martedì 23 giugno 2009

Iran. Scoppia la protesta post elettorale che il regime reprime nel sangue

L'iran è ormai una polveriera e la rivolta dei seguaci di Moussavi, scatenati contro i fondamentalisti al potere potrebbe avere conseguenze al momento assolutamente imprevedibili. Tutto è cominciato all'indomani dell’ufficializzazione della vittoria del conservatore Mahmoud Ahmadinejad alle presidenziali del 12 giugno ai danni del candidato moderato Mir Hossein Moussavi, considerato il favorito della vigilia. I dati ufficiali delle decime elezioni presidenziali della Repubblica Islamica, emessi dal ministero dell'Interno di Teheran, hanno attribuito la vittoria ad Ahmadinejad con il 63 per cento delle preferenze e con un distacco di 29 punti, 11milioni di voti, dal leader riformista Moussavi. A seguito della diffusione di questi risultati ufficiali, Moussavi ha denunciato brogli elettorali, rivendicando la presidenza della Repubblica Islamica. Da quel momento in Iran sono nate innumerevoli manifestazioni di protesta seguite da pesanti scontri tra manifestanti pro-Mousavi e forze dell'ordine iraniane, coadiuvate dai reparti paramilitari fedeli al governo, i Basij. Qualcosa non ha funzionato. Forse l'annuncio dei risultati è stato dato troppo in fretta e il risultato è sembrato incredibilmente esagerato da scatenare la protesta. In verità le manifestazioni si sono svolte in maniera pacifica per diversi giorni ed hanno visto la partecipazione di centinaia di migliaia di oppositori del presidente Ahmadinejad e pro Moussavi. Poi improvvisamente la violenza è esplosa e le strade della capitale iraniana si sono tinte del sangue dei manifestanti. Lo scorso sabato, settima giornata di protesta, è stato il giorno più violento e funestato da un bagno di sangue. Alla base della protesta vi è il fatto che i manifestanti ritengono che le elezioni siano state rese nulle da brogli compiuti su vasta scala e pertanto ne chiedono l’annullamento. Il Consiglio dei Guardiani che è l’organo consultivo che fa riferimento all'Ayatollah Alì Khamenei, guida spirituale del Paese, nei giorni scorsi però si è già espresso in merito autorizzando un riconteggio parziale delle schede pari al 10 per cento del totale. Facendo naufragare del tutto la speranza di una ripetizione del voto specie per Moussavi che però nei giorni scorsi si è detto intenzionato a voler continuare la protesta e di essere anche pronto al martirio. Il leader moderato è più volte sceso in strada per unirsi ai manifestanti mostrandosi indifferente al divieto invece posto dalle autorità. La protesta di Moussavi che si basa sulla sua convinzione che le elezioni siano state viziate da brogli, e che questi erano stati addirittura pianificati mesi prima del voto è contestata dall’Ayatollah Alì Khamenei. Il quale parlando alla preghiera del venerdì, ha fortemente negato che questo fosse potuto avvenire e che il voto non era stato viziato da irregolarità di rilievo. Ahmadinejad era presente alla preghiera, insieme alle altre massime autorita' dello stato. Mentre mancava l'ex presidente Akbar Hashemi Rafsanjani, ritenuto il principale sponsor di Moussavi. Un segnale preciso delle divisioni all'interno del regime e della forte difficoltà che vive Kamenei. A dimostrazione di questo, Moussavi, nei giorni scorsi ha anche lanciato una dura accusa nei confronti della guida suprema del Paese. Nessun politico iraniano aveva mai osato tanto da quando Khamenei lo era diventato nel 1989. In una lettera, diffusa sul suo sito, il leader moderato, pur senza mai nominarlo esplicitamente, ha criticato pesantemente Khamenei accusandolo di voler imporre un nuovo sistema politico nel Paese alterandone il carattere repubblicano. Nel frattempo dopo all'avvertimento di porre fine alle manifestazioni lanciato sempre lo scorso venerdì dalla Guida suprema, le forze di sicurezza, appoggiate dai Basij orami intervengono immediatamente ad ogni accenno di raduno dei sostenitori di Moussavi. E il risultato è stato che sabato si sono verificate ore di battaglia nelle strade tra le forze anti sommossa e i miliziani Basiji schierati contro i manifestanti. Scontri a cui hanno fatto seguito morti e feriti e arresti. Nel frattempo, come ogni sera dai tetti e dalle terrazze di molte case continuano a levarsi le grida di 'Hallah Akbar' (Dio e' grande) e di 'Morte al dittatore', come ai tempi della rivoluzione di 30 anni fa. Continua anche da parte del regime