Pirateria marittima: un ingente bottino in navi e uomini è in mano pirati somali
Secondo Ecoterra sono almeno 42 le navi e almeno 700 i marittimi di diverse nazionalità, membri degli equipaggi di queste navi catturate, che sono trattenuti in ostaggio in Somalia. Attualmente, dopo l’ultima nave catturata da parte dei pirati somali. la MV GEMINI battente bandiera di Singapore, lo scorso 30 aprile a 180 miglia nautiche da Malindi in Kenya insieme al suo equipaggio di 25 marittimi, non si registrano altri sequestri. Tra gli ostaggi dei pirati somali anche una coppia di sudafricani e una famiglia danese composta da madre, padre e tre figli. Con loro catturati anche altri due d
anesi. Dopo oltre due anni, dal giugno 2008, di attività di pattugliamento e scorta ai mercantili nelle acque dell’Oceano Indiano e del Golfo di Aden le flotte navali militari internazionali hanno iniziato recentemente ad effettuare operazioni più energiche nei confronti dei pirati somali. Una settantina dei questi sono stati catturati solo negli ultimi dieci giorni e consegnati alle autorità di Puntland e Somaliland, le regioni semiautonome della Somalia. Da aprile le navi della missione Ue, Atalanta stanno attuando anche azioni preventive bloccando e controllando ogni imbarcazione in uscita dai porticcioli collocati lungo le aree costiere somale che sono ben note per essere utilizzati come covi dai predoni del mare. Le navi da guerra delle varie missioni internazionali anti pirateria dal mese di agosto 2008 e fino a maggio 2010 hanno arrestato almeno 1.090 presunti pirati, detenuto o trasferiti per il procedimento penale 480, ed ne ha ucciso almeno 64 mentre 24 sono stati feriti. I pirati somali feriti sono stati curati mentre i morti sono stati sepolti in mare secondo la tradizione musulmana. Questo però, non è bastato ad evitare una polemica tra le autorità somale e i comandi delle flotte internazionali impegnate nel mare dei pirati. Per Mogadiscio la sepoltura in mare non risponde alla tradizione musulmana o somala e i corpi dei somali uccisi devono essere ricondotti in Somalia ai fini di indagini adeguate e per una sepoltura decente e adeguata. Comunque sia, nonostante tutto nel mare del Corno d’Africa e Oceano Indiano continuano gli arrembaggi da parte dei pirati somali. Questo vuol dire, visti i risultati, che si stanno spendendo inutilmente miliardi di dollari l’anno per le navi da guerra delle marine militari impegnate nelle missioni anti pirateria marittima internazionali. Inoltre, gli scarsi risultati acquisiti stanno dando linfa a chi ‘pretende’ di militarizzare, con uomini armati a bordo, i mercantili. Nessuno sembra accorgersene, o fa finta, che un manipolo di uomini, i pirati somali non sono che un migliaio, stanno tenendo in scacco la comunità internazionale.
Alla data del 16 maggio secondo UE NAVFOR risultano trattenute in ostaggio in mano ai pirati somali 25 navi e 580 marittimi.
