venerdì 25 febbraio 2011

Libia: la ‘grande fuga’ degli stranieri dal Paese in fiamme

Dalla Libia è in corso una vera e propria fuga degli stranieri. Si tratta di una corsa contro il tempo prima che la situazione preciti ancora di più e che vede impegnata la comunità internazionale a portare fuori dal Paese in fiamme migliaia di connazionali sorpresi dalla rivolta popolare contro il regime di Gheddafi. Un evacuazione in corso con ogni mezzo specie aerei e navi, civili e militari. Anche se ogni Paese si è organizzato con propri mezzi, l’evacuazione è quasi collegiale nel senso che, nell’intento di portarli via dalla Libia tutti al più presto e con minor danno, non viene fatta distinzione del Paese di appartenenza. Nel Paese africano sono decine di migliaia i cittadini stranieri che vi si trovano a vario titolo. Di questi almeno 3.600 sono europei. L’Ue è preoccupata per il fatto che essi possano trasformarsi in ostaggi per il regime libico ormai al tracollo. Per lo più si tratta di lavoratori che si trovavano nel Paese africano per conto di aziende straniere. In gran parte, dopo lo scoppio della rivoluzione popolare libica contro il regime di Gheddafi, questi sono stati praticamente lasciti ‘liberi’ dalle loro aziende. Liberi di fare cosa? Senza un aiuto, senza un valido appoggio sul posto, la gran parte di essi si è ritrovata sballottata a destra e a manca senza sapere cosa fare e dove andare. Travolti dal precipitare degli eventi, che dopo dieci giorni di tumulti, iniziati il 20 febbraio scorso, sta facendo registrare una dura repressione da parte del regime. Una repressione brutale e sanguinaria del regime di Tripoli che sta mietendo migliaia di vittime. Alcune aziende per fortuna, hanno dato assistenza ai loro dipendenti iniziandone l’evacuazione. Una di queste è la società edile brasiliana ‘Odebrecht’, una delle più grandi imprese di costruzioni dell'America latina, che ha nel Paese africano ha più di 3mila dipendenti di diverse nazionalità, dei quali quasi 200 sono brasiliani. La compagnia ha reso noto di avere ancora in Libia 2.749 dipendenti di varie nazionalità. Di fronte a questa emergenza numerosi Paesi si sono prontamente allertati e hanno avviato le procedure di rimpatrio dei propri connazionali rimasti bloccati in Libia. L'Unione europea, Ue, si è mobilitata ed ha chiesto ai Paesi membri e ai Paesi extra comunitari un appoggio navale per l'evacuazione dei circa 6mila suoi cittadini. In queste ore si sono mobilitate navi da guerra della marina militare italiana, francese, tedesca e di altri Paesi membri. Mentre sono state allertate l'aviazione spagnola e le truppe speciali britanniche per azioni nel deserto. Anche le unità di intervento rapido dell'Ue, circa 1.500 militari, sono pronte a intervenire per operazioni umanitarie nel Paese africano. Nel frattempo, dalla Gran Bretagna è stato inviato a Tripoli un C-130 Hercules della Royal Air Force che ha evacuato oltre 50 cittadini britannici che si sono andati ad aggiungere ai 200 evacuati da Bengasi dalla nave militare Cumberland a cui poi, oggi si è unito il cacciatorpediniere York della marina militare inglese. Anche la Grecia ha inviato in Libia tre suoi C-130 dell'aeronautica militare greca. I tre aerei hanno rimpatriato oltre 200 dei circa 400 cittadini greci che si trovavano in Libia. Il ministero della Difesa greco ha anche inviato a largo delle coste libiche la Fregata Psara per fare da back up all'evacuazione. Dalla Germania, per evacuare i suoi cittadini, sono invece, salpate due Fregate ed una nave d'appoggio tattico. Mentre la compagnia di linea aerea Lufthansa, che ha sospeso tutti i voli verso Tripoli, ha reso noto di avere evacuato dal Paese africano negli ultimi giorni almeno 700 persone. Un aereo militare francese con 165 cittadini stranieri a bordo, di cui 152 francesi, è invece atterrato ieri a Parigi. In Francia finora sono rientrati almeno 500 francesi. Un aereo militare inviato a Tripoli dai Paesi Bassi è riuscito invece ad evacuare 42 cittadini stranieri, di cui 9 olandesi. La Turchia ha invece, annunciato di avere rimpatriato dalla Libia in fiamme migliaia dei 25mila turchi presenti nel Paese africano. Tra di essi anche centinaia di cittadini