degli Ayatollah la sua offensiva diplomatica contro i Paesi occidentali e in particolare contro la Gran Bretagna che nei giorni scorsi era già stata indicata come una potenza malvagia. Stati Uniti e Gran Bretagna sono stati invitati da Ahmadinejad a non interferire negli affari interni del Paese dopo che il ministro degli Esteri Manouchehr Mottaki aveva, nei giorni scorsi, accusato Londra di aver pianificato per due anni il sabotaggio delle elezioni. Il suo omologo britannico, David Miliband, ha respinto le accuse che i manifestanti siano manipolati o incitati dai Paesi stranieri e ha denunciato quello che a suo parere è lo sforzo dell'Iran di trasformare la controversia elettorale in una battaglia con il mondo esterno. Nella repubblica islamica è stata stretta anche la morsa della censura sui media internazionali e nazionali. Il dipartimento per la stampa estera del ministero della Cultura di Teheran ha diramato una circolare indirizzata a tutti gli uffici dei media stranieri chiedendo di evitare la copertura di ogni evento che non sia autorizzata dal ministero stesso. A seguito delle proteste scoppiate nel Paese contro la vittoria di Ahmadinejad i giornalisti stranieri a Teheran sono stati fatto oggetto di pressioni e intimidazioni da parte delle autorità iraniane. L'intento reale è chiaro! Impedire che al mondo esterno giungano notizie o immagini della dura repressione. Un giro di vite del regime contro la libera d’informazione che non permette soprattutto ai media stranieri di non poter coprire le proteste. Un giornalista canadese che lavora nel Paese per Newsweek è stato arrestato senza precise accuse dalle autorità iraniane, mentre il corrispondente della Bbc ha ricevuto l'ordine di partire entro 24 ore. “Siamo preoccupati per la libertà di stampa. Alcuni giornalisti molto importanti sono stati espulsi e questo è qualcosa che non possiamo accettare”, con queste parole l'alto rappresentante per la politica estera e sicurezza della Ue, Javier Solana, ha commentato gli ultimi sviluppi della situazione in Iran. Finora sono almeno 467 le persone che sono state arrestate durante i violenti scontri di sabato a Teheran, nei quali hanno perso la vita almeno 10 persone. L'opposizione guidata dal candidato alle presidenziali sconfitto Moussavi intanto continua a sfidare il regime nonostante la durissima repressione delle autorità, con l'ex premier che ieri ha invitato i suoi sostenitori a rimanere fermi nella loro protesta. In un chiaro sostegno alle manifestazioni, Moussavi ha dichiarato: “Nelle vostre proteste astenetevi dalla violenza. Io, come una delle persone in lutto per le uccisioni di sabato, invito il mio caro popolo alla moderazione. La nazione vi appartiene”. La televisione di stato ha li ha accusati di essere dei terroristi per i disordini di sabato, nei quali sono inoltre rimaste ferite un centinaio di persone mentre sarebbero 40 i poliziotti rimasti feriti e 34 gli edifici governativi danneggiati. Oggi sono continuati i pattugliamenti da parte della polizia e dei membri della milizia islamica Basiji delle aree chiave di Teheran, ma non ci sono state manifestazioni dell'opposizione. Nel frattempo le autorità' iraniane hanno ammesso oggi che i voti ufficiali delle ultime elezioni presidenziali superano di 3milioni il numero degli aventi diritto, secondo stime effettuate in oltre 50 città del Paese. Il Consiglio dei Guardiani, l'organo della Repubblica Islamica che vigila sulle correttezza delle consultazioni, ha comunque tenuto a precisare che il divario tra voti reali e elettori potenziali non è provato che possa cambiare profondamente i risultati elettorali. Abbas Ali Kadkhodaei, portavoce del Consiglio dei Guardiani, ha negato le dichiarazioni di Mohsen Rezaei, uno dei quattro candidati alle elezioni, il quale aveva denunciato irregolarità nel voto in oltre 170 distretti su 366. Secondo i dati in possesso ai candidati ci sarebbe stata un'affluenza superiore al 100 per cento in un numero di distretti compreso tra 80 e 170. Il portavoce ha spiegato che un'affluenza così alta c’è stata solo in 50 distretti e si può spiegare con il fatto che gli elettori possono esercitare il loro diritto in qualsiasi seggio del Paese. Fino ad ora il regime sembra reggere l'urto della protesta, ma gli sviluppi delle ultime ore non implicano affatto che la situazione possa risolversi felicemente per la fazione al potere. E' chiaro che è in atto una frattura