece una polemica che investe proprio chi cerca di polemizzare usando il caso Buccaneer. E cioè che i lavoratori marittimi italiani, non hanno riconosciuto nel loro contratto di lavoro alcuna indennità rischio relativa al fenomeno pirati. Tutti oggi dicono che erano a conoscenza del problema, sia sindacati confederali che armatori (che si lamentano della quota assicurativa relativa al passaggio per quella zona) ma che stranamente a Febbraio 2009 nessuno dei due volle trattare l'argomento che rinviarono a data da stabilire. Oggi quei colleghi non avranno un contratto che li tutelerà alla fine della vicenda. Polemizzano contro la gestione dello Stato per il Buccaneer, ma loro a febbraio si comportarono molto ma molto peggio. Si pensi che la 'Jolly Smeraldo' la nave attaccata dai pirati è dell'armatore Messina che è uno dei firmatari di tale rinnovo, dove non si stabilì alcun chè sul problema pirateria”.
Il messaggio è chiaro! Cause, scopi, rimedi e colpe sono stati elencati ma ora quello che più importa è riportare a casa i 10 del Buccaneer ed alle loro famiglie Marino a nome di tutti i marittimi italiani ha voluto dire alcune parole: “Per quanto poco possa consolare le famiglie di questi colleghi la prego portare questa vicinanza ai loro familiari”

1 commento:

Anonimo ha detto...

Questo sindacato è nato due anni fa,ma rappresenta già un rinnovamento del sistema sindacale italiano...Esso nasce dalle sofferenze della Gente di Mare.E per questo è un sindacato che mette al centro i problemi reali dell'uomo di mare. La gente di mare subisce continuamente la pressione di una globalizzazione che pende da un unico lato...Il SDM è il sindacato del XXI secolo che non fa compremessi,cammina per la sua strada, e PUR RISCHIANDO NON SI ARRENDE. Alcuni marittimi lo considerano un segno dei tempi.

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Nel mondo sono tante le persone che piangono e soffrono a loro dedico un affettuoso pensiero....

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in memoria di coloro che hanno versato il loro sangue a causa del terrorismo ed ora sono solo ombre!

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il volto di un immigrato

...a quei bravi ragazzi, figli dell'America di oggi, morti in guerra!

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DARFUR:NON C'E' PIU' TEMPO DA PERDERE!

IN DARFUR SONO DECINE SE NON CENTINAIA LE PERSONE CHE MUOIONO OGNI MESE...
FAI LORO DEL BENE... AIUTA I RIFUGIATI E I PROFUGHI DEL DARFUR FACENDO UNA DONAZIONE ALL'AGENZIA ONU PER I RIFUGIATI UNHCR CHIAMA LO 0680212304 PER SAPERE COME FARE....
RICORDATI BASTANO 31 EURO PER ACQUISTARE 8 COPERTE, 51 EURO PER UNA TENDA E 200 EURO PER DARE ASSISTENZA MEDICA A 25 FAMIGLIE...

Un bambino del Darfur

Un bambino del Darfur
aiuta ad aiutarlo sostieni le iniziative pro Darfur
In Darfur dal 2003 ad oggi sono state compiute esecuzioni, anche di massa, stupri, soprattutto di massa, nei confronti di donne, uomini e bambini e interi villaggi sono stati rasi al suolo. Il terrore è stato usato come pratica generalizzata e a sfondo razziale mentre lo stupro è diventato una vera e propria arma da guerra.
Il governo sudanese di Khartoum da parte sua ha bombardato senza sosta i civili, e ha reso sempre più difficili le operazioni di soccorso delle organizzazioni umanitarie nei confronti delle genti del Darfur, fino al punto di far scappare via la maggior parte delle Ong operanti nella regione sudanese e liberarsi così di scomodi testimoni di quanto accadeva in quei luoghi. La stessa tattica è stata seguita prima con i peacekeepers dell'Ua e poi con quelli dell'Onu...
Tutto il mondo è a conoscenza di quanto accade in quella remota regione sudanese e lancia denunce. Da un lato Washington parla di genocidio, dall’altro l'Onu parla di catastrofe umanitaria e di pulizia etnica.
Il tutto però resta nella totale impunità!
Intanto, dal Febbraio 2003 anno in cui è iniziata la ribellione della popolazione di etnia africana del Darfur, circa 6 milioni in maggioranza musulmana e in parte animista, contro il governo sudanese, musulmano ma integralista e soprattutto di etnia araba e bianca, è scoppiato il conflitto che ha causato finora circa 300mila morti e due milioni e mezzo di profughi. Una protesta nata per lo stato di totale abbandono e sfruttamento in cui la popolazione nera era tenuta. La repressione del governo centrale è stata spietata, soprattutto facendo uso dei Janjaweed, i diavoli a cavallo, che sono milizie nomadi di etnia araba che hanno compiuto tutti gli orrori possibili e inimmaginabili contro le genti del Darfur di etnia nera, per lo più contadini e pastori.

