Per fare andare una centrale nucleare come quella di Arak, l'uranio prodotto deve essere arricchito al 5 per cento. Per costruire invece, una bomba atomica del tipo ad implosione usato a Nagasaki in Giappone, sono necessari 18 kg di uranio arricchito però al 95 per cento e questo richiede un grande sforzo economico e strutturale. L'Iran è certo, possiede una tonnellata di uranio arricchito al 3,5 per cento, che se deve essere usato per scopi militari deve essere riprocessato fino ad arrivare almeno 90 per certo. In questo modo, in circa 2 anni e mezzo, Teheran riuscirebbe ad ottener ben 10 chili di combustibile nucleare. Un operazione che potrebbe tranquillamente condurre in sordina a differenza di un'altra possibilità quella di riconfigurare tutti i suoi impianti di centrifughe in un'unica 'super-centrifuga', per poi ottenere in circa un anno 25 kg di uranio al 90 per cento. Il problema sarebbe però, che questa operazione si svolgerebbe alla 'luce del sole' e il mondo la scoprirebbe.
Il presidente iraniano di fatto ha annunciato un'accelerazione nel programma nucleare del Paese. Ieri ha anche visitato il sito per l'arricchimento dell'uranio di Natanz, dove al momento sono operative circa 6mila centrifughe e, secondo l'Organizzazione iraniana per l'Energia atomica, Oiea, altre 4milasaranno installate nel corso dell'anno. Una rivelazione che conferma i sospetti, finora non verificati, che la repubblica islamica ha effettivamente iniziato a far funzionare alcune migliaia di centrifughe per l'arricchimento dell'uranio nel sito sotterraneo di Natanz.
Per arricchire l'uranio, il metodo utilizzato è quello delle centrifughe supersoniche che rendono l'uranio utilizzabile per scopi civili o militari. L'Iran è risaputo ha dislocato migliaia di queste macchine nel sito sotterraneo di Natanz che sembra però, che abbiano funzionato finora in numero limitato, e la loro produzione è servita solo per la sperimentazione. Gli esperti considerano che con 3mila centrifughe in funzione, sia possibile produrre in un anno il combustibile necessario ad alimentare una testata nucleare. La repubblica islamica è da oltre due anni che ha annunciato l'utilizzo di 3mila centrifughe e pertanto dovrebbe avere combustibile almeno per una testate atomiche. Cosa che non è!
L'uranio è un minerale che in natura si trova sotto due forme diverse, chiamate isotopi: U-238 e U-235. Il numero si riferisce alla diversa massa atomica dell'isotopo. Entrambi però hanno lo stesso numero di protoni, ma diversi neutroni. L'isotopo minore U-235 è raro, meno di una parte su cento nel minerale, ed è quello più ambito in quanto costituisce il combustibile nucleare. U-238 invece viene chiamato uranio impoverito, è più pesante ma meno radioattivo del 235 e viene utilizzato nella costruzione degli omonimi e famigerati proiettili. Per ora le centrifughe in funzione a Natanz sono alimentate con una quantità minima di gas UF6, esafluoruro di uranio, che iniettato nelle centrifughe serve per produrre l'uranio arricchito. Pertanto gli esperti ritengono che quelle in corso, sono solamente delle prove delle macchine. E’ chiaro che il regime degli Ayatollah, che finora ha ignorato tutte le risoluzioni dell’Onu, in cui si chiedevano di sospendere l'arricchimento dell'uranio se negli ultimi mesi ha accelerato invece, questa attività, allora ha di cero compiuto significativi progressi tecnici. Nessuno però è in grado, almeno finora, di averne una conferma anzi si cerca di ridimensionare la situazione. “Non attribuiamo alcun significato particolare a questa dichiarazione particolare”, ha affermato ieri Hillary Clinton. “Tra l'altro, ha aggiunto il segretario di Stato americano, non sappiamo quale valore attribuire alle dichiarazioni iraniane sui loro 'grandi progressi' nel programma nucleare, abbiamo sentito tante dichiarazioni diverse negli ultimi anni”. La rivelazione di ieri infatti, arriva dopo che il presidente iraniano più volte, rivolgendosi all'Occidente e a quanti hanno fatto approvare le sanzioni dall'Onu e minacciano di vararne altre se Teheran non sospenderà il suo contestato programma nucleare, aveva avvertito che di fronte all'ostruzionismo e alle minacce, Teheran avrebbe reso pubblici i nuovi progressi nel suo controverso programma atomico. Inoltre, nell’ambito di questa linea di propaganda e di sfida, in precedenza Ahmadinejad aveva già affermato che Teheran era in