Il Sudan sembra non trovare pace. La regione
meridionale, che da pochi anni è uno stato a se e si chiama Repubblica del Sudan del Sud, è insanguinata
da nuovi scontri e violenze. Scontri che potrebbero essere l’avvisaglia dello
scoppio dell'ennesimo conflitto inter-etnico in quella parte del mondo.
Uno scontro come quello già in corso nella
regione sudanese del Darfur dove l’etnia dominante araba sta compiendo atrocità
senza fine nei confronti della popolazione di etnia africana. Finora degli
oltre sei milioni di abitanti, sono morti centinaia di migliaia di persone e
diverse milioni hanno cambiato il loro status in profughi.
Nel Sudan del Sud sono presenti molte diverse
popolazioni. Le tribù in cui si distinguono sono quelle dell’etnia dei Ngok
Dinka, che di fatto è la più numerosa e dominante, dei Lou Nuer, Acholi,
Shilluk Kiir.
Tra queste tribù è in corso una vera e propria faida che
si consuma da anni.
Ancora una volta l’origine degli scontri in Sud Sudan, che sembrano essere
iniziati il 15 dicembre scorso, è da ricercare proprio nell’inimicizia tra queste
tribù è in particolare tra i Dinka e il gruppo etnico dei Lou Nuer.
Quindi si tratta della consueta lotta intestina tra le
varie etnie in cui si divide la popolazione sudanese.
Il fatto però, che stavolta questi scontri siano iniziati a Juba e poi, estesisi a macchia d’olio
nel resto del Paese africano, non risparmiando nemmeno i caschi blu della
missione di pace ONU, la UNMISS, dislocati nel Paese, è un segnale del
deterioramento del potere centrale.
A scontrarsi per primi sono stati infatti, i
militari fedeli al presidente Salva Kiir, un Dinka, e quelli fedeli all’ex-vicepresidente
Rjek Nachar, etnia Nuer, defenestrato dal primo la scorsa estate ed ora suo grande
oppositore. Sembra che quest’ultimo abbia tentato un colpo di stato fallito nel
sangue.
Questi scontri da scontro di potere si sono poi,
subito trasformati in uno scontro etnico e si sono allargati ancora una volta
anche alla regione dello Jonglei nell'est del Paese africano. Si tratta dello
Stato più grande dei 10 che costituiscono il Sud Sudan e dove vi sono i giacimenti
petroliferi più ricchi il cui controllo è fondamentale.
L’economia di molte stati del Paese africano, una
volta uno solo ed ora diviso in due, sono basate sull’allevamento, sulle
risorse agricole, ma soprattutto sul petrolio. Per cui le tribù che ne hanno il
pieno controllo sono considerate le più ricche e la ricchezza comporta poi, detenere
il potere.
Il Sudan del Sud è nato come stato nel mese
di luglio del 2011. La nascita della Repubblica
del Sudan del Sud venne salutata da tanti con enfasi e speranza. La speranza
era che soprattutto si appianassero tutte quelle divisioni che fino ad allora
avevano caratterizzato la quotidianità del Sudan quando era un solo stato. Ed
invece, appena pochi mesi dopo, nel gennaio del 2012, scoppiavano in
alcune parti del Sud Sudan violenti e sanguinosi scontri inter-etnici
contrassegnati, come sempre accade in quella parte del mondo, da massacri di
gente inerme. Barbarie senza fine anche allora si registrarono in particolare
nello Stato di Jonglei.
Allora a scatenare la furia omicida furono gli
uomini della tribù Lou Nuer che attaccarono l’etnia rivale dei Murle.
La tensione nel Sud Sudan. negli ultimi mesi,
è cresciuta giorno dopo giorno, innescata dai tanti atti ostili al governo di
Juba forse anche alimentati dall’esterno.
Si teme infatti, che dietro a questo
riesplodersi delle ostilità ci sia la rivalità
mai sopita tra Sud e Nord del Sudan che risale ancor prima
dell'indipendenza del Paese dalla Gran Bretagna avvenuta nel 1956.
