lunedì 6 giugno 2011

Pirateria marittima: appello dell’Algeria per liberazione ostaggi pirati somali


Il fenomeno della pirateria marittima ormai impazza al largo della Somalia e nell’Oceano Indiano. Sono almeno 40 le navi e oltre 600 i marittimi trattenuti in ostaggio in Somalia. Sono tutti prigionieri dei pirati somali. Sono tenuti come ‘bestie in gabbia’ in attesa che qualcuno paghi un riscatto per il loro rilascio. L'Algeria ha lanciato un appello formale per la liberazione di tutti questi marittimi. Inoltre, ha chiesto alla comunità internazionale di aumentare gli sforzi per eliminare la pirateria marittima in Somalia. Domenica 29 maggio si è registrato l’intervento del ministro degli Esteri algerino, Mourad Medelci. “L'Africa e la comunità internazionale deve intensificare gli sforzi per rafforzare le capacità della missione dell'Unione africana in Somalia, AMISOM e eliminare i gruppi terroristici che continuano a minacciare la stabilità di questo Paese e tenere in ostaggio il suo futuro. Inoltre devono mobilitarsi per porre fine alla pirateria al largo delle coste della Somalia”, ha affermato il capo della diplomazia di Algeri. “Cogliamo l'occasione per lanciare un solenne appello affinché tutti gli ostaggi, tra cui gli algerini, che sono detenuti dall'inizio di quest'anno, possano essere liberato, nella speranza che essi possono rapidamente raggiungere le loro famiglie”, ha aggiunto Medelci. L’appello del ministro algerino è giunto appena due giorni dopo che le famiglie degli ostaggi algerini, in mano ai pirati somali da oltre 5 mesi, si sono radunati per manifestare davanti alla sede dell’IBC. I manifestanti, mogli, madri, padri, figli, fratelli e sorelle, hanno denunciato soprattutto il silenzio dell’autorità algerina a riguardo del destino dei loro cari prigionieri in Somalia. I familiari hanno chiesto al presidente algerino di intervenire per salvare le loro vite. Una scena già vista in altre parti del mondo e che sottolinea quanto sembra essere sempre più palese che i governi dei Paesi a cui appartengono i marittimi, che cadono nelle mani delle gang del mare della Somalia, non facciano abbastanza per riportare a casa i loro connazionali. Quasi come a non voler disturbare i pirati somali. Al tempo stesso indichi quanto sia alto il malessere e la sofferenza dei familiari degli ostaggi lasciati dai loro governi senza notizie. La vicenda in essere riguarda ben 17 marittimi algerini prigionieri in Somalia dallo scorso mese di gennaio. Sono circa sei mesi, Si tratta di una parte dei 27 membri dell’equipaggio del mercantile MV BLIDA, gli altri sono ucraini. La nave portarinfuse battente bandiera algerina è stata catturata dai pirati somali nell’Oceano Indiano, mentre era in navigazione per Dar es Salaam, in Tanzania proveniente dal porto di Salalah nell’Oman. Le autorità algerine hanno riferito che stanno monitorando la situazione e sono regolarmente in contatto con i marittimi e i loro sequestratori attraverso l’International Armatore Bulk Carriers, IBC, che sta negoziando con i pirati somali per il rilascio dei marittimi sequestrati. Un negoziato di certo infruttuoso in quanto fin dall’inizio della vicenda il ministro della Giustizia algerino, Tayeb Belaiz ha ribadito che l'Algeria non pagherà nessun riscatto in quanto favorirebbe le finanze dei criminali e del terrorismo. Per cui l'appello lanciato dal ministro degli esteri algerino, detto in questo contesto, assume un significato impreciso, ambiguo e potrebbe significare solo che l'Algeria non intende pagare il riscatto per i marittimi algerini della MV BLIDA, ma che li rivuole comunque indietro. Se fosse così allora quei ‘poveracci’ rimarranno prigionieri chissà per quanto tempo ancora. Questo in quanto i moderni pirati hanno come unico scopo