mercoledì 14 ottobre 2009

Pirateria. Per Madrid l’unica soluzione per risolvere il caso dell’Alakrana, ostaggio dei pirati somali, è pagare un riscatto

Oggi ricorre il 12esimo giorno di sequestro del peschereccio spagnolo ‘Alakrana’ caduto nelle mani dei pirati somali con 36 membri di equipaggio di cui 16 spagnoli. Nei giorni scorsi le autorità spagnole hanno fatto sapere che sono in corso trattative con i pirati per ottenerne il rilascio e che a condurle vi sono l'armatore dell'imbarcazione stessa e l'ambasciatore spagnolo in Kenya Nicolas Martin Cinto. Il peschereccio è alla fonda presso il covo pirata di Haradere sulla costa somala. I pirati per il rilascio della nave e degli uomini hanno imposto come condizione, per prima cosa, la liberazione dei loro due compagni arrestati dalla marina spagnola. A testimonianza questo, che i predoni del mare non abbandonano mai i loro compagni catturati. I due sono stati condotti in Spagna a testimoniare dinanzi al giudice dell’‘Audiencia Nacional’ Baltasar Garzon.
Inoltre hanno anche chiesto, come consuetudine, un riscatto di 4milioni di dollari. “Se queste condizioni non saranno rispettate non ci sarà alcun accordo”, hanno fatto sapere i pirati. Queste sono le condizioni a cui mai nessuno dei Paesi coinvolti in vicende di sequestri di marittimi e imbarcazioni è potuta mai sottrarsi. Non ultimo il caso del rimorchiatore italiano ‘Buccaneer’ per il cui rilascio è stato pagato verosimilmente un riscatto. La Spagna stessa ha già pagato circa un milione e 200mila euro per la liberazione del ‘Playa de Bakio’, un altro peschereccio sequestrato dai pirati somali nel mese di aprile dello scorso anno. Sequestro che si risolse in meno di una settimana. Questa volta invece le cose andranno più per le lunghe anche perché la trattativa è entrata in una fase di stagnazione. Questo soprattutto a causa della cattura dei due pirati che sarebbero diventati ora una delle contropartite che i rapitori hanno chiesto per liberare la nave e la cui consegna alla giustizia spagnola ha complicato la situazione. Non sono pochi quelli che in Spagna ritengono che l’unica soluzione valida per risolvere il caso dell’ 'Alakrana' con i suoi 36 membri dell'equipaggio a bordo è arrivare ad un accordo in denaro con i sequestratori. Pagare dunque un riscatto. Inoltre è opinione comune che per superare lo stallo nel negoziato a causa dei due pirati catturati e far dimenticarli ai loro compagni. Per giungere a questo occorre, sempre secondo alcune opinioni molto forti in Spagna, pagare una somma maggiorata come indennizzo ai pirati. Nel frattempo i due pirati, Willy Abdu e Geesey Raage, il secondo è quello che è rimasto leggermente ferito al torace nel corso della cattura, sono giunti ieri mattina in Spagna a bordo di un aereo dell’aviazione spagnola messo a disposizione dal ministero della Difesa e atterrato nella base aerea di ‘Torrejón de Ardoz’ a Madrid. Per loro l’accusa è di sequestro di persona, furto con violenza e utilizzo di armi da fuoco. A bordo della loro imbarcazione i marinai spagnoli hanno trovato 6 cellulari e 5mila dollari. Secondo quanto hanno dichiarato, denaro e oggetti sono il compenso per aver partecipato all’assalto. “Il governo spagnolo non ha ricevuto alcuna richiesta di riscatto da parte dei pirati somali che da dodici giorni tengono in ostaggio i 36 marinai del peschereccio spagnolo "Alakrana", con queste parole il ministro della Difesa di Madrid, Carmen Chacon ha smentito la notizia della richiesta di un riscatto. Il ministro ha anche affermato che i militari spagnoli nell’ambito della missione antipirateria dell’Ue ‘Atalanta’ hanno fatto un buon lavoro e hanno l'obbligo e il dovere di catturare i pirati, a meno che non mettano in pericolo la vita di innocenti. La gang del mare che ha catturato la nave da pesca spagnola è quello dei ‘Burcad Badeed’, letteralmente ‘I ladri del mare’. Il gruppo, che si stima sia presente a bordo con una dozzina di uomini, è considerato molto pericoloso. Una gang che sembra abbia una grande esperienza acquisita in precedenti sequestri di navi nel mare del Corno d’Africa. Sono certamente gli stessi che hanno tenuto in ostaggio per circa 4 mesi un cargo tedesco, la ‘Hansa Stavanger’. Potrebbero essere anche coinvolti nel sequestro della nave ucraina ‘Faina’, avvenuto nel settembre 2008 e terminato nel febbraio 2009. Nei giorni scorsi il leader del gruppo, Benlow Abdi, conosciuto come ‘Ali Sugulle’ aveva affermato che prima di qualsiasi negoziato per il rilascio dell’Alakrana devono essere soddisfatte tre condizioni: La Spagna deve prima incondizionatamente liberare i due pirati arrestati, secondo ritirare tutte le navi da guerra presenti nell’area dove si trova alla fonda l’Alakrana e terzo fermare la pesca delle imbarcazioni spagnole che violano le acque somale. Nella zona si trovano attualmente 10 pescherecci francesi e 15 spagnoli. “Se non rispettate ciò che diciamo, si creerà l'animosità nei confronti di cittadini spagnoli e questo non sarà bene per loro”, aveva affermato Abdi.
