Dopo aver fino alla fine negato che ci fossero state vittime, la polizia iraniana stamani ha dato il 'suo' bilancio che sarebbe di 5 morti. Un bilancio che contrasta nettamente con quello che ha dato invece la Tv di stato iraniana la quale ha dichiarato che i morti nel corso degli scontri tra dimostranti e polizia di ieri nella capitale iraniana sono 15 e i feriti diverse centinaia. Le vittime sono, secondo il ministero dei servizi segreti, 5 uccise da terroristi e 10 appartenenti a gruppi controrivoluzionari. I siti internet dell'opposizione ieri, nel corso delle proteste a Teheran, avevano diffuso la notizia che i morti erano almeno 5, dei quali 4 uccisi a colpi d'arma da fuoco. La più totale confusione regna dunque sul numero dei morti. I siti vicini all'opposizione oggi hanno però compiuto un passo in più. Stamani hanno rivelato i nomi dei cinque manifestanti uccisi nella sola Teheran. Si tratterebbe di Ali Habibi Mussavi, nipote di Mir Hossein Moussavi considerato il leader dell'opposizione, Mehdi Faradinia, Mohammad Ali Rasekhinia, Amir Arshadi e Shahram Faraji. Sul cadavere del giovane Moussavi è scoppiato però un giallo. La famiglia ha dichiarato che la salma è sparita forse trasferita dalle autorità iraniane dall'ospedale ad una località segreta. Oggi si sarebbero dovuti svolgere i funerali. L'opposizione ha denunciato che il giovane come almeno altre tre delle vittime di ieri nella capitale sono stati raggiunti da colpi d'arma da fuoco, mentre la polizia nega decisamente di avere mai fatto uso delle armi in dotazione. L'agenzia ufficiale iranaiana, Irna ha reso noto successivamente che il corpo del giovane Moussavi e quello di altri quattro manifestanti morti ieri sono tenuti in custodia dalle autorità per l'autopsia e l'inchiesta giudiziaria in corso. Di certo quanto i loro corpi saranno restituiti i funerali diventeranno occasione per nuove proteste.
Quelle di ieri di fatto è stata la più violenta repressione mai attuata dalle forze governative da quando in Iran sono iniziate le manifestazioni di protesta all'esito delle elezioni presidenziali del 12 giugno scorso che ha decretato la rielezioni a presidente di Mahmoud Ahmadinejad. Ieri il centro di Teheran si è trasformato in un vero e proprio campo di battaglia. Una battaglia iniziata da metà della mattinata, quando migliaia di oppositori sono scesi in piazza approfittando della festa dell´Ashura, e protrattasi fino a tarda sera. Gli agenti della polizia in tenuta antisommossa hanno letteralmente attaccato i manifestanti. Ad affiancarli gli ormai tristemente noti miliziani filo governativi, basiji considerati i picchiatori di Ahmadinejad e Khamenei. Da piazza Enghelab alla Ferdowsi, dal viale Vali Asr al viale Hafez era tutto un tumulto. In alcuni casi i manifestanti hanno avuto anche la meglio riuscendo a rovesciare e a dare fuoco alle auto della polizia. Molti gli agenti rimasti feriti e tra essi anche il capo delle forze di sicurezza di Teheran, Azizollah Rajabzadeh. Gli scontri ci sono stati in quasi tutto il Paese. A Tabriz ci sarebbero stati altri 4 morti e numerosi feriti. A Shiraz almeno 30 i feriti violenti scontri si sono registrati anche a Najafabad, la città natale del defunto ayatollah dissidente Ali Montazeri. Anche a Babol e a Isfahan la voce dell'opposizione si è fatta sentire e dove la polizia ha risposto aprendo il fuoco contro i cortei di protesta.
Gli scontri sono proseguiti in diverse piazze della capitale iraniana anche durante la notte.
