Stamani attraverso la Tv iraniana in lingua araba 'Al Alam' è giunta, da parte dell'Iran, la conferma che dei suoi militari si trovano nel campo petrolifero frontaliero di Fakkeh per gli iraniani e Fakka per gli iracheni, situato in un territorio rivendicato dall'Iran, nella provincia meridionale irachena di Maysan a 300 chilometri da Baghdad. Le autorità di Teheran hanno spiegato che i suoi soldati si trovano in territorio iraniano e non iracheno, questo sulla base dei confini riconosciuti internazionalmente e che pertanto le proteste di Baghdad non sono fondate. Ieri infatti il governo iracheno aveva protestato con quello iraniano per l'incursione di soldati di Teheran in territorio iracheno chiedendone l'immediato ritiro. Lo sconfinamento sarebbe avvenuto nel campo petrolifero di Fakka, ad appena 300 metri dal confine con l'Iran, nella notte tra giovedì e venerdì scorsi. Il territorio in questione è oggetto di contenzioso tra i due Paesi ed è al momento abbandonato. Il capo della commissione Esteri e sicurezza nazionale del Parlamento iraniano, Alaeddin Borujerdi, citato dall'agenzia Irna, appena poche ore prima aveva negato il fatto e affermato che: “La notizia relativa ad un'incursione di soldati iraniani in un campo petrolifero conteso in territorio iracheno, diffusa ieri dal governo iracheno, era solo propaganda di elementi contrari alle buone relazioni tra i due Paesi”. Successivamente anche l'ambasciatore iraniano a Baghdad, Hassan Kazemi Qomi, aveva affermato che si trattava di una notizia fabbricata dai media stranieri. Per ora, tra smentite e conferme, sembra che le autorità di Baghdad siano intenzionate a percorrere solo la strada diplomatica e ad non escludere la possibilità che una sua delegazione si rechi a Fakka. Una conferma su tale possibilità è giunta stamani quando il portavoce del governo iracheno, Ali Dabbagh ha spiegato che il governo iracheno è in attesa di una risposta da Teheran attraverso il loro rappresentate diplomatico in Iraq, che nel corso della giornata sembra abbia più volte incontrato rappresentati del premier iracheno Nuri al Maliki per discutere della questione. L'episodio si è verificato a pochi giorni dalla seconda asta aperta dal ministero del Petrolio di Baghdad con cui veniva offerto alle compagnie straniere lo sfruttamento di 7 giacimenti di petrolio e gas naturale. Il campo petrolifero di Fakka ha riserve stimate per un milione e mezzo di barili. Esso per ora non ha trovato ancora un assegnatario anche se lo scorso giugno venne inserito insieme ad altri sei nella precedente asta. Probabilmente perchè esso è al centro di una contesa territoriale tra Iran e Iraq. I due Paesi già si sono già scontrati militarmente in passato. Essi hanno combattuto una violenta e sanguinosa guerra durata 8 anni, dal 1980 al 1988, con oltre un milione di morti. Una guerra a cui però, anche se ci sono relazioni bilaterali tra i due Paesi, non è mai stato posto fine con la firma di un trattato di pace. Ieri il ministro dell'Interno iracheno, Jawad al-Bolani aveva avvertito che Baghdad non rinuncerà mai alla sua ricchezza petrolifera, per nessun motivo.
