Afragola (NA): TARI 2014, a Natale ‘busta con sorpresa’ per gli afragolesi
Come per ogni contribuente dei diversi comuni
italiani anche quelli di Afragola, città a nord di Napoli, superato il
pagamento della TARES, pagata lo scorso anno, quest’anno devono affrontare un
altro tributo inquietante. Si tratta dell’ imposte comunali TARI, tassa sui rifiuti solidi urbani, che
con la sua notifica rende ancora più amaro il disagio che si vive in questo
periodo di recensione economica e che va ad interessare, in vari modi, i proprietari di abitazioni e inquilini non
proprietari. In questi giorni, in prossimità delle festività natalizie, i cittadini-contribuenti
afragolesi stanno ricevendo una raccomandata. Si tratta dell’avviso di
pagamento appunto per la TARI annualità 2014, il cui importo è stato
determinato in applicazione della deliberazione del Consiglio Comunale n. 32
del 04/08/2014:
http://www.finanze.it/dipartimentopolitichefiscali/fiscalitalocale/tributi_locali/dati/2014/14301_DIMUNIC-15na14a064d.pdf
Dal
documento si evince chiaramente che dalla riscossione della TARI il Comune di
Afragola conta di coprire l’intero costo del servizio raccolta e smaltimento
rifiuti per il 2014. Un servizio che ha un costo di 11.602.704,35 Euro. Nella
delibera si parla anche dell’aggio,
compenso riscosso dall’agente della riscossione, che spetta sul servizio alla
Società che gestisce l’accertamento e la riscossione tributi regolamentato da
un contratto sottoscritto in data 04/05/2011 e registrato al repertorio 3344. Questo
varia a secondo della tempestività con cui il debitore paga. In genere l’aggio è
distribuito a carico del debitore e dell’ente al 50%. In realtà non è così. In
merito ci sono diverse disparità a livello nazionale e alla fine gli aggi incidono
sul tributo anche del 30-40%. Con molta probabilità quindi, per
compensare il costo dell’esercizio con la riscossione del tributo, si è
dovuto dare vita a quello che sembra un vero e proprio salasso. Dopo aver
infatti, ‘graziato’ i suoi cittadini-contribuenti, non facendogli pagare la
TASI, il Comune di Afragola si ‘rifà’ facendosi pagare la TARI con costi, che
considerando la pesante situazione economica e sociale che colpisce gran parte
delle famiglie italiane e nello specifico quelle di Afragola, vanno a pesare ‘tragicamente’
sui bilanci familiari. Un peso che coinvolge anche gli inquilini e i
proprietari di case economiche e popolari, quindi, colpisce anche nuclei
familiari a basso reddito. La
TARI è la tassa sui rifiuti, dovuta da chiunque utilizzi locali, per uso
abitativo o uffici o attività commerciale, che siano in grado di produrre
rifiuti. Essa viene calcolata in base ai metri quadrati dell'immobile, compresi
cantine e soffitte, e categoria di
appartenenza dell'attività svolta nel locale, nel caso di uffici, o
numero di componenti del nucleo familiare, in caso abitazioni. Il documento
di pagamento della tariffa comprende una quota fissa, legata ai costi
sostenuti per l'erogazione del servizio, e una quota variabile, legata alla
quantità di rifiuti prodotti e smaltiti. La superficie dei locali, delle unità immobiliari assoggettabile al
tributo, è costituita dalla superficie calpestabile. All'importo della TARI,
dovuta al Comune, viene poi, aggiunto anche un importo pari al 5% relativo al
Tributo Ambientale Provinciale. Un tributo per finanziare l'esercizio
delle funzioni amministrative riguardanti l'organizzazione dello smaltimento
dei rifiuti, il rilevamento, la disciplina ed il controllo degli scarichi e
delle emissioni e la tutela, difesa e valorizzazione del suolo. In
