Caso Marò: i motivi per cui serve una Commissione di inchiesta
Dopo quanto è emerso dall’esame della documentazione indiana depositata preso il Tribunale di Amburgo il cui contenuto è stato e ben spiegato dall’ing. Luigi Di Stefano (
pubblicata sul nostro settimanale elettronico ad aprile del 2012 LiberoReporter WEEK) da sempre convinto assertore dell’innocenza di Massimiliano Latorre e Salvatore Girone, la mancata nomina di una Commissione di inchiesta parlamentare non è più un’omissione. Piuttosto, evidenzia la negazione dello Stato di Diritto e l’affermazione di un regime inconciliabile con i moderni concetti di democrazia.
Da tempo l’Onorevole Edmondo Cirielli ha chiesto “l’istituzione di una Commissione parlamentare di inchiesta sul sequestro e detenzione illegale di Massimiliano Latorre e Salvatore Girone”, ma il Parlamento non ha ancora deciso! Evidente la volontà di soprassedere e prendere tempo come avvenuto per l’Arbitrato internazionale, avviato con più di due anni di ritardo.
Una situazione di stallo non giustificabile che favorisce le ipotesi più svariate. Non ultime quelle da molti proposte sull’esistenza di interessi politici, personali e di lobby da tutelare. Non impegnarsi ad approfondire per ricercare la verità, infatti, non può che avere uno scopo: evitare che emergano verità scomode o atti che inequivocabilmente dimostrino che nella gestione della vicenda ci siano state palesi violazioni della Costituzione.
Molti i punti oscuri che dovrebbero essere affrontati. Aspetti non chiari che riguardano l’operato degli organi istituzionali coinvolti. Tre Governi (Monti, Letta Renzi), quattro Ministri degli Affari Esteri (Monti, Bonino, Mogherini, Gentiloni), tre Ministri della Difesa (Di Paola, Mauro, Pinotti), tutti un po’ disattenti considerando quanto emerge dai documenti indiani depositati presso il Tribunale di Amburgo. Una gestione istituzionale della vicenda che lascia sempre più perplessi con almeno dieci punti su cui incombe il silenzio assoluto e che, invece, meriterebbero la massima attenzione del Parlamento e forse anche della Procura della Repubblica perché sia fatta chiarezza
sui misteri della più squallida vicenda della storia italiana. Proviamo a proporre questi dubbi:
- A partire dalle dichiarazioni rese in Parlamento il 17 ottobre 2012 dall’allora Ministro della Difesa Di Paola sul coinvolgimento diretto della catena di Comando Militare nel concedere l’OK perché la Lexie rientrasse sul porto di Koci, è d’obbligo accertare a che livello fu coinvolto il Comando della Squadra Navale (CINCINAV) e chi partecipò al processo decisionale e se l’Armatore avvertì e con quale esito anche il Centro Operativo Interforze (COI).
- Accertare se coloro che hanno gestito la vicenda sulla catena di Comando dei due Fucilieri di Marina in missione di antipirateria, abbiano poi ottenuto benefici e/o vantaggi – seppure meritati e coerenti con la progressione di carriera – in particolare per quanto attiene le loro successive posizioni in ambito Difesa, Amministrazione dello Stato o strutture private.
- Alla luce di quanto riportato dall’esame autoptico indiano sul calibro dei proiettili che hanno ucciso i due poveri pescatori, aspetto già evidenziato il 3 novembre 2012 in varie analisi ma mai approfondito, discusso o valutato a livello Istituzionale, (http://fernandotermentini.blogspot.it/2012/11/linciucio-indiano.html), quali approfondimenti sono stati sviluppati dalla Difesa, in particolare dalla Marina Militare. Si parla di una relazione tecnico – balistica prodotta dall’Ammiraglio Piroli, peraltro secretata ma pubblicata da uno dei maggiori quotidiani nazionali. Nel documento si conclude che i due fucili che spararono il 15 febbraio 2012 non erano quelli assegnati a Latorre e Girone ma ad altri due Sottufficiali del Nucleo Militare di Protezione (NPM) della Lexie. Nessun cenno invece alla differenza di calibro fra i proiettili in dotazione alla MM e quelli estratti dai corpi dei morti durante l’esame autoptico. Conclusioni che lasciano perplessi anche perché non è chiaro come si sia proceduto a svolgere le prove di sparo trattandosi di prove che dovrebbero essere state svolte (maggio 2012 ?) quando tutte le armi e munizionamento italiano del NPM erano stati sequestrati dall’India.