Da sempre il ministro Chacon ha ripetuto più volte che la priorità per il governo spagnolo è il salvataggio dell'equipaggio ma su questa dichiarazione alleggia il mistero di un possibile blitz militare. A tal proposito Ali Sugulle ha affermato: “La Marina ha predisposto un piano per salvare l’Alakrana e pensano che noi siamo stupidi, come quando la marina francese ci ha attaccato. Ora siamo pronti per l'azione se saremo attaccati”. Nei mesi scorsi la Marina francese era ricorsa per due volte ai commandos per liberare degli ostaggi e delle navi francesi in mano ai pirati. Operazioni durante le quali una dozzina di pirati erano stati arrestati e 5 uccisi. Nell’ultima azione ad aprile però era rimasto ucciso anche un ostaggio francese colpito dal fuoco amico. Però da allora sembra che le varie gang che scorazzano per l’Oceano Indiano si tengano alla larga dai naviglio francesi.
I Pirati che hanno in ostaggio l’Alakrana quindi sembrano ben determinati tanto da arrivare a minacciare rappresaglie contro i membri dell'equipaggio del peschereccio se dovessero essere attaccati. Minacce queste, smentite dal ministero della Difesa spagnolo. Nell’ambito della vicenda si è aperta anche una forte polemica in seno agli schieramenti politici spagnoli. Il confronto con la Francia non è la questione più dibattuta in Spagna. Come dicevamo nell’Oceano Indiano si trovano attualmente 10 pescherecci francesi e 15 spagnoli. Mentre Parigi ha posto dei militari armati a bordo delle imbarcazioni francesi, la legge spagnola proibisce invece l'utilizzo di soldati armati a bordo di navi civili. Una proposta in tal senso è stata respinta in parlamento nelle scorse settimane, anche con il voto del PSOE al governo. Il ministero della Difesa da tempo sostiene che non è possibile adottare tale proposta sia giuridicamente sia dal punto di vista operativo. La Francia, ha fatto notare il ministro Chacon, ha, a differenza della Spagna, in zona una sua base logistica operativa a Gibuti. Il ministro ha invece proposto di imbarcare a bordo, a difesa dei pescherecci, guardie private. Indicando al tempo stesso un elenco delle caratteristiche di sicurezza eccezionali da adottare per la difesa delle navi. Un altro motivo di scontro è il fatto, sottolineato dal governo, che l’Alakrana si trovava a 400 miglia ben lontano dalla zona di sicurezza. Zona che il governo afferma sia stata concordata con le società di pesca spagnole ma che quest’ultime negano di averle approvate. Dalla Spagna, le associazione di categoria dei pescatori premono invece per ottenere soldati a bordo dei pescherecci affermando che le navi francesi lavorano in vantaggio, in quanto si muovono liberamente e pescano di più. Il vice primo ministro Maria Teresa Fernandez de la Vega, capo dell’unità di crisi denominata ‘Coordinamento della Commissione per la liberazione dell’Alakrana’, ha ribadito che non è possibile garantire la sicurezza all'esercizio della pesca nell’Oceano Indiano anche se esiste un sorveglianza da parte di unità navali militari spagnoli. La maggior parte dei gruppi parlamentari all’opposizione nel parlamento spagnolo, dopo il sequestro della nave da pesca, hanno attaccato il ministro della Difesa, Chacon. La sua colpa sarebbe la mancanza di sicurezza delle navi che operano nell’Oceano Indiano. Dello stesso tono il recente intervento di Josu Erkoreka, portavoce del Partido Nacionalista Basco, PNV-EAJ, che da tempo si batte in Parlamento su questo argomento. “La nostra flotta da pesca al largo della costa della Somalia è a rischio, mentre il ministro della Difesa non interviene per non perdere voti al Congresso.
Questo non è giusto!”, ha detto nei giorni scorsi Erkoreka. Il leader del Partito di Euskadi, Antonio Basagoiti, ha accusato a sua volta il primo ministro, José Luis Rodríguez Zapatero, di essere responsabile del sequestro dell’Alakrana, per non aver minimamente protetto i pescatori. Prima di lui l’aveva fatto il leader del Partito Popolare spagnolo, Pp, Mariano Rajoy. Oggi Erkoreka è tornato a commentare la vicenda affermando che: “l'esecutivo avrebbe dovuto considerare che la detenzione dei due pirati sarebbe stata un elemento di distorsione nella negoziazione per la liberazione della nave e del suo equipaggio ostaggi dei pirati somali”. A tal proposito la portavoce del governo basco, Idoia Mendia invece si è dimostrato di tutt’altro parere. Mendia ha sottolineato che il procedimento giudiziario in atto, in relazione al rapimento del Alakrana, non è destinato ad ostacolare, ma a favorire il rilascio dei pescatori spagnoli. Spingendosi ad affermare che dopo la loro liberazione ci sarà il bisogno di cercare nuovi modi per migliorare l’attività di pesca nel ‘mare dei pirati’. Per quanto riguarda la polemica sul fatto della presenza o meno di militari o di guardie di sicurezza privata sulle navi da pesca, Mendia ha ricordato che la legge spagnola non consente la presenza di militari a bordo di navi civili, ma il governo è favorevole alla presenza di una sicurezza privata che sarebbe pagata metà dalle istituzioni e metà dagli armatori. Questo per incoraggiare tutti a dotarsi di una struttura di difesa a bordo. La legge francese, al contrario, permette di imbarcare militari a bordo delle navi civili, ma il costo è tutto a carico dei proprietari, quindi in pratica, ha evidenziato Mendia, solo le grandi società di pesca se lo possono permettere.