all'interno del potere iraniano, sono in corso dei tentativi di golpe e di contro-golpe 'istituzionali' sull'onda della spinta offerta dalla manifestazioni di piazza promosse dai coraggiosi iraniani stanchi di un trentennio di dittatura clericale, e che avevano colto in queste elezioni l'ultima occasione possibile per una svolta. La rivolta si sviluppa su diversi piani e non è detto che la piazza, fino ad ora illuminata dalla rete, sia il campo di battaglia decisivo. Uno scontro fondamentale è in corso all'interno del Consiglio degli Esperti, su impulso di Rafsanjani che lo presiede, l'unico organo che può rimuovere il supremo leader Khamenei che per la prima volta, è stato contestato nella sua autorità sia nelle piazze sia all'interno delle stesse istituzioni clericali. Ed ora sembra che sia scattata addirittura la conta tra i suoi fedeli e quanti lo vedrebbero volentieri in pensione, è stato fatto anche il nome di un eventuale sostituto: l'Ayatollah Montazeri. Di notevole interesse sono i colloqui in corso a Qom, il Vaticano sciita, ai quali parteciperebbero, oltre ai membri del consiglio, i principali leader religiosi, tra i quali al Sharistani e anche il “Papa” sciita, l'iracheno al Sistani. La sola esistenza di colloqui del genere segnala la possibilità di una soluzione “istituzionale”, tutta interna alla teocrazia. Nello scontro tra le due fazioni la religione c'entra poco, c'entra invece moltissimo l'equilibrio fondato proprio sulla modesta figura di Khamenei, che negli anni si è trasformato da brutto anatroccolo nel perno di un sistema che degrada sempre di più verso l'estremismo religioso e il populismo. A questo proposito proprio l'arresto della figlia di Rafsanjani, avvenuto a ridosso della richiesta dell'ex-presidente Khatami per la liberazione di tutti gli arrestati. Se dalla repressione in corso si può trarre l'impressione che il regime intenda giocare la partita fino in fondo, l'arresto della figlia di Rafsanjani e di molte personalità a lui vicine, rischia di segnare veramente il punto di non ritorno di un conflitto che molto difficilmente potrà vedere le due fazioni trovare punti d'accordo o d'equilibrio. Oltre ad essere indubbiamente provocatorio e offensivo per il padre, l'arresto rischia di mobilitare davvero la potenza economica della sua fazione che di fronte ad un attacco diretto e brutale potrebbe considerare venuta la necessità di giocarsi il tutto per tutto. Se lo scontro istituzionale dovesse finire ai coltelli non è facile prevedere chi ne uscirà vincitore. Dalla parte di Ahmadinejad e Khamenei ci sono gli apparati di sicurezza, anche se non è chiaro con quale compattezza, visto che si sono verificate parecchie defezioni recentemente. Il presidente e il leader supremo possono anche contare su un vasto sostegno popolare, che però non sembra in grado di portare le masse amiche nelle strade contro gli avversari. Una cosa che non sembra potersi il regime è la repressione incontrollata, lo dimostra la reazione fino ad oggi, che nonostante la brutalità sembra molto al di sotto del “necessario”, segno della volontà e dell'impossibilità della repressione militare e radicale. Accanto ai loro oppositori sembra che ci sia un numero sempre maggiore di iraniani, la repressione e i lutti non hanno sicuramente migliorato l'immagine del potere e già ora la protesta sembra aver raggiunto dimensioni con la quale il potere fatica a confrontarsi. L'Ayatollah Montazeri ha chiesto agli iraniani una veglia funebre per i prossimi mercoledì e venerdì, un'iniziativa che ricorda i tempi della rivoluzione. Furono proprio gli scioperi e le veglie funebri a fiaccare il regime e a costringere il sovrano iraniano alla fuga dal paese, se queste proteste riuscissero a toccare l'animo della minoranza silenziosa, quella che non è ancora scesa in piazza, il regime non potrebbe che rinunciare alla repressione o andare allo scontro totale in drastica minoranza. Intorno allo scontro in atto in Iran, inatteso quanto insperato, i Paesi vicini e lontani trattengono il fiato. Non è chiaro l'esito dello scontro e non è chiaro nemmeno se sia nell'interesse di altri Paesi disturbarlo. Gli stessi Stati Uniti hanno scelto un profilo molto basso, seguiti da molti altri Paesi che per giorni hanno ufficialmente ignorato le vicende iraniane. Tutto questo però fa sperare che in Iran possa avvenire una transizione del potere che conduca seppure lentamente alla democrazia.