di ricavare dalla loro attività criminale denaro, tanto denaro. Negli ultimi tempi gli ‘affari’ non gli vanno neanche tanto male. Solo nell'ultimo mese i pirati somali hanno incassato almeno 15 mln dollari. Si tratta della somma ricavata dalla riscossione di riscatti pagati per ottenere il rilascio di tre navi e dei loro rispettivi equipaggi che erano stati sequestrati nei mesi addietro. Un’attività la loro che non conosce nemmeno tregua e che fa registrare tutti i giorni nuovi tentativi di arrembaggi di mercantili. Il loro ‘modus operandi’ è sempre lo stesso. Il loro attacco arriva sempre di mattina presto con piccoli e veloci barchini che sono spesso lanciati da ‘navi madri’ che permettono loro di colpire anche a migliaia di miglia nautiche dalla costa somala. La velocità è l'essenza di un attacco pirata. Colpire e fuggire con la preda prima che arrivi una nave da guerra in soccorso del mercantile attaccato solo questo importa. Le navi catturate sono sempre dirottate verso la costa della Somalia e tenute lì in ostaggio con i loro equipaggi. Una volta che la nave è al ‘sicuro’ ai pirati poi, interessa una sola cosa, il riscatto. Aspettano per qualche settimana e poi, per il cargo catturato, chiedono al proprietario o al governo da cui proviene la nave o i marittimi a bordo, un compenso per lasciarli tornare a casa. I negoziati durano anche mesi, ma poi si finisce sempre per pagare per ottenere il rilascio di uomini e navi. Non esistono alternative. Chi ha affermato di non aver mai pagato un riscatto, mente! Statisticamente il rischio di cadere nelle loro mani, mentre si naviga nelle acque al largo della Somalia, è molto basso. Questo in virtù del fatto che, delle circa 21mila navi che transitano nel Golfo di Aden e delle oltre 10mila nell'Oceano Indiano nel corso dell’ anno, solo una numero piccolissimo di queste sono state catturate dai predoni del mare. Si tratta di mercantili che insieme ai loro membri degli equipaggi, di diverse nazionalità, hanno poi, subito o stanno subendo una lunga e faticosa prigionia. Comunque sia, anche se lentamente e affrontando un oneroso impegno economico, circa 5 miliardi l’anno, la comunità internazionale si adopera dal 2008 per combattere la pirateria marittima al largo della Somalia. Si tratta di un tentativo di reagire a questo fenomeno sempre più in crescita. Un tentativo condotto con il dispiegamento nel ‘mare dei pirati’ di diverse navi da guerra. Sono ben 25 i Paesi presenti nel mare del Corno D’Africa in veste anti pirateria marittima nell’ambito di missioni internazionali o per conto del Paese da cui provengono. Un contrasto che però, visto quanto continua ad accadere in quella parte del mondo, non ha per nulla spaventato i pirati somali. I predoni del mare continuano infatti, incuranti la loro attività criminale trasformandola di fatto, in una sorta di quotidiana sfida a quelle potenze navali militari mondiali che pattugliano il ‘mare dei pirati’. Addirittura i pirati somali hanno allargato il loro raggio d'azione spinti sempre più al largo delle coste somale, verso nord e verso sud, spingendosi fin nelle acque del Mar Rosso e Mar Arabico e anche delle Seycelles a nord e del Kenya, Mozambico, Tanzania, Botswana e perfino in Sudafrica a sud. In questo modo hanno continuato a sequestrare le imbarcazioni arrivando persino ad attaccare le stesse navi da guerra. Inoltre, i tribunali di molti Paesi, negli ultimi mesi, si sono dimostrati molto più severi nei confronti dei pirati somali comminando loro pene molto pesanti. Mentre su iniziativa della Russia le Nazioni Unite stanno lavorando ad una risoluzione con cui istituire un tribunale internazionale per i pirati somali come quello dell’Aja. Il documento potrebbe essere pronto già per la fine del mese di giugno.