di Paesi terzi. Anche la Cina si è offerta di evacuare cittadini europei. Ieri due navi commerciali cinesi nell’evacuare dalla Libia migliaia di cittadini cinesi, circa 4.500 dei 15mila presenti nel Paese africano, hanno imbarcato anche alcune decine di europei tra i quali una ventina di greci. A bordo delle due navi sono stati evacuati anche alcuni cittadini tailandesi, cingalesi, italiani e rumeni. Verso le coste libiche si sta dirigendo anche una nave da guerra sudcoreana distaccata momentaneamente dalla missione anti-pirateria marittima nel mare al largo della Somalia. Tra i Paesi fortemente impegnati nell’evacuazione dei propri cittadini in Libia vi è infatti, anche la Corea del Sud. Il Paese asiatico stamani ha anche inviato a Tripoli tre i voli charter in grado di trasportare 700 persone. Un operazione questa che dovrebbe consentire di rimpatriare gran parte dei 1500 sudcoreani presenti nell’ex colonia italiana riducendo a 575 la loro presenza in Libia. Evacuati dall’ex colonia italiana anche A 339 cittadini russi rientrati a Mosca a bordo di tre aerei. Mentre una nave inviata dagli Stati Uniti per evacuare cittadini americani è bloccata nel porto di Tripoli a causa del maltempo che le impedisce di salpare. A bordo vi sono 118 dei circa 650 cittadini statunitensi presenti nel Paese africano. A bordo con loro però, anche un centinaio di altri cittadini stranieri. Sono circa 200 i cittadini canadesi rimpatriati finora dalla Libia. La loro evacuazione è stata resa possibile grazie alla disponibilità offerta da Gran Bretagna, Spagna e USA. Anche l’Italia ha predisposto un piano di rimpatrio per i propri connazionali presenti nel Paese africano. Stamani il cacciatorpediniere 'Mimbelli' e la nave anfibia 'San Giorgio' della Marina militare italiana hanno ancorato nella rada davanti al porto di Misurata in Libia. Immediatamente sono partite le operazioni di evacuazione almeno 200 italiani. Purtroppo anche in questo caso a rallentare le operazioni le avverse condizioni del mare. Nel frattempo, si appresta a salpare dalla base navale di Augusta un'altra nave della Marina militare italiana, la 'San Marco'. “I rimpatri dei nostri connazionali stanno procedendo senza problemi. Esiste però un piano militare per portarli in salvo in caso di pericolo. Siamo pronti a ogni evenienza”, ha affermato nei giorni scorsi il ministro della Difesa, Ignazio La Russa. Nel frattempo, ieri i primi aerei dell'Aeronautica militare italiana sono atterrati all'aeroporto di Pratica di Mare, lo scalo militare a sud di Roma, con a bordo un centinaio di italiani in fuga dalla Libia. A bordo anche personale ONU ed altri cittadini stranieri. Si è trattato di 9 inglesi, 3 francesi, 10 tedeschi, 9 austriaci e 10 sloveni. Con loro anche dei cittadini croati e polacchi e il capogabinetto della Fao, Hervè Leveune. In tutto sono un centinaio i cittadini stranieri rimpatriati dalla Libia grazie ai voli Alitalia o aerei militari italiani predisposti dalla Farnesina. Si tratta per lo più di britannici, francesi, sloveni, croati e polacchi. Ieri però, anche il racconto di un cittadino italiano che ha raccontato della sua fuga da Tobruk, città della Cirenaica in mano ai rivoltosi, verso l'Egitto per poter raggiungere l’Italia. Una fuga durata un giorno intero attraverso i rumori di scontri e posti di blocco. Un cittadino italiano che ha raccontato di essere stato lasciato solo dal suo Paese e di essersi salvato con propri mezzi e l’aiuto di un amico libico. La sua non è una denuncia isolata, ma tanti cittadini italiani riusciti a fatica a rientrare in Patria hanno raccontato l’assenza di contatti e di aiuti. Secondo quanto reso noto dalla Farnesina, fino a ieri sera, erano 1.100 gli italiani che sono stati riportati in Italia con voli operati in collaborazione con Alitalia e il ministero della Difesa. Sono quindi almeno 400 gli italiani ancora da rimpatriare dalla Libia. Di molti di loro si sono persi i contatti. Forse sono persi nel marasma della rivoluzione libica. Le preoccupazione sono alte per 15 italiani che si trovano in una località nel Sud del Paese. Il gruppo è isolato ed è rimasto senza nulla, persino senza viveri dopo che sono stati assaliti e derubati.