- Chi e perché abbia deciso di “donare” per il danno subito 150.000 Euro alle famiglie dei defunti ed altri 75.000 Euro al proprietario del peschereccio Sant Antony, senza richiedere prima all’India riscontri documentali certi sulle responsabilità degli eventi. Un atto che configura allo stato di quanto emerso dai documenti indiani depositati presso il Tribunale di Amburgo un danno erariale consistente ed un danno indiretto sulla posizione giuridica dei due militari raffigurando “un’ammissione indiretta di responsabilità”.
- Per quale motivo la Procura di Roma ha permesso che due indagati per omicidio volontario come risulta fossero Massimiliano Latorre e Salvatore Girone nel marzo 2013 espatriassero anche se solo per obbedire ad una disposizione loro data lungo la linea gerarchi funzionale. Questo nonostante che cittadini italiani avessero formalizzato l’eventualità con uno specifico esposto depositato il 13 marzo di quell’anno.
- Colui o coloro che hanno deciso il 22 marzo 2013 di riconsegnare in mano indiana i due militari, lo hanno fatto nel pieno rispetto della Costituzione ed il Codice Penale italiano o piuttosto hanno privilegiato scelte ancora da chiarire disattendendo quanto il nostro ordinamento giuridico e relative sentenze della Suprema Corte stabiliscono nello specifico.
- Quali furono le “regole di ingaggio” concordate fra Italia ed India per una soluzione condivisa del caso, come ebbe a dichiarare l’allora Vice Ministro degli Esteri Lapo Pistelli (oggi all’ENI in incarico di prestigio) quando ci diceva “… Ora abbiamo rimesso la questione su un binario di certezza: scelta di una giurisdizione speciale, condivisa; regole da utilizzare in processo, condivise (con India, ndr) …All’indomani del giudizio, vi sarà un trattato tra le parti che permette comunque agli eventuali condannati di scontare la loro pena in Italia, nel paese di appartenenza”. Siamo costanti e attenti con le autorità indiane e io dico che i due ragazzi torneranno a casa”. Una palese cessione di sovranità nazionale che andrebbe approfondita per capire fino a che punto sia coerente con gli obblighi costituzionali che regolano peculiari mansioni istituzionali.
- Chi ha tratto vantaggi da una gestione semplicistica della vicenda come ci portano ad affermare i documenti arrivati ad Amburgo, preferendo strumentalizzare ai fini politici e pur anche personali la colpevolezza dei due Marò. Perché il Governo Monti li ha riconsegnati all’India rinunciando ad un arbitrato già deciso (http://www.esteri.it/mae/it/sala_stampa/archivionotizie/comunicati/2013/03/20130318_maro_comunicato_governo.html).
- Per quale motivo la Procura di Roma non informa sulle decisioni prese da 377 cittadini italiani che hanno depositato il 20 giugno 2014 un esposto sui fatti, come chiesto in conclusione dello stesso e come prevede il Codice di Procedura Penale.
- Per quale motivo l’Avvocatura dello Stato che concorre alla difesa dei due militari, nonostante sia stata informata dalla Difesa (aprile 2014) dell’esistenza di un’analisi tecnica dell’ing. Luigi Di Stefano dalla quale già emergevano inequivocabilmente certezze sulla incoerenza dei calibri dei proiettili estratti dai cadaveri e quelli in dotazione alle nostre FA, non ha contestato immediatamente all’India tali incongruenze pretendendo chiarimenti.
Questi i punti salienti dell’intera vicenda che se esaminati attentamente potrebbero rivelare mille altre sfumature da approfondire. Tutto ciò impone l’istituzione di una
Commissione Parlamentare che accerti se errori ci sono stati e se sussistono responsabilità casuali o attribuibili a colpa grave piuttosto che a dolo.
Non averlo fatto fino ad ora raffigura un ritardo non giustificabile, peraltro in contraddizione con l’abitudine consolidata nel nostro Parlamento, pronto a nominare Commissioni anche per fatti irrilevanti o per valutare problematiche altrimenti consolidate, come, ad esempio, i problemi relativi all’Uranio Impoverito.
Attendere ancora a formalizzare la nomina di una Commissione dopo le notizie di questi giorni rappresenterebbe una dimostrazione di protervia politica inaccettabile.