Nel conteggio delle navi catturate vanno conteggiate anche un numero imprecisato di navi da pesca e altre più piccole. Nel conteggio degli ostaggi dell’elenco vanno computati anche i due dello Yacht sudafricano NY Choizil, i sei della MV Leopard e 2 dello Sri Lanka. A questo elenco però, bisogna aggiungere i diversi altri casi di navi, che sono state catturate al largo delle coste della Somalia, ma i cui sequestri o non sono stati denunciati o non se ne è saputo nulla in quanto non erano registrate e che pertanto, sono state abbandonate al loro destino e sono scomparse senza lasciare più traccia di esse. I pirati somali infatti, hanno come loro unico scopo, nel compiere la loro attività criminale, quello di ricavarci soldi. Essi infatti, chiedono per rilasciare la nave e il suo equipaggio un riscatto. Non importa quanto tempo ci voglia. E’ stato stimato che ogni anno l’attività piratesca frutti ad un pirata somalo mediamente 70mila dollari. I moderni filibustieri somali sono disposti ad aspettare anche mesi prima che la compagnia di navigazione proprietaria della nave catturata o il governo a cui appartengono nave ed equipaggio paghino per il loro rilascio. A nulla è valso ogni tentativo di tergiversare o di cercare mediazioni impossibili. Alla fine è stato pagato sempre un riscatto. A dimostrazione di ciò vi è il fatto che tra le navi ancora trattenute dai pirati somali ve ne sono alcune anche da circa un anno. Tra queste anche due pescherecci egiziani: F/V MOMTAZ 1 e F/V AHMED SAMARAH. Il MOMTAZ 1 è stato catturato insieme a 18 marinai di equipaggio, dei quali 3 minorenni, il 10 Aprile 2009. Lo stesso giorno è stato catturato anche l’AHMED SAMARAH insieme ai suoi 16 uomini di equipaggio tra cui altri 3 minori. Proprio queste due navi sono state poi, utilizzate dai pirati somali per abbordare e sequestrare, il giorno dopo, nel Golfo di Aden, il rimorchiatore italiano 'Buccaneer' . La nave italiana venne poi, rilasciata il 9 agosto successivo insieme ai sedici marittimi dell’equipaggio, tra cui dieci italiani. Un rilascio conseguente al pagamento, da parte del governo italiano, di un riscatto di almeno 4 milioni di dollari. La cattura dei due pescherecci egiziani ha portato alla luce anche un altro inquietante contorno della pirateria marittima somala. Tra gli ostaggi dei pirati somali vi sono anche dei minori. Oltre a quelli egiziani v sono anche tre minori europei. Si tratta dei tre figli minori della coppia danese catturata mentre navigavano nel mare dei pirati con il loto Yacht. Nessu
na delle organizzazioni internazionali per la tutela dell’infanzia ha invece, mai fatto sentire, neppure flebilmente, la loro voce a tutela e per chiederne il rilascio dei minori ostaggi dei pirati somali. Un'altra questa, ombra che cala impietosa sul comportamento della comunità internazionale nella vicenda che abbraccia il fenomeno della pirateria al largo delle coste somale. Non è però, solo questo un contorno del fenomeno della pirateria che coinvolge minori. Radhika Coomaraswamy, responsabile delle Nazioni Unite per i bambini coinvolti nei conflitti armati, tempo fa denunciò che in Somalia vi erano minori coinvolti in atti di pirateria. Una denuncia conseguente all’arresto, avvenuto nel mese di novembre del 2009, di alcuni ‘bambini-pirati’ catturati insieme a pirati adulti. In effetti, sembra che mentre i pirati veri e propri operano in mare aperto con le loro barche, sulla terraferma, nei loro villaggi in Somalia, ai giovanissimi, anche minori di 15 anni, venga invece, affidato il compito di custodia degli ostaggi e di vedetta. In quella occasione il diplomatico ONU ha chiesto che nessun di questi bambini venga mai giudicato da un tribunale internazionale insieme agli adulti per atti di pirateria. Il proponimento è che vengano riabilitati e reintegrati nella società civile somala.
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STOP ALLE VIOLENZE IN SIRIA
Il mondo non può più stare a guardare mentre migliaia di siriani si vedono privati della libertà e della vita.....
DARFUR:NON C'E' PIU' TEMPO DA PERDERE!
IN DARFUR SONO DECINE SE NON CENTINAIA LE PERSONE CHE MUOIONO OGNI MESE...
FAI LORO DEL BENE... AIUTA I RIFUGIATI E I PROFUGHI DEL DARFUR FACENDO UNA DONAZIONE ALL'AGENZIA ONU PER I RIFUGIATI UNHCR CHIAMA LO 0680212304 PER SAPERE COME FARE....
RICORDATI BASTANO 31 EURO PER ACQUISTARE 8 COPERTE, 51 EURO PER UNA TENDA E 200 EURO PER DARE ASSISTENZA MEDICA A 25 FAMIGLIE...
