martedì 20 settembre 2011

Pirateria marittima: un fenomeno incontenibile

La nave vietnamita battente bandiera Mongolia la MV ‘HOANG SON SUN’ è stata rilasciata dai pirati somali. La terribile esperienza vissuta dal capitano Dinh Thang Tat e degli altri marittimi vietnamiti, membri dell’equipaggio, è finita lo scorso giovedì. In tutto 24 lavoratori del mare. Purtroppo, per due di loro l’incubo si è trasformato in tragedia. Risultano scomparsi o perché sono riusciti a fuggire o uccisi durante la prigionia. La nave era stata catturata il 19 gennaio del 2011. I pirati somali hanno rilasciato nave e marittimi solo dopo aver ricevuto un riscatto. La nave si è diretta subito verso l’approdo più vicino ossia il porto di Salalah nel sud del Sultanato dell'Oman. La società armatrice della nave, la HOANG SON CO LTD, con sede a Thanh Hoa City in Vietnam, ha fino alla fine cercato di ottenere il rilascio di nave e uomini evitando di pagare un riscatto, ma come tutti, ha dovuto cedere e pagare, anche se ridotto rispetto alla richiesta iniziale fatta dei pirati somali. I pirati somali infatti, hanno come loro unico scopo, nel compiere la loro attività criminale, quello di ricavarci soldi. Non importa quanto tempo ci voglia. E’ stato stimato che ogni anno l’attività piratesca frutti ad un pirata somalo mediamente 70mila dollari. I moderni filibustieri somali sono disposti ad aspettare anche mesi prima che la compagnia di navigazione proprietaria della nave catturata o il governo a cui appartengono nave ed equipaggio paghino per il loro rilascio. A nulla è valso ogni tentativo di tergiversare o di cercare mediazioni impossibili. Alla fine è stato pagato un riscatto che per la MV ‘HOANG SON SUN’ è stato di 4,8 mln di dollari a fronte degli 8 richiesti. Il problema di fondo, che è comune a gran parte del naviglio che solca i mari, è che per la nave vi era copertura assicurativa contro i dirottamenti, mentre per l’equipaggio e il carico non vi era alcuna assicurazione. Per cui quando i predoni del mare pretendono un grosso riscatto come contropartita per il rilascio della nave catturata spesso gli armatori non sono in grado di pagare la somma. In alcuni casi gli armatori ricorrono al sostegno dello stato a cui appartengono o agli assicuratori. Questo in maniera spesso ufficiosa. I governi di molti Paesi hanno infatti, dichiarato ‘guerra’ alla pirateria marittima al largo della Somalia che sta gettando nel caos il trasporto marittimo internazionale lungo una delle vie d’acqua più importante per la navigazione commerciale, quella che collega l’Asia con l’Europa. In quello che è stato ribattezzato ‘il mare dei pirati’ sono dispiegate le navi da guerra di almeno 25 Paesi. Oltre agli USA e i suoi alleati della NATO, anche quelle della Russia, Cina, India, Giappone, Pakistan, Corea del Sud, Malesia, Arabia Saudita, Iran, Egitto, Filippine, Australia e altri. Un dispositivo antipirateria suddiviso in diverse missioni internazionali come quello creato dal Pentagono e gestito dalla V Flotta USA, il ‘Combined Task Force, Ctf-151’, quella dell’Alleanza Atlantica ‘Ocean Shield’ e la missione 'Atalanta' a guida Ue. Persino l’ONU è coinvolto nella lotta alla pirateria marittima. La prima missione navale internazionale in chiave antipirateria marittima venne proprio autorizzata dal Consiglio di Sicurezza con la risoluzione 1838 del 5 ottobre 2008. Una risoluzione che autorizzava qualsiasi nave a perseguire le navi pirate nelle acque territoriali somale. Di fatto qualsiasi nave da guerra di un Paese che dichiara di voler combattere la pirateria marittima può indiscutibilmente navigare in lungo e in largo nel mare del Corno D’Africa e non solo. Si tratta di una lotta in cui si stanno impiegando ingenti risorse materiali ed economiche. Alla data del 16 settembre però, secondo UE NAVFOR risultano trattenute in ostaggio in mano ai pirati somali 15 navi e 321 marittimi di diversa nazionalità tra cui degli europei e in particolare 11 italiani. Mentre altri ritengono che in mano ai moderni filibustieri vi siano almeno 48 navi e 504 marittimi. Questo secondo computo appare più reale. In quanto nel conto delle navi catturate vanno conteggiate anche un numero imprecisato di navi da pesca e altre più piccole catturate dai pirati somali. Inoltre nel conteggio degli ostaggi vanno computati anche i due velisti dello Yacht sudafricano NY Choiziln i sei marittimi della MV Leopard e i sette della MV Venture Asfalto. Inoltre, a questo elenco bisogna aggiungere anche i diversi altri casi di navi, che sono state catturate al largo delle coste della Somalia, ma i cui sequestri o non sono stati denunciati o non se ne è saputo nulla in quanto non erano registrate e pertanto, sono state abbandonate al loro destino dai loro armatori e quindi scomparse senza lasciare più traccia di esse. ‘Giustamente’ chi tiene il conto tende al ribasso. Però, comunque sia questo vuol dire, visti i risultati, che si stanno spendendo inutilmente miliardi di dollari l’anno per le navi da guerra delle marine militari impegnate nelle missioni