martedì 27 luglio 2010

Integralismo somalo: a rischio anche Paesi confinanti

Si cerca di esportare l’integralismo dalla Somalia anche ai Paesi confinanti. E’ questo la valutazione che si ricava analizzando gli eventi accaduti nelle ultime settimane nel Corno d’Africa. Gli integralisti islamici di al Shabaab, gioventù in arabo, che è un gruppo di ribelli islamici considerato vicino all'organizzazione terroristica di al Qaeda, combattono in Somalia per rovesciare il debole governo di transizione somalo, tfg, guidato dal presidente Sheikh Sharif Ahmed, in carica dal 2009. Un governo che resta ‘in piedi’ solo grazie al sostegno che riceve dall'Occidente e della forza di pace militare dell'Unione africana, Ua, denominata Amisom. I ribelli, il cui leader è Mohamed Abdi Godane, alias Abu Zubayr però, ormai controllano tutto il sud della Somalia, larga parte del centro e centro ovest, e la quasi totalità di Mogadiscio. La capitale somala di fatto è l’ultimo baluardo del tfg in Somalia. Un baluardo difeso strenuamente, ma scontro dopo scontro la realtà dei fatti sta venendo fuori. Gli al Shabaab presto controlleranno la Somalia. Lo si capisce dal fatto che negli ultimi giorni si sono intensificati i loro attacchi alle postazioni governative e dei Peacekeeper dell’Amisom, e violenti combattimenti sono in corso ininterrottamente a Mogadiscio tra i miliziani al Shabaab da una parte e le forze governative e truppe Ua dall’altra parte. Combattimenti condotti anche con l'artiglieria pesante. Tutto questo sta provocando, come sempre, la morte soprattutto di numerosi civili in quanto i combattimenti si svolgono nella totale noncuranza per la sicurezza e la tutela della popolazione civile. E questo con colpevole consapevolezza di tutte le parti coinvolte. Persino dell’Amisom, come la stessa Ua ha confermato in un recente rapporto. Il movimento degli al Shabaab nato alla fine del 2006 dai resti dell’Unione delle Corti islamiche,Uci, sconfitte nel dicembre dello stesso anno dalle truppe etiopi inviate in soccorso del governo di Mogadiscio, punta ad assumere il controllo della Somalia e ad imporre una rigida forma della Sharia, la legge islamica. Dopo che ci saranno riusciti nessuno si potrà più dire al sicuro da queste milizie integraliste. Tanto è vero che gli USA hanno inserito il gruppo nella lista nera ONU delle organizzazioni terroristiche. I primi segnali si stanno registrando in queste ultime settimane. Nelle ultime ore si sono verificati intensi combattimenti fra le forze della regione semiautonoma somala del Puntland, e gruppi di ribelli armati guidati da Mohamed Said Atam che è legato agli integralisti somali. Said Atam è un religioso salafita del nord della Somalia ed è inserito nella lista nera dell'ONU per avere contrabbandato armi per i miliziani. Sembra che le forze di sicurezza locali abbiano attaccato i campi di addestramento ubicati nella zona montuosa di Gargala e usati da al Qaeda e dai mujahidin somali. I combattimenti si sono verificati soprattutto presso i villaggi di Sanag e Karan nella provincia di Bari, nord est della Somalia. Nei giorni scorsi la stampa araba aveva denunciato la presenza nel nord del Puntland di un nuovo santuario di al Qaeda, paragonandolo addirittura a quello di Tora Bora in Afghanistan, e dove almeno 400 mujahidin si addestrano per la Jihad, la guerra santa. Il Puntland finora era restato fuori dallo scontro tra tfg e integralisti somali, ma evidentemente a quest’ultimi non interessa più tenerli fuori dallo scontro ed ora la regione è sotto crescente tensione. Tanto è vero che sempre ieri, nella capitale della regione semiautonoma somala, Bosaso si è verificato un attentato terroristico. Segnale tangibile questo, della volontà dei ribelli somali di cercare di allargare il loro controllo anche nel nord del Paese africano. Il Puntland che già si trovava a dover affrontare l’emergenze pirateria ora si vede aperto un nuovo fronte, quello della minaccia che viene dai