In Darfur dal 2003 ad oggi sono state compiute esecuzioni, anche di massa, stupri, soprattutto di massa, nei confronti di donne, uomini e bambini e interi villaggi sono stati rasi al suolo. Il terrore è stato usato come pratica generalizzata e a sfondo razziale mentre lo stupro è diventato una vera e propria arma da guerra.
Il governo sudanese di Khartoum da parte sua ha bombardato senza sosta i civili, e ha reso sempre più difficili le operazioni di soccorso delle organizzazioni umanitarie nei confronti delle genti del Darfur, fino al punto di far scappare via la maggior parte delle Ong operanti nella regione sudanese e liberarsi così di scomodi testimoni di quanto accadeva in quei luoghi. La stessa tattica è stata seguita prima con i peacekeepers dell'Ua e poi con quelli dell'Onu...
Tutto il mondo è a conoscenza di quanto accade in quella remota regione sudanese e lancia denunce. Da un lato Washington parla di genocidio, dall’altro l'Onu parla di catastrofe umanitaria e di pulizia etnica.
Il tutto però resta nella totale impunità!
Intanto, dal Febbraio 2003 anno in cui è iniziata la ribellione della popolazione di etnia africana del Darfur, circa 6 milioni in maggioranza musulmana e in parte animista, contro il governo sudanese, musulmano ma integralista e soprattutto di etnia araba e bianca, è scoppiato il conflitto che ha causato finora circa 300mila morti e due milioni e mezzo di profughi. Una protesta nata per lo stato di totale abbandono e sfruttamento in cui la popolazione nera era tenuta. La repressione del governo centrale è stata spietata, soprattutto facendo uso dei Janjaweed, i diavoli a cavallo, che sono milizie nomadi di etnia araba che hanno compiuto tutti gli orrori possibili e inimmaginabili contro le genti del Darfur di etnia nera, per lo più contadini e pastori.
La guerra chi puo raccontarla? E' difficile farlo ma tutti possiamo immaginare come sia il sentire l'odore dei morti abbandonati nelle strade o sotto le macerie, il vedere i bambini che muoiono di fame accanto al cadavere della madre, il sentire il lamento dei feriti e lo strazio dei sopravvissuti, di chi si vede impotente e maledice chi gli ha portato via tutto.
Nella Striscia di Gaza siamo ormai quasi alla terza settimana di bombardamenti e inesorabilmente, come non potrebbe essere diversamente con tutta la tecnologia militare del 21° secolo che gli israeliani stanno usando, il numero dei morti tra i civili continuato ad aumentare, mentre l'esercito israeliano bombarda le loro case si moltiplicano tra i palestinesi le scene di disperazione e di dolore causati dagli effetti devastanti della guerra che certamente non sono cambiati nel tempo anzi al contrario.
Il 12 giugno 2010 è caduto il primo anniversario delle contestate elezioni iraniane. Elezioni che decretarono la riconferma a presidente dell’Iran di Mahmud Ahmadinejad. Il Paese ha vissuto le prime ora di questa giornata con una calma carica di tensione che poi, è scoppiata nel pomeriggio intorno alle 16, le 13.30 italiane con i primi scontri tra manifestanti e forze di sicurezza nei pressi dell’Università Sharif di Teheran. Era impensabile che l’opposizione iraniana del movimento riformista dell’Onda Verde si facesse scappare questa occasione per proclamare il proprio dissenso al regime degli Ayatollah. I luoghi delle sanguinose proteste post elettorali di un anno fa si sono quindi di nuovo riempiti di manifestanti. Questo, nonostante l’appello dei leader dell’opposizione, Moussavi e Karroubi, a evitare di scendere in piazza e nonostante che le forze di sicurezza avessero preso posizione in vari punti strategici del centro di Teheran per prevenire manifestazioni. Nonostante le proteste e le accuse di brogli elettorali il contestato presidente Ahmadinejad ha potuto proseguire nel suo mandato, quasi certamente usurpato, grazie all’appoggio dell’ayatollah Ali Khamenei, la Guida Suprema. La lotta continuerà. Viva la Persia! Viva il movimento riformista!?xml:namespace>
