Afragola (NA). Pirateria marittima, difesa armata navi commerciali e vicenda marò: convegno al Liceo Scientifico ‘Brunelleschi’
Il Liceo
Scientifico Statale ‘F. Brunelleschi’ di Afragola (NA) nell’ambito di un’ottica
che va ben lontana dai consueti canoni ha voluto, attraverso il suo Dirigente
Scolastico, prof. Aniello Milo inserirsi in un contesto ampio e internazionale.
Questa volontà ha fatto in modo che il 15 marzo scorso si svolgesse presso tale
Liceo afragolese un convegno. Un fatto consueto se si pensa ai tanti convegni e
tavole rotonde che ogni anno vengono ospitati dalle scuole di ogni ordine e
grado italiane. La novità, in questo caso, risiede nel fatto che si è trattato
di un convegno particolarmente delicato sia per l’argomento trattato sia per la
necessità di dover invitarvi, come portatori di testimonianza del loro operato,
particolari soggetti che forse a taluni individui hanno fatto storcere un po’ il
naso e non solo quello.
Quello che si è svolto nella mattina del 15 marzo ad
Afragola è indubbiamente un evento nuovo e importante nell’ambito della scuola.
Si è cercato infatti, di spiegare il
fenomeno della Pirateria Marittima, la prima volta in una scuola
italiana, e approfondire al meglio i
temi relativi ad esso. Per far questo si è ricorso a numerosi e qualificati studiosi,
esperti del fenomeno e operatori del settori della difesa e della sicurezza
delle navi mercantili italiane. Questi attraverso i loro bellissimi e incisivi intervenuti
hanno ampiamente trattato l’argomento pirateria somala che condiziona
fortemente attività economiche nazionali e internazionali anche di importanza
strategica.
Lo Sforzo fatto dal D.S. del ‘Brunelleschi’ di voler
trattare tutti gli aspetti del fenomeno lo ha portato ad avvalersi anche del
supporto di validi e qualificati giornalisti internazionali e nazionali esperti
del fenomeno e qualificati interlocutori e moderatori del dibattito. Grazie a tutti questi si è riusciti a costruire un ottimo confronto
tra le varie parti protagoniste in un modo o in altro del fenomeno. Come era
intenzione la mattinata del 15 marzo scorso si
trasformata in un’occasione di confronto e di approfondimento. Si è
parlato di Pirateria Marittima somala in particolare della visione globale
della situazione ad essa legata. Si è parlato del quadro giuridico e
giudiziario, degli studi comparativi delle migliori pratiche regionali e internazionali
nel contrasto al fenomeno e della difesa armata e della scorta navale delle navi
commerciali italiane. Alla fine quello
che si è svolto è stato semplicemente un evento che ha spiegato il fenomeno e ha approfondito al meglio, grazie ai validi e
qualificati interlocutori intervenuti, le diverse tematiche ad esso legate o
per una ragione o per un’altra.
In pratica sono stati onorati tutti gli obiettivi che il
Convegno si era prefissato. Senza ombra di dubbio oltre ad essere stata un’occasione
di discussione e di approfondimento ha di certo suscitato sicuro interesse
nella folta platea che vi assisteva. Una pubblico per lo più composto dagli
stessi studenti del Liceo ‘Brunelleschi’, ma anche da semplici cittadini e qualche rappresentante
della società civile locale e non. E’ ovvio che ogni iniziativa va sempre
premiata e lodata, ma anche criticata nella giusta dose e validità. Forse
qualcuno ha disatteso tutto questo. Però, resta il fatto che ad Afragola grazie
al Prof Milo si sono seduti intorno allo
stesso tavolo a discutere e a testimoniare su un argomento cosi importante
quale è la pirateria somala e la difesa armata delle navi commerciali vari
interpreti e esperti del settore di valore nazionale e internazionale. Inoltre,
si è innescato anche un dibattito di valenza internazionale su una vicenda quella
dei due sottufficiali di Marina, Massimiliano LaTorre e Salvatore Girone che
dal febbraio del 2012 sono trattenuti contro la loro volontà in India. I due
fanti di marina sono ritenuti responsabili della morte di due pescatori indiani
uccisi in mare perché scambiati per pirati somali.
A dare una chiara e reale lettura della
vicenda l’Ambasciatore Giulio Terzi che al momento dello scoppiare della crisi
tra India e Italia a seguito dell’incidente era Ministro degli Esteri. Il suo è
stato un intervento forte, sentito e vero.
