lunedì 20 aprile 2009

Pirateria. Nel Golfo di Aden sono ore di attesa per tutti mentre cresce il giallo intorno al Buccanner. Arrivano i contractor!!

Dopo i recenti episodi che hanno visto coinvolti comandos di diversa nazionalità contrapporsi ai pirati somali e quest’ultimi continuare imperterriti nella loro ‘attività’ fallendo alcuni arrembaggi ma portandone a termine altri. Quelle che verranno sono ore di attesa per tutti. I pirati del mare dle Corno d’Africa, che hanno le loro basi sulle coste della Somalia, hanno, da tempo, dichiarato che intendono alzare il tiro. La situazione, in quelle che ormai sono definite le acque più pericolose del mondo, resta molto incerta e tesa. Di fronte all’escalation del fenomeno, specie al largo della Somalia e nel golfo di Aden, una delle vie marittime più trafficate al mondo dove passa circa il 10 per cento delle forniture energetiche mondiali, oltre che una buona parte del commercio marittimo tra Asia ed Europa, da mesi numerosi Paesi hanno inviato loro navi da guerra a protezione di quelle mercantili. I bucanieri somali da parte loro, hanno lanciato i loro attacchi sempre più in profondità nell'Oceano Indiano. Infatti sebbene da mesi siano impegnata a pattugliare queste acque navi della flotta americana affiancate da navi di altri Paesi tra cui l'Italia, una ventina in tutto, esse restano insicure per qualunque imbarcazione si avventuri a navigarle. Pattugliare più 2,5 milioni di chilometri quadrati di acque si è dimostrato, per le moderni navi della coalizione, in quel luogo in chiave anti pirati, un’impresa proibitiva quanto inutile visto che i pirati comunque raggiungono il loro scopo. Da più parti, viene sollecitato da tempo, l’invio nella zona anche di forze aeree che dovrebbero affiancare le navi nel pattugliamento del mare di fronte alla costa somala utili per spingersi anche sulla terraferma dove si ritiene vi siano i covi dei pirati. Per sconfiggerli, tutti si sono ormai resi conto che è necessario anzitutto, controllare il territorio somalo togliendo di fatto ai pirati un posto dove rifugiarsi. Oggi la terra di Somalia si è trasformata nel nuovo regno della filibusta, una nuova Tortuga.