Il pianto di un innocente a Gaza

Il pianto di un innocente a Gaza
Ancora una volta il mondo intero si dovrebbe vergognare!!!
La guerra chi puo raccontarla? E' difficile farlo ma tutti possiamo immaginare come sia il sentire l'odore dei morti abbandonati nelle strade o sotto le macerie, il vedere i bambini che muoiono di fame accanto al cadavere della madre, il sentire il lamento dei feriti e lo strazio dei sopravvissuti, di chi si vede impotente e maledice chi gli ha portato via tutto.
Nella Striscia di Gaza siamo ormai quasi alla terza settimana di bombardamenti e inesorabilmente, come non potrebbe essere diversamente con tutta la tecnologia militare del 21° secolo che gli israeliani stanno usando, il numero dei morti tra i civili continuato ad aumentare, mentre l'esercito israeliano bombarda le loro case si moltiplicano tra i palestinesi le scene di disperazione e di dolore causati dagli effetti devastanti della guerra che certamente non sono cambiati nel tempo anzi al contrario.

Giugno 2009: La rivoluzione di velluto in Iran

Giugno 2009: La rivoluzione di velluto in Iran
Sono solidale con i persiani che manifestano

Il 12 giugno 2010 è caduto il primo anniversario delle contestate elezioni iraniane. Elezioni che decretarono la riconferma a presidente dell’Iran di Mahmud Ahmadinejad. Il Paese ha vissuto le prime ora di questa giornata con una calma carica di tensione che poi, è scoppiata nel pomeriggio intorno alle 16, le 13.30 italiane con i primi scontri tra manifestanti e forze di sicurezza nei pressi dell’Università Sharif di Teheran. Era impensabile che l’opposizione iraniana del movimento riformista dell’Onda Verde si facesse scappare questa occasione per proclamare il proprio dissenso al regime degli Ayatollah. I luoghi delle sanguinose proteste post elettorali di un anno fa si sono quindi di nuovo riempiti di manifestanti. Questo, nonostante l’appello dei leader dell’opposizione, Moussavi e Karroubi, a evitare di scendere in piazza e nonostante che le forze di sicurezza avessero preso posizione in vari punti strategici del centro di Teheran per prevenire manifestazioni. Nonostante le proteste e le accuse di brogli elettorali il contestato presidente Ahmadinejad ha potuto proseguire nel suo mandato, quasi certamente usurpato, grazie all’appoggio dell’ayatollah Ali Khamenei, la Guida Suprema. La lotta continuerà. Viva la Persia! Viva il movimento riformista!


i 44 presidenti degli Usa

i 44 presidenti degli Usa
da www.patrickmoberg.com/blog/id:420/november-4-2008

The President United States of America

The President United States of America
Barack Obama

E' morta Miriam Makeba

E' morta Miriam Makeba
Addio Mama Afrika....io continuerò a sognare...

Notes

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Italia. Violenza sessuale è allarme sociale