Il D.S. prof Milo è stato lui ad aprire i lavori del
convegno. A fatica è riuscito ad ottenere il silenzio e l’attenzione di tutti i
presenti in sala. Nel corso del convegno sono intervenuti uno dopo l’altro i
vari interlocutori invitati. Si è trattato di una partecipazione importante in
alcuni casi in quanto erano fra loro alcuni
che hanno vissuto la pirateria marittima di persona e quindi ben conoscono il fenomeno
e i suoi drammatici risvolti. Come il giornalista Ferdinando Pelliccia che ha
illustrato i vari aspetti del fenomeno andando anche a trattare argomenti
difficili e tragici come il sequestro, detenzione e liberazione di marittimi
membri degli equipaggi delle navi sequestrate dai pirati somali. Alessio
Mascherana ha portato la sua testimonianza di un assalto pirata ad un cargo
italiano ‘Montecristo’ avvenuto nel 2011. Una nave di cui Mascherana era parte del
team di sicurezza privato presente a bordo. Alessio e i suoi compagni hanno
messo in salvo l’equipaggio della nave sottraendoli ai pirati somali che si
sono impossessati della stessa evitandogli una prigionia che di certo li
avrebbe segnati per tutta la vita. Allora la legge italiana non consentiva
ancora l’imbarco armato di questi uomini con il
D.M. 266/2012 è stato poi, regolamentato il ricorso alle guardie di sicurezza private armate a bordo
delle navi mercantili italiane contro gli atti di pirateria. Un passaggio che
ha completato il sistema delineato dalla legge 130/2011. Una normativa che ha
introdotto il ricorso ai Nuclei Militari
di Protezione, NMP, per la protezione delle navi commerciali italiane. Nuclei composti
da sei militari di marina, gli specialisti del Reggimento San Marco. Per i fatti relativi alla vicenda dei due
marò la 130/2011 si è dimostrata incompleta e non soddisfacente pienamente
l'esigenza degli Armatori italiani. Oltre a Mascherana ha portato la sua
testimonianza anche Carlo Biffani che ha voluto fare una sorta di ragionamento per
capire, per imparare che insegnamento si ricava dalla vicenda marò. Biffani ha
spiegato che Girone e LaTorre hanno dato
due insegnamenti a tutti. Hanno insegnato che ci sono dei valori che non si possono barattare con
niente e sono dignità personale e senso dell’onore. Biffani ha voluto anche
evidenziare quanto sia stato
significativo e importante il fatto che Giulio Terzi da Ministro degli Esteri
si sia dimesso in contrasto con la
decisione presa dal governo Monti di rimandare i due marò in India. Biffani ha raccontato
della sua esperienza nel campo della sicurezza e di come sia nata la sua
attenzione verso il fenomeno della pirateria marittima. Un fenomeno che secondo
lui è condotto da persone determinate e risolute. Biffani ha anche spiegato che
lui in tempi non sospetti, 2007, ha
lanciato l’allarme ma di non essere stato ascoltato. Anzi, il fenomeno è stato
sottovalutato fino a quando i pirati non hanno cominciato a sequestrare le navi
commerciali italiane. Importante la testimonianza portata da Renato Faller un
veterano del Reggimento San Marco. Sulla sua giacca spiccava la mostrina del
San Marco. L’ex militare ha spiegato che quello che è accaduto al largo dell’India
è definibile imbarazzante. Faller ha
spiegato quali sono le procedure che vengono attivate per mettere in sicurezza
la nave e il suo equipaggio quando si attraversa un mare ostile. Il marò ha
spiegato che durante la difesa delle navi mercantili in mare esiste quindi un
protocollo attivo di difesa come anche i
militari preposti alla difesa delle navi sono soggetti a determinate regole d’ingaggio.
Per cui è difficile che vengano commessi degli abusi.
Fin dall’inizio è apparso subito difficile
gestire la folta platea di studenti che partecipavano al convegno. Un continuo
vocio e rumore ha fatto da sfondo per tutta la sua durata al convegno. Questo
di certo non ha però, nociuto alla giornata dedicata alla riflessione,
testimonianza e discussione sul fenomeno della Pirateria Marittima. L’entusiasmo
straordinario della platea e la sua
partecipazione si sentiva tutta. Lo stesso Ambasciatore Giulio Terzi ci ha
tenuto ad evidenziarlo nel corso del suo intervento avvenuto in più fasi del dibattito.