anti pirateria marittima internazionali. I pirati somali infatti, continuano a colpire, mentre i diversi governi del mondo, Italia in testa, si affannano a voler dimostrare l'efficacia della loro politica di non negoziare con i pirati somali e di non aver, almeno ufficialmente, pagato mai un riscatto. Intanto, però, gli stessi Paesi però, pagano milioni di dollari l’anno per mantenere le loro navi da guerra dispiegate nel ‘mare dei pirati’. Ogni nave da guerra costa al proprio Paese, al giorno, circa 100mila dollari. Il computo per difetto del costo della sola missione Ue ‘Atalanta’ è di circa 2 milioni di euro al giorno pari a 720milioni all’anno. All’Italia una missione di circa tre mesi di un’unità navale della Marina Militare costa circa 9 milioni di euro. Appare immediatamente chiaro che mentre da un lato si cerca di non pagare i riscatti ai pirati somali dall’altro poi, si spendono migliaia di milioni di dollari per combatterli inutilmente. Quasi converrebbe più lasciare ‘lavorare’ i pirati in tranquillità. I costi della pirateria somala in riscatti pagati è poco superiore ai 200 mln di dollari l’anno. Nelle casse dei pirati somali sono infatti, entrati nel 2008 circa 55 mln di dollari, nel 2009 oltre 100 mln di dollari e nel 2010 oltre 200 mln di dollari in riscatti pagati. Il conto è presto fatto. Un risparmio economico altissimo e meno sofferenza per tanta gente. Allora perché dal 2008 la comunità internazionale si ostina a combattere i pirati somali, mettendo in campo anche tecnologia avanzata, ma non raccogliendo alcun frutto? Il contrasto alla pirateria marittima al largo della Somalia è fortemente condizionabile da tanti fattori, ma quello che prevale su tutto è il business che ruota intorno al fenomeno. Un mare di dollari che scorre nel mare dei pirati. Denaro a cui in tanti attingono o vorrebbero. Il giorno che tutto questo cesserà, terminerà anche la ‘cuccagna’. Un esempio. Ufficialmente il governo somalo si oppone al pagamento di questi riscatti ai pirati somali perché ritiene che i milioni di dollari dati ai pirati non fanno altro che alimentare la minaccia del fenomeno. Il governo di Mogadiscio non smette mai di chiedere e ottenere dalla comunità internazionale aiuti economici, a suo dire, per poter meglio combattere la pirateria marittima sulla terraferma. I principali covi pirati però, si trovano lungo le zone costiere della Somalia, principalmente nella regione semiautonoma del Puntland dove però, Mogadiscio non ha giurisdizione. Di fatto questo business ormai non è più controllabile però, più durerà meglio sarà per chi ne gode i benifici. Nonostante che il sentiero che il denaro proveniente dai riscatti percorre è ormai ben definito e consolidato nessuno interviene per bloccarlo. Uomini d’affari lo riciclano e lo investono attraverso i Paesi sviluppati e spesso anche attraverso quelli ricchi di petrolio. Esiste un vero e proprio mercato che ruota intorno al fenomeno. L'intero processo è gestito quasi come una borsa con quotazioni che salgono e scendono a secondo del successo o fallimento degli abbordaggi delle varie gang del mare. Inoltre, gli scarsi risultati acquisiti stanno dando linfa a chi ‘pretende’ di militarizzare i mercantili imbarcandovi uomini armati. Un tentativo che di certo sta però, portando solo ad un aumento della violenza. I pirati somali hanno infatti già cambiato tattica, usando le navi catturate come ‘Navi Madri’, da dove lanciare l’attacco con i loro barchini, e i marittimi ostaggi come scudi umani. Inoltre, si registrano sempre di più attacchi pirati con delle vere e proprie flottiglie di barchini, non meno di sette. Nessuno sembra accorgersene, o fa finta, che un manipolo di uomini, i pirati somali non sono che un migliaio, stanno tenendo in scacco la comunità internazionale. A pesare su tutto, in maniera anche tale da rendere nulla l'azione di contrasto alla pirateria, è la mancanza di una giurisdizione internazionale. Questo infatti, mette in condizione le navi da guerra delle flotte antipirateria, per le regole d’ingaggio a cui sono vincolate, di non poter spazzare via la pirateria somala. I militari infatti, stranamente e in maniera assurda non possono arrestare i pirati se manca la flagranza di reato. E anche quando invece, i pirati vengono colti con le mani nel sacco non è certa la pena. Ben oltre 17 Paesi hanno finora messo sotto processo almeno 800 pirati somali. Negli USA addirittura, dopo quasi due secoli, è stato celebrato, nel 2010, un processo per pirateria marittima. Però, ad essere condannati sono stati solo un centinaio di predoni del mare. Il fenomeno della pirateria marittima al largo della Somalia ha infatti, negli ultimi tre anni acquisito un aspetto drammatico e preoccupante. Questo, nonostante che la comunità internazionale intera, si scesa in campo a combattere il fenomeno. Sembra strano, ma è la verità. Tutto questo riporta alla mente Penelope, la moglie di Ulisse, e la sua tela, tessuta di giorno e disfatta di notte per prolungare i tempi di attesa dei principi che pretendevano la sua mano.