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Una fiammella accesa per tutte le persone che soffrono al mondo

Una fiammella accesa per tutte le persone che soffrono al mondo
Nel mondo sono tante le persone che piangono e soffrono a loro dedico un affettuoso pensiero....

Unioni Civili

Unioni Civili
SI ALLE UNIONI CIVILI NO ALLE ADOZIONI

STOP ALLE VIOLENZE IN SIRIA

Il mondo non può più stare a guardare mentre migliaia di siriani si vedono privati della libertà e della vita.....

Tutta la verità sul sequestro del rimorchiatore Buccaneer

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Rivista e libro in vendita al sito www.liberoreporter.it

A tutti quei bravi ragazzi morti per l'Italia

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Non mi abituerò mai a quest'immagine! Onore ai caduti

Nel mondo ogni giorno vengono compiute carneficine immani in cui le vittime sono inermi civili

Nel mondo ogni giorno vengono compiute carneficine immani in cui le vittime sono inermi civili
in memoria di coloro che hanno versato il loro sangue a causa del terrorismo ed ora sono solo ombre!

sono solidale con gli immigrati clandestini

sono solidale con gli immigrati clandestini
il volto di un immigrato

...a quei bravi ragazzi, figli dell'America di oggi, morti in guerra!

...a quei bravi ragazzi, figli dell'America di oggi, morti in guerra!

DARFUR:NON C'E' PIU' TEMPO DA PERDERE!

IN DARFUR SONO DECINE SE NON CENTINAIA LE PERSONE CHE MUOIONO OGNI MESE...
FAI LORO DEL BENE... AIUTA I RIFUGIATI E I PROFUGHI DEL DARFUR FACENDO UNA DONAZIONE ALL'AGENZIA ONU PER I RIFUGIATI UNHCR CHIAMA LO 0680212304 PER SAPERE COME FARE....
RICORDATI BASTANO 31 EURO PER ACQUISTARE 8 COPERTE, 51 EURO PER UNA TENDA E 200 EURO PER DARE ASSISTENZA MEDICA A 25 FAMIGLIE...

Un bambino del Darfur

Un bambino del Darfur
aiuta ad aiutarlo sostieni le iniziative pro Darfur
In Darfur dal 2003 ad oggi sono state compiute esecuzioni, anche di massa, stupri, soprattutto di massa, nei confronti di donne, uomini e bambini e interi villaggi sono stati rasi al suolo. Il terrore è stato usato come pratica generalizzata e a sfondo razziale mentre lo stupro è diventato una vera e propria arma da guerra.
Il governo sudanese di Khartoum da parte sua ha bombardato senza sosta i civili, e ha reso sempre più difficili le operazioni di soccorso delle organizzazioni umanitarie nei confronti delle genti del Darfur, fino al punto di far scappare via la maggior parte delle Ong operanti nella regione sudanese e liberarsi così di scomodi testimoni di quanto accadeva in quei luoghi. La stessa tattica è stata seguita prima con i peacekeepers dell'Ua e poi con quelli dell'Onu...
Tutto il mondo è a conoscenza di quanto accade in quella remota regione sudanese e lancia denunce. Da un lato Washington parla di genocidio, dall’altro l'Onu parla di catastrofe umanitaria e di pulizia etnica.
Il tutto però resta nella totale impunità!
Intanto, dal Febbraio 2003 anno in cui è iniziata la ribellione della popolazione di etnia africana del Darfur, circa 6 milioni in maggioranza musulmana e in parte animista, contro il governo sudanese, musulmano ma integralista e soprattutto di etnia araba e bianca, è scoppiato il conflitto che ha causato finora circa 300mila morti e due milioni e mezzo di profughi. Una protesta nata per lo stato di totale abbandono e sfruttamento in cui la popolazione nera era tenuta. La repressione del governo centrale è stata spietata, soprattutto facendo uso dei Janjaweed, i diavoli a cavallo, che sono milizie nomadi di etnia araba che hanno compiuto tutti gli orrori possibili e inimmaginabili contro le genti del Darfur di etnia nera, per lo più contadini e pastori.