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Una fiammella accesa per tutte le persone che soffrono al mondo

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Nel mondo sono tante le persone che piangono e soffrono a loro dedico un affettuoso pensiero....

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A tutti quei bravi ragazzi morti per l'Italia

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Non mi abituerò mai a quest'immagine! Onore ai caduti

Nel mondo ogni giorno vengono compiute carneficine immani in cui le vittime sono inermi civili

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il volto di un immigrato

...a quei bravi ragazzi, figli dell'America di oggi, morti in guerra!

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DARFUR:NON C'E' PIU' TEMPO DA PERDERE!

IN DARFUR SONO DECINE SE NON CENTINAIA LE PERSONE CHE MUOIONO OGNI MESE...
FAI LORO DEL BENE... AIUTA I RIFUGIATI E I PROFUGHI DEL DARFUR FACENDO UNA DONAZIONE ALL'AGENZIA ONU PER I RIFUGIATI UNHCR CHIAMA LO 0680212304 PER SAPERE COME FARE....
RICORDATI BASTANO 31 EURO PER ACQUISTARE 8 COPERTE, 51 EURO PER UNA TENDA E 200 EURO PER DARE ASSISTENZA MEDICA A 25 FAMIGLIE...

Un bambino del Darfur

Un bambino del Darfur
aiuta ad aiutarlo sostieni le iniziative pro Darfur
In Darfur dal 2003 ad oggi sono state compiute esecuzioni, anche di massa, stupri, soprattutto di massa, nei confronti di donne, uomini e bambini e interi villaggi sono stati rasi al suolo. Il terrore è stato usato come pratica generalizzata e a sfondo razziale mentre lo stupro è diventato una vera e propria arma da guerra.
Il governo sudanese di Khartoum da parte sua ha bombardato senza sosta i civili, e ha reso sempre più difficili le operazioni di soccorso delle organizzazioni umanitarie nei confronti delle genti del Darfur, fino al punto di far scappare via la maggior parte delle Ong operanti nella regione sudanese e liberarsi così di scomodi testimoni di quanto accadeva in quei luoghi. La stessa tattica è stata seguita prima con i peacekeepers dell'Ua e poi con quelli dell'Onu...
Tutto il mondo è a conoscenza di quanto accade in quella remota regione sudanese e lancia denunce. Da un lato Washington parla di genocidio, dall’altro l'Onu parla di catastrofe umanitaria e di pulizia etnica.
Il tutto però resta nella totale impunità!
Intanto, dal Febbraio 2003 anno in cui è iniziata la ribellione della popolazione di etnia africana del Darfur, circa 6 milioni in maggioranza musulmana e in parte animista, contro il governo sudanese, musulmano ma integralista e soprattutto di etnia araba e bianca, è scoppiato il conflitto che ha causato finora circa 300mila morti e due milioni e mezzo di profughi. Una protesta nata per lo stato di totale abbandono e sfruttamento in cui la popolazione nera era tenuta. La repressione del governo centrale è stata spietata, soprattutto facendo uso dei Janjaweed, i diavoli a cavallo, che sono milizie nomadi di etnia araba che hanno compiuto tutti gli orrori possibili e inimmaginabili contro le genti del Darfur di etnia nera, per lo più contadini e pastori.