sabato 19 dicembre 2009
Crisi frontaliera tra Iran e Iraq. Occupato dagli iraniani un campo petrolifero lungo il confine iracheno. E' crisi diplomatica tra Baghdad e Teheran
Stamani attraverso la Tv iraniana in lingua araba 'Al Alam' è giunta, da parte dell'Iran, la conferma che dei suoi militari si trovano nel campo petrolifero frontaliero di Fakkeh per gli iraniani e Fakka per gli iracheni, situato in un territorio rivendicato dall'Iran, nella provincia meridionale irachena di Maysan a 300 chilometri da Baghdad. Le autorità di Teheran hanno spiegato che i suoi soldati si trovano in territorio iraniano e non iracheno, questo sulla base dei confini riconosciuti internazionalmente e che pertanto le proteste di Baghdad non sono fondate. Ieri infatti il governo iracheno aveva protestato con quello iraniano per l'incursione di soldati di Teheran in territorio iracheno chiedendone l'immediato ritiro. Lo sconfinamento sarebbe avvenuto nel campo petrolifero di Fakka, ad appena 300 metri dal confine con l'Iran, nella notte tra giovedì e venerdì scorsi. Il territorio in questione è oggetto di contenzioso tra i due Paesi ed è al momento abbandonato. Il capo della commissione Esteri e sicurezza nazionale del Parlamento iraniano, Alaeddin Borujerdi, citato dall'agenzia Irna, appena poche ore prima aveva negato il fatto e affermato che: “La notizia relativa ad un'incursione di soldati iraniani in un campo petrolifero conteso in territorio iracheno, diffusa ieri dal governo iracheno, era solo propaganda di elementi contrari alle buone relazioni tra i due Paesi”. Successivamente anche l'ambasciatore iraniano a Baghdad, Hassan Kazemi Qomi, aveva affermato che si trattava di una notizia fabbricata dai media stranieri. Per ora, tra smentite e conferme, sembra che le autorità di Baghdad siano intenzionate a percorrere solo la strada diplomatica e ad non escludere la possibilità che una sua delegazione si rechi a Fakka. Una conferma su tale possibilità è giunta stamani quando il portavoce del governo iracheno, Ali Dabbagh ha spiegato che il governo iracheno è in attesa di una risposta da Teheran attraverso il loro rappresentate diplomatico in Iraq, che nel corso della giornata sembra abbia più volte incontrato rappresentati del premier iracheno Nuri al Maliki per discutere della questione. L'episodio si è verificato a pochi giorni dalla seconda asta aperta dal ministero del Petrolio di Baghdad con cui veniva offerto alle compagnie straniere lo sfruttamento di 7 giacimenti di petrolio e gas naturale. Il campo petrolifero di Fakka ha riserve stimate per un milione e mezzo di barili. Esso per ora non ha trovato ancora un assegnatario anche se lo scorso giugno venne inserito insieme ad altri sei nella precedente asta. Probabilmente perchè esso è al centro di una contesa territoriale tra Iran e Iraq. I due Paesi già si sono già scontrati militarmente in passato. Essi hanno combattuto una violenta e sanguinosa guerra durata 8 anni, dal 1980 al 1988, con oltre un milione di morti. Una guerra a cui però, anche se ci sono relazioni bilaterali tra i due Paesi, non è mai stato posto fine con la firma di un trattato di pace. Ieri il ministro dell'Interno iracheno, Jawad al-Bolani aveva avvertito che Baghdad non rinuncerà mai alla sua ricchezza petrolifera, per nessun motivo.
DIRITTI E UTILIZZO RISERVATI
GRAZIE
Una fiammella accesa per tutte le persone che soffrono al mondo
Unioni Civili
STOP ALLE VIOLENZE IN SIRIA
Tutta la verità sul sequestro del rimorchiatore Buccaneer
A tutti quei bravi ragazzi morti per l'Italia
Nel mondo ogni giorno vengono compiute carneficine immani in cui le vittime sono inermi civili
sono solidale con gli immigrati clandestini
...a quei bravi ragazzi, figli dell'America di oggi, morti in guerra!
DARFUR:NON C'E' PIU' TEMPO DA PERDERE!
FAI LORO DEL BENE... AIUTA I RIFUGIATI E I PROFUGHI DEL DARFUR FACENDO UNA DONAZIONE ALL'AGENZIA ONU PER I RIFUGIATI UNHCR CHIAMA LO 0680212304 PER SAPERE COME FARE....