Le azioni di forza, messe in atto prima dai francesi e poi dagli americani, hanno fatto innalzare il livello di minaccia dei pirati stessi. Finora i loro attacchi contro le navi mercantili erano avvenuti sempre senza che vi fosse spargimento di sangue. Ora, alla luce degli ultimi eventi, i pirati hanno adottato metodi più violenti, arrivando anche a sparare razzi contro i mercantili a cui hanno dedicato le loro ‘attenzioni’. Qualche giorno fa il media americano ‘New York Times’ aveva avanzato quella che potrebbe essere la nuova opzione nella lotta alla pirateria: armare gli equipaggi delle navi mercantili. Sulla questione però è in corso un forte dibattito. Una discussione alimentata soprattutto dal fatto gli armatori giudicano controproducente un simile passo in quanto oltre a mettere in pericolo la vita dei marinai che non hanno un addestramento militare essi pongono la questione anche sul fatto che se le navi mercantili venissero dotate di armi, i pirati si adeguerebbero facilmente adottando a loro volta armi pesanti e di conseguenza potrebbero scaturirne scontri che sarebbero sempre impari per i marinai e anche sanguinosi. Il tabloid americano aveva inoltre, fatto notare che l’armare le navi comporterebbe anche problemi di scalo nei porti dove le armi fossero proibite. Il media statunitense, aveva anche sottolineato che le armi stesse sortirebbero l’effetto contrario ossia anziché essere un disincentivo a compiere attacchi, diventerebbero esse stesse preda ambita dai pirati e quindi un incentivo a compiere attacchi. La soluzione quale potrebbe essere? Sta prendendo sta guadagnando consensi un’altra ipotesi. Il fenomeno dei moderni filibustieri nel mare del Corno d’Africa, oltre a provocare un forte aumento dei costi di spedizione, ha costretto le compagnie di trasporto marittimo a cercare nuove rotte per evitare spiacevoli incontri e proteggere i loro carichi. Pertanto qualcuno ha proposto di utilizzare, affiancandoli alla flotta anti pirati che pattuglia il Golfo di Aden, i contractors privati. Addirittura si ipotizza il ricorso alla Blackwater la compagnia di sicurezza americana composta per lo più da ex membri delle forze speciali della Marina Usa e accusata di essersi resa responsabile dell’uccisione di 17 civili in Iraq credendoli miliziani. Un episodio accaduto nel settembre 2007 a Baghdad e che ha dato il via alla ‘cacciata’ o per lo meno al ridimensionamento dell’utilizzo dei contractors in quel Paese. L’idea che si possa ricorrere all’impiego dei contractors, anche per sole operazioni di scorta, se da un lato ha raccolro consensi dall’altro ha destato molte perplessità nella comunità internazionale. Si teme che anche se venissero stabilita regole di ingaggio, che le compagnie private dovrebbero rispettare, è facile, alla luce delle esperienze passate, che in una terra di nessuno, com’è oggi la Somalia, i contractors potrebbero sentirsi legittimati ad agire ancora di più secondo il proprio arbitrio, i fatti del passato ne sono una prova. Qualcuno ha addirittura ipotizzato che la Blackwater potrebbe scortare le navi mercantili nei tratti più pericolosi di mare con una propria nave, la ‘McArthur’, equipaggiata ad hoc. La domanda che sorge spontanea è: “come potrebbe riuscire una sola nave la dove hanno fallito finora oltre 20 navi da guerra?”. La compagnia di sicurezza americana potrebbe porsi come obiettivo arrivare a controllare le acque territoriali somale, e mettere in sicurezza un corridoio, situato a circa 200 km dalle coste somale, nel quale le navi commerciali possano transitare senza pericoli. Una soluzione questa però, che è già stata sperimentata negli ultimi mesi senza però dare i risultati sperati. Non resta che aspettare e vedere cosa accadrà nelle prossime settimane che sembrano saranno le decisive nelle scelte delle strategie e metodi da usare contro la nuova filibusta somala. I timori sono forti è risaputo che i pirati possono contare su una forza di 1.200 uomini dotati dei più moderni equipaggiamenti militari e sistemi di comunicazione d’avanguardia. Finora ne sono stati catturati circa 200 contro i 340ostaggi, equipaggi delle oltre 20 navi catturate, che hanno nelle loro mani. Non ci sono, per ora, nuove notizie invece, sull’equipaggio del rimorchiatore italiano ‘Buccaneer’, 10 italiani, 5 romeni e un croato, presi in ostaggio dai pirati insieme all’imbarcazione. Al momento l'imbarcazione si troverebbe, alla fonda, di fronte alla costa somala, nella regione autonoma del Puntland a circa 10 miglia dal villaggio di Las Qoray nel nord del Paese e non sarebbero giunte ancora richieste di riscatto. Intorno alla vicenda cresce il mistero che si tinge anche di giallo. Sembrerebbe che il rimorchiatore italiano non sia stato sequestrato dai pirati ma fermato dalla sicurezza locale del Puntland, perché trasportava rifiuti tossici che voleva sversare nelle acque somale. A lanciare l'accusa sono le autorità del Puntland, a nord est della Somalia. L’imbarcazione italiani, è stato detto fin dall’inizio, era priva di carico, come lo erano le due bettoline trainate. Le bettoline sono chiatte galleggianti su cui si caricano le piattaforme per portarle in mare. Inoltre il Buccaneer era partito da Singapore, dove i controlli sono molto serrati e pertanto non sembrano trovare riscontro le accuse mosse. A dimostrazione che quanto affermato dalle autorità del Puntland non sia vero, la Micoperi, società armatrice della nave, ha ricordato che la nave è stata assaltata lungo le coste dello Yemen, al limite delle acque territoriali del Paese arabo e non certo lungo quelle somale. Intanto dalle località di provenienza dei marinai italiani tenuti in ostaggio, da Ortona, da San Benedetto del Tronto, da Torre del Greco, da Mazara del Vallo, Molfetta e Gaeta cresce l'apprensione delle famiglie dei marittimi italiani.