Il pianto di un innocente a Gaza

Il pianto di un innocente a Gaza
Ancora una volta il mondo intero si dovrebbe vergognare!!!
La guerra chi puo raccontarla? E' difficile farlo ma tutti possiamo immaginare come sia il sentire l'odore dei morti abbandonati nelle strade o sotto le macerie, il vedere i bambini che muoiono di fame accanto al cadavere della madre, il sentire il lamento dei feriti e lo strazio dei sopravvissuti, di chi si vede impotente e maledice chi gli ha portato via tutto.
Nella Striscia di Gaza siamo ormai quasi alla terza settimana di bombardamenti e inesorabilmente, come non potrebbe essere diversamente con tutta la tecnologia militare del 21° secolo che gli israeliani stanno usando, il numero dei morti tra i civili continuato ad aumentare, mentre l'esercito israeliano bombarda le loro case si moltiplicano tra i palestinesi le scene di disperazione e di dolore causati dagli effetti devastanti della guerra che certamente non sono cambiati nel tempo anzi al contrario.

Giugno 2009: La rivoluzione di velluto in Iran

Giugno 2009: La rivoluzione di velluto in Iran
Sono solidale con i persiani che manifestano

Il 12 giugno 2010 è caduto il primo anniversario delle contestate elezioni iraniane. Elezioni che decretarono la riconferma a presidente dell’Iran di Mahmud Ahmadinejad. Il Paese ha vissuto le prime ora di questa giornata con una calma carica di tensione che poi, è scoppiata nel pomeriggio intorno alle 16, le 13.30 italiane con i primi scontri tra manifestanti e forze di sicurezza nei pressi dell’Università Sharif di Teheran. Era impensabile che l’opposizione iraniana del movimento riformista dell’Onda Verde si facesse scappare questa occasione per proclamare il proprio dissenso al regime degli Ayatollah. I luoghi delle sanguinose proteste post elettorali di un anno fa si sono quindi di nuovo riempiti di manifestanti. Questo, nonostante l’appello dei leader dell’opposizione, Moussavi e Karroubi, a evitare di scendere in piazza e nonostante che le forze di sicurezza avessero preso posizione in vari punti strategici del centro di Teheran per prevenire manifestazioni. Nonostante le proteste e le accuse di brogli elettorali il contestato presidente Ahmadinejad ha potuto proseguire nel suo mandato, quasi certamente usurpato, grazie all’appoggio dell’ayatollah Ali Khamenei, la Guida Suprema. La lotta continuerà. Viva la Persia! Viva il movimento riformista!


i 44 presidenti degli Usa

i 44 presidenti degli Usa
da www.patrickmoberg.com/blog/id:420/november-4-2008

The President United States of America

The President United States of America
Barack Obama

E' morta Miriam Makeba

E' morta Miriam Makeba
Addio Mama Afrika....io continuerò a sognare...

Notes

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Italia. Violenza sessuale è allarme sociale