Una rivalità che ha già una volta condotto a
due guerre. La prima e la Seconda guerra civile sudanese. Una lotta intestina
combattuta tra le milizie dell'armata di liberazione popolare del Sudan, SPLA, costituite
da quasi tutti i gruppi etnici del sud, e le forze armate sudanesi, Saf. Uno
scontro che si svolse prevalentemente al Sud e che per i primi aveva come
obiettivo ottenere l'indipendenza dal Nord del Sudan poi, raggiunta ma a caro
prezzo e per i secondi non perdere un territorio ricco di petrolio. Oggi l’SPLA
si trasformato in partito politico, il
Sudan People’s Liberation Movement, SPLM, al potere nel Paese e i suoi milziani
sono stati arruolati nei ranghi dell’esercito sud sudanese.
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Questa annosa rivalità ha avuto come conseguenze
la mancata costruzione di importanti infrastrutture, come le vie di
comunicazione, utili allo sviluppo del Paese e al suo arricchimento, alla fuga
di gran parte della sua popolazione ora profughi nei campi dell’Etiopia e del
Kenya, su una popolazione di circa 8 milioni di persone almeno 5 milioni si
trovano al di fuori dei confini del Paese africano. Inoltre, a causa di questa
devastante guerra parecchie aree del suo territorio oramai sono diventate solo
deserto.
A causa di questa guerra ancora oggi gran
parte della popolazione nel Sud pratica un'economia di sussistenza.
Purtroppo una prima evidente conseguenza di questa
nuova escalation di violenze è proprio l’aggravarsi della già precaria
situazione umanitaria. Come sempre accade in questi casi per sfuggire al dramma
della guerra migliaia di persone hanno abbandonato ogni loro avere e sono
scappate nelle regioni confinanti.
Nel corso di questa ventennale guerra sono morte più di 2 milioni di persone. Solo con la
pace siglata nel 2005 tra l'SPLA ed il governo centrale di Khartoum, venne
posto fine alla guerra civile sudanese e venne stabilito il percorso che
avrebbe poi, portato al referendum per l'indipendenza della regione meridionale
dal Nord.
Questo, riaccese le speranza in chi voleva credere
in un futuro ricco di vita e di crescita.
Nell’arco dei
pochissimi anni, che sono trascorsi da quel memorabile giorno del 2011, invece,
tutte le divisioni interne si sono riacutizzate e come si temeva le tensioni tribali
si sono riaccese.
Di questo però, molta
colpa ne ha avuta anche il governo del neo
nato stato africano. Esso si è dimostrato del tutto inefficiente
nell’affrontare i gravissimi problemi del Paese, che appena nato era già uno
dei più poveri del mondo sebbene ricco
di risorse naturali. Inoltre, non è stato
nemmeno capace di appianare le controversie
in corso con il Nord Sudan.
Tra i due Paesi, un tempo uno solo, è aperta una diatriba per la ripartizione dei
proventi dal petrolio. Il Sudan in totale possiede riserve petrolifere
accertate pari a 6,614 miliardi di barili, che equivalgono allo 0,53 per cento
delle riserve mondiali. Il sud è la parte ricca di giacimenti, vi si trova l’80%,
mentre il nord è quella che ha le raffinerie, ben tre, e un oleodotto per
portarlo fino a Port Sudan, sul Mar Rosso da dove poi, può essere
commercializzato. I due stati africani dovendo basare le loro economie sulle risorse petrolifere hanno
fin dall’inizio puntato, entrambi, a controllarle. Come sempre a farne le spese
di questa diatriba le popolazioni civili nei riguardi dei quali si consuma un
immane dramma. Khartoum e Juba non sono mai riusciti a trovare un intesa in
merito e soprattutto il Nord non ha mai mandato giù la secessione avvenuta. Per
il Sudan del Nord essa ha portato una forte perdita economica, stimata in
miliardi di dollari in entrate dai proventi dal petrolio.
Da allora il presidente del Sudan, Omar
Hassan el Bashir, ricercato dalla Corte penale internazionale dell'Aja per
crimini contro l'umanità, genocidio e crimini di guerra compiuti nella regione
sudanese del Darfur, continua ad alimentare le tensioni tra i due stati con
proclami e minacce, mentre il suo omologo sud sudanese, Salva Kiir continua a
denunciare violazioni territoriali da parte dei militari di Khartoum sia per
aria sia per cielo.
Una vera e propria azione di logoramento in
cui specie i sudanesi del Nord sono maestri.
Ferdinando Pelliccia
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