Nel frattempo nelle acque del Golfo di Aden opera, in piena autonomia, la fregata della Marina militare italiana 'Maestrale' con a bordo 220 uomini, tra cui gli incursori della marina e 2 elicotteri da combattimento. Anche se sulla vicenda vige lo stretto riserbo della Farnesina per agevolare la positiva soluzione della vicenda si sa che la nave da guerra italiana è pronta ad ogni evenienza e a seguire le indicazioni che riceverà dal comando italiano dato che per volontà politica non è stata assoggettata al comando Nato come era previsto in origine.

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Una fiammella accesa per tutte le persone che soffrono al mondo

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Nel mondo sono tante le persone che piangono e soffrono a loro dedico un affettuoso pensiero....

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SI ALLE UNIONI CIVILI NO ALLE ADOZIONI

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A tutti quei bravi ragazzi morti per l'Italia

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Nel mondo ogni giorno vengono compiute carneficine immani in cui le vittime sono inermi civili

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il volto di un immigrato

...a quei bravi ragazzi, figli dell'America di oggi, morti in guerra!

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DARFUR:NON C'E' PIU' TEMPO DA PERDERE!

IN DARFUR SONO DECINE SE NON CENTINAIA LE PERSONE CHE MUOIONO OGNI MESE...
FAI LORO DEL BENE... AIUTA I RIFUGIATI E I PROFUGHI DEL DARFUR FACENDO UNA DONAZIONE ALL'AGENZIA ONU PER I RIFUGIATI UNHCR CHIAMA LO 0680212304 PER SAPERE COME FARE....
RICORDATI BASTANO 31 EURO PER ACQUISTARE 8 COPERTE, 51 EURO PER UNA TENDA E 200 EURO PER DARE ASSISTENZA MEDICA A 25 FAMIGLIE...

Un bambino del Darfur

Un bambino del Darfur
aiuta ad aiutarlo sostieni le iniziative pro Darfur
In Darfur dal 2003 ad oggi sono state compiute esecuzioni, anche di massa, stupri, soprattutto di massa, nei confronti di donne, uomini e bambini e interi villaggi sono stati rasi al suolo. Il terrore è stato usato come pratica generalizzata e a sfondo razziale mentre lo stupro è diventato una vera e propria arma da guerra.
Il governo sudanese di Khartoum da parte sua ha bombardato senza sosta i civili, e ha reso sempre più difficili le operazioni di soccorso delle organizzazioni umanitarie nei confronti delle genti del Darfur, fino al punto di far scappare via la maggior parte delle Ong operanti nella regione sudanese e liberarsi così di scomodi testimoni di quanto accadeva in quei luoghi. La stessa tattica è stata seguita prima con i peacekeepers dell'Ua e poi con quelli dell'Onu...
Tutto il mondo è a conoscenza di quanto accade in quella remota regione sudanese e lancia denunce. Da un lato Washington parla di genocidio, dall’altro l'Onu parla di catastrofe umanitaria e di pulizia etnica.
Il tutto però resta nella totale impunità!
Intanto, dal Febbraio 2003 anno in cui è iniziata la ribellione della popolazione di etnia africana del Darfur, circa 6 milioni in maggioranza musulmana e in parte animista, contro il governo sudanese, musulmano ma integralista e soprattutto di etnia araba e bianca, è scoppiato il conflitto che ha causato finora circa 300mila morti e due milioni e mezzo di profughi. Una protesta nata per lo stato di totale abbandono e sfruttamento in cui la popolazione nera era tenuta. La repressione del governo centrale è stata spietata, soprattutto facendo uso dei Janjaweed, i diavoli a cavallo, che sono milizie nomadi di etnia araba che hanno compiuto tutti gli orrori possibili e inimmaginabili contro le genti del Darfur di etnia nera, per lo più contadini e pastori.