Nonostante questa dura repressione attuata dalle autorità di Teheran, l'opposizione ha annunciato di voler continuare le proteste ed oggi è scesa di nuovo in piazza in Iran, sfidando il divieto imposto dal regime dgli ayatollah. In piazza Hafte-Tir e in piazza Vali Asr la polizia sembra sia intervenuta utilizzando ancora una volta gas lacrimogeni per disperdere la folla. Mentre nel resto della capitale iraniana ancora ora proseguono gli scontri tra polizia e manifestanti. Le stazioni della metropolitana, nel centro di Teheran, sono state tutte chiuse ed i telefoni cellulari continuano a non funzionare come anche le connessioni ad Internet.
Di fronte a tanto orrore la comunità internazionale non poteva più restare a guardare ed oggi i primi timidi segnali di un tentativo di critica e condanna dell'atteggiamento del regime degli ayatollah verso l'opposizione nel Paese comincia a farsi sentire. Il cancelliere tedesco Angela Merkel ha definito naccettabile l'intervento delle forze di sicurezza iraniane contro i manifestanti nel corso dei cortei di protesta di ieri a Teheran. Il cancelliere tedesco ha fatto pervenire le proprie condoglianze alle famiglie delle vittime. Mentre il ministro degli Esteri, Guido Westerwelle ha rivolto un appello alle autorità di Teheran chiedendo di fare di tutto per evitare un'ulteriore escalation e di fermare subito la violenza. “L'Iran deve garantire i diritti civili e politici dei suoi cittadini”, ha affermato il ministro in una nota. Anche dalla Casa Bianca è giunta la condanna della repressione violenta e ingiusta di civili che cercano di esercitare i loro diritti universali in Iran. Sulla stessa linea anche la condanna della Francia. “L'inasprimento della repressione in Iran non porta da nessuna parte”, ha dichiarato oggi un portavoce del ministero degli Esteri francese, Bernard Valero. “Ora che il bilancio si fa più pesante la Francia torna ad esprimere la sua preoccupazione e la condanna per gli arresti arbitrari e le violenze commesse contro semplici manifestanti”, ha aggiunto Valero. “La via più appropriata per uscire da questa situazione, ha concluso il portavoce, sarebbe una soluzione politica fondata sul dialogo e il rispetto dei principi democratici costituiti”. Non è mancata nemmeno la condanna dell'Unione europea nei confronti della repressione messa in atto dal regime iraniano contro i manifestanti di Teheran. E' di ieri sera invece la notizia che fra i tanti Paesi anche il Canada, attraverso un comunicato del ministero degli Esteri, Lawrence Cannon ha condannato la brutale violenza impiegata dalle forze di sicurezza iraniane contro i manifestanti dell'opposizione ed ha chiesto a Teheran di rispettare i diritti umani. Anche il ministro degli Esteri britannico, David Miliband ha diffuso una sua nota in cui definisce molto preoccupante la mancanza di autocontrollo mostrata dalle forze dell'ordine iraniane nella repressione delle manifestazioni dell'opposizione.
Il ministronella sua nota ha inoltre elogiato il grande coraggio dei manifestanti ed ha affermato che: “La tragica morte dei manifestanti in Iran ci rammenta nuovamente come il regime iraniano amministra le manifestazioni”. Anche La Russia ha espresso preoccupazione per gli scontri di piazza a Teheran. “Siamo preoccupati per gli eventi degli ultimi giorni, si legga in una nota del ministero degli Esteri di Mosca, a nostro giudizio la cosa più importante in questa situazione è mostrare moderazione, trovare compromessi rispettosi del diritto, intraprendere sforzi politici per prevenire un'ulteriore escalation dello scontro interno”.
Tra le voci di critica e condanna al governo iraniano anche l'ex candidato alle presidenziali iraniane dello scorso giugno, Mehdi Karroubi che ha criticato il regime per aver represso le manifestazioni nel giorno dell'Ashura. “Perchè questa festa religiosa non è stata rispettata dai governanti?”, si è chiesto Karroubi. Karoubi è considerato insieme a Moussavi e a Khatami, uno dei principali leader dell'opposizione al presidente Mahnmoud Ahmadinejad.