considerazione che la gran parte dei cittadini afragolesi possiede una casa di
proprietà ed ha anche un cantinato la tassa colpisce migliaia di contribuenti. Per
il pagamento di questa imposta ogni Comune stabilisce il numero di rate e le
scadenze. La busta che il cittadino-
contribuente afragolese sta ricevendo
contiene i modelli F24 per il pagamento già compilati con
l’indicazione dell’importo
effettivo da pagare, e
informazioni utili sui termini e modalità di pagamento. Un pagamento che è
consentito in 4 rate, ma al contempo distribuite in poco meno di 5 mesi. Pertanto,
nei mesi successivi alla notifica, gli afragolesi dovranno fare
più volte la fila in posta o in banca per pagare in totale cifre, in molti casi, di almeno un
migliaio di euro. Addirittura nel mese
di Dicembre, per ritardi nella notificazione atto, le scadenze sono ben due, ad
inizio mese prima rata, per chi riceve l’atto in questi giorni, e la seconda
rata a fine mese di dicembre. In quanto saltata la scadenza di ottobre, prima
rata, il suo pagamento è ora preteso entro 15 giorni dalla notifica che
coincide quasi con la seconda in riscossione a fine mese di dicembre. I
successivi poi, a fine febbraio e fine aprile del 2015, terza e quarta rata. Nella
gran parte dei casi si tratta di rate cospicue, anche di diverse centinaia di
euro. Tutto questo non ha fatto altro che gettare nello sconforto chi si
è visto, suo malgrado, dover far fronte alla considerevole richiesta economica del
Comune di Afragola
tramite la GE. SE. T.
ITALIA S.P.A. Un fardello che ha un peso ancor maggiore sugli esercizi
commerciali, che per la crisi economica già stentano a continuare la loro
attività senza enormi sacrifici. Il Comune di Afragola o meglio la società che
gestisce il servizio tributi dell’Ente locale campano, la GE. SE. T. ITALIA
S.P.A., continua a perseverare nel suo atteggiamento. Anche stavolta, come lo
scorso anno con la TARES, sembra ripetersi anche nel 2014 la stessa pantomima.
Questo, nonostante i disagi e lamentele scaturite. Non c'è quindi, più sordo di
chi non vuol sentire. La società ha iscritto a ruolo, o chi per essa, anche quei
contribuenti il cui locale sono inidonei alla produzione di rifiuti. Resta a
loro poi, fornire la prova di tale inidoneità ed ecco che si sono ancora una
volta riversati nell’ufficio stesso, a mano a mano che ricevono la notifica di
pagamento, una marea di cittadini-contribuenti per poter presentare ricorsi in
autotutela per l’annullamento o la rettifica dell’atto. In questo modo, giorno
dopo giorno, si accalcano numerose persone dentro e fuori l’Ufficio tributi. Infatti,
la presunzione di produzione di rifiuti, operata dall’Ufficio tributi del
Comune, non preclude a nessun cittadino-contrtibuente di dimostrare, ai sensi
di legge, l'inidoneità del locale a produrre apprezzabili rifiuti o che lo
stesso non sia vissuto. A quanto pare però, sembra che in alcuni casi, il
numero massimo di utenti assistiti al giorno sarebbe, per vari motivi,
largamente inferiore rispetto alla richiesta. Pertanto, tanti
contribuenti-cittadini restano fuori dall’ufficio con in mano le raccomandate
ricevute e in testa i tanti dubbi non ancora dissipati e devono ritornare il
giorno seguente. Stando ad una prima verifica, gran parte
delle contestazioni
sarebbe riconducibile al numero di componenti
del nucleo familiare, il dato principale per determinare l’aliquota, e il fatto
che la casa o non è occupata o chi l’ha occupava non è più la persona che ha
ricevuto l’atto. Addirittura, e questo è un fatto grave, in alcuni casi è
risultato che i ricorsi presentati l’anno precedente non sono stati lavorati.