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Una fiammella accesa per tutte le persone che soffrono al mondo

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Nel mondo sono tante le persone che piangono e soffrono a loro dedico un affettuoso pensiero....

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Tutta la verità sul sequestro del rimorchiatore Buccaneer

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A tutti quei bravi ragazzi morti per l'Italia

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Non mi abituerò mai a quest'immagine! Onore ai caduti

Nel mondo ogni giorno vengono compiute carneficine immani in cui le vittime sono inermi civili

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il volto di un immigrato

...a quei bravi ragazzi, figli dell'America di oggi, morti in guerra!

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DARFUR:NON C'E' PIU' TEMPO DA PERDERE!

IN DARFUR SONO DECINE SE NON CENTINAIA LE PERSONE CHE MUOIONO OGNI MESE...
FAI LORO DEL BENE... AIUTA I RIFUGIATI E I PROFUGHI DEL DARFUR FACENDO UNA DONAZIONE ALL'AGENZIA ONU PER I RIFUGIATI UNHCR CHIAMA LO 0680212304 PER SAPERE COME FARE....
RICORDATI BASTANO 31 EURO PER ACQUISTARE 8 COPERTE, 51 EURO PER UNA TENDA E 200 EURO PER DARE ASSISTENZA MEDICA A 25 FAMIGLIE...