Fernando Termentini
http://www.liberoreporter.it/2015/09/primo-piano/caso-maro-i-motivi-per-cui-serve-una-commissione-di-inchiesta.html
(Fonte www.Liberoreporter.it)
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STOP ALLE VIOLENZE IN SIRIA
Il mondo non può più stare a guardare mentre migliaia di siriani si vedono privati della libertà e della vita.....
DARFUR:NON C'E' PIU' TEMPO DA PERDERE!
IN DARFUR SONO DECINE SE NON CENTINAIA LE PERSONE CHE MUOIONO OGNI MESE...
FAI LORO DEL BENE... AIUTA I RIFUGIATI E I PROFUGHI DEL DARFUR FACENDO UNA DONAZIONE ALL'AGENZIA ONU PER I RIFUGIATI UNHCR CHIAMA LO 0680212304 PER SAPERE COME FARE....
RICORDATI BASTANO 31 EURO PER ACQUISTARE 8 COPERTE, 51 EURO PER UNA TENDA E 200 EURO PER DARE ASSISTENZA MEDICA A 25 FAMIGLIE...
In Darfur dal 2003 ad oggi sono state compiute esecuzioni, anche di massa, stupri, soprattutto di massa, nei confronti di donne, uomini e bambini e interi villaggi sono stati rasi al suolo. Il terrore è stato usato come pratica generalizzata e a sfondo razziale mentre lo stupro è diventato una vera e propria arma da guerra.
Il governo sudanese di Khartoum da parte sua ha bombardato senza sosta i civili, e ha reso sempre più difficili le operazioni di soccorso delle organizzazioni umanitarie nei confronti delle genti del Darfur, fino al punto di far scappare via la maggior parte delle Ong operanti nella regione sudanese e liberarsi così di scomodi testimoni di quanto accadeva in quei luoghi. La stessa tattica è stata seguita prima con i peacekeepers dell'Ua e poi con quelli dell'Onu...
Tutto il mondo è a conoscenza di quanto accade in quella remota regione sudanese e lancia denunce. Da un lato Washington parla di genocidio, dall’altro l'Onu parla di catastrofe umanitaria e di pulizia etnica.
Il tutto però resta nella totale impunità!
Intanto, dal Febbraio 2003 anno in cui è iniziata la ribellione della popolazione di etnia africana del Darfur, circa 6 milioni in maggioranza musulmana e in parte animista, contro il governo sudanese, musulmano ma integralista e soprattutto di etnia araba e bianca, è scoppiato il conflitto che ha causato finora circa 300mila morti e due milioni e mezzo di profughi. Una protesta nata per lo stato di totale abbandono e sfruttamento in cui la popolazione nera era tenuta. La repressione del governo centrale è stata spietata, soprattutto facendo uso dei Janjaweed, i diavoli a cavallo, che sono milizie nomadi di etnia araba che hanno compiuto tutti gli orrori possibili e inimmaginabili contro le genti del Darfur di etnia nera, per lo più contadini e pastori.
La guerra chi puo raccontarla? E' difficile farlo ma tutti possiamo immaginare come sia il sentire l'odore dei morti abbandonati nelle strade o sotto le macerie, il vedere i bambini che muoiono di fame accanto al cadavere della madre, il sentire il lamento dei feriti e lo strazio dei sopravvissuti, di chi si vede impotente e maledice chi gli ha portato via tutto.
Nella Striscia di Gaza siamo ormai quasi alla terza settimana di bombardamenti e inesorabilmente, come non potrebbe essere diversamente con tutta la tecnologia militare del 21° secolo che gli israeliani stanno usando, il numero dei morti tra i civili continuato ad aumentare, mentre l'esercito israeliano bombarda le loro case si moltiplicano tra i palestinesi le scene di disperazione e di dolore causati dagli effetti devastanti della guerra che certamente non sono cambiati nel tempo anzi al contrario.