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Una fiammella accesa per tutte le persone che soffrono al mondo

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Non mi abituerò mai a quest'immagine! Onore ai caduti

Nel mondo ogni giorno vengono compiute carneficine immani in cui le vittime sono inermi civili

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il volto di un immigrato

...a quei bravi ragazzi, figli dell'America di oggi, morti in guerra!

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DARFUR:NON C'E' PIU' TEMPO DA PERDERE!

IN DARFUR SONO DECINE SE NON CENTINAIA LE PERSONE CHE MUOIONO OGNI MESE...
FAI LORO DEL BENE... AIUTA I RIFUGIATI E I PROFUGHI DEL DARFUR FACENDO UNA DONAZIONE ALL'AGENZIA ONU PER I RIFUGIATI UNHCR CHIAMA LO 0680212304 PER SAPERE COME FARE....
RICORDATI BASTANO 31 EURO PER ACQUISTARE 8 COPERTE, 51 EURO PER UNA TENDA E 200 EURO PER DARE ASSISTENZA MEDICA A 25 FAMIGLIE...

Un bambino del Darfur

Un bambino del Darfur
aiuta ad aiutarlo sostieni le iniziative pro Darfur
In Darfur dal 2003 ad oggi sono state compiute esecuzioni, anche di massa, stupri, soprattutto di massa, nei confronti di donne, uomini e bambini e interi villaggi sono stati rasi al suolo. Il terrore è stato usato come pratica generalizzata e a sfondo razziale mentre lo stupro è diventato una vera e propria arma da guerra.
Il governo sudanese di Khartoum da parte sua ha bombardato senza sosta i civili, e ha reso sempre più difficili le operazioni di soccorso delle organizzazioni umanitarie nei confronti delle genti del Darfur, fino al punto di far scappare via la maggior parte delle Ong operanti nella regione sudanese e liberarsi così di scomodi testimoni di quanto accadeva in quei luoghi. La stessa tattica è stata seguita prima con i peacekeepers dell'Ua e poi con quelli dell'Onu...
Tutto il mondo è a conoscenza di quanto accade in quella remota regione sudanese e lancia denunce. Da un lato Washington parla di genocidio, dall’altro l'Onu parla di catastrofe umanitaria e di pulizia etnica.
Il tutto però resta nella totale impunità!
Intanto, dal Febbraio 2003 anno in cui è iniziata la ribellione della popolazione di etnia africana del Darfur, circa 6 milioni in maggioranza musulmana e in parte animista, contro il governo sudanese, musulmano ma integralista e soprattutto di etnia araba e bianca, è scoppiato il conflitto che ha causato finora circa 300mila morti e due milioni e mezzo di profughi. Una protesta nata per lo stato di totale abbandono e sfruttamento in cui la popolazione nera era tenuta. La repressione del governo centrale è stata spietata, soprattutto facendo uso dei Janjaweed, i diavoli a cavallo, che sono milizie nomadi di etnia araba che hanno compiuto tutti gli orrori possibili e inimmaginabili contro le genti del Darfur di etnia nera, per lo più contadini e pastori.