RICORDATI BASTANO 31 EURO PER ACQUISTARE 8 COPERTE, 51 EURO PER UNA TENDA E 200 EURO PER DARE ASSISTENZA MEDICA A 25 FAMIGLIE...
Un bambino del Darfur
Il governo sudanese di Khartoum da parte sua ha bombardato senza sosta i civili, e ha reso sempre più difficili le operazioni di soccorso delle organizzazioni umanitarie nei confronti delle genti del Darfur, fino al punto di far scappare via la maggior parte delle Ong operanti nella regione sudanese e liberarsi così di scomodi testimoni di quanto accadeva in quei luoghi. La stessa tattica è stata seguita prima con i peacekeepers dell'Ua e poi con quelli dell'Onu...
Tutto il mondo è a conoscenza di quanto accade in quella remota regione sudanese e lancia denunce. Da un lato Washington parla di genocidio, dall’altro l'Onu parla di catastrofe umanitaria e di pulizia etnica.
Il tutto però resta nella totale impunità!
Intanto, dal Febbraio 2003 anno in cui è iniziata la ribellione della popolazione di etnia africana del Darfur, circa 6 milioni in maggioranza musulmana e in parte animista, contro il governo sudanese, musulmano ma integralista e soprattutto di etnia araba e bianca, è scoppiato il conflitto che ha causato finora circa 300mila morti e due milioni e mezzo di profughi. Una protesta nata per lo stato di totale abbandono e sfruttamento in cui la popolazione nera era tenuta. La repressione del governo centrale è stata spietata, soprattutto facendo uso dei Janjaweed, i diavoli a cavallo, che sono milizie nomadi di etnia araba che hanno compiuto tutti gli orrori possibili e inimmaginabili contro le genti del Darfur di etnia nera, per lo più contadini e pastori.
Il pianto di un innocente a Gaza
Nella Striscia di Gaza siamo ormai quasi alla terza settimana di bombardamenti e inesorabilmente, come non potrebbe essere diversamente con tutta la tecnologia militare del 21° secolo che gli israeliani stanno usando, il numero dei morti tra i civili continuato ad aumentare, mentre l'esercito israeliano bombarda le loro case si moltiplicano tra i palestinesi le scene di disperazione e di dolore causati dagli effetti devastanti della guerra che certamente non sono cambiati nel tempo anzi al contrario.
Giugno 2009: La rivoluzione di velluto in Iran
Il 12 giugno 2010 è caduto il primo anniversario delle contestate elezioni iraniane. Elezioni che decretarono la riconferma a presidente dell’Iran di Mahmud Ahmadinejad. Il Paese ha vissuto le prime ora di questa giornata con una calma carica di tensione che poi, è scoppiata nel pomeriggio intorno alle 16, le 13.30 italiane con i primi scontri tra manifestanti e forze di sicurezza nei pressi dell’Università Sharif di Teheran. Era impensabile che l’opposizione iraniana del movimento riformista dell’Onda Verde si facesse scappare questa occasione per proclamare il proprio dissenso al regime degli Ayatollah. I luoghi delle sanguinose proteste post elettorali di un anno fa si sono quindi di nuovo riempiti di manifestanti. Questo, nonostante l’appello dei leader dell’opposizione, Moussavi e Karroubi, a evitare di scendere in piazza e nonostante che le forze di sicurezza avessero preso posizione in vari punti strategici del centro di Teheran per prevenire manifestazioni. Nonostante le proteste e le accuse di brogli elettorali il contestato presidente Ahmadinejad ha potuto proseguire nel suo mandato, quasi certamente usurpato, grazie all’appoggio dell’ayatollah Ali Khamenei, la Guida Suprema. La lotta continuerà. Viva la Persia! Viva il movimento riformista!