Il 12 giugno 2010 è caduto il primo anniversario delle contestate elezioni iraniane. Elezioni che decretarono la riconferma a presidente dell’Iran di Mahmud Ahmadinejad. Il Paese ha vissuto le prime ora di questa giornata con una calma carica di tensione che poi, è scoppiata nel pomeriggio intorno alle 16, le 13.30 italiane con i primi scontri tra manifestanti e forze di sicurezza nei pressi dell’Università Sharif di Teheran. Era impensabile che l’opposizione iraniana del movimento riformista dell’Onda Verde si facesse scappare questa occasione per proclamare il proprio dissenso al regime degli Ayatollah. I luoghi delle sanguinose proteste post elettorali di un anno fa si sono quindi di nuovo riempiti di manifestanti. Questo, nonostante l’appello dei leader dell’opposizione, Moussavi e Karroubi, a evitare di scendere in piazza e nonostante che le forze di sicurezza avessero preso posizione in vari punti strategici del centro di Teheran per prevenire manifestazioni. Nonostante le proteste e le accuse di brogli elettorali il contestato presidente Ahmadinejad ha potuto proseguire nel suo mandato, quasi certamente usurpato, grazie all’appoggio dell’ayatollah Ali Khamenei, la Guida Suprema. La lotta continuerà. Viva la Persia! Viva il movimento riformista!?xml:namespace>
Italia. Violenza sessuale è allarme sociale
Dopo i recenti casi di stupri, a Roma, Bologna e Milano non si riesce quasi più a tenere il conto degli episodio di violenza sessuale che, dall'inizio dell'anno, si stanno susseguendo in Italia ad opera principalmente di stranieri. Un orribile reato che si verifica nelle grandi città metropolitane come nei piccoli centri urbani. Emergono dati da brividi dalle informazioni fornite dal Presidente facente funzioni del Tribunale di Como Giuseppe Anzani e dal Procuratore capo Alessandro Maria Lodolini. Ogni 4 giorni in Procura a Como arriva una denuncia per violenza sessuale. I fascicoli aperti tra luglio 2007 e giugno 2008 sono stati 89, tra violenze sessuali e pedofilia. Ma è solo la punta di un iceberg in quanto, il reato, per la quasi totalità è sommerso perché prevale ancora la paura e la vergogna a denunciare la violenza subita. Fino ad oggi la violenza che subivano le donne era soprattutto domestica, ma gli episodi di violenza che hanno visto protagoniste, loro malgrado, delle donne avvenuti negli ultimi giorni, per le strade, propongono una nuova emergenza. Un autorevole testimonianza è portata da Telefono Rosa che da anni conosce il fenomeno ed assiste le vittime. “Ciò che sta avvenendo dall'inizio dell'anno, precisa il presidente Maria Gabriella Carnieri Moscatelli, mi preoccupa. Non so se è solo l'effetto di maggiori denunce ma, dal nostro osservatorio, non era mai stato rilevata una cosa simile”. Gli avvenimenti degli ultimi giorni non fanno altro che conferma un'allarmante costante: in testa alla classifica degli autori di stupri ci sono gli stranieri. Il triste primato vede fra i primi i romeni, seguiti da marocchini e albanesi che sembra abbiano dato il via ad una esecrabile escalation di violenza contro le donne. Assodato che nella stragrande maggioranza dei casi questi episodi sono commessi da stranieri, spesso clandestini, ora si deve dare a tutto questo uno stop. Certezza della pena, custodia cautelare in carcere per chi è accusato di violenza sessuale ed esclusione di attenuanti per chi delinque sotto effetto di alcool e droghe. Tutto ovviamente tenendo conto di due elementi fondamentali: abbattere l'allarme sociale provocato da questo tipo di reati e tutelare la dignità della vittima, che va assicurata anche nel percorso dibattimentale.
Per raggiungere un risultato anzitutto è importante l'introduzione nel ddl sicurezza dell'obbligo del carcere per chi stupra. Forse il decreto 'anti-stupro' sarà pronto per venerdì esso dovrebbe contenere, come annunciato, importanti novità: gli accusati di stupro non potranno beneficiare della libertà condizionale, ci sarà un avvocato a spese dello Stato per le vittime di violenza sessuale, arriveranno nuovi presidi di polizia con relativi stanziamenti, saranno anticipate le norme contenute nel ddl anti-molestie che la Camera ha già approvato. Tra le altre cose, ci dovrebbero essere anche aggravanti se a commettere violenza sono familiari, partner o tutori; un pesante aggravio di pena se la vittima è sotto i 14 anni; uguale trattamento, invece, se la vittima è maggiorenne o appena sotto i 18; ergastolo sicuro, se allo stupro segue la morte della vittima. Mano pesante anche per i complici: nessuna possibilità di godere dei domiciliari neppure per i favoreggiatori.
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La scuola pubblica in Italia con la 'Riforma Gelmini'
Esprimo la mia piena solidarietà con tutti coloro che protestano contro la Legge 133/08 la cosidetta 'Riforma Gelmini'....