Il pianto di un innocente a Gaza

Il pianto di un innocente a Gaza
Ancora una volta il mondo intero si dovrebbe vergognare!!!
La guerra chi puo raccontarla? E' difficile farlo ma tutti possiamo immaginare come sia il sentire l'odore dei morti abbandonati nelle strade o sotto le macerie, il vedere i bambini che muoiono di fame accanto al cadavere della madre, il sentire il lamento dei feriti e lo strazio dei sopravvissuti, di chi si vede impotente e maledice chi gli ha portato via tutto.
Nella Striscia di Gaza siamo ormai quasi alla terza settimana di bombardamenti e inesorabilmente, come non potrebbe essere diversamente con tutta la tecnologia militare del 21° secolo che gli israeliani stanno usando, il numero dei morti tra i civili continuato ad aumentare, mentre l'esercito israeliano bombarda le loro case si moltiplicano tra i palestinesi le scene di disperazione e di dolore causati dagli effetti devastanti della guerra che certamente non sono cambiati nel tempo anzi al contrario.

Giugno 2009: La rivoluzione di velluto in Iran

Giugno 2009: La rivoluzione di velluto in Iran
Sono solidale con i persiani che manifestano

Il 12 giugno 2010 è caduto il primo anniversario delle contestate elezioni iraniane. Elezioni che decretarono la riconferma a presidente dell’Iran di Mahmud Ahmadinejad. Il Paese ha vissuto le prime ora di questa giornata con una calma carica di tensione che poi, è scoppiata nel pomeriggio intorno alle 16, le 13.30 italiane con i primi scontri tra manifestanti e forze di sicurezza nei pressi dell’Università Sharif di Teheran. Era impensabile che l’opposizione iraniana del movimento riformista dell’Onda Verde si facesse scappare questa occasione per proclamare il proprio dissenso al regime degli Ayatollah. I luoghi delle sanguinose proteste post elettorali di un anno fa si sono quindi di nuovo riempiti di manifestanti. Questo, nonostante l’appello dei leader dell’opposizione, Moussavi e Karroubi, a evitare di scendere in piazza e nonostante che le forze di sicurezza avessero preso posizione in vari punti strategici del centro di Teheran per prevenire manifestazioni. Nonostante le proteste e le accuse di brogli elettorali il contestato presidente Ahmadinejad ha potuto proseguire nel suo mandato, quasi certamente usurpato, grazie all’appoggio dell’ayatollah Ali Khamenei, la Guida Suprema. La lotta continuerà. Viva la Persia! Viva il movimento riformista!


i 44 presidenti degli Usa

i 44 presidenti degli Usa
da www.patrickmoberg.com/blog/id:420/november-4-2008

The President United States of America

The President United States of America
Barack Obama

E' morta Miriam Makeba

E' morta Miriam Makeba
Addio Mama Afrika....io continuerò a sognare...

Notes

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Italia. Violenza sessuale è allarme sociale