ribelli di al Shabaab che già controllano gran parte del territorio somalo. Prima ancora che si verificassero questi episodi, sempre la scorsa settimana, si era registrato, al confine tra il Kenya e la Somalia, uno scontro armato tra forze di sicurezza kenyane e miliziani somali degli al Shabaab. Le milizia somale già in passato hanno minacciato di attaccare il Kenya. Il governo di questo Paese appoggia quello somalo. Tutto questo ha reso la regione di confine tra Kenya e Somalia pericolossissima e il governo di Nairobi ha inoltre espresso il timore di subire attentati suicidi anche sul suo territorio, come è accaduto poche settimane fa a Kampala, in Uganda. L’Uganda insieme al Burundi è il Paese africano che dal 2007 contribuisce con uomini e mezzi alla missione di pace dell’Ua in Somalia. Gli al Shabab gli definiscono ‘invasori africani’ e l’attentato è stato un atto intimidatorio nei confronti dell’Uganda compiuto dagli integralisti somali che ne hanno rivendicato la paternità giustificandolo come punizione per i civili morti nel corso della guerra in Somalia. Di fatto è stato il loro primo atto terroristico compiuto al di fuori del territorio somalo. Di certo non sarà nemmeno l’ultimo, in quanto hanno promesso stesso trattamento al Burundi e a tutti i Paesi che appoggiano il tfg somalo. L'Ua ha immediatamente annunciato che anche la Guinea invierà un contingente di soldati a Mogadiscio nell'ambito della missione Amisom. A causa di tutto questo la Somalia sta vivendo anche una delle peggiori crisi al mondo. Quasi la metà della popolazione civile somala dipende dagli aiuti umanitari. Per il fatto che, nel Paese del Corno d’Africa, sono 1,4 milioni le persone che hanno lo status di sfollati interni e oltre 600mila quelle di rifugiati nei Paesi confinanti, la Somalia è il terzo Paese nel mondo per provenienza di rifugiati, superato solo da Afghanistan e Iraq. A causa poi, degli intensi combattimenti di questi giorni sono state costrette alla fuga altri 18mila somali. Da questo emerge un’altra conseguenza meno nota delle azioni degli al Shabaab. La preoccupazione per l'aggravarsi del modo in cui questi civili somali, costretti alla fuga per sfuggire al dramma della guerra, sono trattati sia all'interno della Somalia stessa sia nei Paesi confinanti. Una denuncia che giunge dall'Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati, Unhcr. “Il clima di paura, innescato soprattutto dai recenti attentati terroristici, ma anche dalla consapevolezza della forza che sta assumendo il movimento islamico somalo, fa registrare un crescente numero d'episodi di xenofobia, retate e deportazioni nei confronti degli sfollati e profughi somali”, si legge in una nota dell’agenzia ONU. Non si contano più infatti, i casi di molestie fisiche e verbali così come gli arresti e la detenzione irregolare, oltre all'estorsione e anche ai respingimenti di rifugiati somali da parte dei Paesi confinanti. Un’azione questa che l’Unhcr condanna e pone all’attenzione della comunità internazionale. “I somali sono in fuga da anni di violenze, vittime del terrore e dei conflitti che hanno causato la perdita di migliaia di vite e la fuga di milioni di persone”, ricorda l’agenzia per i profughi nella nota. Anche la regione semiautonoma del Puntland, che di fatto è in Somalia, respinge gli sfollati che provengono dalle aree di conflitto della Somalia centrale. Nella nota diffusa dall'Unhcr si legge ancora che essa riconosce la preoccupazione dei governi dei Paesi interessati. Però pur sostenendo la legittimità di controlli di sicurezza e delle pratiche di registrazione al fine di assicurare una maggior protezione ai rifugiati e rispondere alle loro esigenze, condanna ogni pratica che lede il loro status di rifugiati o profughi. “Solo i civili possono essere rifugiati e chi porta avanti un'azione armata, e crea violenza e terrore nel Paese di asilo, non può essere considerato un rifugiato”, sottolinea la nota dell’agenzia ONU.