Salutando con orgoglio tutti i presenti e in particolare i tanti ragazzi
presenti Terzi si è rivolto loro dicendo di essere bravissimi ad essere
partecipi dell’ impegno per riportare a
testa alta due uomini valorosi, i marò,
che difendevano gli interessi, la vita, la sovranità del nostro Paese in
acque infestate dai pirati somali ’.
Curiosamente al tavolo i vari relatori si
sono seduti in maniera tale da rappresentare figurativamente anche la loro idea
in merito al fenomeno e alla vicenda marò. Alla destra del moderatore, il
giornalista Claudio Filippini erano seduti esperti e testimoni del fenomeno
alla sinistra esperti di diritto e studiosi del fenomeno.
Per focalizzare il quadro della vicenda dal
lato giuridico è intervenuto il dott Lucio Molinari Procuratore capo della
Procura Militare Tribunale di Napoli che ha esordito chiarendo lo status dei
due marò che non sono detenuti ma ostaggi in India. Molinari ha spiegato che chiarire
quello che è veramente accaduto al largo dell’India non è il vero problema. In
merito a quanto è accaduto non ci sono dubbi, ha spiegato il Procuratore, il
problema è chiarire invece, la posizione dell’India. Se sia legittima o meno il
suo rivendicare la giurisdizione esclusiva sull’accaduto. Questo è messo in
discussione soprattutto perché i militari italiani erano li in quanto inviati
dallo Stato italiano e per quello che si dice rapporto di immedesimazione
organica essi in quel momento rappresentavano
lo Stato italiano e godevano quindi di immunità funzionale. Il problema è che
il diritto internazionale è un diritto molto affidato alle convenzioni, ai
patti e soprattutto alla forza. In concreto ha spiegato Molinari, il diritto è
dalla parte dell’Italia ma lo stato dei fatti è che l’India ha in ostaggio i
due militari italiani. La constatazione da fare sull’accaduto è che forse per i
nostri militari imbarcati sulle nostre navi mercantili si potrebbe invece di
applicare il codice militare in tempo di pace quello militare di guerra. In
questo modo si sarebbe riusciti ad ottenere maggiore appoggio dalla comunità
internazionale. Concludendo il procuratore ha voluto soffermarsi sulle regole d’ingaggio
che regolano l’operato dei militari italiani sulle navi commerciali di
bandiera. Il Dott Molinari ha spiegato che seppure la difesa sia affidata ai
militari ogni decisione di manovra della nave è prerogativa del comandante della
stessa. Sarebbe utile stabilire che invece,
anche la manovra della nave sia sottoposta, in caso di attacco pirata,
al comando militare. In questo caso, ha spiegato il procuratore, di certo si
sarebbe evitato quello che è accaduto in India perché di certo il comando
militare non avrebbe dato il permesso al comandante della Enrica Lexie di
tornare indietro. Subito dopo è intervenuto l’avvocato Giorgio Carta esperto di
diritto militare e l’On Maurizio Turco parlamentare autore di numerose
interrogazioni parlamentari a riguardo del fenomeno. I loro interventi hanno
aperto una serie di ragionamenti per aiutare a capire. Luca Marco Comellini
segretario del Partito dei Militari, PDM, ha invece, spiegato i costi sostenuti
dall’Italia per la difesa armata militare delle navi commerciali italiane e i suoi
meccanismi.
Nel corso del convegno è stata effettuata eccezionalmente
anche un collegamento telefonico via satellite con la nave Cavour della Marina
Militare italiana appartenente al 30 ° gruppo navale. L’unità navale da guerra
è impegnata in un tour mondiale insieme alla Fregata Bergamini, la nave
rifornimento Etna e il pattugliatore Borsini. Il collegamento è avvenuto mentre
la nave era in Senegal alla fonda nel porto di Dakar. Al telefono il comandante
Aletta capo servizio delle operazioni della nave Cavour che ha spiegato i
compiti del gruppo navale a riguardo del contrasto alla Pirateria Marittima nel
corso del suo tour e alcuni aspetti del fenomeno anche a riguardo di quello in
corso oltre che al largo della Somalia nel Golfo di Guinea.
di seguito il link dove poter ascoltare la registrazione audio evento eseguita da Radio Radicale
di seguito il link dove poter visionare una parte dell'evento attraverso una registrazione video amatoriale
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STOP ALLE VIOLENZE IN SIRIA
Il mondo non può più stare a guardare mentre migliaia di siriani si vedono privati della libertà e della vita.....