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Una fiammella accesa per tutte le persone che soffrono al mondo

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Nel mondo sono tante le persone che piangono e soffrono a loro dedico un affettuoso pensiero....

Unioni Civili

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SI ALLE UNIONI CIVILI NO ALLE ADOZIONI

STOP ALLE VIOLENZE IN SIRIA

Il mondo non può più stare a guardare mentre migliaia di siriani si vedono privati della libertà e della vita.....

Tutta la verità sul sequestro del rimorchiatore Buccaneer

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Rivista e libro in vendita al sito www.liberoreporter.it

A tutti quei bravi ragazzi morti per l'Italia

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Non mi abituerò mai a quest'immagine! Onore ai caduti

Nel mondo ogni giorno vengono compiute carneficine immani in cui le vittime sono inermi civili

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in memoria di coloro che hanno versato il loro sangue a causa del terrorismo ed ora sono solo ombre!

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il volto di un immigrato

...a quei bravi ragazzi, figli dell'America di oggi, morti in guerra!

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DARFUR:NON C'E' PIU' TEMPO DA PERDERE!

IN DARFUR SONO DECINE SE NON CENTINAIA LE PERSONE CHE MUOIONO OGNI MESE...
FAI LORO DEL BENE... AIUTA I RIFUGIATI E I PROFUGHI DEL DARFUR FACENDO UNA DONAZIONE ALL'AGENZIA ONU PER I RIFUGIATI UNHCR CHIAMA LO 0680212304 PER SAPERE COME FARE....
RICORDATI BASTANO 31 EURO PER ACQUISTARE 8 COPERTE, 51 EURO PER UNA TENDA E 200 EURO PER DARE ASSISTENZA MEDICA A 25 FAMIGLIE...

Un bambino del Darfur

Un bambino del Darfur
aiuta ad aiutarlo sostieni le iniziative pro Darfur
In Darfur dal 2003 ad oggi sono state compiute esecuzioni, anche di massa, stupri, soprattutto di massa, nei confronti di donne, uomini e bambini e interi villaggi sono stati rasi al suolo. Il terrore è stato usato come pratica generalizzata e a sfondo razziale mentre lo stupro è diventato una vera e propria arma da guerra.
Il governo sudanese di Khartoum da parte sua ha bombardato senza sosta i civili, e ha reso sempre più difficili le operazioni di soccorso delle organizzazioni umanitarie nei confronti delle genti del Darfur, fino al punto di far scappare via la maggior parte delle Ong operanti nella regione sudanese e liberarsi così di scomodi testimoni di quanto accadeva in quei luoghi. La stessa tattica è stata seguita prima con i peacekeepers dell'Ua e poi con quelli dell'Onu...
Tutto il mondo è a conoscenza di quanto accade in quella remota regione sudanese e lancia denunce. Da un lato Washington parla di genocidio, dall’altro l'Onu parla di catastrofe umanitaria e di pulizia etnica.
Il tutto però resta nella totale impunità!
Intanto, dal Febbraio 2003 anno in cui è iniziata la ribellione della popolazione di etnia africana del Darfur, circa 6 milioni in maggioranza musulmana e in parte animista, contro il governo sudanese, musulmano ma integralista e soprattutto di etnia araba e bianca, è scoppiato il conflitto che ha causato finora circa 300mila morti e due milioni e mezzo di profughi. Una protesta nata per lo stato di totale abbandono e sfruttamento in cui la popolazione nera era tenuta. La repressione del governo centrale è stata spietata, soprattutto facendo uso dei Janjaweed, i diavoli a cavallo, che sono milizie nomadi di etnia araba che hanno compiuto tutti gli orrori possibili e inimmaginabili contro le genti del Darfur di etnia nera, per lo più contadini e pastori.

