Da lunedì prossimo il
Venezuela avrà il suo nuovo Presidente. Sarà il presidente uscente Hugo Chavez o
il candidato dell'opposizione, Henrique Capriles ex governatore del ricco Stato
di Miranda nel nord del Venezuela?
Mai come stavolta è difficile
poterlo prevedere in anticipo. Di certo domenica prossima, quando gli elettori
venezuelani, circa 19 milioni, si
recheranno a votare per decidere, con la loro preferenza, chi sarà il loro nuovo
capo dello stato per i prossimi 6 anni, la scelta sarà molto ponderata. A
pesare sulle scelte dei venezuelani anche l'incognita delle condizioni di
salute di Chavez malato di tumore e a causa del quale si è dovuto sottoporre a Cuba, nel
2011 e nel 2012, a degli interventi chirurgici e poi, ad una serie di cicli di chemio e
radioterapie.
Per sfatare ogni dubbio il presidente uscente ha però, spiegato più volte di essere guarito dal
tumore che lo ha colpito e di essere in grado di governare il Venezuela.
Secondo gli ultimi sondaggi
Chavez è in testa nella corsa con il 49,4% delle preferenze contro il 39% di
Capriles.
Un divario di circa il 10 %
separa quindi i due candidati dal conquistare lo scranno più alto nel Paese
Sudamericano. Per quan
to riguarda il candidato dell’opposizione questi, ha
guadagnato dal mese di maggio ad oggi almeno altrettanti 10 punti percentuali
rispetto al suo rivale grazie soprattutto al quell’attivismo che è invece,
mancato a Chavez.
Il leader bolivariano, forse
a causa della sua malattia, ha fatto poche uscite pubbliche rispetto al suo
rivale che ha tenuto invece, centinaia di comizi in tutto il Paese Sudamericano.
Finora, tra gli elettori indecisi
chi ha rivelato la sua scelta ha indicato che voterà per Capriles. Se questa
tendenza sarà mantenuta molto
probabilmente Chavez verrà mandato a casa. Questo, anche per il fatto che gli
elettori che sono ancora indecisi si stima siano pari a circa l'11,6% degli
elettori totali per cui il 7 ottobre prossimo
sarà la loro scelta a fare la differenza.
Comunque sia l’ago della
bilancia restano anche i giovani venezuelani.
Si tratta del 40 %
dell'elettorato che comprende la fascia di popolazione con un’età compresa tra
i 18 e i 30 anni. Anche se tra
loro ha perso molti consensi, per il fatto che Chavez è stato sempre attento
a coltivare i giovani elettori, creando per loro anche un Ministero, quello per
la Gioventù, da loro non dovrebbero venire sorprese per il presidnete uscente.
Ieri, sotto una pioggia
torrenziale, si è conclusa la campagna elettorale di Chavez con una massiccia
manifestazione nella centrale Avenida Bolivar a Caracas. Nello stesso
luogo, ma il primo ottobre scorso aveva tenuto un comizio anche lo sfidante Capriles.
Al potere dal 1999, quasi 14
anni, Chavez punta al suo terzo mandato. A sbarrargli il passo però,
stavolta vi è un candidato definibile ‘tosto’. Si tratta appunto di Capriles, unico
candidato dell’opposizione anti-chavez. Il presidente uscente però, conta sulla
grande popolarità che gode tra la fascia meno abbiente della popolazione procuratagli
soprattutto dai programmi di assistenza sociale varati nei suoi 14 anni alla
guida del Venezuela. Programmi con cui Chavez ha reso il il Paese Sudamericano tra quelli
continentali con la più bassa diseguaglianza sociale. Inoltre, il presidente uscente
gode del sostegno anche delle forze armate.
Forse anche per questo
motivo il candidato dell'opposizione lo attacca sul suo stesso terreno e si è
impegnato a mantenere i programmi di assistenza sociali varati negli ultimi
anni allargandone però, l'applicazione, e a mettere fine alla povertà, alla
corruzione, alla criminalità e alla violenza nel Paese.
Per Chavez invece, il candidato
dell’opposizione è un analfabeta politico, ignorante e di plastica. Così lo ha
infatti, definito durante un meeting elettorale nello stato di Falcon, nel
sudovest del Venezuela, rispondendo al suo invito a incontrarsi in un dibattito
televisivo.
L’esito del voto di
domenica, in caso di sconfitta di Chavez, potrebbe comportare dei cambiamenti
per il Venezuela che nel
continente americano si pone come uno
stretto alleato di Cuba ed è in ottimi rapporti con l'Iran. Un cambio alla guida del Paese
Sudamericano potrebbe anche influenzare, per il futuro, la ormai
consolidata collaborazione con Cina e Russia.
Il Venezuela basa il 95%
della sua spesa pubblica sull'esportazione di ‘oro nero’. Attualmente circa 20mila
dei 64mila barili di petrolio che quotidianamente vengono estratti nel Paese
sono consegnati alla Cina per ripagare i numerosi prestiti concessi dal Paese
asiatico dal 2007 ad oggi. Prestiti che ammontano a circa 42 miliardi di
dollari.
Lo scorso mese di settembre grazie
alle politiche di Chavez sono iniziate anche le estrazioni di petrolio a Junin-6,
blocco nel bacino dell'Orinoco, da parte dei russi in partecipazione con la
società statale Petroleos de Venezuela, PdVSA. Si tratta di fatto del primo
petrolio estratto sul continente americano da società petrolifere russe che
fanno capo al consorzio petrolifero nazionale, NNK, di cui fanno parte società
russe come la Rosneft, Lukoil, TNK-BP, Surgutneftegaz e Gazprom Neft.
La cintura petrolifera dell'Orinoco racchiude 513 miliardi di barili di
petrolio pesante e molto pesante, che rappresenterebbe la maggior riserva
petrolifera del mondo. La regione si divide in quattro campi: Boyacá, Junín,
Ayacucho et Carabobo.
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