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Una fiammella accesa per tutte le persone che soffrono al mondo

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Nel mondo sono tante le persone che piangono e soffrono a loro dedico un affettuoso pensiero....

Unioni Civili

Unioni Civili
SI ALLE UNIONI CIVILI NO ALLE ADOZIONI

STOP ALLE VIOLENZE IN SIRIA

Il mondo non può più stare a guardare mentre migliaia di siriani si vedono privati della libertà e della vita.....

Tutta la verità sul sequestro del rimorchiatore Buccaneer

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Rivista e libro in vendita al sito www.liberoreporter.it

A tutti quei bravi ragazzi morti per l'Italia

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Non mi abituerò mai a quest'immagine! Onore ai caduti

Nel mondo ogni giorno vengono compiute carneficine immani in cui le vittime sono inermi civili

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in memoria di coloro che hanno versato il loro sangue a causa del terrorismo ed ora sono solo ombre!

sono solidale con gli immigrati clandestini

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il volto di un immigrato

...a quei bravi ragazzi, figli dell'America di oggi, morti in guerra!

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DARFUR:NON C'E' PIU' TEMPO DA PERDERE!

IN DARFUR SONO DECINE SE NON CENTINAIA LE PERSONE CHE MUOIONO OGNI MESE...
FAI LORO DEL BENE... AIUTA I RIFUGIATI E I PROFUGHI DEL DARFUR FACENDO UNA DONAZIONE ALL'AGENZIA ONU PER I RIFUGIATI UNHCR CHIAMA LO 0680212304 PER SAPERE COME FARE....
RICORDATI BASTANO 31 EURO PER ACQUISTARE 8 COPERTE, 51 EURO PER UNA TENDA E 200 EURO PER DARE ASSISTENZA MEDICA A 25 FAMIGLIE...

Un bambino del Darfur

Un bambino del Darfur
aiuta ad aiutarlo sostieni le iniziative pro Darfur
In Darfur dal 2003 ad oggi sono state compiute esecuzioni, anche di massa, stupri, soprattutto di massa, nei confronti di donne, uomini e bambini e interi villaggi sono stati rasi al suolo. Il terrore è stato usato come pratica generalizzata e a sfondo razziale mentre lo stupro è diventato una vera e propria arma da guerra.
Il governo sudanese di Khartoum da parte sua ha bombardato senza sosta i civili, e ha reso sempre più difficili le operazioni di soccorso delle organizzazioni umanitarie nei confronti delle genti del Darfur, fino al punto di far scappare via la maggior parte delle Ong operanti nella regione sudanese e liberarsi così di scomodi testimoni di quanto accadeva in quei luoghi. La stessa tattica è stata seguita prima con i peacekeepers dell'Ua e poi con quelli dell'Onu...
Tutto il mondo è a conoscenza di quanto accade in quella remota regione sudanese e lancia denunce. Da un lato Washington parla di genocidio, dall’altro l'Onu parla di catastrofe umanitaria e di pulizia etnica.
Il tutto però resta nella totale impunità!
Intanto, dal Febbraio 2003 anno in cui è iniziata la ribellione della popolazione di etnia africana del Darfur, circa 6 milioni in maggioranza musulmana e in parte animista, contro il governo sudanese, musulmano ma integralista e soprattutto di etnia araba e bianca, è scoppiato il conflitto che ha causato finora circa 300mila morti e due milioni e mezzo di profughi. Una protesta nata per lo stato di totale abbandono e sfruttamento in cui la popolazione nera era tenuta. La repressione del governo centrale è stata spietata, soprattutto facendo uso dei Janjaweed, i diavoli a cavallo, che sono milizie nomadi di etnia araba che hanno compiuto tutti gli orrori possibili e inimmaginabili contro le genti del Darfur di etnia nera, per lo più contadini e pastori.