Il pianto di un innocente a Gaza

Il pianto di un innocente a Gaza
Ancora una volta il mondo intero si dovrebbe vergognare!!!
La guerra chi puo raccontarla? E' difficile farlo ma tutti possiamo immaginare come sia il sentire l'odore dei morti abbandonati nelle strade o sotto le macerie, il vedere i bambini che muoiono di fame accanto al cadavere della madre, il sentire il lamento dei feriti e lo strazio dei sopravvissuti, di chi si vede impotente e maledice chi gli ha portato via tutto.
Nella Striscia di Gaza siamo ormai quasi alla terza settimana di bombardamenti e inesorabilmente, come non potrebbe essere diversamente con tutta la tecnologia militare del 21° secolo che gli israeliani stanno usando, il numero dei morti tra i civili continuato ad aumentare, mentre l'esercito israeliano bombarda le loro case si moltiplicano tra i palestinesi le scene di disperazione e di dolore causati dagli effetti devastanti della guerra che certamente non sono cambiati nel tempo anzi al contrario.

Giugno 2009: La rivoluzione di velluto in Iran

Giugno 2009: La rivoluzione di velluto in Iran
Sono solidale con i persiani che manifestano

Il 12 giugno 2010 è caduto il primo anniversario delle contestate elezioni iraniane. Elezioni che decretarono la riconferma a presidente dell’Iran di Mahmud Ahmadinejad. Il Paese ha vissuto le prime ora di questa giornata con una calma carica di tensione che poi, è scoppiata nel pomeriggio intorno alle 16, le 13.30 italiane con i primi scontri tra manifestanti e forze di sicurezza nei pressi dell’Università Sharif di Teheran. Era impensabile che l’opposizione iraniana del movimento riformista dell’Onda Verde si facesse scappare questa occasione per proclamare il proprio dissenso al regime degli Ayatollah. I luoghi delle sanguinose proteste post elettorali di un anno fa si sono quindi di nuovo riempiti di manifestanti. Questo, nonostante l’appello dei leader dell’opposizione, Moussavi e Karroubi, a evitare di scendere in piazza e nonostante che le forze di sicurezza avessero preso posizione in vari punti strategici del centro di Teheran per prevenire manifestazioni. Nonostante le proteste e le accuse di brogli elettorali il contestato presidente Ahmadinejad ha potuto proseguire nel suo mandato, quasi certamente usurpato, grazie all’appoggio dell’ayatollah Ali Khamenei, la Guida Suprema. La lotta continuerà. Viva la Persia! Viva il movimento riformista!


i 44 presidenti degli Usa

i 44 presidenti degli Usa
da www.patrickmoberg.com/blog/id:420/november-4-2008

The President United States of America

The President United States of America
Barack Obama

E' morta Miriam Makeba

E' morta Miriam Makeba
Addio Mama Afrika....io continuerò a sognare...

Notes

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Italia. Violenza sessuale è allarme sociale