Dopo i recenti casi di stupri, a Roma, Bologna e Milano non si riesce quasi più a tenere il conto degli episodio di violenza sessuale che, dall'inizio dell'anno, si stanno susseguendo in Italia ad opera principalmente di stranieri. Un orribile reato che si verifica nelle grandi città metropolitane come nei piccoli centri urbani. Emergono dati da brividi dalle informazioni fornite dal Presidente facente funzioni del Tribunale di Como Giuseppe Anzani e dal Procuratore capo Alessandro Maria Lodolini. Ogni 4 giorni in Procura a Como arriva una denuncia per violenza sessuale. I fascicoli aperti tra luglio 2007 e giugno 2008 sono stati 89, tra violenze sessuali e pedofilia. Ma è solo la punta di un iceberg in quanto, il reato, per la quasi totalità è sommerso perché prevale ancora la paura e la vergogna a denunciare la violenza subita. Fino ad oggi la violenza che subivano le donne era soprattutto domestica, ma gli episodi di violenza che hanno visto protagoniste, loro malgrado, delle donne avvenuti negli ultimi giorni, per le strade, propongono una nuova emergenza. Un autorevole testimonianza è portata da Telefono Rosa che da anni conosce il fenomeno ed assiste le vittime. “Ciò che sta avvenendo dall'inizio dell'anno, precisa il presidente Maria Gabriella Carnieri Moscatelli, mi preoccupa. Non so se è solo l'effetto di maggiori denunce ma, dal nostro osservatorio, non era mai stato rilevata una cosa simile”. Gli avvenimenti degli ultimi giorni non fanno altro che conferma un'allarmante costante: in testa alla classifica degli autori di stupri ci sono gli stranieri. Il triste primato vede fra i primi i romeni, seguiti da marocchini e albanesi che sembra abbiano dato il via ad una esecrabile escalation di violenza contro le donne. Assodato che nella stragrande maggioranza dei casi questi episodi sono commessi da stranieri, spesso clandestini, ora si deve dare a tutto questo uno stop. Certezza della pena, custodia cautelare in carcere per chi è accusato di violenza sessuale ed esclusione di attenuanti per chi delinque sotto effetto di alcool e droghe. Tutto ovviamente tenendo conto di due elementi fondamentali: abbattere l'allarme sociale provocato da questo tipo di reati e tutelare la dignità della vittima, che va assicurata anche nel percorso dibattimentale.
Per raggiungere un risultato anzitutto è importante l'introduzione nel ddl sicurezza dell'obbligo del carcere per chi stupra. Forse il decreto 'anti-stupro' sarà pronto per venerdì esso dovrebbe contenere, come annunciato, importanti novità: gli accusati di stupro non potranno beneficiare della libertà condizionale, ci sarà un avvocato a spese dello Stato per le vittime di violenza sessuale, arriveranno nuovi presidi di polizia con relativi stanziamenti, saranno anticipate le norme contenute nel ddl anti-molestie che la Camera ha già approvato. Tra le altre cose, ci dovrebbero essere anche aggravanti se a commettere violenza sono familiari, partner o tutori; un pesante aggravio di pena se la vittima è sotto i 14 anni; uguale trattamento, invece, se la vittima è maggiorenne o appena sotto i 18; ergastolo sicuro, se allo stupro segue la morte della vittima. Mano pesante anche per i complici: nessuna possibilità di godere dei domiciliari neppure per i favoreggiatori.

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La scuola pubblica in Italia con la 'Riforma Gelmini'

Esprimo la mia piena solidarietà con tutti coloro che protestano contro la Legge 133/08 la cosidetta 'Riforma Gelmini'....