Il pianto di un innocente a Gaza

Il pianto di un innocente a Gaza
Ancora una volta il mondo intero si dovrebbe vergognare!!!
La guerra chi puo raccontarla? E' difficile farlo ma tutti possiamo immaginare come sia il sentire l'odore dei morti abbandonati nelle strade o sotto le macerie, il vedere i bambini che muoiono di fame accanto al cadavere della madre, il sentire il lamento dei feriti e lo strazio dei sopravvissuti, di chi si vede impotente e maledice chi gli ha portato via tutto.
Nella Striscia di Gaza siamo ormai quasi alla terza settimana di bombardamenti e inesorabilmente, come non potrebbe essere diversamente con tutta la tecnologia militare del 21° secolo che gli israeliani stanno usando, il numero dei morti tra i civili continuato ad aumentare, mentre l'esercito israeliano bombarda le loro case si moltiplicano tra i palestinesi le scene di disperazione e di dolore causati dagli effetti devastanti della guerra che certamente non sono cambiati nel tempo anzi al contrario.

Giugno 2009: La rivoluzione di velluto in Iran

Giugno 2009: La rivoluzione di velluto in Iran
Sono solidale con i persiani che manifestano

Il 12 giugno 2010 è caduto il primo anniversario delle contestate elezioni iraniane. Elezioni che decretarono la riconferma a presidente dell’Iran di Mahmud Ahmadinejad. Il Paese ha vissuto le prime ora di questa giornata con una calma carica di tensione che poi, è scoppiata nel pomeriggio intorno alle 16, le 13.30 italiane con i primi scontri tra manifestanti e forze di sicurezza nei pressi dell’Università Sharif di Teheran. Era impensabile che l’opposizione iraniana del movimento riformista dell’Onda Verde si facesse scappare questa occasione per proclamare il proprio dissenso al regime degli Ayatollah. I luoghi delle sanguinose proteste post elettorali di un anno fa si sono quindi di nuovo riempiti di manifestanti. Questo, nonostante l’appello dei leader dell’opposizione, Moussavi e Karroubi, a evitare di scendere in piazza e nonostante che le forze di sicurezza avessero preso posizione in vari punti strategici del centro di Teheran per prevenire manifestazioni. Nonostante le proteste e le accuse di brogli elettorali il contestato presidente Ahmadinejad ha potuto proseguire nel suo mandato, quasi certamente usurpato, grazie all’appoggio dell’ayatollah Ali Khamenei, la Guida Suprema. La lotta continuerà. Viva la Persia! Viva il movimento riformista!


i 44 presidenti degli Usa

i 44 presidenti degli Usa
da www.patrickmoberg.com/blog/id:420/november-4-2008

The President United States of America

The President United States of America
Barack Obama

E' morta Miriam Makeba

E' morta Miriam Makeba
Addio Mama Afrika....io continuerò a sognare...

Notes

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Italia. Violenza sessuale è allarme sociale