Italia. Violenza sessuale è allarme sociale
Dopo i recenti casi di stupri, a Roma, Bologna e Milano non si riesce quasi più a tenere il conto degli episodio di violenza sessuale che, dall'inizio dell'anno, si stanno susseguendo in Italia ad opera principalmente di stranieri. Un orribile reato che si verifica nelle grandi città metropolitane come nei piccoli centri urbani. Emergono dati da brividi dalle informazioni fornite dal Presidente facente funzioni del Tribunale di Como Giuseppe Anzani e dal Procuratore capo Alessandro Maria Lodolini. Ogni 4 giorni in Procura a Como arriva una denuncia per violenza sessuale. I fascicoli aperti tra luglio 2007 e giugno 2008 sono stati 89, tra violenze sessuali e pedofilia. Ma è solo la punta di un iceberg in quanto, il reato, per la quasi totalità è sommerso perché prevale ancora la paura e la vergogna a denunciare la violenza subita. Fino ad oggi la violenza che subivano le donne era soprattutto domestica, ma gli episodi di violenza che hanno visto protagoniste, loro malgrado, delle donne avvenuti negli ultimi giorni, per le strade, propongono una nuova emergenza. Un autorevole testimonianza è portata da Telefono Rosa che da anni conosce il fenomeno ed assiste le vittime. “Ciò che sta avvenendo dall'inizio dell'anno, precisa il presidente Maria Gabriella Carnieri Moscatelli, mi preoccupa. Non so se è solo l'effetto di maggiori denunce ma, dal nostro osservatorio, non era mai stato rilevata una cosa simile”. Gli avvenimenti degli ultimi giorni non fanno altro che conferma un'allarmante costante: in testa alla classifica degli autori di stupri ci sono gli stranieri. Il triste primato vede fra i primi i romeni, seguiti da marocchini e albanesi che sembra abbiano dato il via ad una esecrabile escalation di violenza contro le donne. Assodato che nella stragrande maggioranza dei casi questi episodi sono commessi da stranieri, spesso clandestini, ora si deve dare a tutto questo uno stop. Certezza della pena, custodia cautelare in carcere per chi è accusato di violenza sessuale ed esclusione di attenuanti per chi delinque sotto effetto di alcool e droghe. Tutto ovviamente tenendo conto di due elementi fondamentali: abbattere l'allarme sociale provocato da questo tipo di reati e tutelare la dignità della vittima, che va assicurata anche nel percorso dibattimentale.
Per raggiungere un risultato anzitutto è importante l'introduzione nel ddl sicurezza dell'obbligo del carcere per chi stupra. Forse il decreto 'anti-stupro' sarà pronto per venerdì esso dovrebbe contenere, come annunciato, importanti novità: gli accusati di stupro non potranno beneficiare della libertà condizionale, ci sarà un avvocato a spese dello Stato per le vittime di violenza sessuale, arriveranno nuovi presidi di polizia con relativi stanziamenti, saranno anticipate le norme contenute nel ddl anti-molestie che la Camera ha già approvato. Tra le altre cose, ci dovrebbero essere anche aggravanti se a commettere violenza sono familiari, partner o tutori; un pesante aggravio di pena se la vittima è sotto i 14 anni; uguale trattamento, invece, se la vittima è maggiorenne o appena sotto i 18; ergastolo sicuro, se allo stupro segue la morte della vittima. Mano pesante anche per i complici: nessuna possibilità di godere dei domiciliari neppure per i favoreggiatori.
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La scuola pubblica in Italia con la 'Riforma Gelmini'
Esprimo la mia piena solidarietà con tutti coloro che protestano contro la Legge 133/08 la cosidetta 'Riforma Gelmini'....
Le cifre presentate nel decreto fanno venire i brividi: i tagli previsti dal decreto legge 112, poi convertito nella legge 133/08, e gli ulteriori provvedimenti contenuti nel decreto 137 porteranno, a livello nazionale, ad una riduzione di circa 100mila posti tra il personale docente e di 43mila posti tra quello Ata (ausiliari, tecnici e amministrativi).
