Bogotà continua ad accusare Caracas di sostenere le Farc

I legami che intercorrono tra Chavez e le Farc, secondo Bogotà,

andrebbero oltre la simpatia per la vicinanza ideologica

e si tramuterebbero nei fatti, in appoggio logistico e finanziario

Le autorità colombiane continuano a mantenere ferma la denuncia che il presidente venezuelano Hugo Chavez sostiene i guerriglieri delle Forze armate rivoluzionarie della Colombia (Farc). Un’accusa, che si basa soprattutto sulle informazioni scovate in alcuni Pc recuperati dopo il blitz delle forze speciali di Bogotà compiuto in territorio ecuadoregno, che è costato la vita al vicecomandante delle Farc Raul Reyes, episodio che sembrava destinato a dividere l’America del Sud. La prova principale è nel file di un resoconto di un recente incontro tra il presidente venezuelano e il numero uno delle Farc, Manuel Marulanda in cui risulta che Chavez abbia offerto ai guerriglieri marxisti la possibilità di commercializzare petrolio e gasolio venezuelano. Per il presidente colombiano Alvaro Uribe, questa è la prova che inchioda il leader venenzuelano alle proprie responsabilità di sostenitore e finanziatore dei ribelli colombiani. I legami che intercorrono tra Chavez e le Farc, secondo Bogotà, andrebbero oltre la simpatia per la vicinanza ideologica e si tramuterebbero nei fatti, in appoggio logistico e finanziario. Sulla scia di queste polemiche ed accuse si è inserito anche Pablo Montoya, il cui nome di battaglia è Rojas, il guerrigliero marxista che ha assassinato la scorsa settimana uno dei componenti dello Stato maggiore delle Farc Ivan Rios, dichiarando che Caracas ha promesso armi alle Farc. L’uomo, ora posto sotto la protezione delle autorità di Bogotà, ha riferito che l’informazione l’aveva avuta dallo stesso Rios, del quale era il capo della sicurezza. L’attendibilità della fonte è indiscutibile in quanto Manuel Jesus Munoz Ortiz, conosciuto con il nome di battaglia di Ivan Rios, era molto vicino a Marulanda, ed era uno dei sette membri del Segretariato dello Stato maggiore delle Farc in cui era entrato nel 2003. Su di lui il Dipartimento di Stato americano aveva posto una taglia di cinque milioni di dollari che ora Pablo Montoya vuole riscuotere presentando come prova della sua morte la sua mano destra. Per i guerriglieri colombiani sono tempi difficili non è la prima volta ne sarà l’ultima che i suoi capi sono traditi dai loro subalterni. L’organizzazione più preparata agli attacchi dall’esterno, ora si mostra impreparata ad essere attaccata dall’interno. Rojas ha anche accennato al fatto che le Farc non avrebbero alcuna intenzione di liberare l’ostaggio franco-colombiano Ingrid Betancourt, e tanto meno i tre civili americani, che lavoravano in Colombia per il Dipartimento alla difesa Usa, e che furono catturati dalla guerriglia Usa nel febbraio 2003 dopo che il loro aereo era precipitato nella giungla colombiana. La Betancourt, è ostaggio della guerriglia colombiana dal 2002, ed è molto malata, come ha testimoniato un ostaggio recentemente liberato dalle Farc. E’ recente l’appello trasmesso dall’emittente privata colombiana Rcn, del presidente francese Nicolas Sarkozy con cui chiedeva ai guerriglieri marxisti di liberare l’ex candidata alla presidenza in Colombia, verso cui il capo di Stato si è da tempo impegnato, in un intenso lavoro diplomatico, per arrivare alla sua liberazione. In un’intervista al quotidiano francese ‘Le Figaro’, Sarkozy ha affermato che se Marulanda lascerà morire Ingrid sarà accusato di omicidio ed inoltre le Farc difficilmente potranno essere mai cancellate dalla lista nera delle organizzazioni terroristiche. Da quando Alvaro Uribe è stato eletto presidente della Colombia, nel 2002, la situazione per le Farc è nettamente peggiorata: le forze di sicurezza hanno ripreso il controllo della maggior parte del territorio nazionale, i sequestri e gli attentati sono drasticamente diminuiti così come anche le adesioni al gruppo ribelle. Le Farc sono sempre di più in difficoltà perché hanno gravi problemi di comando e di controllo in quanto si sono scomposte in tanti gruppi itineranti privi di collegamenti fra di loro. Raul Reyes stava lavorando proprio alla ricostituzione di un comando unificato. Spinti dalle privazioni e dalla prospettiva di ricompense, molti guerriglieri, stanno abbandonando le Farc. Una vera e propria emorragia quantificabile a circa 200 effettivi al mese e facilitata dai programmi di reinserimento sociale creati ad hoc dal governo di Bogotà, a cui hanno aderito, fino ad oggi, circa 2.500 guerriglieri marxisti tra i quali diversi ufficiali. Per ora la loro sconfitta è ancora lontana in quanto la giungla e le montagne continuano a costituire rifugi sicuri e i loro legami con i narcotrafficanti gli garantisce protezioni e finanziamenti.