Il pianto di un innocente a Gaza

Il pianto di un innocente a Gaza
Ancora una volta il mondo intero si dovrebbe vergognare!!!
La guerra chi puo raccontarla? E' difficile farlo ma tutti possiamo immaginare come sia il sentire l'odore dei morti abbandonati nelle strade o sotto le macerie, il vedere i bambini che muoiono di fame accanto al cadavere della madre, il sentire il lamento dei feriti e lo strazio dei sopravvissuti, di chi si vede impotente e maledice chi gli ha portato via tutto.
Nella Striscia di Gaza siamo ormai quasi alla terza settimana di bombardamenti e inesorabilmente, come non potrebbe essere diversamente con tutta la tecnologia militare del 21° secolo che gli israeliani stanno usando, il numero dei morti tra i civili continuato ad aumentare, mentre l'esercito israeliano bombarda le loro case si moltiplicano tra i palestinesi le scene di disperazione e di dolore causati dagli effetti devastanti della guerra che certamente non sono cambiati nel tempo anzi al contrario.

Giugno 2009: La rivoluzione di velluto in Iran

Giugno 2009: La rivoluzione di velluto in Iran
Sono solidale con i persiani che manifestano

Il 12 giugno 2010 è caduto il primo anniversario delle contestate elezioni iraniane. Elezioni che decretarono la riconferma a presidente dell’Iran di Mahmud Ahmadinejad. Il Paese ha vissuto le prime ora di questa giornata con una calma carica di tensione che poi, è scoppiata nel pomeriggio intorno alle 16, le 13.30 italiane con i primi scontri tra manifestanti e forze di sicurezza nei pressi dell’Università Sharif di Teheran. Era impensabile che l’opposizione iraniana del movimento riformista dell’Onda Verde si facesse scappare questa occasione per proclamare il proprio dissenso al regime degli Ayatollah. I luoghi delle sanguinose proteste post elettorali di un anno fa si sono quindi di nuovo riempiti di manifestanti. Questo, nonostante l’appello dei leader dell’opposizione, Moussavi e Karroubi, a evitare di scendere in piazza e nonostante che le forze di sicurezza avessero preso posizione in vari punti strategici del centro di Teheran per prevenire manifestazioni. Nonostante le proteste e le accuse di brogli elettorali il contestato presidente Ahmadinejad ha potuto proseguire nel suo mandato, quasi certamente usurpato, grazie all’appoggio dell’ayatollah Ali Khamenei, la Guida Suprema. La lotta continuerà. Viva la Persia! Viva il movimento riformista!


i 44 presidenti degli Usa

i 44 presidenti degli Usa
da www.patrickmoberg.com/blog/id:420/november-4-2008

The President United States of America

The President United States of America
Barack Obama

E' morta Miriam Makeba

E' morta Miriam Makeba
Addio Mama Afrika....io continuerò a sognare...

Notes

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Italia. Violenza sessuale è allarme sociale


