Per oggi erano attesi i primi risultati parziali delle presidenziali del 20 agosto, quelle da cui il presidente uscente Hamid Karzai ha posto le sue speranze di ottenere un secondo mandato. La vigilia è stata scossa
da un nuovo prematuro annuncio di vittoria del presidente uscente Hamid Karzai dato vittorioso con il 68 percento dei voti. Un annuncio fatto dal ministro delle Finanze, Hazrat Omar Zakhilwal. Gli attesi risultati puntualmente sono però giunti. Risultati però relativi ad una percentuale molto bassa, il 10 percento. Un fatto questo dovuto forse, alle tante denunce di brogli giunte alle autorità afghani che hanno indotto alla cautela. Quello che emerge dalle prime proiezioni di questi dati preliminari parziali relativi solo al 10 percento dei voti espressi nelle elezioni del 20 agosto scorso e resi noti oggi alle 17 locali, le 14,30 in Italia, dal presidente operativo della Commissione elettorale indipendente afghana, Cei, Daoud Ali Najafi, è un testa a testa fra il presidente uscente Hamid Karzai e l'ex ministro degli Esteri Abdullah Abdullah. Un risultato questo derivante dallo spoglio dei voti provenienti da 23 delle 34 province del Paese. Lo scrutinio ha interessato 552.842 voti espressi, di cui 524.444 validi. Karzai ha ottenuto 212.927 voti, il 40,6 percento, il suo principale sfidante Abdullah 202.889 voti, 38,7 percento e gli altri candidati percentuali molto basse e quindi fuori dalla corsa alla presidenza. Prende quindi piede sempre di più l’ipotesi del ballottaggio tra Karzai e Abdullah. Resta però il fatto che a questo 10 per cento dei voti scrutinati mancano i voti provenienti dalle principali province del sud, serbatoi di voti pashtun per Karzai, come quelli delle province di Kandahar, Zabul, Helmand, Nimroz. Province però dove esiste l'incognita dell'affluenza che potrebbe essere stata molto bassa a causa delle minacce dei talebani e pertanto non aver giovato a Karzai, siparla di un solo 10 percento deigli aventi diritto al voto. Ali Najafi ha spiegato che questo risultato parziale verrà aggiornato giorno dopo giorno fino alla proclamazione finale del vincitore. Successivamente il vicepresidente della Cei, Zikria Barakzai, ha annunciato che un'idea precisa dell'andamento del voto si potrà avere solo fra 4-5 giorni quando gran parte dei dati dei voti scrutina
ti saranno stati controllati. La paura per molti nel Paese è che l'Afghanistan si possa trasformare in un nuovo Iran. Il clima post elettorale, specie nella capitale Kabul, è molto teso. Un clima deteriorato dalle polemiche su presunti e numerosi brogli realizzati nelle elezioni presidenziali e denunciati da più parti. In tutti c’è la consapevolezza che queste sono ore molto delicate in cui gli equilibri sono molto fragili. La strana calma che da qualche giorno avvolge la città preoccupa tutti e a preoccupare era soprattutto che, all'annuncio dei risultati parziali di oggi, potessero seguire disordini che invece, finora ancora non si sono verificati. Il pericolo maggiore è rappresentato dal fatto che a Kabul, rispetto a Teheran, tutti hanno un’arma ed eventuali scontri tra sostenitori dei due candidati potrebbero trasformarsi in un bagno di sangue. Lungo le strade della capitale si vedono molti poliziotti afghani e mentre i negozi di alimentari e i ristoranti sono chiusi per il mese sacro del digiuno, ramadan, le altre botteghe sono aperte. A Kabul sono dispiegati anche i soldati italiani del 186esimo reggimento Paracadutisti, la XIV Compagnia di Siena, acquartierati a ‘Camp Invicta’, la base italiana situata nella zona est della città. Essi in queste ore di tensione stanno affiancando la polizia locale nel pattugliamento delle vie cittadine. Nei gironi scorsi il quotidiano ‘