Dopo i recenti casi di stupri, a Roma, Bologna e Milano non si riesce quasi più a tenere il conto degli episodio di violenza sessuale che, dall'inizio dell'anno, si stanno susseguendo in Italia ad opera principalmente di stranieri. Un orribile reato che si verifica nelle grandi città metropolitane come nei piccoli centri urbani. Emergono dati da brividi dalle informazioni fornite dal Presidente facente funzioni del Tribunale di Como Giuseppe Anzani e dal Procuratore capo Alessandro Maria Lodolini. Ogni 4 giorni in Procura a Como arriva una denuncia per violenza sessuale. I fascicoli aperti tra luglio 2007 e giugno 2008 sono stati 89, tra violenze sessuali e pedofilia. Ma è solo la punta di un iceberg in quanto, il reato, per la quasi totalità è sommerso perché prevale ancora la paura e la vergogna a denunciare la violenza subita. Fino ad oggi la violenza che subivano le donne era soprattutto domestica, ma gli episodi di violenza che hanno visto protagoniste, loro malgrado, delle donne avvenuti negli ultimi giorni, per le strade, propongono una nuova emergenza. Un autorevole testimonianza è portata da Telefono Rosa che da anni conosce il fenomeno ed assiste le vittime. “Ciò che sta avvenendo dall'inizio dell'anno, precisa il presidente Maria Gabriella Carnieri Moscatelli, mi preoccupa. Non so se è solo l'effetto di maggiori denunce ma, dal nostro osservatorio, non era mai stato rilevata una cosa simile”. Gli avvenimenti degli ultimi giorni non fanno altro che conferma un'allarmante costante: in testa alla classifica degli autori di stupri ci sono gli stranieri. Il triste primato vede fra i primi i romeni, seguiti da marocchini e albanesi che sembra abbiano dato il via ad una esecrabile escalation di violenza contro le donne. Assodato che nella stragrande maggioranza dei casi questi episodi sono commessi da stranieri, spesso clandestini, ora si deve dare a tutto questo uno stop. Certezza della pena, custodia cautelare in carcere per chi è accusato di violenza sessuale ed esclusione di attenuanti per chi delinque sotto effetto di alcool e droghe. Tutto ovviamente tenendo conto di due elementi fondamentali: abbattere l'allarme sociale provocato da questo tipo di reati e tutelare la dignità della vittima, che va assicurata anche nel percorso dibattimentale.
Per raggiungere un risultato anzitutto è importante l'introduzione nel ddl sicurezza dell'obbligo del carcere per chi stupra. Forse il decreto 'anti-stupro' sarà pronto per venerdì esso dovrebbe contenere, come annunciato, importanti novità: gli accusati di stupro non potranno beneficiare della libertà condizionale, ci sarà un avvocato a spese dello Stato per le vittime di violenza sessuale, arriveranno nuovi presidi di polizia con relativi stanziamenti, saranno anticipate le norme contenute nel ddl anti-molestie che la Camera ha già approvato. Tra le altre cose, ci dovrebbero essere anche aggravanti se a commettere violenza sono familiari, partner o tutori; un pesante aggravio di pena se la vittima è sotto i 14 anni; uguale trattamento, invece, se la vittima è maggiorenne o appena sotto i 18; ergastolo sicuro, se allo stupro segue la morte della vittima. Mano pesante anche per i complici: nessuna possibilità di godere dei domiciliari neppure per i favoreggiatori.

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La scuola pubblica in Italia con la 'Riforma Gelmini'

Esprimo la mia piena solidarietà con tutti coloro che protestano contro la Legge 133/08 la cosidetta 'Riforma Gelmini'....

Le cifre presentate nel decreto fanno venire i brividi: i tagli previsti dal decreto legge 112, poi convertito nella legge 133/08, e gli ulteriori provvedimenti contenuti nel decreto 137 porteranno, a livello nazionale, ad una riduzione di circa 100mila posti tra il personale docente e di 43mila posti tra quello Ata (ausiliari, tecnici e amministrativi).
Per molti, anche per i non addetti ai lavori, l'effetto provocato dalla legge che in pratica azzererà in poco tempo le faticose conquiste di anni e anni, non solo in termini di posti di lavoro, ma anche di mission- educativa e di didattica, rende il momento dei più cupi e tristi degli ultimi anni. Ai tagli vanno poi sommati, le conseguenze che scaturiranno dalla reintroduzione del maestro unico nelle scuole elementari.
L'Europa chiede più scuola, più sapere e l'Italia che fa?
Il contrario!
Rientrodurre il maestro unico è compiere, di sicuro, un passo indietro di almeno mezzo secolo. Se non addirittura si ritorna al tempo del libro cuore, senza offesa per quel libro mio compagno di tanti pomeriggi.
Perchè tutto questo? Bella domanda!
Molto probabilmente si tenta di mascherare con questa supposta riforma quello che è il vero scopo del provvedimento: incassare o meglio risparmiare in poco meno di 4-5 anni 8miliardi di euro. Questa è la cifra stimata, che dovrebbe restare nelle casse dello stato.
Un risparmio quindi certo ottenuto tagliando centinaia di migliaia di posti di lavoro ma al contempo che produrrà anche un effetto negativo: quello di un drastico ridimensionamento del servizio scolastico pubblico in favore forse di quello privato. Inoltre un'altra diretta conseguenza della L.133/08 sarà la chiusura di decine e decine di plessi scolastici.
Molte scuole, soprattutto nei piccoli centri urbani, non ci saranno più. A scomparire sarà anche un altro degli elementi cardine dell'istruzione primaria italiana: il tempo pieno. Bisogna fare attenzione, chi sostiene che il tempo pieno non sarà toccato dalla riforma o che addirittura aumenterà mente sapendo di farlo.
Rifletteteci un poco e capirete perchè!
Se prima, per ogni 2 classi, c'erano 3 insegnanti d'ora in poi sarà uno per classe, a seguire e istruire dai 20 ai 30 alunni e che svolgerà il suo orario lavorativo settimanale esclusivamente di mattina. Pertanto al pomeriggio non potrà esserci altro che un sorta di dopo-scuola, trasformando il tempo pieno di fatto in un parcheggio pomeridiano per i bambini, che nulla ha da condividere con l'offerta didattica di cui fino ad ieri, prima della 'riforma Gelmini', gli alunni potevano usufruire con il tempo pieno.

