E' di oggi pomeriggio l'annuncio del premier spagnolo José Luis Rodríguez Zapatero che il peschereccio è stato rilasciato. Il capo dell'esecutivo spagnolo non ha però precisato se per il suo rilascio sia stato pagato o meno un riscatto. Sembra però che i predoni del mare abbiano raggiunto un accordo col governo spagnolo che alla fine ha acconsentito a pagare un riscatto per ottenere il rilascio della nave e del suo equipaggio. Quello di pagare un riscatto è stata finora l'unica condizione per ottenere dai pirati, il rilascio delle navi catturare. Finora tutti i Paesi coinvolti hanno sempre pagato una somma in dollari come riscatto. Nessuno escluso, anche se l'Italia, per la liberazione del 'Buccaneer e dei suoi 16 marinai, avvenuta lo scorso 9 agosto, ha finora sempre smentito di aver pagato un riscatto. Se vero, ma in molti dubitano, sarebbe l'unico caso al mondo, in quanto lo scopo della cattura delle navi da parte dei pirati è unicamente quello di ricavarne un forte riscatto. Un'attività questa, che è diventata molto lucrosa in Somalia facendo rinascere, in quella parte del mondo, anche l'antica Tortuga.
Ad annunciare il possibile rilascio dell'Alakrana era stato telefonicamente alla Reuters, stamani uno dei pirata che aveva affermato che il governo di Madrid aveva acconsentito a pagare circa 4 milioni di dollari come riscatto per ottenere il rilascio della nave e del suo equipaggio. La notizia era poi stata confermata anche dall'edizione on line del periodico spagnolo 'El Pais' che parlava di un riscatto pagato di 2,6 milioni di euro.
“Il denaro del riscatto è arrivato, l'imbarcazione verrà rilasciata presto insieme ai suoi 36 uomini dell'equipaggio. Stiamo controllando il denaro. Per una cifra così alta, abbiamo chiesto rinforzi agli altri gruppi dotati di macchinette conta soldi”, aveva detto al telefono il pirata, aggiungendo che: “l'accordo raggiunto prevede anche che i due pirati somali attualmente detenuti in Spagna siano rinviati nel loro Paese d'origine”.
Inizialmente i sequestratori avevano chiesto un riscatto di 4milioni di dollari e il rilascio di due loro compagni incarcerati a Madrid. A mediare tra le parti l'ambasciatore spagnolo in Kenya, Nicolas Martin Cinto che già nell’aprile dello scorso anno era intervenuto nelle trattative per ottenere la liberazione del peschereccio spagnolo ‘Playa de Bakio’, per il cui rilascio vennero pagati 1 milione e 200mila euro. La somma che Madrid dovrebbe aver pagato per la liberazione dell’Alakrana e ben superiore. Di solito la somma che viene sempre richiesta dai pirati, come riscatto per rilasciare le navi catturate e pretesa come unica e sola condizione per la riottenere indietro la nave, altrimenti i pirati sono disposti a sostenere anche lunghe trattative che possono durare mesi, è determinata dalle caratteristiche della nave. L’Alakrana della società basca 'Echebastar Fleet', la cui sede è a Bermeo, nei Paesi baschi è superiore al Playa de Bakio e pertanto il riscatto preteso è stato maggiore. Alle trattative ha partecipato anche Andrew Mwangura.
Stamani la conferma di un possibile risvolto nella vicenda, era giunta anche dal capitano dell'Alakrana, Ricardo Blach che parlando al telefono con un giornalista spagnolo della Efe Radio, nell'assicurare che tutti i marinai stavano bene aveva anche affermato che a bordo della nave vi era una massiccia presenza di pirati, almeno 63. Blach non aveva dato altre spiegazione ed aveva poi chiuso la comunicazione affermando che doveva lasciare la linea telefonica libera perchè in attesa di una chiamata importante. Il governo di Madrid da sempre ha insistito nel chiedere prudenza sulla vicenda della nave da pesca catturata dai predoni del mare e, nemmeno ora che essa sembra essere stata risolta, ha voluto commentare il rilascio affermando solo che sono stati compiuti tutti gli sforzi possibili per ottenerne il rilascio della nave. Il governo ha inoltre sempre affermato di lavorare soprattutto nella legalità e collaborando con l'armatore della nave e le famiglie dei marittimi ostaggi dei pirati. Il portavoce del Partito popolare spagnolo, PP, Soraya Saenz de Santamaria ha confermato che premier spagnolo Zapatero, ha informato il leader del partito di opposizione, Mariano Rajoy che il sequestro è stato risolto e l'imbarcazione e gli uomini sono stati liberati. Proprio oggi, era previsto a Roma un incontro tra i ministri spagnoli, degli Esteri, Miguel Angel Moratinos e dell'Ambiente, rurale e marino affari, Elena Espinosa, con il premier somalo, Ali Omar Abdirashid Sharmarke. Al centro del colloquio la vicenda dell’Alakrana. Nel frattempo continua il pressing del ministro della Difesa iberico, Carme Chancon, che chiede ai Paesi dell'Unione europea, che insieme alla Spagna partecipano alla missione antipirateria denominata ‘Atalanta’ impegnata di pattugliamenti nell’Oceano Indiano per cercare di contrastare e combattere la pirateria, di prestare maggiore attenzione