Dopo i recenti casi di stupri, a Roma, Bologna e Milano non si riesce quasi più a tenere il conto degli episodio di violenza sessuale che, dall'inizio dell'anno, si stanno susseguendo in Italia ad opera principalmente di stranieri. Un orribile reato che si verifica nelle grandi città metropolitane come nei piccoli centri urbani. Emergono dati da brividi dalle informazioni fornite dal Presidente facente funzioni del Tribunale di Como Giuseppe Anzani e dal Procuratore capo Alessandro Maria Lodolini. Ogni 4 giorni in Procura a Como arriva una denuncia per violenza sessuale. I fascicoli aperti tra luglio 2007 e giugno 2008 sono stati 89, tra violenze sessuali e pedofilia. Ma è solo la punta di un iceberg in quanto, il reato, per la quasi totalità è sommerso perché prevale ancora la paura e la vergogna a denunciare la violenza subita. Fino ad oggi la violenza che subivano le donne era soprattutto domestica, ma gli episodi di violenza che hanno visto protagoniste, loro malgrado, delle donne avvenuti negli ultimi giorni, per le strade, propongono una nuova emergenza. Un autorevole testimonianza è portata da Telefono Rosa che da anni conosce il fenomeno ed assiste le vittime. “Ciò che sta avvenendo dall'inizio dell'anno, precisa il presidente Maria Gabriella Carnieri Moscatelli, mi preoccupa. Non so se è solo l'effetto di maggiori denunce ma, dal nostro osservatorio, non era mai stato rilevata una cosa simile”. Gli avvenimenti degli ultimi giorni non fanno altro che conferma un'allarmante costante: in testa alla classifica degli autori di stupri ci sono gli stranieri. Il triste primato vede fra i primi i romeni, seguiti da marocchini e albanesi che sembra abbiano dato il via ad una esecrabile escalation di violenza contro le donne. Assodato che nella stragrande maggioranza dei casi questi episodi sono commessi da stranieri, spesso clandestini, ora si deve dare a tutto questo uno stop. Certezza della pena, custodia cautelare in carcere per chi è accusato di violenza sessuale ed esclusione di attenuanti per chi delinque sotto effetto di alcool e droghe. Tutto ovviamente tenendo conto di due elementi fondamentali: abbattere l'allarme sociale provocato da questo tipo di reati e tutelare la dignità della vittima, che va assicurata anche nel percorso dibattimentale.
Per raggiungere un risultato anzitutto è importante l'introduzione nel ddl sicurezza dell'obbligo del carcere per chi stupra. Forse il decreto 'anti-stupro' sarà pronto per venerdì esso dovrebbe contenere, come annunciato, importanti novità: gli accusati di stupro non potranno beneficiare della libertà condizionale, ci sarà un avvocato a spese dello Stato per le vittime di violenza sessuale, arriveranno nuovi presidi di polizia con relativi stanziamenti, saranno anticipate le norme contenute nel ddl anti-molestie che la Camera ha già approvato. Tra le altre cose, ci dovrebbero essere anche aggravanti se a commettere violenza sono familiari, partner o tutori; un pesante aggravio di pena se la vittima è sotto i 14 anni; uguale trattamento, invece, se la vittima è maggiorenne o appena sotto i 18; ergastolo sicuro, se allo stupro segue la morte della vittima. Mano pesante anche per i complici: nessuna possibilità di godere dei domiciliari neppure per i favoreggiatori.

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La scuola pubblica in Italia con la 'Riforma Gelmini'

Esprimo la mia piena solidarietà con tutti coloro che protestano contro la Legge 133/08 la cosidetta 'Riforma Gelmini'....

Le cifre presentate nel decreto fanno venire i brividi: i tagli previsti dal decreto legge 112, poi convertito nella legge 133/08, e gli ulteriori provvedimenti contenuti nel decreto 137 porteranno, a livello nazionale, ad una riduzione di circa 100mila posti tra il personale docente e di 43mila posti tra quello Ata (ausiliari, tecnici e amministrativi).
Per molti, anche per i non addetti ai lavori, l'effetto provocato dalla legge che in pratica azzererà in poco tempo le faticose conquiste di anni e anni, non solo in termini di posti di lavoro, ma anche di mission- educativa e di didattica, rende il momento dei più cupi e tristi degli ultimi anni. Ai tagli vanno poi sommati, le conseguenze che scaturiranno dalla reintroduzione del maestro unico nelle scuole elementari.
L'Europa chiede più scuola, più sapere e l'Italia che fa?
Il contrario!
Rientrodurre il maestro unico è compiere, di sicuro, un passo indietro di almeno mezzo secolo. Se non addirittura si ritorna al tempo del libro cuore, senza offesa per quel libro mio compagno di tanti pomeriggi.
Perchè tutto questo? Bella domanda!
Molto probabilmente si tenta di mascherare con questa supposta riforma quello che è il vero scopo del provvedimento: incassare o meglio risparmiare in poco meno di 4-5 anni 8miliardi di euro. Questa è la cifra stimata, che dovrebbe restare nelle casse dello stato.
Un risparmio quindi certo ottenuto tagliando centinaia di migliaia di posti di lavoro ma al contempo che produrrà anche un effetto negativo: quello di un drastico ridimensionamento del servizio scolastico pubblico in favore forse di quello privato. Inoltre un'altra diretta conseguenza della L.133/08 sarà la chiusura di decine e decine di plessi scolastici.
Molte scuole, soprattutto nei piccoli centri urbani, non ci saranno più. A scomparire sarà anche un altro degli elementi cardine dell'istruzione primaria italiana: il tempo pieno. Bisogna fare attenzione, chi sostiene che il tempo pieno non sarà toccato dalla riforma o che addirittura aumenterà mente sapendo di farlo.
Rifletteteci un poco e capirete perchè!
Se prima, per ogni 2 classi, c'erano 3 insegnanti d'ora in poi sarà uno per classe, a seguire e istruire dai 20 ai 30 alunni e che svolgerà il suo orario lavorativo settimanale esclusivamente di mattina. Pertanto al pomeriggio non potrà esserci altro che un sorta di dopo-scuola, trasformando il tempo pieno di fatto in un parcheggio pomeridiano per i bambini, che nulla ha da condividere con l'offerta didattica di cui fino ad ieri, prima della 'riforma Gelmini', gli alunni potevano usufruire con il tempo pieno.