i 44 presidenti degli Usa
The President United States of America
E' morta Miriam Makeba
Notes
Italia. Violenza sessuale è allarme sociale
Dopo i recenti casi di stupri, a Roma, Bologna e Milano non si riesce quasi più a tenere il conto degli episodio di violenza sessuale che, dall'inizio dell'anno, si stanno susseguendo in Italia ad opera principalmente di stranieri. Un orribile reato che si verifica nelle grandi città metropolitane come nei piccoli centri urbani. Emergono dati da brividi dalle informazioni fornite dal Presidente facente funzioni del Tribunale di Como Giuseppe Anzani e dal Procuratore capo Alessandro Maria Lodolini. Ogni 4 giorni in Procura a Como arriva una denuncia per violenza sessuale. I fascicoli aperti tra luglio 2007 e giugno 2008 sono stati 89, tra violenze sessuali e pedofilia. Ma è solo la punta di un iceberg in quanto, il reato, per la quasi totalità è sommerso perché prevale ancora la paura e la vergogna a denunciare la violenza subita. Fino ad oggi la violenza che subivano le donne era soprattutto domestica, ma gli episodi di violenza che hanno visto protagoniste, loro malgrado, delle donne avvenuti negli ultimi giorni, per le strade, propongono una nuova emergenza. Un autorevole testimonianza è portata da Telefono Rosa che da anni conosce il fenomeno ed assiste le vittime. “Ciò che sta avvenendo dall'inizio dell'anno, precisa il presidente Maria Gabriella Carnieri Moscatelli, mi preoccupa. Non so se è solo l'effetto di maggiori denunce ma, dal nostro osservatorio, non era mai stato rilevata una cosa simile”. Gli avvenimenti degli ultimi giorni non fanno altro che conferma un'allarmante costante: in testa alla classifica degli autori di stupri ci sono gli stranieri. Il triste primato vede fra i primi i romeni, seguiti da marocchini e albanesi che sembra abbiano dato il via ad una esecrabile escalation di violenza contro le donne. Assodato che nella stragrande maggioranza dei casi questi episodi sono commessi da stranieri, spesso clandestini, ora si deve dare a tutto questo uno stop. Certezza della pena, custodia cautelare in carcere per chi è accusato di violenza sessuale ed esclusione di attenuanti per chi delinque sotto effetto di alcool e droghe. Tutto ovviamente tenendo conto di due elementi fondamentali: abbattere l'allarme sociale provocato da questo tipo di reati e tutelare la dignità della vittima, che va assicurata anche nel percorso dibattimentale.
Per raggiungere un risultato anzitutto è importante l'introduzione nel ddl sicurezza dell'obbligo del carcere per chi stupra. Forse il decreto 'anti-stupro' sarà pronto per venerdì esso dovrebbe contenere, come annunciato, importanti novità: gli accusati di stupro non potranno beneficiare della libertà condizionale, ci sarà un avvocato a spese dello Stato per le vittime di violenza sessuale, arriveranno nuovi presidi di polizia con relativi stanziamenti, saranno anticipate le norme contenute nel ddl anti-molestie che la Camera ha già approvato. Tra le altre cose, ci dovrebbero essere anche aggravanti se a commettere violenza sono familiari, partner o tutori; un pesante aggravio di pena se la vittima è sotto i 14 anni; uguale trattamento, invece, se la vittima è maggiorenne o appena sotto i 18; ergastolo sicuro, se allo stupro segue la morte della vittima. Mano pesante anche per i complici: nessuna possibilità di godere dei domiciliari neppure per i favoreggiatori.
***
La scuola pubblica in Italia con la 'Riforma Gelmini'
Le cifre presentate nel decreto fanno venire i brividi: i tagli previsti dal decreto legge 112, poi convertito nella legge 133/08, e gli ulteriori provvedimenti contenuti nel decreto 137 porteranno, a livello nazionale, ad una riduzione di circa 100mila posti tra il personale docente e di 43mila posti tra quello Ata (ausiliari, tecnici e amministrativi).