al controllo dei porti somali, da dove partono i loro raid, e cercare di intercettare le navi pirata prima delle loro scorrerie nel mare del Corno d’Africa. Stamani, a margine del consiglio difesa della Ue, in corso a Bruxelles, la Chancon ha affermato che: “La Spagna si offre come guida per la nuova missione di Difesa europea che punta a formare 2mila, tra poliziotti e militari somali, per contrastare la pirateria che infesta le coste al largo del golfo di Aden”. Il riferimento è alla nuova missione antipirateria che dovrebbe formare guardie costiere e diventare operativa entro la fine dell'anno. I nuovi soldati formati andranno ad aggiungersi ai 1500 già addestrati dalle forze francesi. Per ragioni di sicurezza, la missione di addestramento non sarà condotta in Somalia, ma in Uganda. Ad accelerare i tempi per una rapida soluzione della vicenda legata al sequestro della nave da pesca spagnola è stata ieri, la decisione presa dal giudice Santiago Pedraz dell’Alta Corte spagnola di incriminare i due sospetti pirati somali, Willy Abdu e Geesey Raage. I due erano accusati di sequestro di persona, rapina a mano armata e detenzione illegale di armi e arrestati in relazione alla cattura del peschereccio spagnolo. La decisione di ieri di fatto ha aperto la strada ad un’eventuale espulsione dei due dalla Spagna e quindi al superamento di uno degli ostacoli al raggiungimento di un accordo tra pirati somali e governo spagnolo. Nei giorni scorsi infatti le autorità di Madrid non avevano nascosto la volontà di cercare un cavillo giuridico che permettesse loro di ordinare l'espulsione dal Paese dei due prigionieri ormai divenuti scomodissimi. I due erano stati catturati dalla Fregata spagnola ‘Canarias’ il 3 ottobre. Il giudice Pedraz ha preso questa decisione in risposta a una richiesta urgente dai magistrati, che volevano decidesse rapidamente su un'eventuale incriminazione per accelerare il caso. L’imputazione è stata per imprigionamento per ciascuno dei 36 marinai rapiti e di rapina con violenza. Pene queste per le quali è prevista la detenzione fino a 6 anni anche se la procura di Madrid sembra intenzionata a chiederne 220 di anni di carcere. Per i due ora dovrebbe scattare l'espulsione, come stabilito dalla legge sull'immigrazione per gli stranieri accusati di reati con pene punibili con almeno sei anni di carcere. Uno dei difensori dei due pirati, Francisco Javier Diaz Aparicio nei giorni scorsi aveva detto che avrebbero cercato di orientare, dopo essersi appellati alla clemenza della corte, una condanna più mite, di uno o massimo due anni. Stamani Diaz aveva dichiarato di non sapere se presto ci sarà il pagamento di un riscatto per il rilascio di nave e uomini ma si è detto molto soddisfatto di come gli eventi si sono sviluppati. Nel frattempo dalla comunità somala nel Regno Unito è stato lanciato oggi un appello ai pirati somali affinchè rilascino la coppia britannica trattenuta in ostaggio dopo la loro cattura il 23 ottobre scorso. A farlo Said Barre Nur, portavoce della comunità somala il quale nel messaggio, inviato attraverso la Bbc e Eastern Tv, invita i pirati a rilasciare i coniugi Paul e Rachel Chandler senza condizioni e senza far loro del male. I due inglesi vennero catturati in seguito all'assalto del loro yacht mentre era in navigazione tra le Seychelles e la Tanzania. Per la loro liberazione, come consuetudine, i pirati hanno chiesto un riscatto di 8 milioni di dollari. Il Foreign Office ha però assicurato di intenzione di pagare ma intanto cerca di intavolare trattative con i predoni del mare.
Nel frattempo l'attività criminale dei pirati non si ferma. Le loro azioni si fanno sempre più audaci. Stamani è giunta notizia che ieri hanno catturato una nave cisterna diretta a Mombasa in Kenya. La nave è la 'Theresa VIII', battente bandiera delle isole Vergini e di proprietà di una società armatrice di Singapore, con a bordo un equipaggio di 28 nordcoreani. Il cargo trasportava sostanze chimiche stipate in fusti metallici ed è stata arrembata al largo delle coste della Tanzania, a nord del canale di Mozambico nei pressi dell'atollo di Aldabra, che fa parte dell'arcipelago delle Seychelles. Anche stavolta le navi da guerra presenti nell'Oceano Indiano in funzione antipirateria non sono potute intervenire, in quanto l'assalto è avvenuto a migliaia di chilometri distanti dal mare pattugliato dalle navi da guerra internazionali. Una dimostrazione questa che le azioni dei predoni del mare si sono ormai spostate più al largo delle coste Somale all'interno dell'Oceano Indiano. Questo però non significa che loro hanno abbandonato completamente l'area di mare che fronteggia la Somalia, visto che ieri, nel golfo di Aden hanno tentato di arrembare un mercantile ucraino, la 'Lady Juliet'. L'attacco è però fallito per la presenza a bordo del cargo di una scorta armata che ha messo in fuga gli assalitori.
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