Un bambino del Darfur

Un bambino del Darfur
aiuta ad aiutarlo sostieni le iniziative pro Darfur
In Darfur dal 2003 ad oggi sono state compiute esecuzioni, anche di massa, stupri, soprattutto di massa, nei confronti di donne, uomini e bambini e interi villaggi sono stati rasi al suolo. Il terrore è stato usato come pratica generalizzata e a sfondo razziale mentre lo stupro è diventato una vera e propria arma da guerra.
Il governo sudanese di Khartoum da parte sua ha bombardato senza sosta i civili, e ha reso sempre più difficili le operazioni di soccorso delle organizzazioni umanitarie nei confronti delle genti del Darfur, fino al punto di far scappare via la maggior parte delle Ong operanti nella regione sudanese e liberarsi così di scomodi testimoni di quanto accadeva in quei luoghi. La stessa tattica è stata seguita prima con i peacekeepers dell'Ua e poi con quelli dell'Onu...
Tutto il mondo è a conoscenza di quanto accade in quella remota regione sudanese e lancia denunce. Da un lato Washington parla di genocidio, dall’altro l'Onu parla di catastrofe umanitaria e di pulizia etnica.
Il tutto però resta nella totale impunità!
Intanto, dal Febbraio 2003 anno in cui è iniziata la ribellione della popolazione di etnia africana del Darfur, circa 6 milioni in maggioranza musulmana e in parte animista, contro il governo sudanese, musulmano ma integralista e soprattutto di etnia araba e bianca, è scoppiato il conflitto che ha causato finora circa 300mila morti e due milioni e mezzo di profughi. Una protesta nata per lo stato di totale abbandono e sfruttamento in cui la popolazione nera era tenuta. La repressione del governo centrale è stata spietata, soprattutto facendo uso dei Janjaweed, i diavoli a cavallo, che sono milizie nomadi di etnia araba che hanno compiuto tutti gli orrori possibili e inimmaginabili contro le genti del Darfur di etnia nera, per lo più contadini e pastori.

Il pianto di un innocente a Gaza

Il pianto di un innocente a Gaza
Ancora una volta il mondo intero si dovrebbe vergognare!!!
La guerra chi puo raccontarla? E' difficile farlo ma tutti possiamo immaginare come sia il sentire l'odore dei morti abbandonati nelle strade o sotto le macerie, il vedere i bambini che muoiono di fame accanto al cadavere della madre, il sentire il lamento dei feriti e lo strazio dei sopravvissuti, di chi si vede impotente e maledice chi gli ha portato via tutto.
Nella Striscia di Gaza siamo ormai quasi alla terza settimana di bombardamenti e inesorabilmente, come non potrebbe essere diversamente con tutta la tecnologia militare del 21° secolo che gli israeliani stanno usando, il numero dei morti tra i civili continuato ad aumentare, mentre l'esercito israeliano bombarda le loro case si moltiplicano tra i palestinesi le scene di disperazione e di dolore causati dagli effetti devastanti della guerra che certamente non sono cambiati nel tempo anzi al contrario.

Giugno 2009: La rivoluzione di velluto in Iran

Giugno 2009: La rivoluzione di velluto in Iran
Sono solidale con i persiani che manifestano

Il 12 giugno 2010 è caduto il primo anniversario delle contestate elezioni iraniane. Elezioni che decretarono la riconferma a presidente dell’Iran di Mahmud Ahmadinejad. Il Paese ha vissuto le prime ora di questa giornata con una calma carica di tensione che poi, è scoppiata nel pomeriggio intorno alle 16, le 13.30 italiane con i primi scontri tra manifestanti e forze di sicurezza nei pressi dell’Università Sharif di Teheran. Era impensabile che l’opposizione iraniana del movimento riformista dell’Onda Verde si facesse scappare questa occasione per proclamare il proprio dissenso al regime degli Ayatollah. I luoghi delle sanguinose proteste post elettorali di un anno fa si sono quindi di nuovo riempiti di manifestanti. Questo, nonostante l’appello dei leader dell’opposizione, Moussavi e Karroubi, a evitare di scendere in piazza e nonostante che le forze di sicurezza avessero preso posizione in vari punti strategici del centro di Teheran per prevenire manifestazioni. Nonostante le proteste e le accuse di brogli elettorali il contestato presidente Ahmadinejad ha potuto proseguire nel suo mandato, quasi certamente usurpato, grazie all’appoggio dell’ayatollah Ali Khamenei, la Guida Suprema. La lotta continuerà. Viva la Persia! Viva il movimento riformista!


i 44 presidenti degli Usa

i 44 presidenti degli Usa
da www.patrickmoberg.com/blog/id:420/november-4-2008

The President United States of America

The President United States of America
Barack Obama

E' morta Miriam Makeba

E' morta Miriam Makeba
Addio Mama Afrika....io continuerò a sognare...