Per cui, come niente fosse stato, il cittadino-contribuente si è rivisto
rivendicare dal Comune di Afragola, tramite la GE. SE. T., di nuovo un tributo
che invece, non gli spettava di pagare. Per cui si è dovuto di nuovo sobbarcare
l’onore di dover ridimostrare di non doverne essere assoggettato con dispendio
di tempo e denaro a causa forse di un impiegato che si è ‘dimenticato’ di
lavorare la sua pratica.
Insomma, si sarebbero
ripetuti, in diversi casi, gli errori già riscontrati con la TARES. Come
spesso accade in casi del genere, il contribuente-cittadino poi, si trova anche
a dover fronteggiare il disarmante atteggiamento di chi è preposto a ricevere
ed assistere l’utenza. Questi, invece, di mostrarsi solidale e collaborativo
assumono discutili atteggiamenti nei loro confronti. Questo, perché con molta
probabilità non viene tenuto conto dello stato d’animo e del senso di
smarrimento che prova chi si è visto addebitare una cospicua cifra, specie se
indebitamente, e cerca di risolvere, con il timore di non riuscirci, e quindi
umanamente può anche avere un tono di voce concitato. Ancor peggio i locali,
dove sono ubicati gli uffici Tributi, sono inadeguati a ricevere e soprattutto
ad accogliere il numero spropositato di utenti che in questi giorni vi
affluiscono per l’eccezionalità del caso. Si tratta di poco più di 60 mq dei
quali solo circa 30 mq sono destinati al pubblico. L’utenza, infatti, alla fine
si ritrova a dover attendere il proprio turno sistemandosi alla meno peggio,
seduti sulle quattro sedie presenti nell’ufficio, o ancor peggio a dover
attendere al di fuori dell’ufficio stesso, sulla pubblica strada. Senza
considerare che per recarvisi i cittadini-contribuenti sono costretti a
utilizzare ore del loro tempo, sottraendolo al lavoro o ad altri impegni
Questo, comporta altri disagi specie in
considerazione di quei casi in cui si è di fronte a contribuenti anziani o
ancor peggio disabili. Categorie che invece andrebbero protette e in qualche
modo favoriti, magari attraverso sportelli preferenziali. Una situazione davvero
assurda, ma a cui gli afragolesi sembrano essere abituati visto che si mostrano
calmi e senza
protestare attendono il
loro turno. Intanto, l’assessorato competente anche stavolta sembra che non si
pronunci in merito, come anche sul sito web del Comune non vi è pubblicata
alcuna informazione in merito, anche solo a tranquillizzare la cittadinanza.
Ferdinando
Pelliccia
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GRAZIE
STOP ALLE VIOLENZE IN SIRIA
Il mondo non può più stare a guardare mentre migliaia di siriani si vedono privati della libertà e della vita.....
DARFUR:NON C'E' PIU' TEMPO DA PERDERE!
IN DARFUR SONO DECINE SE NON CENTINAIA LE PERSONE CHE MUOIONO OGNI MESE...
FAI LORO DEL BENE... AIUTA I RIFUGIATI E I PROFUGHI DEL DARFUR FACENDO UNA DONAZIONE ALL'AGENZIA ONU PER I RIFUGIATI UNHCR CHIAMA LO 0680212304 PER SAPERE COME FARE....
RICORDATI BASTANO 31 EURO PER ACQUISTARE 8 COPERTE, 51 EURO PER UNA TENDA E 200 EURO PER DARE ASSISTENZA MEDICA A 25 FAMIGLIE...
In Darfur dal 2003 ad oggi sono state compiute esecuzioni, anche di massa, stupri, soprattutto di massa, nei confronti di donne, uomini e bambini e interi villaggi sono stati rasi al suolo. Il terrore è stato usato come pratica generalizzata e a sfondo razziale mentre lo stupro è diventato una vera e propria arma da guerra.