Il pianto di un innocente a Gaza

Il pianto di un innocente a Gaza
Ancora una volta il mondo intero si dovrebbe vergognare!!!
La guerra chi puo raccontarla? E' difficile farlo ma tutti possiamo immaginare come sia il sentire l'odore dei morti abbandonati nelle strade o sotto le macerie, il vedere i bambini che muoiono di fame accanto al cadavere della madre, il sentire il lamento dei feriti e lo strazio dei sopravvissuti, di chi si vede impotente e maledice chi gli ha portato via tutto.
Nella Striscia di Gaza siamo ormai quasi alla terza settimana di bombardamenti e inesorabilmente, come non potrebbe essere diversamente con tutta la tecnologia militare del 21° secolo che gli israeliani stanno usando, il numero dei morti tra i civili continuato ad aumentare, mentre l'esercito israeliano bombarda le loro case si moltiplicano tra i palestinesi le scene di disperazione e di dolore causati dagli effetti devastanti della guerra che certamente non sono cambiati nel tempo anzi al contrario.

Giugno 2009: La rivoluzione di velluto in Iran

Giugno 2009: La rivoluzione di velluto in Iran
Sono solidale con i persiani che manifestano

Il 12 giugno 2010 è caduto il primo anniversario delle contestate elezioni iraniane. Elezioni che decretarono la riconferma a presidente dell’Iran di Mahmud Ahmadinejad. Il Paese ha vissuto le prime ora di questa giornata con una calma carica di tensione che poi, è scoppiata nel pomeriggio intorno alle 16, le 13.30 italiane con i primi scontri tra manifestanti e forze di sicurezza nei pressi dell’Università Sharif di Teheran. Era impensabile che l’opposizione iraniana del movimento riformista dell’Onda Verde si facesse scappare questa occasione per proclamare il proprio dissenso al regime degli Ayatollah. I luoghi delle sanguinose proteste post elettorali di un anno fa si sono quindi di nuovo riempiti di manifestanti. Questo, nonostante l’appello dei leader dell’opposizione, Moussavi e Karroubi, a evitare di scendere in piazza e nonostante che le forze di sicurezza avessero preso posizione in vari punti strategici del centro di Teheran per prevenire manifestazioni. Nonostante le proteste e le accuse di brogli elettorali il contestato presidente Ahmadinejad ha potuto proseguire nel suo mandato, quasi certamente usurpato, grazie all’appoggio dell’ayatollah Ali Khamenei, la Guida Suprema. La lotta continuerà. Viva la Persia! Viva il movimento riformista!


i 44 presidenti degli Usa

i 44 presidenti degli Usa
da www.patrickmoberg.com/blog/id:420/november-4-2008

The President United States of America

The President United States of America
Barack Obama

E' morta Miriam Makeba

E' morta Miriam Makeba
Addio Mama Afrika....io continuerò a sognare...

Notes

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Italia. Violenza sessuale è allarme sociale