Le cifre presentate nel decreto fanno venire i brividi: i tagli previsti dal decreto legge 112, poi convertito nella legge 133/08, e gli ulteriori provvedimenti contenuti nel decreto 137 porteranno, a livello nazionale, ad una riduzione di circa 100mila posti tra il personale docente e di 43mila posti tra quello Ata (ausiliari, tecnici e amministrativi).
Per molti, anche per i non addetti ai lavori, l'effetto provocato dalla legge che in pratica azzererà in poco tempo le faticose conquiste di anni e anni, non solo in termini di posti di lavoro, ma anche di mission- educativa e di didattica, rende il momento dei più cupi e tristi degli ultimi anni. Ai tagli vanno poi sommati, le conseguenze che scaturiranno dalla reintroduzione del maestro unico nelle scuole elementari.
L'Europa chiede più scuola, più sapere e l'Italia che fa?
Il contrario!
Rientrodurre il maestro unico è compiere, di sicuro, un passo indietro di almeno mezzo secolo. Se non addirittura si ritorna al tempo del libro cuore, senza offesa per quel libro mio compagno di tanti pomeriggi.
Perchè tutto questo? Bella domanda!
Molto probabilmente si tenta di mascherare con questa supposta riforma quello che è il vero scopo del provvedimento: incassare o meglio risparmiare in poco meno di 4-5 anni 8miliardi di euro. Questa è la cifra stimata, che dovrebbe restare nelle casse dello stato.
Un risparmio quindi certo ottenuto tagliando centinaia di migliaia di posti di lavoro ma al contempo che produrrà anche un effetto negativo: quello di un drastico ridimensionamento del servizio scolastico pubblico in favore forse di quello privato. Inoltre un'altra diretta conseguenza della L.133/08 sarà la chiusura di decine e decine di plessi scolastici.
Molte scuole, soprattutto nei piccoli centri urbani, non ci saranno più. A scomparire sarà anche un altro degli elementi cardine dell'istruzione primaria italiana: il tempo pieno. Bisogna fare attenzione, chi sostiene che il tempo pieno non sarà toccato dalla riforma o che addirittura aumenterà mente sapendo di farlo.
Rifletteteci un poco e capirete perchè!
Se prima, per ogni 2 classi, c'erano 3 insegnanti d'ora in poi sarà uno per classe, a seguire e istruire dai 20 ai 30 alunni e che svolgerà il suo orario lavorativo settimanale esclusivamente di mattina. Pertanto al pomeriggio non potrà esserci altro che un sorta di dopo-scuola, trasformando il tempo pieno di fatto in un parcheggio pomeridiano per i bambini, che nulla ha da condividere con l'offerta didattica di cui fino ad ieri, prima della 'riforma Gelmini', gli alunni potevano usufruire con il tempo pieno.
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ARRIVERA' PER NATALE UNA 'SOCIAL CARD' AD OLTRE 1MLN DI ITALIANI 'POVERI'
C’è un detto che dice: "meglio poco che niente!".
In questo caso tra il poco e il nulla ci sono così poche differenze che è difficile distinguerli.
La 'social card, almeno per il momento, sembra più l’ennesimo spot varato dal governo che piuttosto un provvedimento serio in grado di aiutare per davvero i più bisognosi.
Nessuno però si è ricordato di dire che ogni spesa effettuata con la 'social card' in automatico sarà data una commissione alla Mastercard che è la società che ha emmesso ed è la proprietà della card.
Bhe! Almeno qualcuno di certo ci guadagnerà da questa iniziativa...
Appare strano che un'iniziativa così benefica abbia comunque dei costi accessori...stranezze tutte italiane!
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Parole....di Abraham Lincoln
Non si può arrivare alla prosperità scoraggiando l'impresa.Non si può rafforzare il deboleindebolendo il più forte.Non si può aiutare chi è piccoloabbattendo chi è grande.Non si può aiutare il poverodistruggendo il ricco.Non si possono aumentare le pagherovinando i datori di lavoro.Non si può progredire serenamentespendendo più del guadagno.Non si può promuovere la fratellanza umanapredicando l'odio di classe.Non si può instaurare la sicurezza socialeadoperando denaro imprestato.Non si può formare carattere e coraggiotogliendo iniziativa e sicurezza.Non si può aiutare continuamentela gente facendo in sua vece quello che potrebbee dovrebbe fare da sola.
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