Dopo i recenti casi di stupri, a Roma, Bologna e Milano non si riesce quasi più a tenere il conto degli episodio di violenza sessuale che, dall'inizio dell'anno, si stanno susseguendo in Italia ad opera principalmente di stranieri. Un orribile reato che si verifica nelle grandi città metropolitane come nei piccoli centri urbani. Emergono dati da brividi dalle informazioni fornite dal Presidente facente funzioni del Tribunale di Como Giuseppe Anzani e dal Procuratore capo Alessandro Maria Lodolini. Ogni 4 giorni in Procura a Como arriva una denuncia per violenza sessuale. I fascicoli aperti tra luglio 2007 e giugno 2008 sono stati 89, tra violenze sessuali e pedofilia. Ma è solo la punta di un iceberg in quanto, il reato, per la quasi totalità è sommerso perché prevale ancora la paura e la vergogna a denunciare la violenza subita. Fino ad oggi la violenza che subivano le donne era soprattutto domestica, ma gli episodi di violenza che hanno visto protagoniste, loro malgrado, delle donne avvenuti negli ultimi giorni, per le strade, propongono una nuova emergenza. Un autorevole testimonianza è portata da Telefono Rosa che da anni conosce il fenomeno ed assiste le vittime. “Ciò che sta avvenendo dall'inizio dell'anno, precisa il presidente Maria Gabriella Carnieri Moscatelli, mi preoccupa. Non so se è solo l'effetto di maggiori denunce ma, dal nostro osservatorio, non era mai stato rilevata una cosa simile”. Gli avvenimenti degli ultimi giorni non fanno altro che conferma un'allarmante costante: in testa alla classifica degli autori di stupri ci sono gli stranieri. Il triste primato vede fra i primi i romeni, seguiti da marocchini e albanesi che sembra abbiano dato il via ad una esecrabile escalation di violenza contro le donne. Assodato che nella stragrande maggioranza dei casi questi episodi sono commessi da stranieri, spesso clandestini, ora si deve dare a tutto questo uno stop. Certezza della pena, custodia cautelare in carcere per chi è accusato di violenza sessuale ed esclusione di attenuanti per chi delinque sotto effetto di alcool e droghe. Tutto ovviamente tenendo conto di due elementi fondamentali: abbattere l'allarme sociale provocato da questo tipo di reati e tutelare la dignità della vittima, che va assicurata anche nel percorso dibattimentale.
Per raggiungere un risultato anzitutto è importante l'introduzione nel ddl sicurezza dell'obbligo del carcere per chi stupra. Forse il decreto 'anti-stupro' sarà pronto per venerdì esso dovrebbe contenere, come annunciato, importanti novità: gli accusati di stupro non potranno beneficiare della libertà condizionale, ci sarà un avvocato a spese dello Stato per le vittime di violenza sessuale, arriveranno nuovi presidi di polizia con relativi stanziamenti, saranno anticipate le norme contenute nel ddl anti-molestie che la Camera ha già approvato. Tra le altre cose, ci dovrebbero essere anche aggravanti se a commettere violenza sono familiari, partner o tutori; un pesante aggravio di pena se la vittima è sotto i 14 anni; uguale trattamento, invece, se la vittima è maggiorenne o appena sotto i 18; ergastolo sicuro, se allo stupro segue la morte della vittima. Mano pesante anche per i complici: nessuna possibilità di godere dei domiciliari neppure per i favoreggiatori.

***

La scuola pubblica in Italia con la 'Riforma Gelmini'

Esprimo la mia piena solidarietà con tutti coloro che protestano contro la Legge 133/08 la cosidetta 'Riforma Gelmini'....