Il governo sudanese di Khartoum da parte sua ha bombardato senza sosta i civili, e ha reso sempre più difficili le operazioni di soccorso delle organizzazioni umanitarie nei confronti delle genti del Darfur, fino al punto di far scappare via la maggior parte delle Ong operanti nella regione sudanese e liberarsi così di scomodi testimoni di quanto accadeva in quei luoghi. La stessa tattica è stata seguita prima con i peacekeepers dell'Ua e poi con quelli dell'Onu...
Tutto il mondo è a conoscenza di quanto accade in quella remota regione sudanese e lancia denunce. Da un lato Washington parla di genocidio, dall’altro l'Onu parla di catastrofe umanitaria e di pulizia etnica.
Il tutto però resta nella totale impunità!
Intanto, dal Febbraio 2003 anno in cui è iniziata la ribellione della popolazione di etnia africana del Darfur, circa 6 milioni in maggioranza musulmana e in parte animista, contro il governo sudanese, musulmano ma integralista e soprattutto di etnia araba e bianca, è scoppiato il conflitto che ha causato finora circa 300mila morti e due milioni e mezzo di profughi. Una protesta nata per lo stato di totale abbandono e sfruttamento in cui la popolazione nera era tenuta. La repressione del governo centrale è stata spietata, soprattutto facendo uso dei Janjaweed, i diavoli a cavallo, che sono milizie nomadi di etnia araba che hanno compiuto tutti gli orrori possibili e inimmaginabili contro le genti del Darfur di etnia nera, per lo più contadini e pastori.
La guerra chi puo raccontarla? E' difficile farlo ma tutti possiamo immaginare come sia il sentire l'odore dei morti abbandonati nelle strade o sotto le macerie, il vedere i bambini che muoiono di fame accanto al cadavere della madre, il sentire il lamento dei feriti e lo strazio dei sopravvissuti, di chi si vede impotente e maledice chi gli ha portato via tutto.
Nella Striscia di Gaza siamo ormai quasi alla terza settimana di bombardamenti e inesorabilmente, come non potrebbe essere diversamente con tutta la tecnologia militare del 21° secolo che gli israeliani stanno usando, il numero dei morti tra i civili continuato ad aumentare, mentre l'esercito israeliano bombarda le loro case si moltiplicano tra i palestinesi le scene di disperazione e di dolore causati dagli effetti devastanti della guerra che certamente non sono cambiati nel tempo anzi al contrario.
Il 12 giugno 2010 è caduto il primo anniversario delle contestate elezioni iraniane. Elezioni che decretarono la riconferma a presidente dell’Iran di Mahmud Ahmadinejad. Il Paese ha vissuto le prime ora di questa giornata con una calma carica di tensione che poi, è scoppiata nel pomeriggio intorno alle 16, le 13.30 italiane con i primi scontri tra manifestanti e forze di sicurezza nei pressi dell’Università Sharif di Teheran. Era impensabile che l’opposizione iraniana del movimento riformista dell’Onda Verde si facesse scappare questa occasione per proclamare il proprio dissenso al regime degli Ayatollah. I luoghi delle sanguinose proteste post elettorali di un anno fa si sono quindi di nuovo riempiti di manifestanti. Questo, nonostante l’appello dei leader dell’opposizione, Moussavi e Karroubi, a evitare di scendere in piazza e nonostante che le forze di sicurezza avessero preso posizione in vari punti strategici del centro di Teheran per prevenire manifestazioni. Nonostante le proteste e le accuse di brogli elettorali il contestato presidente Ahmadinejad ha potuto proseguire nel suo mandato, quasi certamente usurpato, grazie all’appoggio dell’ayatollah Ali Khamenei, la Guida Suprema. La lotta continuerà. Viva la Persia! Viva il movimento riformista!?xml:namespace>
Italia. Violenza sessuale è allarme sociale