Dopo i recenti casi di stupri, a Roma, Bologna e Milano non si riesce quasi più a tenere il conto degli episodio di violenza sessuale che, dall'inizio dell'anno, si stanno susseguendo in Italia ad opera principalmente di stranieri. Un orribile reato che si verifica nelle grandi città metropolitane come nei piccoli centri urbani. Emergono dati da brividi dalle informazioni fornite dal Presidente facente funzioni del Tribunale di Como Giuseppe Anzani e dal Procuratore capo Alessandro Maria Lodolini. Ogni 4 giorni in Procura a Como arriva una denuncia per violenza sessuale. I fascicoli aperti tra luglio 2007 e giugno 2008 sono stati 89, tra violenze sessuali e pedofilia. Ma è solo la punta di un iceberg in quanto, il reato, per la quasi totalità è sommerso perché prevale ancora la paura e la vergogna a denunciare la violenza subita. Fino ad oggi la violenza che subivano le donne era soprattutto domestica, ma gli episodi di violenza che hanno visto protagoniste, loro malgrado, delle donne avvenuti negli ultimi giorni, per le strade, propongono una nuova emergenza. Un autorevole testimonianza è portata da Telefono Rosa che da anni conosce il fenomeno ed assiste le vittime. “Ciò che sta avvenendo dall'inizio dell'anno, precisa il presidente Maria Gabriella Carnieri Moscatelli, mi preoccupa. Non so se è solo l'effetto di maggiori denunce ma, dal nostro osservatorio, non era mai stato rilevata una cosa simile”. Gli avvenimenti degli ultimi giorni non fanno altro che conferma un'allarmante costante: in testa alla classifica degli autori di stupri ci sono gli stranieri. Il triste primato vede fra i primi i romeni, seguiti da marocchini e albanesi che sembra abbiano dato il via ad una esecrabile escalation di violenza contro le donne. Assodato che nella stragrande maggioranza dei casi questi episodi sono commessi da stranieri, spesso clandestini, ora si deve dare a tutto questo uno stop. Certezza della pena, custodia cautelare in carcere per chi è accusato di violenza sessuale ed esclusione di attenuanti per chi delinque sotto effetto di alcool e droghe. Tutto ovviamente tenendo conto di due elementi fondamentali: abbattere l'allarme sociale provocato da questo tipo di reati e tutelare la dignità della vittima, che va assicurata anche nel percorso dibattimentale.
Per raggiungere un risultato anzitutto è importante l'introduzione nel ddl sicurezza dell'obbligo del carcere per chi stupra. Forse il decreto 'anti-stupro' sarà pronto per venerdì esso dovrebbe contenere, come annunciato, importanti novità: gli accusati di stupro non potranno beneficiare della libertà condizionale, ci sarà un avvocato a spese dello Stato per le vittime di violenza sessuale, arriveranno nuovi presidi di polizia con relativi stanziamenti, saranno anticipate le norme contenute nel ddl anti-molestie che la Camera ha già approvato. Tra le altre cose, ci dovrebbero essere anche aggravanti se a commettere violenza sono familiari, partner o tutori; un pesante aggravio di pena se la vittima è sotto i 14 anni; uguale trattamento, invece, se la vittima è maggiorenne o appena sotto i 18; ergastolo sicuro, se allo stupro segue la morte della vittima. Mano pesante anche per i complici: nessuna possibilità di godere dei domiciliari neppure per i favoreggiatori.

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La scuola pubblica in Italia con la 'Riforma Gelmini'

Esprimo la mia piena solidarietà con tutti coloro che protestano contro la Legge 133/08 la cosidetta 'Riforma Gelmini'....