Notes

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Italia. Violenza sessuale è allarme sociale


Dopo i recenti casi di stupri, a Roma, Bologna e Milano non si riesce quasi più a tenere il conto degli episodio di violenza sessuale che, dall'inizio dell'anno, si stanno susseguendo in Italia ad opera principalmente di stranieri. Un orribile reato che si verifica nelle grandi città metropolitane come nei piccoli centri urbani. Emergono dati da brividi dalle informazioni fornite dal Presidente facente funzioni del Tribunale di Como Giuseppe Anzani e dal Procuratore capo Alessandro Maria Lodolini. Ogni 4 giorni in Procura a Como arriva una denuncia per violenza sessuale. I fascicoli aperti tra luglio 2007 e giugno 2008 sono stati 89, tra violenze sessuali e pedofilia. Ma è solo la punta di un iceberg in quanto, il reato, per la quasi totalità è sommerso perché prevale ancora la paura e la vergogna a denunciare la violenza subita. Fino ad oggi la violenza che subivano le donne era soprattutto domestica, ma gli episodi di violenza che hanno visto protagoniste, loro malgrado, delle donne avvenuti negli ultimi giorni, per le strade, propongono una nuova emergenza. Un autorevole testimonianza è portata da Telefono Rosa che da anni conosce il fenomeno ed assiste le vittime. “Ciò che sta avvenendo dall'inizio dell'anno, precisa il presidente Maria Gabriella Carnieri Moscatelli, mi preoccupa. Non so se è solo l'effetto di maggiori denunce ma, dal nostro osservatorio, non era mai stato rilevata una cosa simile”. Gli avvenimenti degli ultimi giorni non fanno altro che conferma un'allarmante costante: in testa alla classifica degli autori di stupri ci sono gli stranieri. Il triste primato vede fra i primi i romeni, seguiti da marocchini e albanesi che sembra abbiano dato il via ad una esecrabile escalation di violenza contro le donne. Assodato che nella stragrande maggioranza dei casi questi episodi sono commessi da stranieri, spesso clandestini, ora si deve dare a tutto questo uno stop. Certezza della pena, custodia cautelare in carcere per chi è accusato di violenza sessuale ed esclusione di attenuanti per chi delinque sotto effetto di alcool e droghe. Tutto ovviamente tenendo conto di due elementi fondamentali: abbattere l'allarme sociale provocato da questo tipo di reati e tutelare la dignità della vittima, che va assicurata anche nel percorso dibattimentale.
Per raggiungere un risultato anzitutto è importante l'introduzione nel ddl sicurezza dell'obbligo del carcere per chi stupra. Forse il decreto 'anti-stupro' sarà pronto per venerdì esso dovrebbe contenere, come annunciato, importanti novità: gli accusati di stupro non potranno beneficiare della libertà condizionale, ci sarà un avvocato a spese dello Stato per le vittime di violenza sessuale, arriveranno nuovi presidi di polizia con relativi stanziamenti, saranno anticipate le norme contenute nel ddl anti-molestie che la Camera ha già approvato. Tra le altre cose, ci dovrebbero essere anche aggravanti se a commettere violenza sono familiari, partner o tutori; un pesante aggravio di pena se la vittima è sotto i 14 anni; uguale trattamento, invece, se la vittima è maggiorenne o appena sotto i 18; ergastolo sicuro, se allo stupro segue la morte della vittima. Mano pesante anche per i complici: nessuna possibilità di godere dei domiciliari neppure per i favoreggiatori.

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La scuola pubblica in Italia con la 'Riforma Gelmini'

Esprimo la mia piena solidarietà con tutti coloro che protestano contro la Legge 133/08 la cosidetta 'Riforma Gelmini'....