Dopo i recenti casi di stupri, a Roma, Bologna e Milano non si riesce quasi più a tenere il conto degli episodio di violenza sessuale che, dall'inizio dell'anno, si stanno susseguendo in Italia ad opera principalmente di stranieri. Un orribile reato che si verifica nelle grandi città metropolitane come nei piccoli centri urbani. Emergono dati da brividi dalle informazioni fornite dal Presidente facente funzioni del Tribunale di Como Giuseppe Anzani e dal Procuratore capo Alessandro Maria Lodolini. Ogni 4 giorni in Procura a Como arriva una denuncia per violenza sessuale. I fascicoli aperti tra luglio 2007 e giugno 2008 sono stati 89, tra violenze sessuali e pedofilia. Ma è solo la punta di un iceberg in quanto, il reato, per la quasi totalità è sommerso perché prevale ancora la paura e la vergogna a denunciare la violenza subita. Fino ad oggi la violenza che subivano le donne era soprattutto domestica, ma gli episodi di violenza che hanno visto protagoniste, loro malgrado, delle donne avvenuti negli ultimi giorni, per le strade, propongono una nuova emergenza. Un autorevole testimonianza è portata da Telefono Rosa che da anni conosce il fenomeno ed assiste le vittime. “Ciò che sta avvenendo dall'inizio dell'anno, precisa il presidente Maria Gabriella Carnieri Moscatelli, mi preoccupa. Non so se è solo l'effetto di maggiori denunce ma, dal nostro osservatorio, non era mai stato rilevata una cosa simile”. Gli avvenimenti degli ultimi giorni non fanno altro che conferma un'allarmante costante: in testa alla classifica degli autori di stupri ci sono gli stranieri. Il triste primato vede fra i primi i romeni, seguiti da marocchini e albanesi che sembra abbiano dato il via ad una esecrabile escalation di violenza contro le donne. Assodato che nella stragrande maggioranza dei casi questi episodi sono commessi da stranieri, spesso clandestini, ora si deve dare a tutto questo uno stop. Certezza della pena, custodia cautelare in carcere per chi è accusato di violenza sessuale ed esclusione di attenuanti per chi delinque sotto effetto di alcool e droghe. Tutto ovviamente tenendo conto di due elementi fondamentali: abbattere l'allarme sociale provocato da questo tipo di reati e tutelare la dignità della vittima, che va assicurata anche nel percorso dibattimentale.
Per raggiungere un risultato anzitutto è importante l'introduzione nel ddl sicurezza dell'obbligo del carcere per chi stupra. Forse il decreto 'anti-stupro' sarà pronto per venerdì esso dovrebbe contenere, come annunciato, importanti novità: gli accusati di stupro non potranno beneficiare della libertà condizionale, ci sarà un avvocato a spese dello Stato per le vittime di violenza sessuale, arriveranno nuovi presidi di polizia con relativi stanziamenti, saranno anticipate le norme contenute nel ddl anti-molestie che la Camera ha già approvato. Tra le altre cose, ci dovrebbero essere anche aggravanti se a commettere violenza sono familiari, partner o tutori; un pesante aggravio di pena se la vittima è sotto i 14 anni; uguale trattamento, invece, se la vittima è maggiorenne o appena sotto i 18; ergastolo sicuro, se allo stupro segue la morte della vittima. Mano pesante anche per i complici: nessuna possibilità di godere dei domiciliari neppure per i favoreggiatori.
***
La scuola pubblica in Italia con la 'Riforma Gelmini'
Esprimo la mia piena solidarietà con tutti coloro che protestano contro la Legge 133/08 la cosidetta 'Riforma Gelmini'....
Le cifre presentate nel decreto fanno venire i brividi: i tagli previsti dal decreto legge 112, poi convertito nella legge 133/08, e gli ulteriori provvedimenti contenuti nel decreto 137 porteranno, a livello nazionale, ad una riduzione di circa 100mila posti tra il personale docente e di 43mila posti tra quello Ata (ausiliari, tecnici e amministrativi).
