La decisione di passare a 'red allarm' è stata presa dai servizi di sicurezza pachistani dopo che hanno ricevuto informative dall'intelligence secondo cui diversi mujaheddin si starebbero spostando dai confini afghani verso la capitale pachistana, con l'intento ovvio di portare un nuovo attacco terroristico nel cuore della città già colpita duramente in questi giorni. Uno stato di massima sicurezza che vede coinvolti anche gli uomini di Islamabad nella Provincia Frontaliera di Nord Ovest, la North West Frontier Province, Nwfp, ai confini con l'Afghanistan. Queste aree tribali sono considerate un rifugio sicuro per i militanti di al Qaeda e i combattenti filo talebani. Questi luoghi infatti, sono il feudo di gruppi filo talebani come quello capeggiato dal Mullah Baitullah Mehsud, ritenuto il responsabile, tra gli altri, dell'assassinio dell'ex premier Benazir Bhutto e dell'assalto alla scuola di polizia di Lahore. Proprio lo scorso venerdì il Paese è stato scosso da un altro attentato kamikaze compiuto ai danni di 8 paramilitari nei pressi della capitale Islamabad. Un'azione poi, rivendicata dallo stesso Mehsud.
Il Pakistan in questo periodo è attraversato da una dura crisi socio-economica che permette ai tanti gruppi estremistici islamici, che operano sul suo territorio, di trovare terreno fertile e crescere fino a diventare una potenziale minaccia per lo stesso Stato. Il governo pachistano, da tempo nel tentativo di fronteggiarli, auspica un dialogo con questi gruppi e offre garanzie a coloro che abbandonano le armi. Di recente c'è stato anche un accordo di pace tra governo e alcuni gruppi filo talebani nel nord-ovest pachistano. Un accordo che prevedeva in cambio della rinuncia dei militanti filo talebani alla lotta armata l'autorizzazione da parte del governo ad introduzione la 'Sharia', legge islamica, nella valle dello Swat. Regione di frontiera dove comunque la situazione non è molto cambiata anzi anche dopo la firma dell'accordo di pace è rimasta critica. La scorsa settimana, i talebani hanno 'espropriato' la casa di un ex ministro pachistano, Ameer Muqam, alto esponente del partito Lega musulmana-Q, che è rimasto illeso perchè al momento dell'attacco non si trovava in casa. Un altro grave segnale che indica come i talebani ora attacchino anche le personalità politiche che sono critiche nei loro confronti. Gli estremisti islamici hanno anche preso possesso di una miniera di smeraldi situata nella regione. Dopo che ieri uno dei più autorevole leader dei talebani moderati e per mesi il promotore dell'accordo, Sufi Mohammed, ha compiuto un passo indietro chiudendo ad ogni trattativa con Islamabad sembra che l'accordo sia stato definitivamente messo in pericolo. Il leader del movimento moderato che si è preso carico dell'applicazione della legge islamica, 'el Tahrik-e-Nifaz Shariat Muhammadi', Tnsm, ha spiegato che la sua decisione è dovuta ai ritardi accumulati dal presidente Zardari nel rispettare gli impegni presi. Un duro colpo al processo di riappacificazione in corso nella provincia di frontiera anche in virtù del fatto che il governo è venuto a sapere dell'esistenza di una 'Santa Alleanza' tra fondamentalisti islamici decisi a conquistare Islamabad ad ogni costo. Zardari intendeva con questa mossa isolare i ribelli più estremisti, in particolare quelli che fanno capo a Mullah Fazlullah, genero di Sufi Muhammad, e limitare ai talebani il sostegno di quella parte della popolazione più incline a ricevere il messaggio dei fondamentalisti islamici. Nel frattempo miliziani filo talebani appartenenti al gruppo Tahrik-e-Taliban, quello guidato dal Maulana Fazlullah, si sono scontrati con la milizia delle tribù locali dello Swat occupando con la forza 2 villaggi vicino a Buner a100 km da Islamabad. I talebani sono stati fronteggiati inutilmente dai miliziani della zona fedeli ad Islamabad, che sebbene abbiano richiesto il sostegno dell'esercito, non essendo in grado di resistere a lungo, non l'hanno ricevuto.