Le cifre presentate nel decreto fanno venire i brividi: i tagli previsti dal decreto legge 112, poi convertito nella legge 133/08, e gli ulteriori provvedimenti contenuti nel decreto 137 porteranno, a livello nazionale, ad una riduzione di circa 100mila posti tra il personale docente e di 43mila posti tra quello Ata (ausiliari, tecnici e amministrativi).
Per molti, anche per i non addetti ai lavori, l'effetto provocato dalla legge che in pratica azzererà in poco tempo le faticose conquiste di anni e anni, non solo in termini di posti di lavoro, ma anche di mission- educativa e di didattica, rende il momento dei più cupi e tristi degli ultimi anni. Ai tagli vanno poi sommati, le conseguenze che scaturiranno dalla reintroduzione del maestro unico nelle scuole elementari.
L'Europa chiede più scuola, più sapere e l'Italia che fa?
Il contrario!
Rientrodurre il maestro unico è compiere, di sicuro, un passo indietro di almeno mezzo secolo. Se non addirittura si ritorna al tempo del libro cuore, senza offesa per quel libro mio compagno di tanti pomeriggi.
Perchè tutto questo? Bella domanda!
Molto probabilmente si tenta di mascherare con questa supposta riforma quello che è il vero scopo del provvedimento: incassare o meglio risparmiare in poco meno di 4-5 anni 8miliardi di euro. Questa è la cifra stimata, che dovrebbe restare nelle casse dello stato.
Un risparmio quindi certo ottenuto tagliando centinaia di migliaia di posti di lavoro ma al contempo che produrrà anche un effetto negativo: quello di un drastico ridimensionamento del servizio scolastico pubblico in favore forse di quello privato. Inoltre un'altra diretta conseguenza della L.133/08 sarà la chiusura di decine e decine di plessi scolastici.
Molte scuole, soprattutto nei piccoli centri urbani, non ci saranno più. A scomparire sarà anche un altro degli elementi cardine dell'istruzione primaria italiana: il tempo pieno. Bisogna fare attenzione, chi sostiene che il tempo pieno non sarà toccato dalla riforma o che addirittura aumenterà mente sapendo di farlo.
Rifletteteci un poco e capirete perchè!
Se prima, per ogni 2 classi, c'erano 3 insegnanti d'ora in poi sarà uno per classe, a seguire e istruire dai 20 ai 30 alunni e che svolgerà il suo orario lavorativo settimanale esclusivamente di mattina. Pertanto al pomeriggio non potrà esserci altro che un sorta di dopo-scuola, trasformando il tempo pieno di fatto in un parcheggio pomeridiano per i bambini, che nulla ha da condividere con l'offerta didattica di cui fino ad ieri, prima della 'riforma Gelmini', gli alunni potevano usufruire con il tempo pieno.

...

ARRIVERA' PER NATALE UNA 'SOCIAL CARD' AD OLTRE 1MLN DI ITALIANI 'POVERI'

C’è un detto che dice: "meglio poco che niente!".
In questo caso tra il poco e il nulla ci sono così poche differenze che è difficile distinguerli.
La 'social card, almeno per il momento, sembra più l’ennesimo spot varato dal governo che piuttosto un provvedimento serio in grado di aiutare per davvero i più bisognosi.
Nessuno però si è ricordato di dire che ogni spesa effettuata con la 'social card' in automatico sarà data una commissione alla Mastercard che è la società che ha emmesso ed è la proprietà della card.
Bhe! Almeno qualcuno di certo ci guadagnerà da questa iniziativa...
Appare strano che un'iniziativa così benefica abbia comunque dei costi accessori...stranezze tutte italiane!

***

Parole....di Abraham Lincoln

Non si può arrivare alla prosperità

scoraggiando l'impresa.
Non si può rafforzare il debole
indebolendo il più forte.
Non si può aiutare chi è piccolo
abbattendo chi è grande.
Non si può aiutare il povero
distruggendo il ricco.
Non si possono aumentare le paghe
rovinando i datori di lavoro.
Non si può progredire serenamente
spendendo più del guadagno.
Non si può promuovere la fratellanza umana
predicando l'odio di classe.
Non si può instaurare la sicurezza sociale
adoperando denaro imprestato.
Non si può formare carattere e coraggioto
gliendo iniziativa e sicurezza.
Non si può aiutare continuamente
la gente facendo in sua vece quello che potrebbe
e dovrebbe fare da sola.

USA 2008: ELETTO PRESIDENTE BARACK OBAMA

USA 2008: ELETTO PRESIDENTE BARACK OBAMA

marito e padre

i due rivali

genere umano

GIOCHI OLIMPICI DI PECHINO

GIOCHI OLIMPICI DI PECHINO
da peacereporter

23/02/2002 - 02/07/2008 Ingrid Betancourt è stata liberata!

23/02/2002 - 02/07/2008                  Ingrid Betancourt è stata liberata!
faccio mia la gioia di tutti!

Finalmente liberi!!!

Finalmente liberi!!!

Grazie a loro la Betancourt è libera

Grazie a loro la Betancourt è libera
il ministro della Difesa colombiano Santos e il generale Montoya

Grazie Uribe!!

Grazie Uribe!!
La Betancourt ha incontrato il presidente colombiano Uribe che vinse le elezioni del 2002

madre e figlia!

madre e figlia!
Yolanda Pulecio e Ingrid Betancourt

le due Betancourt

le due Betancourt
Ingrid abbraccia la madre Yolanda

La gioia della libertà riconquistata

La gioia della libertà riconquistata
Ingrid Betancourt dopo la liberazione