...

ARRIVERA' PER NATALE UNA 'SOCIAL CARD' AD OLTRE 1MLN DI ITALIANI 'POVERI'

C’è un detto che dice: "meglio poco che niente!".
In questo caso tra il poco e il nulla ci sono così poche differenze che è difficile distinguerli.
La 'social card, almeno per il momento, sembra più l’ennesimo spot varato dal governo che piuttosto un provvedimento serio in grado di aiutare per davvero i più bisognosi.
Nessuno però si è ricordato di dire che ogni spesa effettuata con la 'social card' in automatico sarà data una commissione alla Mastercard che è la società che ha emmesso ed è la proprietà della card.
Bhe! Almeno qualcuno di certo ci guadagnerà da questa iniziativa...
Appare strano che un'iniziativa così benefica abbia comunque dei costi accessori...stranezze tutte italiane!

***

Parole....di Abraham Lincoln

Non si può arrivare alla prosperità

scoraggiando l'impresa.
Non si può rafforzare il debole
indebolendo il più forte.
Non si può aiutare chi è piccolo
abbattendo chi è grande.
Non si può aiutare il povero
distruggendo il ricco.
Non si possono aumentare le paghe
rovinando i datori di lavoro.
Non si può progredire serenamente
spendendo più del guadagno.
Non si può promuovere la fratellanza umana
predicando l'odio di classe.
Non si può instaurare la sicurezza sociale
adoperando denaro imprestato.
Non si può formare carattere e coraggioto
gliendo iniziativa e sicurezza.
Non si può aiutare continuamente
la gente facendo in sua vece quello che potrebbe
e dovrebbe fare da sola.

USA 2008: ELETTO PRESIDENTE BARACK OBAMA

USA 2008: ELETTO PRESIDENTE BARACK OBAMA

marito e padre

i due rivali

genere umano

GIOCHI OLIMPICI DI PECHINO

GIOCHI OLIMPICI DI PECHINO
da peacereporter

23/02/2002 - 02/07/2008 Ingrid Betancourt è stata liberata!

23/02/2002 - 02/07/2008                  Ingrid Betancourt è stata liberata!
faccio mia la gioia di tutti!

Finalmente liberi!!!

Finalmente liberi!!!

Grazie a loro la Betancourt è libera

Grazie a loro la Betancourt è libera
il ministro della Difesa colombiano Santos e il generale Montoya

Grazie Uribe!!

Grazie Uribe!!
La Betancourt ha incontrato il presidente colombiano Uribe che vinse le elezioni del 2002

madre e figlia!

madre e figlia!
Yolanda Pulecio e Ingrid Betancourt

le due Betancourt

le due Betancourt
Ingrid abbraccia la madre Yolanda

La gioia della libertà riconquistata

La gioia della libertà riconquistata
Ingrid Betancourt dopo la liberazione