Per molti, anche per i non addetti ai lavori, l'effetto provocato dalla legge che in pratica azzererà in poco tempo le faticose conquiste di anni e anni, non solo in termini di posti di lavoro, ma anche di mission- educativa e di didattica, rende il momento dei più cupi e tristi degli ultimi anni. Ai tagli vanno poi sommati, le conseguenze che scaturiranno dalla reintroduzione del maestro unico nelle scuole elementari.
L'Europa chiede più scuola, più sapere e l'Italia che fa?
Il contrario!
Rientrodurre il maestro unico è compiere, di sicuro, un passo indietro di almeno mezzo secolo. Se non addirittura si ritorna al tempo del libro cuore, senza offesa per quel libro mio compagno di tanti pomeriggi.
Perchè tutto questo? Bella domanda!
Molto probabilmente si tenta di mascherare con questa supposta riforma quello che è il vero scopo del provvedimento: incassare o meglio risparmiare in poco meno di 4-5 anni 8miliardi di euro. Questa è la cifra stimata, che dovrebbe restare nelle casse dello stato.
Un risparmio quindi certo ottenuto tagliando centinaia di migliaia di posti di lavoro ma al contempo che produrrà anche un effetto negativo: quello di un drastico ridimensionamento del servizio scolastico pubblico in favore forse di quello privato. Inoltre un'altra diretta conseguenza della L.133/08 sarà la chiusura di decine e decine di plessi scolastici.
Molte scuole, soprattutto nei piccoli centri urbani, non ci saranno più. A scomparire sarà anche un altro degli elementi cardine dell'istruzione primaria italiana: il tempo pieno. Bisogna fare attenzione, chi sostiene che il tempo pieno non sarà toccato dalla riforma o che addirittura aumenterà mente sapendo di farlo.
Rifletteteci un poco e capirete perchè!
Se prima, per ogni 2 classi, c'erano 3 insegnanti d'ora in poi sarà uno per classe, a seguire e istruire dai 20 ai 30 alunni e che svolgerà il suo orario lavorativo settimanale esclusivamente di mattina. Pertanto al pomeriggio non potrà esserci altro che un sorta di dopo-scuola, trasformando il tempo pieno di fatto in un parcheggio pomeridiano per i bambini, che nulla ha da condividere con l'offerta didattica di cui fino ad ieri, prima della 'riforma Gelmini', gli alunni potevano usufruire con il tempo pieno.
...
ARRIVERA' PER NATALE UNA 'SOCIAL CARD' AD OLTRE 1MLN DI ITALIANI 'POVERI'
In questo caso tra il poco e il nulla ci sono così poche differenze che è difficile distinguerli.
La 'social card, almeno per il momento, sembra più l’ennesimo spot varato dal governo che piuttosto un provvedimento serio in grado di aiutare per davvero i più bisognosi.
Nessuno però si è ricordato di dire che ogni spesa effettuata con la 'social card' in automatico sarà data una commissione alla Mastercard che è la società che ha emmesso ed è la proprietà della card.
Bhe! Almeno qualcuno di certo ci guadagnerà da questa iniziativa...
Appare strano che un'iniziativa così benefica abbia comunque dei costi accessori...stranezze tutte italiane!
***
Parole....di Abraham Lincoln
Non si può arrivare alla prosperità
scoraggiando l'impresa.
Non si può rafforzare il debole
indebolendo il più forte.
Non si può aiutare chi è piccolo
abbattendo chi è grande.
Non si può aiutare il povero
distruggendo il ricco.
Non si possono aumentare le paghe
rovinando i datori di lavoro.
Non si può progredire serenamente
spendendo più del guadagno.
Non si può promuovere la fratellanza umana
predicando l'odio di classe.
Non si può instaurare la sicurezza sociale
adoperando denaro imprestato.
Non si può formare carattere e coraggioto
gliendo iniziativa e sicurezza.
Non si può aiutare continuamente
la gente facendo in sua vece quello che potrebbe
e dovrebbe fare da sola.
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