Le cifre presentate nel decreto fanno venire i brividi: i tagli previsti dal decreto legge 112, poi convertito nella legge 133/08, e gli ulteriori provvedimenti contenuti nel decreto 137 porteranno, a livello nazionale, ad una riduzione di circa 100mila posti tra il personale docente e di 43mila posti tra quello Ata (ausiliari, tecnici e amministrativi).
Per molti, anche per i non addetti ai lavori, l'effetto provocato dalla legge che in pratica azzererà in poco tempo le faticose conquiste di anni e anni, non solo in termini di posti di lavoro, ma anche di mission- educativa e di didattica, rende il momento dei più cupi e tristi degli ultimi anni. Ai tagli vanno poi sommati, le conseguenze che scaturiranno dalla reintroduzione del maestro unico nelle scuole elementari.
L'Europa chiede più scuola, più sapere e l'Italia che fa?
Il contrario!
Rientrodurre il maestro unico è compiere, di sicuro, un passo indietro di almeno mezzo secolo. Se non addirittura si ritorna al tempo del libro cuore, senza offesa per quel libro mio compagno di tanti pomeriggi.
Perchè tutto questo? Bella domanda!
Molto probabilmente si tenta di mascherare con questa supposta riforma quello che è il vero scopo del provvedimento: incassare o meglio risparmiare in poco meno di 4-5 anni 8miliardi di euro. Questa è la cifra stimata, che dovrebbe restare nelle casse dello stato.
Un risparmio quindi certo ottenuto tagliando centinaia di migliaia di posti di lavoro ma al contempo che produrrà anche un effetto negativo: quello di un drastico ridimensionamento del servizio scolastico pubblico in favore forse di quello privato. Inoltre un'altra diretta conseguenza della L.133/08 sarà la chiusura di decine e decine di plessi scolastici.
Molte scuole, soprattutto nei piccoli centri urbani, non ci saranno più. A scomparire sarà anche un altro degli elementi cardine dell'istruzione primaria italiana: il tempo pieno. Bisogna fare attenzione, chi sostiene che il tempo pieno non sarà toccato dalla riforma o che addirittura aumenterà mente sapendo di farlo.
Rifletteteci un poco e capirete perchè!
Se prima, per ogni 2 classi, c'erano 3 insegnanti d'ora in poi sarà uno per classe, a seguire e istruire dai 20 ai 30 alunni e che svolgerà il suo orario lavorativo settimanale esclusivamente di mattina. Pertanto al pomeriggio non potrà esserci altro che un sorta di dopo-scuola, trasformando il tempo pieno di fatto in un parcheggio pomeridiano per i bambini, che nulla ha da condividere con l'offerta didattica di cui fino ad ieri, prima della 'riforma Gelmini', gli alunni potevano usufruire con il tempo pieno.

...

ARRIVERA' PER NATALE UNA 'SOCIAL CARD' AD OLTRE 1MLN DI ITALIANI 'POVERI'

C’è un detto che dice: "meglio poco che niente!".
In questo caso tra il poco e il nulla ci sono così poche differenze che è difficile distinguerli.
La 'social card, almeno per il momento, sembra più l’ennesimo spot varato dal governo che piuttosto un provvedimento serio in grado di aiutare per davvero i più bisognosi.
Nessuno però si è ricordato di dire che ogni spesa effettuata con la 'social card' in automatico sarà data una commissione alla Mastercard che è la società che ha emmesso ed è la proprietà della card.
Bhe! Almeno qualcuno di certo ci guadagnerà da questa iniziativa...
Appare strano che un'iniziativa così benefica abbia comunque dei costi accessori...stranezze tutte italiane!

***

Parole....di Abraham Lincoln

Non si può arrivare alla prosperità

scoraggiando l'impresa.
Non si può rafforzare il debole
indebolendo il più forte.
Non si può aiutare chi è piccolo
abbattendo chi è grande.
Non si può aiutare il povero
distruggendo il ricco.
Non si possono aumentare le paghe
rovinando i datori di lavoro.
Non si può progredire serenamente
spendendo più del guadagno.
Non si può promuovere la fratellanza umana
predicando l'odio di classe.
Non si può instaurare la sicurezza sociale
adoperando denaro imprestato.
Non si può formare carattere e coraggioto
gliendo iniziativa e sicurezza.
Non si può aiutare continuamente
la gente facendo in sua vece quello che potrebbe
e dovrebbe fare da sola.

USA 2008: ELETTO PRESIDENTE BARACK OBAMA

USA 2008: ELETTO PRESIDENTE BARACK OBAMA

marito e padre

i due rivali

genere umano

GIOCHI OLIMPICI DI PECHINO

GIOCHI OLIMPICI DI PECHINO
da peacereporter

23/02/2002 - 02/07/2008 Ingrid Betancourt è stata liberata!

23/02/2002 - 02/07/2008                  Ingrid Betancourt è stata liberata!
faccio mia la gioia di tutti!

Finalmente liberi!!!

Finalmente liberi!!!

Grazie a loro la Betancourt è libera

Grazie a loro la Betancourt è libera
il ministro della Difesa colombiano Santos e il generale Montoya

Grazie Uribe!!

Grazie Uribe!!
La Betancourt ha incontrato il presidente colombiano Uribe che vinse le elezioni del 2002

madre e figlia!

madre e figlia!
Yolanda Pulecio e Ingrid Betancourt

le due Betancourt

le due Betancourt
Ingrid abbraccia la madre Yolanda

La gioia della libertà riconquistata

La gioia della libertà riconquistata
Ingrid Betancourt dopo la liberazione