Afghanistan Times’ di Kabul, ritenuto vicino al presidente Karzai, dalle sue colonne aveva lanciato un chiaro messaggio: “Gli afghani hanno votato e chiaramente manifestato la loro volontà, e da quanto emerge un ballottaggio non serve, ed è anzi dannoso per il Paese”. In sostanza il quotidiano ha sostenute che: “Se le elezioni vanno al ballottaggio, ci saranno molti svantaggi per la gente, il governo e la comunità internazionale. Da un punto di vista economico, un secondo turno richiederebbe milioni di dollari. Sarebbe difficile un finanziamento da parte della comunità internazionale”. Inoltre, evidenzia il tabloid afghano, anche i problemi di sicurezza sono un argomento contrario, e quindi si chiedeva: “perchè la gente dovrebbe tornare ai seggi rischiando nuovamente la vita?”. Era stato il presidente della Commissione elettorale indipendente, Azizullah Lodin, la scorsa Domenica a riferire che gli afghani che non hanno potuto esercitare il loro diritto di voto il 20 agosto scorso sono stati 170mila in effetti i residenti di 8 distretti che sono sotto controllo dei talebani. Una cifra che corrisponde all'1 percento del corpo elettorale delle presidenziali afghane. Azizullah aveva anche ripetuto che qualsiasi risultato diffuso da partiti politici, candidati o media non ha fondamento e non è assolutamente valido perché solo la Cei è autorizzata a diffondere i risultati parziali e quelli ufficiali definitivi, una volta terminato il lavoro della Commissione per i reclami elettorali, Cre. Il 
numero di denunce di presunti brogli nelle elezioni presidenziali e provinciali in Afghanistan presentate a tale commissione è cresciuto vertiginosamente nelle ultime ore ed ha raggiunto la cifra, ancora provvisoria, di circa mille. La Cre ha due settimane di tempo per verificare tutti i ricorsi registrati e poi dovrà comunicare l'esito del suo lavoro alla Cei per l'ufficializzazione dei risultati. Nel frattempo i due principali sfidanti alle presidenziali non si sono per nulla calmati e continuano a giocare pesante in attesa dei risultati definitivi attesi non prima del 3 settembre, o addirittura per la metà del mese prossimo.
da un nuovo prematuro annuncio di vittoria del presidente uscente Hamid Karzai dato vittorioso con il 68 percento dei voti. Un annuncio fatto dal ministro delle Finanze, Hazrat Omar Zakhilwal. Gli attesi risultati puntualmente sono però giunti. Risultati però relativi ad una percentuale molto bassa, il 10 percento. Un fatto questo dovuto forse, alle tante denunce di brogli giunte alle autorità afghani che hanno indotto alla cautela. Quello che emerge dalle prime proiezioni di questi dati preliminari parziali relativi solo al 10 percento dei voti espressi nelle elezioni del 20 agosto scorso e resi noti oggi alle 17 locali, le 14,30 in Italia, dal presidente operativo della Commissione elettorale indipendente afghana, Cei, Daoud Ali Najafi, è un testa a testa fra il presidente uscente Hamid Karzai e l'ex ministro degli Esteri Abdullah Abdullah. Un risultato questo derivante dallo spoglio dei voti provenienti da 23 delle 34 province del Paese. Lo scrutinio ha interessato 552.842 voti espressi, di cui 524.444 validi. Karzai ha ottenuto 212.927 voti, il 40,6 percento, il suo principale sfidante Abdullah 202.889 voti, 38,7 percento e gli altri candidati percentuali molto basse e quindi fuori dalla corsa alla presidenza. Prende quindi piede sempre di più l’ipotesi del ballottaggio tra Karzai e Abdullah. Resta però il fatto che a questo 10 per cento dei voti scrutinati mancano i voti provenienti dalle principali province del sud, serbatoi di voti pashtun per Karzai, come quelli delle province di Kandahar, Zabul, Helmand, Nimroz. Province però dove esiste l'incognita dell'affluenza che potrebbe essere stata molto bassa a causa delle minacce dei talebani e pertanto non aver giovato a Karzai, siparla di un solo 10 percento deigli aventi diritto al voto. Ali Najafi ha spiegato che questo risultato parziale verrà aggiornato giorno dopo giorno fino alla proclamazione finale del vincitore. Successivamente il vicepresidente della Cei, Zikria Barakzai, ha annunciato che un'idea precisa dell'andamento del voto si potrà avere solo fra 4-5 giorni quando gran parte dei dati dei voti scrutina