Per molti, anche per i non addetti ai lavori, l'effetto provocato dalla legge che in pratica azzererà in poco tempo le faticose conquiste di anni e anni, non solo in termini di posti di lavoro, ma anche di mission- educativa e di didattica, rende il momento dei più cupi e tristi degli ultimi anni. Ai tagli vanno poi sommati, le conseguenze che scaturiranno dalla reintroduzione del maestro unico nelle scuole elementari.
L'Europa chiede più scuola, più sapere e l'Italia che fa?
Il contrario!
Rientrodurre il maestro unico è compiere, di sicuro, un passo indietro di almeno mezzo secolo. Se non addirittura si ritorna al tempo del libro cuore, senza offesa per quel libro mio compagno di tanti pomeriggi.
Perchè tutto questo? Bella domanda!
Molto probabilmente si tenta di mascherare con questa supposta riforma quello che è il vero scopo del provvedimento: incassare o meglio risparmiare in poco meno di 4-5 anni 8miliardi di euro. Questa è la cifra stimata, che dovrebbe restare nelle casse dello stato.
Un risparmio quindi certo ottenuto tagliando centinaia di migliaia di posti di lavoro ma al contempo che produrrà anche un effetto negativo: quello di un drastico ridimensionamento del servizio scolastico pubblico in favore forse di quello privato. Inoltre un'altra diretta conseguenza della L.133/08 sarà la chiusura di decine e decine di plessi scolastici.
Molte scuole, soprattutto nei piccoli centri urbani, non ci saranno più. A scomparire sarà anche un altro degli elementi cardine dell'istruzione primaria italiana: il tempo pieno. Bisogna fare attenzione, chi sostiene che il tempo pieno non sarà toccato dalla riforma o che addirittura aumenterà mente sapendo di farlo.
Rifletteteci un poco e capirete perchè!
Se prima, per ogni 2 classi, c'erano 3 insegnanti d'ora in poi sarà uno per classe, a seguire e istruire dai 20 ai 30 alunni e che svolgerà il suo orario lavorativo settimanale esclusivamente di mattina. Pertanto al pomeriggio non potrà esserci altro che un sorta di dopo-scuola, trasformando il tempo pieno di fatto in un parcheggio pomeridiano per i bambini, che nulla ha da condividere con l'offerta didattica di cui fino ad ieri, prima della 'riforma Gelmini', gli alunni potevano usufruire con il tempo pieno.
...
ARRIVERA' PER NATALE UNA 'SOCIAL CARD' AD OLTRE 1MLN DI ITALIANI 'POVERI'
C’è un detto che dice: "meglio poco che niente!".
In questo caso tra il poco e il nulla ci sono così poche differenze che è difficile distinguerli.
La 'social card, almeno per il momento, sembra più l’ennesimo spot varato dal governo che piuttosto un provvedimento serio in grado di aiutare per davvero i più bisognosi.
Nessuno però si è ricordato di dire che ogni spesa effettuata con la 'social card' in automatico sarà data una commissione alla Mastercard che è la società che ha emmesso ed è la proprietà della card.
Bhe! Almeno qualcuno di certo ci guadagnerà da questa iniziativa...
Appare strano che un'iniziativa così benefica abbia comunque dei costi accessori...stranezze tutte italiane!
***
Parole....di Abraham Lincoln
Non si può arrivare alla prosperità scoraggiando l'impresa.Non si può rafforzare il deboleindebolendo il più forte.Non si può aiutare chi è piccoloabbattendo chi è grande.Non si può aiutare il poverodistruggendo il ricco.Non si possono aumentare le pagherovinando i datori di lavoro.Non si può progredire serenamentespendendo più del guadagno.Non si può promuovere la fratellanza umanapredicando l'odio di classe.Non si può instaurare la sicurezza socialeadoperando denaro imprestato.Non si può formare carattere e coraggiotogliendo iniziativa e sicurezza.Non si può aiutare continuamentela gente facendo in sua vece quello che potrebbee dovrebbe fare da sola.
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