Dopo i recenti casi di stupri, a Roma, Bologna e Milano non si riesce quasi più a tenere il conto degli episodio di violenza sessuale che, dall'inizio dell'anno, si stanno susseguendo in Italia ad opera principalmente di stranieri. Un orribile reato che si verifica nelle grandi città metropolitane come nei piccoli centri urbani. Emergono dati da brividi dalle informazioni fornite dal Presidente facente funzioni del Tribunale di Como Giuseppe Anzani e dal Procuratore capo Alessandro Maria Lodolini. Ogni 4 giorni in Procura a Como arriva una denuncia per violenza sessuale. I fascicoli aperti tra luglio 2007 e giugno 2008 sono stati 89, tra violenze sessuali e pedofilia. Ma è solo la punta di un iceberg in quanto, il reato, per la quasi totalità è sommerso perché prevale ancora la paura e la vergogna a denunciare la violenza subita. Fino ad oggi la violenza che subivano le donne era soprattutto domestica, ma gli episodi di violenza che hanno visto protagoniste, loro malgrado, delle donne avvenuti negli ultimi giorni, per le strade, propongono una nuova emergenza. Un autorevole testimonianza è portata da Telefono Rosa che da anni conosce il fenomeno ed assiste le vittime. “Ciò che sta avvenendo dall'inizio dell'anno, precisa il presidente Maria Gabriella Carnieri Moscatelli, mi preoccupa. Non so se è solo l'effetto di maggiori denunce ma, dal nostro osservatorio, non era mai stato rilevata una cosa simile”. Gli avvenimenti degli ultimi giorni non fanno altro che conferma un'allarmante costante: in testa alla classifica degli autori di stupri ci sono gli stranieri. Il triste primato vede fra i primi i romeni, seguiti da marocchini e albanesi che sembra abbiano dato il via ad una esecrabile escalation di violenza contro le donne. Assodato che nella stragrande maggioranza dei casi questi episodi sono commessi da stranieri, spesso clandestini, ora si deve dare a tutto questo uno stop. Certezza della pena, custodia cautelare in carcere per chi è accusato di violenza sessuale ed esclusione di attenuanti per chi delinque sotto effetto di alcool e droghe. Tutto ovviamente tenendo conto di due elementi fondamentali: abbattere l'allarme sociale provocato da questo tipo di reati e tutelare la dignità della vittima, che va assicurata anche nel percorso dibattimentale.
Per raggiungere un risultato anzitutto è importante l'introduzione nel ddl sicurezza dell'obbligo del carcere per chi stupra. Forse il decreto 'anti-stupro' sarà pronto per venerdì esso dovrebbe contenere, come annunciato, importanti novità: gli accusati di stupro non potranno beneficiare della libertà condizionale, ci sarà un avvocato a spese dello Stato per le vittime di violenza sessuale, arriveranno nuovi presidi di polizia con relativi stanziamenti, saranno anticipate le norme contenute nel ddl anti-molestie che la Camera ha già approvato. Tra le altre cose, ci dovrebbero essere anche aggravanti se a commettere violenza sono familiari, partner o tutori; un pesante aggravio di pena se la vittima è sotto i 14 anni; uguale trattamento, invece, se la vittima è maggiorenne o appena sotto i 18; ergastolo sicuro, se allo stupro segue la morte della vittima. Mano pesante anche per i complici: nessuna possibilità di godere dei domiciliari neppure per i favoreggiatori.

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La scuola pubblica in Italia con la 'Riforma Gelmini'

Esprimo la mia piena solidarietà con tutti coloro che protestano contro la Legge 133/08 la cosidetta 'Riforma Gelmini'....

Le cifre presentate nel decreto fanno venire i brividi: i tagli previsti dal decreto legge 112, poi convertito nella legge 133/08, e gli ulteriori provvedimenti contenuti nel decreto 137 porteranno, a livello nazionale, ad una riduzione di circa 100mila posti tra il personale docente e di 43mila posti tra quello Ata (ausiliari, tecnici e amministrativi).
Per molti, anche per i non addetti ai lavori, l'effetto provocato dalla legge che in pratica azzererà in poco tempo le faticose conquiste di anni e anni, non solo in termini di posti di lavoro, ma anche di mission- educativa e di didattica, rende il momento dei più cupi e tristi degli ultimi anni. Ai tagli vanno poi sommati, le conseguenze che scaturiranno dalla reintroduzione del maestro unico nelle scuole elementari.
L'Europa chiede più scuola, più sapere e l'Italia che fa?
Il contrario!
Rientrodurre il maestro unico è compiere, di sicuro, un passo indietro di almeno mezzo secolo. Se non addirittura si ritorna al tempo del libro cuore, senza offesa per quel libro mio compagno di tanti pomeriggi.
Perchè tutto questo? Bella domanda!
Molto probabilmente si tenta di mascherare con questa supposta riforma quello che è il vero scopo del provvedimento: incassare o meglio risparmiare in poco meno di 4-5 anni 8miliardi di euro. Questa è la cifra stimata, che dovrebbe restare nelle casse dello stato.
Un risparmio quindi certo ottenuto tagliando centinaia di migliaia di posti di lavoro ma al contempo che produrrà anche un effetto negativo: quello di un drastico ridimensionamento del servizio scolastico pubblico in favore forse di quello privato. Inoltre un'altra diretta conseguenza della L.133/08 sarà la chiusura di decine e decine di plessi scolastici.
Molte scuole, soprattutto nei piccoli centri urbani, non ci saranno più. A scomparire sarà anche un altro degli elementi cardine dell'istruzione primaria italiana: il tempo pieno. Bisogna fare attenzione, chi sostiene che il tempo pieno non sarà toccato dalla riforma o che addirittura aumenterà mente sapendo di farlo.
Rifletteteci un poco e capirete perchè!
Se prima, per ogni 2 classi, c'erano 3 insegnanti d'ora in poi sarà uno per classe, a seguire e istruire dai 20 ai 30 alunni e che svolgerà il suo orario lavorativo settimanale esclusivamente di mattina. Pertanto al pomeriggio non potrà esserci altro che un sorta di dopo-scuola, trasformando il tempo pieno di fatto in un parcheggio pomeridiano per i bambini, che nulla ha da condividere con l'offerta didattica di cui fino ad ieri, prima della 'riforma Gelmini', gli alunni potevano usufruire con il tempo pieno.