Anche Amnesty International ha condannato l'ulteriore e del tutto evitabile perdita di vite umane durante le commemorazioni religiose dell'Ashura in Iran ed ha chiesto alle autorità di garantire a tutte le persone che prenderanno parte, nei prossimi giorni, ad altre commemorazioni e a funerali, il diritto di riunirsi pacificamente e di esprimere la propria opposizione nei confronti del governo.
Nel corso degli avvenimenti di ieri sono state arrestate almeno 300 persone e la macchina della repressione non si è fermata nemmeno oggi. Stamani, secondo il sito riformista www.Parlemanews.ir, agenti delle forze di sicurezza iraniane hanno fatto irruzione nella sede della 'Fondazione Baran' dell'ex presidente riformista, Mohammad Khatami che riunisce diversi ex ministri e collaboratori di Khatami dai tempi in cui era presidente, dal 1997 al 2005. Oltre a sequestrare numerosi documenti relativi all'attività della fondazione gli agenti hanno arrestato anche l'attuale direttore della fondazione, l'ex ministro delle cooperative, Morteza Haji e il suo vice Hassan Rassuli. Quello di oggi è il secondo attacco diretto portato a Khatami in pochi giorni. Lo scorso 26 dicembre era stato costretto ad interrompere un comizio pubblico che stava tenendo in una moschea di Teheran a causa dell'intrusione nella sala di alcuni presunti miliziani basij e agenti in borghese che avevano disturbato la riunione. All'alba di oggi è stato anche arrestato una delle voci più critiche del regime, Ebrahim Yazdi. A rivelarlo il sito dell'opposizione 'Jaras'. Il leader del Movimento per la liberazione dell'Iran, Mli, è stato arrestato dalle forze di sicurezza iraniane. La sua organizzazione dissidente è stata in pratica messa da tempo al bando dal regime, ma finora era stata sempre tollerata. Yazdi, che oggi ha circa 80 anni, vanta un passato da vice-premier e ministro degli Esteri nel governo di transizione dopo la rivoluzione del 1979, ma ormai è all'opposizione da vent'anni. Secondo quanto si legge sulle pagine web del sito ' Rahesabz' l'anziano leader era stato convocato la scorsa settimana al ministero dell'Intelligence iraniano ma aveva disatteso la convocazione. Finora diversi esponenti dell'Mli erano stati già arrestati in diverse occasioni. Lo stesso Yazdi era stato arrestato nel 1997 e poi rimesso in libertà vigilata. In seguito venne arrestato ancora una volta e brevemente detenuto in occasione dei disordini post elettorali della scorsa estate.
Secondo i siti web dell'opposizione iraniana sono in tutto 7 gli attivisti antigovernativi iraniani che sono stati arrestati oggi. Tra gli arrestati anche Ali Riza Beheshti, Mohammad Baghriyan e Ghorban Behzadian-Nejad, i primi due consiglieri e il terzo capo dell'ufficio elettorale di Moussavi.
Inoltre, secondo quanto riferisce il sito riformista, 'Rahesabz', nelle ultime 24 ore sono stati arrestati anche alcuni membri dell'Assemblea dei ricercatori della città santa di Qom. Tra essi vi sono anche il religioso sciita, l'hojjatoleslam Hossein Moussavi-Tabrizi e alcuni suoi stretti collaboratori. L'Assemblea è un organo politico-religioso vicino al fronte riformista. Il sito dell'opposizione 'Rah-e Sabz' ha rivelato che la polizia avrebbe arrestato anche il giornalista Emad Baghi, responsabile dell'Associazione per i diritti dei detenuti in Iran. Baghi che è stato più volte in prigione negli ultimi anni per aver, secondo il governo, messo in pericolo la sicurezza nazionale, nel 2005 vinse il Premio dei diritti umani della Repubblica francese per la sua campagna a favore dell'abolizione della pena di morte in Iran. Alle ultime elezioni presidenziali ha sostenuto l'ex presidente del Parlamento iraniano Karoubi. Stamani secondo il sito 'Advarnews' agenti della sicurezza hanno inoltre fatto irruzione nella redazione della rivista femminile 'Irandokht' diretta dalla moglie di Karoubi e hanno confiscato i computer. Nel corso degli scontri di ieri a Teheran si è saputo inoltre che tra gli arrestati vi è anche il giornalista siriano, Reza al-Basha di 'Dubai Tv' ritenuto finora scomparso mentre stava coprendo le manifestazioni anti-governative a Teheran. L'arresto è stato reso noto dall'ufficio della stampa estera presso il ministero della Cultura e della Guida islamica. I giornalisti stranieri in Iran non sono più autorizzati a seguire le manifestazioni di protesta o altri eventi non ufficiali.