ti saranno stati controllati. La paura per molti nel Paese è che l'Afghanistan si possa trasformare in un nuovo Iran. Il clima post elettorale, specie nella capitale Kabul, è molto teso. Un clima deteriorato dalle polemiche su presunti e numerosi brogli realizzati nelle elezioni presidenziali e denunciati da più parti. In tutti c’è la consapevolezza che queste sono ore molto delicate in cui gli equilibri sono molto fragili. La strana calma che da qualche giorno avvolge la città preoccupa tutti e a preoccupare era soprattutto che, all'annuncio dei risultati parziali di oggi, potessero seguire disordini che invece, finora ancora non si sono verificati. Il pericolo maggiore è rappresentato dal fatto che a Kabul, rispetto a Teheran, tutti hanno un’arma ed eventuali scontri tra sostenitori dei due candidati potrebbero trasformarsi in un bagno di sangue. Lungo le strade della capitale si vedono molti poliziotti afghani e mentre i negozi di alimentari e i ristoranti sono chiusi per il mese sacro del digiuno, ramadan, le altre botteghe sono aperte. A Kabul sono dispiegati anche i soldati italiani del 186esimo reggimento Paracadutisti, la XIV Compagnia di Siena, acquartierati a ‘Camp Invicta’, la base italiana situata nella zona est della città. Essi in queste ore di tensione stanno affiancando la polizia locale nel pattugliamento delle vie cittadine. Nei gironi scorsi il quotidiano ‘
Afghanistan Times’ di Kabul, ritenuto vicino al presidente Karzai, dalle sue colonne aveva lanciato un chiaro messaggio: “Gli afghani hanno votato e chiaramente manifestato la loro volontà, e da quanto emerge un ballottaggio non serve, ed è anzi dannoso per il Paese”. In sostanza il quotidiano ha sostenute che: “Se le elezioni vanno al ballottaggio, ci saranno molti svantaggi per la gente, il governo e la comunità internazionale. Da un punto di vista economico, un secondo turno richiederebbe milioni di dollari. Sarebbe difficile un finanziamento da parte della comunità internazionale”. Inoltre, evidenzia il tabloid afghano, anche i problemi di sicurezza sono un argomento contrario, e quindi si chiedeva: “perchè la gente dovrebbe tornare ai seggi rischiando nuovamente la vita?”. Era stato il presidente della Commissione elettorale indipendente, Azizullah Lodin, la scorsa Domenica a riferire che gli afghani che non hanno potuto esercitare il loro diritto di voto il 20 agosto scorso sono stati 170mila in effetti i residenti di 8 distretti che sono sotto controllo dei talebani. Una cifra che corrisponde all'1 percento del corpo elettorale delle presidenziali afghane. Azizullah aveva anche ripetuto che qualsiasi risultato diffuso da partiti politici, candidati o media non ha fondamento e non è assolutamente valido perché solo la Cei è autorizzata a diffondere i risultati parziali e quelli ufficiali definitivi, una volta terminato il lavoro della Commissione per i reclami elettorali, Cre. Il 
numero di denunce di presunti brogli nelle elezioni presidenziali e provinciali in Afghanistan presentate a tale commissione è cresciuto vertiginosamente nelle ultime ore ed ha raggiunto la cifra, ancora provvisoria, di circa mille. La Cre ha due settimane di tempo per verificare tutti i ricorsi registrati e poi dovrà comunicare l'esito del suo lavoro alla Cei per l'ufficializzazione dei risultati. Nel frattempo i due principali sfidanti alle presidenziali non si sono per nulla calmati e continuano a giocare pesante in attesa dei risultati definitivi attesi non prima del 3 settembre, o addirittura per la metà del mese prossimo. 
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