Dopo i recenti casi di stupri, a Roma, Bologna e Milano non si riesce quasi più a tenere il conto degli episodio di violenza sessuale che, dall'inizio dell'anno, si stanno susseguendo in Italia ad opera principalmente di stranieri. Un orribile reato che si verifica nelle grandi città metropolitane come nei piccoli centri urbani. Emergono dati da brividi dalle informazioni fornite dal Presidente facente funzioni del Tribunale di Como Giuseppe Anzani e dal Procuratore capo Alessandro Maria Lodolini. Ogni 4 giorni in Procura a Como arriva una denuncia per violenza sessuale. I fascicoli aperti tra luglio 2007 e giugno 2008 sono stati 89, tra violenze sessuali e pedofilia. Ma è solo la punta di un iceberg in quanto, il reato, per la quasi totalità è sommerso perché prevale ancora la paura e la vergogna a denunciare la violenza subita. Fino ad oggi la violenza che subivano le donne era soprattutto domestica, ma gli episodi di violenza che hanno visto protagoniste, loro malgrado, delle donne avvenuti negli ultimi giorni, per le strade, propongono una nuova emergenza. Un autorevole testimonianza è portata da Telefono Rosa che da anni conosce il fenomeno ed assiste le vittime. “Ciò che sta avvenendo dall'inizio dell'anno, precisa il presidente Maria Gabriella Carnieri Moscatelli, mi preoccupa. Non so se è solo l'effetto di maggiori denunce ma, dal nostro osservatorio, non era mai stato rilevata una cosa simile”. Gli avvenimenti degli ultimi giorni non fanno altro che conferma un'allarmante costante: in testa alla classifica degli autori di stupri ci sono gli stranieri. Il triste primato vede fra i primi i romeni, seguiti da marocchini e albanesi che sembra abbiano dato il via ad una esecrabile escalation di violenza contro le donne. Assodato che nella stragrande maggioranza dei casi questi episodi sono commessi da stranieri, spesso clandestini, ora si deve dare a tutto questo uno stop. Certezza della pena, custodia cautelare in carcere per chi è accusato di violenza sessuale ed esclusione di attenuanti per chi delinque sotto effetto di alcool e droghe. Tutto ovviamente tenendo conto di due elementi fondamentali: abbattere l'allarme sociale provocato da questo tipo di reati e tutelare la dignità della vittima, che va assicurata anche nel percorso dibattimentale.
Per raggiungere un risultato anzitutto è importante l'introduzione nel ddl sicurezza dell'obbligo del carcere per chi stupra. Forse il decreto 'anti-stupro' sarà pronto per venerdì esso dovrebbe contenere, come annunciato, importanti novità: gli accusati di stupro non potranno beneficiare della libertà condizionale, ci sarà un avvocato a spese dello Stato per le vittime di violenza sessuale, arriveranno nuovi presidi di polizia con relativi stanziamenti, saranno anticipate le norme contenute nel ddl anti-molestie che la Camera ha già approvato. Tra le altre cose, ci dovrebbero essere anche aggravanti se a commettere violenza sono familiari, partner o tutori; un pesante aggravio di pena se la vittima è sotto i 14 anni; uguale trattamento, invece, se la vittima è maggiorenne o appena sotto i 18; ergastolo sicuro, se allo stupro segue la morte della vittima. Mano pesante anche per i complici: nessuna possibilità di godere dei domiciliari neppure per i favoreggiatori.

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La scuola pubblica in Italia con la 'Riforma Gelmini'

Esprimo la mia piena solidarietà con tutti coloro che protestano contro la Legge 133/08 la cosidetta 'Riforma Gelmini'....

Le cifre presentate nel decreto fanno venire i brividi: i tagli previsti dal decreto legge 112, poi convertito nella legge 133/08, e gli ulteriori provvedimenti contenuti nel decreto 137 porteranno, a livello nazionale, ad una riduzione di circa 100mila posti tra il personale docente e di 43mila posti tra quello Ata (ausiliari, tecnici e amministrativi).
Per molti, anche per i non addetti ai lavori, l'effetto provocato dalla legge che in pratica azzererà in poco tempo le faticose conquiste di anni e anni, non solo in termini di posti di lavoro, ma anche di mission- educativa e di didattica, rende il momento dei più cupi e tristi degli ultimi anni. Ai tagli vanno poi sommati, le conseguenze che scaturiranno dalla reintroduzione del maestro unico nelle scuole elementari.
L'Europa chiede più scuola, più sapere e l'Italia che fa?
Il contrario!
Rientrodurre il maestro unico è compiere, di sicuro, un passo indietro di almeno mezzo secolo. Se non addirittura si ritorna al tempo del libro cuore, senza offesa per quel libro mio compagno di tanti pomeriggi.
Perchè tutto questo? Bella domanda!
Molto probabilmente si tenta di mascherare con questa supposta riforma quello che è il vero scopo del provvedimento: incassare o meglio risparmiare in poco meno di 4-5 anni 8miliardi di euro. Questa è la cifra stimata, che dovrebbe restare nelle casse dello stato.
Un risparmio quindi certo ottenuto tagliando centinaia di migliaia di posti di lavoro ma al contempo che produrrà anche un effetto negativo: quello di un drastico ridimensionamento del servizio scolastico pubblico in favore forse di quello privato. Inoltre un'altra diretta conseguenza della L.133/08 sarà la chiusura di decine e decine di plessi scolastici.
Molte scuole, soprattutto nei piccoli centri urbani, non ci saranno più. A scomparire sarà anche un altro degli elementi cardine dell'istruzione primaria italiana: il tempo pieno. Bisogna fare attenzione, chi sostiene che il tempo pieno non sarà toccato dalla riforma o che addirittura aumenterà mente sapendo di farlo.
Rifletteteci un poco e capirete perchè!
Se prima, per ogni 2 classi, c'erano 3 insegnanti d'ora in poi sarà uno per classe, a seguire e istruire dai 20 ai 30 alunni e che svolgerà il suo orario lavorativo settimanale esclusivamente di mattina. Pertanto al pomeriggio non potrà esserci altro che un sorta di dopo-scuola, trasformando il tempo pieno di fatto in un parcheggio pomeridiano per i bambini, che nulla ha da condividere con l'offerta didattica di cui fino ad ieri, prima della 'riforma Gelmini', gli alunni potevano usufruire con il tempo pieno.