DARFUR:NON C'E' PIU' TEMPO DA PERDERE!
IN DARFUR SONO DECINE SE NON CENTINAIA LE PERSONE CHE MUOIONO OGNI MESE...
FAI LORO DEL BENE... AIUTA I RIFUGIATI E I PROFUGHI DEL DARFUR FACENDO UNA DONAZIONE ALL'AGENZIA ONU PER I RIFUGIATI UNHCR CHIAMA LO 0680212304 PER SAPERE COME FARE....
RICORDATI BASTANO 31 EURO PER ACQUISTARE 8 COPERTE, 51 EURO PER UNA TENDA E 200 EURO PER DARE ASSISTENZA MEDICA A 25 FAMIGLIE...
In Darfur dal 2003 ad oggi sono state compiute esecuzioni, anche di massa, stupri, soprattutto di massa, nei confronti di donne, uomini e bambini e interi villaggi sono stati rasi al suolo. Il terrore è stato usato come pratica generalizzata e a sfondo razziale mentre lo stupro è diventato una vera e propria arma da guerra.
Il governo sudanese di Khartoum da parte sua ha bombardato senza sosta i civili, e ha reso sempre più difficili le operazioni di soccorso delle organizzazioni umanitarie nei confronti delle genti del Darfur, fino al punto di far scappare via la maggior parte delle Ong operanti nella regione sudanese e liberarsi così di scomodi testimoni di quanto accadeva in quei luoghi. La stessa tattica è stata seguita prima con i peacekeepers dell'Ua e poi con quelli dell'Onu...
Tutto il mondo è a conoscenza di quanto accade in quella remota regione sudanese e lancia denunce. Da un lato Washington parla di genocidio, dall’altro l'Onu parla di catastrofe umanitaria e di pulizia etnica.
Il tutto però resta nella totale impunità!
Intanto, dal Febbraio 2003 anno in cui è iniziata la ribellione della popolazione di etnia africana del Darfur, circa 6 milioni in maggioranza musulmana e in parte animista, contro il governo sudanese, musulmano ma integralista e soprattutto di etnia araba e bianca, è scoppiato il conflitto che ha causato finora circa 300mila morti e due milioni e mezzo di profughi. Una protesta nata per lo stato di totale abbandono e sfruttamento in cui la popolazione nera era tenuta. La repressione del governo centrale è stata spietata, soprattutto facendo uso dei Janjaweed, i diavoli a cavallo, che sono milizie nomadi di etnia araba che hanno compiuto tutti gli orrori possibili e inimmaginabili contro le genti del Darfur di etnia nera, per lo più contadini e pastori.
La guerra chi puo raccontarla? E' difficile farlo ma tutti possiamo immaginare come sia il sentire l'odore dei morti abbandonati nelle strade o sotto le macerie, il vedere i bambini che muoiono di fame accanto al cadavere della madre, il sentire il lamento dei feriti e lo strazio dei sopravvissuti, di chi si vede impotente e maledice chi gli ha portato via tutto.
Nella Striscia di Gaza siamo ormai quasi alla terza settimana di bombardamenti e inesorabilmente, come non potrebbe essere diversamente con tutta la tecnologia militare del 21° secolo che gli israeliani stanno usando, il numero dei morti tra i civili continuato ad aumentare, mentre l'esercito israeliano bombarda le loro case si moltiplicano tra i palestinesi le scene di disperazione e di dolore causati dagli effetti devastanti della guerra che certamente non sono cambiati nel tempo anzi al contrario.