Nel frattempo 'Rah-e Sabz', 'Jaras', 'Balatarin', e tutti gli altri siti web dell'opposizione denunciano di essere sotto attacco hacker. Sull'homepage dei siti vicino ai riformisti e che stanno contribuendo in modo decisivo alla diffusione di notizie sulle proteste antigovernative in corso nel Paese, campeggia la scritta “siamo sotto attacco. Per favore attendete alcuni minuti e poi fate refresh sulla pagina. Accettate le nostre scuse”. A compiere l'attacco sono hacker filo governativi. Nel frattempo si legge sulle pagine web del sito dell'opposizione all'estero 'Peiknet' che i veterani della guerra Iran-Iraq sembra abbiano deciso di prendere posizione contro la repressione esercitata negli ultimi mesi dal governo iraniano ai danni dei manifestanti riformisti. I veterani che godono da sempre del sostegno della popolazione e sono considerati come eroi della patria starebbero lavorando a un piano d'azione in sostegno del movimento riformista. Se confermata la notizia sarebbe il secondo segnale di una possibile svolta almeno nella nomenclatura militare del Paese. Nelle scorse settimane anche un gruppo di comandanti dell'esercito nazionale iraniano, Artesh-e Melli aveva lanciato un duro monito ai Guardiani della Rivoluzione, i Pasdaran e alle milizie paramilitari, iBasij, affinchè fermassero l'ondata repressiva nei confronti dei cittadini.
L'esercito nazionale iraniano è una delle due forze armate iraniane ed ha il compito esclusivo di difendere i confini nazionali. L'altra forza sonoi Pasdaran che, oltre alla difesa dei confini, hanno anche il compito di intervenire nelle questioni inerenti l'ordine pubblico e la sicurezza interna, affiancando le forze di polizia. I Pasdaran, meglio equipaggiati dell'esercito nazionale, sono tradizionalmente fedeli alla Guida Suprema, l'ayatollah Ali Khamenei.
Quanto sta accadendo in questi giorni in Iran rende chiaro soprattutto un fatto. Mir Hossein Moussavi non si dovrebbe più considerare il leader del movimento riformista che in questo momento non ha di fatto una guida riconosciuta. La fase in cui era lui il leader di riferimento è abbondantemente superata anche se in molti ancora non se ne sono resi pienamente conto. Quello che tiene insieme il 'popolo' dell'Onda Verde in questo momento è soprattutto la rabbia, ma non più contro il contestato risultato elettorale delle presidenziali del 12 giugno scorso, ma contro Khamenei, l'attuale Guida Suprema della rivoluzione e ormai considerato da molti solo un dittatore. Del resto lo si evince anche dagli slogan che i riformisti gridano alle manifestazioni antigovernative. In questo frangente il presidente iraniano Ahmadinejad è ormai relegato ad un ruolo di secondo piano anche dagli oppositori. La sua debolezza politica è evidente i segnali sono tanti a partire dal fatto che ha delegato il compito di riportare l'ordine nelle piazze alle forze di sicurezza e a Khamenei. Forze di sicurezza che si stanno dimostrando incapaci di mettere a tacere l'opposizione popolare e le violenze in corso sono l'istantanea di questa incapacità. Purtroppo emerge anche un'altra verità. Ossia che è chiaro che nessuna delle due parti in campo sarà mai in grado di prevalere sull'altra e allora occorre che al più presto venga innescato un meccanismo di mediazione per superare una fase di stallo che giorno dopo giorno sta facendo aggravare la situazione senza portare vantaggi a nessuno.
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