Per molti, anche per i non addetti ai lavori, l'effetto provocato dalla legge che in pratica azzererà in poco tempo le faticose conquiste di anni e anni, non solo in termini di posti di lavoro, ma anche di mission- educativa e di didattica, rende il momento dei più cupi e tristi degli ultimi anni. Ai tagli vanno poi sommati, le conseguenze che scaturiranno dalla reintroduzione del maestro unico nelle scuole elementari.
L'Europa chiede più scuola, più sapere e l'Italia che fa?
Il contrario!
Rientrodurre il maestro unico è compiere, di sicuro, un passo indietro di almeno mezzo secolo. Se non addirittura si ritorna al tempo del libro cuore, senza offesa per quel libro mio compagno di tanti pomeriggi.
Perchè tutto questo? Bella domanda!
Molto probabilmente si tenta di mascherare con questa supposta riforma quello che è il vero scopo del provvedimento: incassare o meglio risparmiare in poco meno di 4-5 anni 8miliardi di euro. Questa è la cifra stimata, che dovrebbe restare nelle casse dello stato.
Un risparmio quindi certo ottenuto tagliando centinaia di migliaia di posti di lavoro ma al contempo che produrrà anche un effetto negativo: quello di un drastico ridimensionamento del servizio scolastico pubblico in favore forse di quello privato. Inoltre un'altra diretta conseguenza della L.133/08 sarà la chiusura di decine e decine di plessi scolastici.
Molte scuole, soprattutto nei piccoli centri urbani, non ci saranno più. A scomparire sarà anche un altro degli elementi cardine dell'istruzione primaria italiana: il tempo pieno. Bisogna fare attenzione, chi sostiene che il tempo pieno non sarà toccato dalla riforma o che addirittura aumenterà mente sapendo di farlo.
Rifletteteci un poco e capirete perchè!
Se prima, per ogni 2 classi, c'erano 3 insegnanti d'ora in poi sarà uno per classe, a seguire e istruire dai 20 ai 30 alunni e che svolgerà il suo orario lavorativo settimanale esclusivamente di mattina. Pertanto al pomeriggio non potrà esserci altro che un sorta di dopo-scuola, trasformando il tempo pieno di fatto in un parcheggio pomeridiano per i bambini, che nulla ha da condividere con l'offerta didattica di cui fino ad ieri, prima della 'riforma Gelmini', gli alunni potevano usufruire con il tempo pieno.
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ARRIVERA' PER NATALE UNA 'SOCIAL CARD' AD OLTRE 1MLN DI ITALIANI 'POVERI'
C’è un detto che dice: "meglio poco che niente!".
In questo caso tra il poco e il nulla ci sono così poche differenze che è difficile distinguerli.
La 'social card, almeno per il momento, sembra più l’ennesimo spot varato dal governo che piuttosto un provvedimento serio in grado di aiutare per davvero i più bisognosi.
Nessuno però si è ricordato di dire che ogni spesa effettuata con la 'social card' in automatico sarà data una commissione alla Mastercard che è la società che ha emmesso ed è la proprietà della card.
Bhe! Almeno qualcuno di certo ci guadagnerà da questa iniziativa...
Appare strano che un'iniziativa così benefica abbia comunque dei costi accessori...stranezze tutte italiane!
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Parole....di Abraham Lincoln
Non si può arrivare alla prosperità scoraggiando l'impresa.Non si può rafforzare il deboleindebolendo il più forte.Non si può aiutare chi è piccoloabbattendo chi è grande.Non si può aiutare il poverodistruggendo il ricco.Non si possono aumentare le pagherovinando i datori di lavoro.Non si può progredire serenamentespendendo più del guadagno.Non si può promuovere la fratellanza umanapredicando l'odio di classe.Non si può instaurare la sicurezza socialeadoperando denaro imprestato.Non si può formare carattere e coraggiotogliendo iniziativa e sicurezza.Non si può aiutare continuamentela gente facendo in sua vece quello che potrebbee dovrebbe fare da sola.
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