Questa settimana ad Islamabad si sono recati, dopo essere stati a Kabul, l'ammiraglio Mike Mullen, capo di stato maggiore americano e Richar Holbrook, inviati speciali del governo americano per Afghanistan e Pakistan. Per Holbrook è il secondo viaggio in Pakistan da quando è in carica l'amministrazione Obama. Il viaggio dei due, nelle due capitali. È stato dettato dalla necessità di voler illustrare la nuova strategia denominata 'af-pak' del presidente americano Barack Obama per combattere il terrorismo nei 2 Paesi. La visita è stata occasione per il presidente pachistano di ribadire che: “Il suo Paese sta combattendo una battaglia per la sua stessa sopravvivenza”. “Il governo pachistano, ha detto Zardari, non soccomberà a nessuna pressione dei militanti”. A margine dell'incontro con il leader di Islamabad, i due inviati americani hanno incontrato anche il ministro degli esteri pachistano, Shah Mahmood Qureshi, a cui hanno ribadito che gli Stati Uniti hanno accettato la posizione pachistana secondo la quale a nessun soldato straniero sarà permesso entrare in territorio pachistano. Il ministro pachistano riferendosi agli attacchi dei droni americani, gli aerei senza piloti, in territorio pachistano, nelle aree di confine con l'Afghanistan, ha detto che il suo governo in merito non ha concesso 'nessun assegno in bianco'. “Essi violano la sovranità territoriale del Pakistan e alimentano il sentimento anti-americano in seno alla popolazione”, ha detto Qureshi annunciando in merito, al tempo stesso, un incontro bilaterale ad alto livello tra i due Paesi a Washington il 6 e 7 maggio prossimo. Sia il capo della diplomazia pachistana sia i due inviati di Obama hanno ribadito che la guerra al terrorismo non è possibile senza un'intesa comune. Gli inviati dell'inquilino della Casa Bianca riconoscendo l'impegno pachistano e ribadendo l'interesse comune a lottare contro il terrorismo si sono detti ottimisti circa il popolo e la leadership del Pakistan. La concessione di aiuti americani al Pakistan è indubbiamente legata da un sottile filo alla volontà di Islamabad di combattere il terrorismo. La nuova strategia messa a punto sul Paese asiatico dall'amministrazione americana prevede finanziamenti a sostegno dei suoi sforzi in chiave antiterrorismo e per la costruzione della democrazia. Si prevede lo stanziamento di 3 miliardi di dollari in 5 anni per equipaggiare ed addestrare l'esercito pachistano. Un piano che prevede al tempo stesso, che continuino i raid aerei nella regione di confine con i droni là dove si ritiene si nascondano comandi ribelli. La conferma è arrivata a conclusione del vertice Nato a Strasburgo dallo stesso Obama. Holbrook e Mullen hanno incontrato anche il primo ministro Syed Yousuf Raza Gilani e il capo di Stato Maggiore Ashfaq Parvez Kayani. Al centro dei colloqui la nuova strategia regionale degli Stati Uniti per sconfiggere al Qaeda e i talebani e pacificare l'intera area.
All'inizio del mese commentando la complicata e violenta situazione nella regione, il generale statunitense David Petraeus, responsabile delle truppe americane impegnate in Afghanistan, parlando davanti alla Commissione Forze Armate del Congresso americano ha sostenuto che la situazione in Afghanistan e Pakistan è tale per cui l'intervento militare americano sarà aggressivo e continuato. Secondo la sua analisi: “Il terrorismo islamico se in Afghanistan costituisce una minaccia crescente, in un Paese come il Pakistan, dotato dell'arma nucleare, può mettere a rischio l'esistenza stessa del Paese”. Quasi in contemporanea si sono interessati a trovare una soluzione a questa improrogabile emergenza il presidente turco, Abdullah Gul e i due omologhi il pakistano Asif Ali Zardari e l'afghano Hamid Karzai che, assistiti dai rispettivi comandanti dell'esercito e dei servizi di informazione, hanno partecipato ad un vertice di lavoro sulla sicurezza e l'impegno anti-terrorismo tenutosi ad Ankara il primo aprile scorso e che a quanto pare è stato molto produttivo. Al termine dell'incontro i 3 Paesi hanno dichiarato di aver deciso di continuare su questa strada, e di organizzare a breve, in Turchia, un incontro regionale mirante a promuovere la cooperazione contro il terrorismo.
Nel frattempo diventa sempre più precaria la situazione al passo del Khyber vicino a Peshawar, punto nevralgico per il transito dei convogli per approvvigionare le forze internazionali in Afghanistan. I mujaheddin continuano ad attaccare, in territorio pachistano, convogli e depositi. Anche oggi, nel nord-ovest del Paese, è stato condotto un attacco terroristico che ha distrutto 6 camion cisterna che contenevano carburante destinato alle truppe della Nato in Afghanistan. Gli automezzi erano parcheggiati in un deposito a Chamkani nei pressi di Peshawar.
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