Durban 2. Si sono conclusi i lavori della Conferenza Onu sul razzismo

Venerdì 24 aprile a Ginevra è calato il sipario sulla Conferenza internazionale dell'Onu sul razzismo, Durban 2. Per molti un successo per tanti altri un fallimento. Il giudizio su come sia andata realmente resterà a lungo controverso e ambiguo. Il vertice è durato 5 giorni ed è stato preceduto da forti polemiche e accompagnato dal boicottaggio di molti Paesi occidentali ed offuscata dall'intervento antisemita del presidente iraniano Mahmoud Ahmadinejad, il solo Capo di Stato presente alla Conferenza. Forti lacerazioni tra i Paesi partecipanti hanno finito per spaccare addirittura l’unità dell'Ue e così solo 22 dei 27 Paesi membri si sono recati a Ginevra. Hanno evitato di partecipare alla riunione oltre all'Italia, Germania, Olanda, Polonia e, dopo l'intervento del leader iraniano, la Repubblica Ceca. A questi Paesi si devono poi, aggiungere Stati Uniti, Israele, Canada, Nuova Zelanda e Australia. La Francia è stato uno dei 182 Paesi che hanno invece partecipato ai lavori di Ginevra. Dei 192 Paesi rappresentati alle Nazioni Unite sono di fatto mancati solo 10 Paesi. Per l'Onu, nonostante tutto, è andata bene. A riprova, l’approvazione della dichiarazione finale della Conferenza che è avvenuta per acclamazione, già il secondo giorno dei lavori, in un chiaro tentativo di voler lasciarsi in fretta alle spalle le polemiche. In realtà si è trattato di approvare quella che era stata presentata come la bozza iniziale della dichiarazione, negoziata per mesi e frutto di un compromesso trovato in extremis. Tanto è vero che fino al venerdì precedente il lunedì giorno di avvio dei lavori non era ancora definita. In molti erano quelli che la ritenevano non molto distante dalla dichiarazione adottata alla prima Conferenza sul razzismo nel 2001 a Durban in Sudafrica che fu contrassegnata da manifestazioni di anti-semitismo a margine dell'incontro e fu abbandonata da Usa e Israele. Effettivamente il documento approvato al vertice ‘Durban 2’ riafferma la dichiarazione adottata a quello ‘Durban 1’, solo che dopo essere stato al centro di un braccio di ferro tra il gruppo dei Paesi musulmani ed i Paesi occidentali a causa delle divergenze sulla questione mediorientale e la diffamazione delle religioni ha prevalso la linea occidentale. Il testo adottato infatti, non menziona Israele ne il concetto di diffamazione delle religioni. Il paragrafo sull'Olocausto è stato invece mantenuto malgrado le richieste dell'Iran, che ha però aderito al documento. Ed ora si spera che vi aderiscano anche quei Paesi che hanno scelto di non venire a Ginevra. Il documento finale è composto da 143 articoli e da un preambolo che fa riferimento alle conclusioni della conferenza di Durban del 2001.

A pesare sul vertice infatti sono state le tante defezioni e anche una forte campagna di disinformazione, vasta ed orchestrata, almeno secondo quanto denunciato, nell’ultimo giorno dei lavori, dall'Alto commissario dell'Onu per i diritti umani, Navi Pillay. Per la sudafricana, “contro la Conferenza è stata messa in atto una vera e propria campagna di disinformazione con l’intenzione di ‘annullare’ la Conferenza e che ha indotto alcuni Paesi a boicottarla”. “Una macchina anticonferenza che già si è mossa per far passare ora l’esito della Conferenza un fallimento e che invece è stato un successo”, ha concluso la Pillay. Le sue parole hanno trovato un valido sostegno nei Paesi che hanno preso parte alla riunione ginevrina sul razzismo e che hanno sottolineato quanto sia stato importante l'incontro e ancor di più essere stati presenti, a prescindere da alcuni episodi come l’intervento di Ahmadinejad che lo scorso lunedì, giorno di apertura dei lavori, ha definito Israele razzista innescando polemiche e provocando l'abbandono della sala dei delegati dei Paesi dell'Ue che erano presenti al vertice. Significativa la dichiarazione del ministro degli Esteri della Norvegia, Jonas Gahr Store, che salito sul palco subito dopo Ahmadinejad, ha denunciato l'intolleranza della dichiarazione del presidente iraniano. “Non dobbiamo abbandonare la tribuna dell'Onu agli estremisti”, ha affermato Store. Nei giorni in cui si svolgeva la conferenza Onu, il ministro degli Esteri italiano, Franco Frattini, ha invece difeso la scelta italiana di non partecipare a ‘Durban 2’, soprattutto dopo le accuse lanciate ad Israele dal presidente iraniano. “Mi auguro, ha auspicato Frattini, che ci possa essere una seconda chance per l'Onu e si possa arrivare ad una vera conferenza internazionale che parli di razzismo ed islamofobia”. Un'iniziativa completamente nuova, quella proposta dal ministro, che non abbia però alcun collegamento con le conclusioni di ‘Durban 1’ e ‘Durban 2’. Importante la presenza, a Ginevra, di una delegazione del Vaticano. La Santa Sede ha condannando l'intervento del presidente della Repubblica islamica ed ha espresso soddisfazione per le conclusioni della Conferenza. Nei giorni dei lavori sono stati presenti in sala molte organizzazioni non governative che hanno nell’insieme espresso soddisfazione sul documento finale e come la Pillay hanno lanciato un appello all'adesione ad esso di tutti i Paesi.