Il 12 giugno 2010 è caduto il primo anniversario delle contestate elezioni iraniane. Elezioni che decretarono la riconferma a presidente dell’Iran di Mahmud Ahmadinejad. Il Paese ha vissuto le prime ora di questa giornata con una calma carica di tensione che poi, è scoppiata nel pomeriggio intorno alle 16, le 13.30 italiane con i primi scontri tra manifestanti e forze di sicurezza nei pressi dell’Università Sharif di Teheran. Era impensabile che l’opposizione iraniana del movimento riformista dell’Onda Verde si facesse scappare questa occasione per proclamare il proprio dissenso al regime degli Ayatollah. I luoghi delle sanguinose proteste post elettorali di un anno fa si sono quindi di nuovo riempiti di manifestanti. Questo, nonostante l’appello dei leader dell’opposizione, Moussavi e Karroubi, a evitare di scendere in piazza e nonostante che le forze di sicurezza avessero preso posizione in vari punti strategici del centro di Teheran per prevenire manifestazioni. Nonostante le proteste e le accuse di brogli elettorali il contestato presidente Ahmadinejad ha potuto proseguire nel suo mandato, quasi certamente usurpato, grazie all’appoggio dell’ayatollah Ali Khamenei, la Guida Suprema. La lotta continuerà. Viva la Persia! Viva il movimento riformista!?xml:namespace>
Italia. Violenza sessuale è allarme sociale
Dopo i recenti casi di stupri, a Roma, Bologna e Milano non si riesce quasi più a tenere il conto degli episodio di violenza sessuale che, dall'inizio dell'anno, si stanno susseguendo in Italia ad opera principalmente di stranieri. Un orribile reato che si verifica nelle grandi città metropolitane come nei piccoli centri urbani. Emergono dati da brividi dalle informazioni fornite dal Presidente facente funzioni del Tribunale di Como Giuseppe Anzani e dal Procuratore capo Alessandro Maria Lodolini. Ogni 4 giorni in Procura a Como arriva una denuncia per violenza sessuale. I fascicoli aperti tra luglio 2007 e giugno 2008 sono stati 89, tra violenze sessuali e pedofilia. Ma è solo la punta di un iceberg in quanto, il reato, per la quasi totalità è sommerso perché prevale ancora la paura e la vergogna a denunciare la violenza subita. Fino ad oggi la violenza che subivano le donne era soprattutto domestica, ma gli episodi di violenza che hanno visto protagoniste, loro malgrado, delle donne avvenuti negli ultimi giorni, per le strade, propongono una nuova emergenza. Un autorevole testimonianza è portata da Telefono Rosa che da anni conosce il fenomeno ed assiste le vittime. “Ciò che sta avvenendo dall'inizio dell'anno, precisa il presidente Maria Gabriella Carnieri Moscatelli, mi preoccupa. Non so se è solo l'effetto di maggiori denunce ma, dal nostro osservatorio, non era mai stato rilevata una cosa simile”. Gli avvenimenti degli ultimi giorni non fanno altro che conferma un'allarmante costante: in testa alla classifica degli autori di stupri ci sono gli stranieri. Il triste primato vede fra i primi i romeni, seguiti da marocchini e albanesi che sembra abbiano dato il via ad una esecrabile escalation di violenza contro le donne. Assodato che nella stragrande maggioranza dei casi questi episodi sono commessi da stranieri, spesso clandestini, ora si deve dare a tutto questo uno stop. Certezza della pena, custodia cautelare in carcere per chi è accusato di violenza sessuale ed esclusione di attenuanti per chi delinque sotto effetto di alcool e droghe. Tutto ovviamente tenendo conto di due elementi fondamentali: abbattere l'allarme sociale provocato da questo tipo di reati e tutelare la dignità della vittima, che va assicurata anche nel percorso dibattimentale.
Per raggiungere un risultato anzitutto è importante l'introduzione nel ddl sicurezza dell'obbligo del carcere per chi stupra. Forse il decreto 'anti-stupro' sarà pronto per venerdì esso dovrebbe contenere, come annunciato, importanti novità: gli accusati di stupro non potranno beneficiare della libertà condizionale, ci sarà un avvocato a spese dello Stato per le vittime di violenza sessuale, arriveranno nuovi presidi di polizia con relativi stanziamenti, saranno anticipate le norme contenute nel ddl anti-molestie che la Camera ha già approvato. Tra le altre cose, ci dovrebbero essere anche aggravanti se a commettere violenza sono familiari, partner o tutori; un pesante aggravio di pena se la vittima è sotto i 14 anni; uguale trattamento, invece, se la vittima è maggiorenne o appena sotto i 18; ergastolo sicuro, se allo stupro segue la morte della vittima. Mano pesante anche per i complici: nessuna possibilità di godere dei domiciliari neppure per i favoreggiatori.
***
La scuola pubblica in Italia con la 'Riforma Gelmini'
Esprimo la mia piena solidarietà con tutti coloro che protestano contro la Legge 133/08 la cosidetta 'Riforma Gelmini'....