grado di arricchire l'uranio su scala industriale. L'ultima volta era stato lo scorso febbraio. Ancor di più aveva invitato tutti a non abusare delle organizzazioni internazionali, perché comunque nessuno riuscirà ad indurre gli iraniani a rinunciare al loro programma nucleare. “Essi, resisteranno fino alla fine in difesa del loro diritto al nucleare, senza arretrare di un millimetro” aveva affermato il leader di Teheran. Inoltre, più volte ha invitati tutti ad abbandonare il loro atteggiamento aggressivo, che li potrebbe danneggiare. Oggi gli Usa, hanno comunicato di aver deciso di partecipare direttamente a colloqui con Teheran sul suo programma nucleare in qualità di membro del gruppo 5+1, composto dai cinque membri permanenti del Consiglio di Sicurezza dell'Onu, Usa, Russia, Cina, Francia e Gran Bretagna più la Germania. Una svolta rispetto alla posizione assunta in proposito dalla precedente amministrazione americana guidata da Bush, che poneva invece, come pre-condizione unica la sospensione dell'arricchimento dell'uranio da parte dell'Iran. L'America, come il resto della comunità internazionale, accusa il regime di Teheran di volersi dotare di armi nucleari, mentre l'Iran insiste nell'affermare che il suo programma atomico ha scopi esclusivamente civili. L'apertura a Teheran, da parte dell'amministrazione americana, a partecipare pienamente al dialogo sul suo programma nucleare è dettata dalla forte necessità di avviare un dialogo ormai in stallo e che invece, si fa sempre più urgente, dopo le nuove rivelazioni di Ahmadinejad. E sembra essere anche una risposta indiretta all'appello lanciato lo scorso mese di febbraio dall'attuale presidente del parlamento iraniano, Ali Larijani, già negoziatore nucleare iraniano, che aveva invitato gli Stati Uniti a giocare a scacchi piuttosto che alla boxe con il suo Paese. “Le ambizioni nucleari dell'Iran raggiungeranno presto il punto di non ritorno”, ha commentato il vicepremier israeliano, Silvan Shalom. Commentando la decisione di Washington di voler prendere parte agli incontri dei 5+1 con Teheran ha precisato che il suo governo non si oppone al dialogo con Teheran proposto dagli Stati Uniti, ma che lo considera un semplice tentativo di prendere tempo. Ribadendo che Israele è comunque decisa a fare di tutto per impedire che Teheran possa dotarsi di armi atomiche. Sulla questione le idee non sono ben chiare e a volte sono completamente opposte. Per il leader israeliano Netanyahu, l'Iran è a un passo dall'ottenere la bomba e va fermato a tutti i costi, incluso un attacco. L'intelligence americana invece, ritiene che l'Iran ha fermato il suo programma nucleare militare nel 2003, concentrandosi di fatto sulla costruzione di una centrale ad uso civile. Per ora i rapporti degli ispettori dell'Agenzia Internazionale dell'Energia Atomica, Aiea, l'ente delle Nazioni Unite che vigila contro la proliferazione degli armamenti nucleari, smentiscono la capacità dell'Iran di produrre bombe atomiche. Mohammed El Baradei, direttore generale dell'Aiea, da sempre denuncia uno scarso impegno di Teheran a fare chiarezza in merito alla questione con le Nazioni Unite. In questo panorama gli scenari sono tanti anche da thriller. Lo scorso mese di febbraio il quotidiano britannico 'Daily Telegraph' aveva rivelato che era in corso una guerra sporca, senza esclusione di colpi, per ostacolare e sabotare il programma nucleare dell'Iran e che essa era stata scatenata da Israele attraverso il suo servizio segreto, il Mossad, con la complicità di altri Paesi occidentali. Nell'articolo il quotidiano inglese affermava che dietro la morte di eminenti scienziati iraniani, legati al programma nucleare di Teheran, avvenute negli ultimi anni, s i nascondeva la mano del Mossad. Come quella di Ardeshire Hassanpour, scienziato nucleare della centrale iraniana di Isfahan morto misteriosamente nel 2007. Una guerra segreta che sarebbe stata decisa in alternativa all'intervento militare diretto. Un'opzione ritenuta rischiosa in una regione come quella mediorientale sempre più instabile. Pertanto lo stato ebraico si è posto come suo obiettivo primario quello di ritardare, ritardare e ancora ritardare l'Iran a raggiungere il suo scopo almeno fino a quando si sarà possibile trovare un'altra soluzione. Questa rivelazione non ha mai trovato risposta da parte di Tel Aviv
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