Le cifre presentate nel decreto fanno venire i brividi: i tagli previsti dal decreto legge 112, poi convertito nella legge 133/08, e gli ulteriori provvedimenti contenuti nel decreto 137 porteranno, a livello nazionale, ad una riduzione di circa 100mila posti tra il personale docente e di 43mila posti tra quello Ata (ausiliari, tecnici e amministrativi).
Per molti, anche per i non addetti ai lavori, l'effetto provocato dalla legge che in pratica azzererà in poco tempo le faticose conquiste di anni e anni, non solo in termini di posti di lavoro, ma anche di mission- educativa e di didattica, rende il momento dei più cupi e tristi degli ultimi anni. Ai tagli vanno poi sommati, le conseguenze che scaturiranno dalla reintroduzione del maestro unico nelle scuole elementari.
L'Europa chiede più scuola, più sapere e l'Italia che fa?
Il contrario!
Rientrodurre il maestro unico è compiere, di sicuro, un passo indietro di almeno mezzo secolo. Se non addirittura si ritorna al tempo del libro cuore, senza offesa per quel libro mio compagno di tanti pomeriggi.
Perchè tutto questo? Bella domanda!
Molto probabilmente si tenta di mascherare con questa supposta riforma quello che è il vero scopo del provvedimento: incassare o meglio risparmiare in poco meno di 4-5 anni 8miliardi di euro. Questa è la cifra stimata, che dovrebbe restare nelle casse dello stato.
Un risparmio quindi certo ottenuto tagliando centinaia di migliaia di posti di lavoro ma al contempo che produrrà anche un effetto negativo: quello di un drastico ridimensionamento del servizio scolastico pubblico in favore forse di quello privato. Inoltre un'altra diretta conseguenza della L.133/08 sarà la chiusura di decine e decine di plessi scolastici.
Molte scuole, soprattutto nei piccoli centri urbani, non ci saranno più. A scomparire sarà anche un altro degli elementi cardine dell'istruzione primaria italiana: il tempo pieno. Bisogna fare attenzione, chi sostiene che il tempo pieno non sarà toccato dalla riforma o che addirittura aumenterà mente sapendo di farlo.
Rifletteteci un poco e capirete perchè!
Se prima, per ogni 2 classi, c'erano 3 insegnanti d'ora in poi sarà uno per classe, a seguire e istruire dai 20 ai 30 alunni e che svolgerà il suo orario lavorativo settimanale esclusivamente di mattina. Pertanto al pomeriggio non potrà esserci altro che un sorta di dopo-scuola, trasformando il tempo pieno di fatto in un parcheggio pomeridiano per i bambini, che nulla ha da condividere con l'offerta didattica di cui fino ad ieri, prima della 'riforma Gelmini', gli alunni potevano usufruire con il tempo pieno.

...

ARRIVERA' PER NATALE UNA 'SOCIAL CARD' AD OLTRE 1MLN DI ITALIANI 'POVERI'

C’è un detto che dice: "meglio poco che niente!".
In questo caso tra il poco e il nulla ci sono così poche differenze che è difficile distinguerli.
La 'social card, almeno per il momento, sembra più l’ennesimo spot varato dal governo che piuttosto un provvedimento serio in grado di aiutare per davvero i più bisognosi.
Nessuno però si è ricordato di dire che ogni spesa effettuata con la 'social card' in automatico sarà data una commissione alla Mastercard che è la società che ha emmesso ed è la proprietà della card.
Bhe! Almeno qualcuno di certo ci guadagnerà da questa iniziativa...
Appare strano che un'iniziativa così benefica abbia comunque dei costi accessori...stranezze tutte italiane!

***

Parole....di Abraham Lincoln

Non si può arrivare alla prosperità

scoraggiando l'impresa.
Non si può rafforzare il debole
indebolendo il più forte.
Non si può aiutare chi è piccolo
abbattendo chi è grande.
Non si può aiutare il povero
distruggendo il ricco.
Non si possono aumentare le paghe
rovinando i datori di lavoro.
Non si può progredire serenamente
spendendo più del guadagno.
Non si può promuovere la fratellanza umana
predicando l'odio di classe.
Non si può instaurare la sicurezza sociale
adoperando denaro imprestato.
Non si può formare carattere e coraggioto
gliendo iniziativa e sicurezza.
Non si può aiutare continuamente
la gente facendo in sua vece quello che potrebbe
e dovrebbe fare da sola.

USA 2008: ELETTO PRESIDENTE BARACK OBAMA

USA 2008: ELETTO PRESIDENTE BARACK OBAMA

marito e padre

i due rivali

genere umano

GIOCHI OLIMPICI DI PECHINO

GIOCHI OLIMPICI DI PECHINO
da peacereporter

23/02/2002 - 02/07/2008 Ingrid Betancourt è stata liberata!

23/02/2002 - 02/07/2008                  Ingrid Betancourt è stata liberata!
faccio mia la gioia di tutti!

Finalmente liberi!!!

Finalmente liberi!!!

Grazie a loro la Betancourt è libera

Grazie a loro la Betancourt è libera
il ministro della Difesa colombiano Santos e il generale Montoya

Grazie Uribe!!

Grazie Uribe!!
La Betancourt ha incontrato il presidente colombiano Uribe che vinse le elezioni del 2002

madre e figlia!

madre e figlia!
Yolanda Pulecio e Ingrid Betancourt

le due Betancourt

le due Betancourt
Ingrid abbraccia la madre Yolanda

La gioia della libertà riconquistata

La gioia della libertà riconquistata
Ingrid Betancourt dopo la liberazione