...

ARRIVERA' PER NATALE UNA 'SOCIAL CARD' AD OLTRE 1MLN DI ITALIANI 'POVERI'

C’è un detto che dice: "meglio poco che niente!".
In questo caso tra il poco e il nulla ci sono così poche differenze che è difficile distinguerli.
La 'social card, almeno per il momento, sembra più l’ennesimo spot varato dal governo che piuttosto un provvedimento serio in grado di aiutare per davvero i più bisognosi.
Nessuno però si è ricordato di dire che ogni spesa effettuata con la 'social card' in automatico sarà data una commissione alla Mastercard che è la società che ha emmesso ed è la proprietà della card.
Bhe! Almeno qualcuno di certo ci guadagnerà da questa iniziativa...
Appare strano che un'iniziativa così benefica abbia comunque dei costi accessori...stranezze tutte italiane!

***

Parole....di Abraham Lincoln

Non si può arrivare alla prosperità

scoraggiando l'impresa.
Non si può rafforzare il debole
indebolendo il più forte.
Non si può aiutare chi è piccolo
abbattendo chi è grande.
Non si può aiutare il povero
distruggendo il ricco.
Non si possono aumentare le paghe
rovinando i datori di lavoro.
Non si può progredire serenamente
spendendo più del guadagno.
Non si può promuovere la fratellanza umana
predicando l'odio di classe.
Non si può instaurare la sicurezza sociale
adoperando denaro imprestato.
Non si può formare carattere e coraggioto
gliendo iniziativa e sicurezza.
Non si può aiutare continuamente
la gente facendo in sua vece quello che potrebbe
e dovrebbe fare da sola.

USA 2008: ELETTO PRESIDENTE BARACK OBAMA

USA 2008: ELETTO PRESIDENTE BARACK OBAMA

marito e padre

i due rivali

genere umano

GIOCHI OLIMPICI DI PECHINO

GIOCHI OLIMPICI DI PECHINO
da peacereporter

23/02/2002 - 02/07/2008 Ingrid Betancourt è stata liberata!

23/02/2002 - 02/07/2008                  Ingrid Betancourt è stata liberata!
faccio mia la gioia di tutti!

Finalmente liberi!!!

Finalmente liberi!!!

Grazie a loro la Betancourt è libera

Grazie a loro la Betancourt è libera
il ministro della Difesa colombiano Santos e il generale Montoya

Grazie Uribe!!

Grazie Uribe!!
La Betancourt ha incontrato il presidente colombiano Uribe che vinse le elezioni del 2002

madre e figlia!

madre e figlia!
Yolanda Pulecio e Ingrid Betancourt

le due Betancourt

le due Betancourt
Ingrid abbraccia la madre Yolanda

La gioia della libertà riconquistata

La gioia della libertà riconquistata
Ingrid Betancourt dopo la liberazione