...

ARRIVERA' PER NATALE UNA 'SOCIAL CARD' AD OLTRE 1MLN DI ITALIANI 'POVERI'

C’è un detto che dice: "meglio poco che niente!".
In questo caso tra il poco e il nulla ci sono così poche differenze che è difficile distinguerli.
La 'social card, almeno per il momento, sembra più l’ennesimo spot varato dal governo che piuttosto un provvedimento serio in grado di aiutare per davvero i più bisognosi.
Nessuno però si è ricordato di dire che ogni spesa effettuata con la 'social card' in automatico sarà data una commissione alla Mastercard che è la società che ha emmesso ed è la proprietà della card.
Bhe! Almeno qualcuno di certo ci guadagnerà da questa iniziativa...
Appare strano che un'iniziativa così benefica abbia comunque dei costi accessori...stranezze tutte italiane!

***

Parole....di Abraham Lincoln

Non si può arrivare alla prosperità

scoraggiando l'impresa.
Non si può rafforzare il debole
indebolendo il più forte.
Non si può aiutare chi è piccolo
abbattendo chi è grande.
Non si può aiutare il povero
distruggendo il ricco.
Non si possono aumentare le paghe
rovinando i datori di lavoro.
Non si può progredire serenamente
spendendo più del guadagno.
Non si può promuovere la fratellanza umana
predicando l'odio di classe.
Non si può instaurare la sicurezza sociale
adoperando denaro imprestato.
Non si può formare carattere e coraggioto
gliendo iniziativa e sicurezza.
Non si può aiutare continuamente
la gente facendo in sua vece quello che potrebbe
e dovrebbe fare da sola.

USA 2008: ELETTO PRESIDENTE BARACK OBAMA

USA 2008: ELETTO PRESIDENTE BARACK OBAMA

marito e padre

i due rivali

genere umano

GIOCHI OLIMPICI DI PECHINO

GIOCHI OLIMPICI DI PECHINO
da peacereporter

23/02/2002 - 02/07/2008 Ingrid Betancourt è stata liberata!

23/02/2002 - 02/07/2008                  Ingrid Betancourt è stata liberata!
faccio mia la gioia di tutti!

Finalmente liberi!!!

Finalmente liberi!!!

Grazie a loro la Betancourt è libera

Grazie a loro la Betancourt è libera
il ministro della Difesa colombiano Santos e il generale Montoya

Grazie Uribe!!

Grazie Uribe!!
La Betancourt ha incontrato il presidente colombiano Uribe che vinse le elezioni del 2002

madre e figlia!

madre e figlia!
Yolanda Pulecio e Ingrid Betancourt

le due Betancourt

le due Betancourt
Ingrid abbraccia la madre Yolanda

La gioia della libertà riconquistata

La gioia della libertà riconquistata
Ingrid Betancourt dopo la liberazione