Le cifre presentate nel decreto fanno venire i brividi: i tagli previsti dal decreto legge 112, poi convertito nella legge 133/08, e gli ulteriori provvedimenti contenuti nel decreto 137 porteranno, a livello nazionale, ad una riduzione di circa 100mila posti tra il personale docente e di 43mila posti tra quello Ata (ausiliari, tecnici e amministrativi).
Per molti, anche per i non addetti ai lavori, l'effetto provocato dalla legge che in pratica azzererà in poco tempo le faticose conquiste di anni e anni, non solo in termini di posti di lavoro, ma anche di mission- educativa e di didattica, rende il momento dei più cupi e tristi degli ultimi anni. Ai tagli vanno poi sommati, le conseguenze che scaturiranno dalla reintroduzione del maestro unico nelle scuole elementari.
L'Europa chiede più scuola, più sapere e l'Italia che fa?
Il contrario!
Rientrodurre il maestro unico è compiere, di sicuro, un passo indietro di almeno mezzo secolo. Se non addirittura si ritorna al tempo del libro cuore, senza offesa per quel libro mio compagno di tanti pomeriggi.
Perchè tutto questo? Bella domanda!
Molto probabilmente si tenta di mascherare con questa supposta riforma quello che è il vero scopo del provvedimento: incassare o meglio risparmiare in poco meno di 4-5 anni 8miliardi di euro. Questa è la cifra stimata, che dovrebbe restare nelle casse dello stato.
Un risparmio quindi certo ottenuto tagliando centinaia di migliaia di posti di lavoro ma al contempo che produrrà anche un effetto negativo: quello di un drastico ridimensionamento del servizio scolastico pubblico in favore forse di quello privato. Inoltre un'altra diretta conseguenza della L.133/08 sarà la chiusura di decine e decine di plessi scolastici.
Molte scuole, soprattutto nei piccoli centri urbani, non ci saranno più. A scomparire sarà anche un altro degli elementi cardine dell'istruzione primaria italiana: il tempo pieno. Bisogna fare attenzione, chi sostiene che il tempo pieno non sarà toccato dalla riforma o che addirittura aumenterà mente sapendo di farlo.
Rifletteteci un poco e capirete perchè!
Se prima, per ogni 2 classi, c'erano 3 insegnanti d'ora in poi sarà uno per classe, a seguire e istruire dai 20 ai 30 alunni e che svolgerà il suo orario lavorativo settimanale esclusivamente di mattina. Pertanto al pomeriggio non potrà esserci altro che un sorta di dopo-scuola, trasformando il tempo pieno di fatto in un parcheggio pomeridiano per i bambini, che nulla ha da condividere con l'offerta didattica di cui fino ad ieri, prima della 'riforma Gelmini', gli alunni potevano usufruire con il tempo pieno.
...
ARRIVERA' PER NATALE UNA 'SOCIAL CARD' AD OLTRE 1MLN DI ITALIANI 'POVERI'
C’è un detto che dice: "meglio poco che niente!".
In questo caso tra il poco e il nulla ci sono così poche differenze che è difficile distinguerli.
La 'social card, almeno per il momento, sembra più l’ennesimo spot varato dal governo che piuttosto un provvedimento serio in grado di aiutare per davvero i più bisognosi.
Nessuno però si è ricordato di dire che ogni spesa effettuata con la 'social card' in automatico sarà data una commissione alla Mastercard che è la società che ha emmesso ed è la proprietà della card.
Bhe! Almeno qualcuno di certo ci guadagnerà da questa iniziativa...
Appare strano che un'iniziativa così benefica abbia comunque dei costi accessori...stranezze tutte italiane!
***
Parole....di Abraham Lincoln
Non si può arrivare alla prosperità scoraggiando l'impresa.Non si può rafforzare il deboleindebolendo il più forte.Non si può aiutare chi è piccoloabbattendo chi è grande.Non si può aiutare il poverodistruggendo il ricco.Non si possono aumentare le pagherovinando i datori di lavoro.Non si può progredire serenamentespendendo più del guadagno.Non si può promuovere la fratellanza umanapredicando l'odio di classe.Non si può instaurare la sicurezza socialeadoperando denaro imprestato.Non si può formare carattere e coraggiotogliendo iniziativa e sicurezza.Non si può aiutare continuamentela gente facendo in sua vece quello che potrebbee dovrebbe fare da sola.
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