Le cifre presentate nel decreto fanno venire i brividi: i tagli previsti dal decreto legge 112, poi convertito nella legge 133/08, e gli ulteriori provvedimenti contenuti nel decreto 137 porteranno, a livello nazionale, ad una riduzione di circa 100mila posti tra il personale docente e di 43mila posti tra quello Ata (ausiliari, tecnici e amministrativi).
Per molti, anche per i non addetti ai lavori, l'effetto provocato dalla legge che in pratica azzererà in poco tempo le faticose conquiste di anni e anni, non solo in termini di posti di lavoro, ma anche di mission- educativa e di didattica, rende il momento dei più cupi e tristi degli ultimi anni. Ai tagli vanno poi sommati, le conseguenze che scaturiranno dalla reintroduzione del maestro unico nelle scuole elementari.
L'Europa chiede più scuola, più sapere e l'Italia che fa?
Il contrario!
Rientrodurre il maestro unico è compiere, di sicuro, un passo indietro di almeno mezzo secolo. Se non addirittura si ritorna al tempo del libro cuore, senza offesa per quel libro mio compagno di tanti pomeriggi.
Perchè tutto questo? Bella domanda!
Molto probabilmente si tenta di mascherare con questa supposta riforma quello che è il vero scopo del provvedimento: incassare o meglio risparmiare in poco meno di 4-5 anni 8miliardi di euro. Questa è la cifra stimata, che dovrebbe restare nelle casse dello stato.
Un risparmio quindi certo ottenuto tagliando centinaia di migliaia di posti di lavoro ma al contempo che produrrà anche un effetto negativo: quello di un drastico ridimensionamento del servizio scolastico pubblico in favore forse di quello privato. Inoltre un'altra diretta conseguenza della L.133/08 sarà la chiusura di decine e decine di plessi scolastici.
Molte scuole, soprattutto nei piccoli centri urbani, non ci saranno più. A scomparire sarà anche un altro degli elementi cardine dell'istruzione primaria italiana: il tempo pieno. Bisogna fare attenzione, chi sostiene che il tempo pieno non sarà toccato dalla riforma o che addirittura aumenterà mente sapendo di farlo.
Rifletteteci un poco e capirete perchè!
Se prima, per ogni 2 classi, c'erano 3 insegnanti d'ora in poi sarà uno per classe, a seguire e istruire dai 20 ai 30 alunni e che svolgerà il suo orario lavorativo settimanale esclusivamente di mattina. Pertanto al pomeriggio non potrà esserci altro che un sorta di dopo-scuola, trasformando il tempo pieno di fatto in un parcheggio pomeridiano per i bambini, che nulla ha da condividere con l'offerta didattica di cui fino ad ieri, prima della 'riforma Gelmini', gli alunni potevano usufruire con il tempo pieno.

...

ARRIVERA' PER NATALE UNA 'SOCIAL CARD' AD OLTRE 1MLN DI ITALIANI 'POVERI'

C’è un detto che dice: "meglio poco che niente!".
In questo caso tra il poco e il nulla ci sono così poche differenze che è difficile distinguerli.
La 'social card, almeno per il momento, sembra più l’ennesimo spot varato dal governo che piuttosto un provvedimento serio in grado di aiutare per davvero i più bisognosi.
Nessuno però si è ricordato di dire che ogni spesa effettuata con la 'social card' in automatico sarà data una commissione alla Mastercard che è la società che ha emmesso ed è la proprietà della card.
Bhe! Almeno qualcuno di certo ci guadagnerà da questa iniziativa...
Appare strano che un'iniziativa così benefica abbia comunque dei costi accessori...stranezze tutte italiane!

***

Parole....di Abraham Lincoln

Non si può arrivare alla prosperità

scoraggiando l'impresa.
Non si può rafforzare il debole
indebolendo il più forte.
Non si può aiutare chi è piccolo
abbattendo chi è grande.
Non si può aiutare il povero
distruggendo il ricco.
Non si possono aumentare le paghe
rovinando i datori di lavoro.
Non si può progredire serenamente
spendendo più del guadagno.
Non si può promuovere la fratellanza umana
predicando l'odio di classe.
Non si può instaurare la sicurezza sociale
adoperando denaro imprestato.
Non si può formare carattere e coraggioto
gliendo iniziativa e sicurezza.
Non si può aiutare continuamente
la gente facendo in sua vece quello che potrebbe
e dovrebbe fare da sola.

USA 2008: ELETTO PRESIDENTE BARACK OBAMA

USA 2008: ELETTO PRESIDENTE BARACK OBAMA

marito e padre

i due rivali

genere umano

GIOCHI OLIMPICI DI PECHINO

GIOCHI OLIMPICI DI PECHINO
da peacereporter

23/02/2002 - 02/07/2008 Ingrid Betancourt è stata liberata!

23/02/2002 - 02/07/2008                  Ingrid Betancourt è stata liberata!
faccio mia la gioia di tutti!

Finalmente liberi!!!

Finalmente liberi!!!

Grazie a loro la Betancourt è libera

Grazie a loro la Betancourt è libera
il ministro della Difesa colombiano Santos e il generale Montoya

Grazie Uribe!!

Grazie Uribe!!
La Betancourt ha incontrato il presidente colombiano Uribe che vinse le elezioni del 2002

madre e figlia!

madre e figlia!
Yolanda Pulecio e Ingrid Betancourt

le due Betancourt

le due Betancourt
Ingrid abbraccia la madre Yolanda

La gioia della libertà riconquistata

La gioia della libertà riconquistata
Ingrid Betancourt dopo la liberazione