...

ARRIVERA' PER NATALE UNA 'SOCIAL CARD' AD OLTRE 1MLN DI ITALIANI 'POVERI'

C’è un detto che dice: "meglio poco che niente!".
In questo caso tra il poco e il nulla ci sono così poche differenze che è difficile distinguerli.
La 'social card, almeno per il momento, sembra più l’ennesimo spot varato dal governo che piuttosto un provvedimento serio in grado di aiutare per davvero i più bisognosi.
Nessuno però si è ricordato di dire che ogni spesa effettuata con la 'social card' in automatico sarà data una commissione alla Mastercard che è la società che ha emmesso ed è la proprietà della card.
Bhe! Almeno qualcuno di certo ci guadagnerà da questa iniziativa...
Appare strano che un'iniziativa così benefica abbia comunque dei costi accessori...stranezze tutte italiane!

***

Parole....di Abraham Lincoln

Non si può arrivare alla prosperità

scoraggiando l'impresa.
Non si può rafforzare il debole
indebolendo il più forte.
Non si può aiutare chi è piccolo
abbattendo chi è grande.
Non si può aiutare il povero
distruggendo il ricco.
Non si possono aumentare le paghe
rovinando i datori di lavoro.
Non si può progredire serenamente
spendendo più del guadagno.
Non si può promuovere la fratellanza umana
predicando l'odio di classe.
Non si può instaurare la sicurezza sociale
adoperando denaro imprestato.
Non si può formare carattere e coraggioto
gliendo iniziativa e sicurezza.
Non si può aiutare continuamente
la gente facendo in sua vece quello che potrebbe
e dovrebbe fare da sola.

USA 2008: ELETTO PRESIDENTE BARACK OBAMA

USA 2008: ELETTO PRESIDENTE BARACK OBAMA

marito e padre

i due rivali

genere umano

GIOCHI OLIMPICI DI PECHINO

GIOCHI OLIMPICI DI PECHINO
da peacereporter

23/02/2002 - 02/07/2008 Ingrid Betancourt è stata liberata!

23/02/2002 - 02/07/2008                  Ingrid Betancourt è stata liberata!
faccio mia la gioia di tutti!

Finalmente liberi!!!

Finalmente liberi!!!

Grazie a loro la Betancourt è libera

Grazie a loro la Betancourt è libera
il ministro della Difesa colombiano Santos e il generale Montoya

Grazie Uribe!!

Grazie Uribe!!
La Betancourt ha incontrato il presidente colombiano Uribe che vinse le elezioni del 2002

madre e figlia!

madre e figlia!
Yolanda Pulecio e Ingrid Betancourt

le due Betancourt

le due Betancourt
Ingrid abbraccia la madre Yolanda

La gioia della libertà riconquistata

La gioia della libertà riconquistata
Ingrid Betancourt dopo la liberazione