Pirateria. Azione di forza degli spagnoli. Catturati due pirati
E’ stato lo stesso Ministero della Difesa di Madrid ha rendere noto che ieri la fregata spagnola ‘Canarias’ ha catturato 2 pirati somali. I due facevano parte del gruppo di pirati che lo scorso venerdì hanno sequestrato il peschereccio spagnolo ‘Alakrana’. La cattura è avvenuta a circa 135 miglia dalla costa nella notte tra sabato e domenica.
Durante l'operazione, autorizzata dal governo spagnolo e da quelli dei Paesi alleati, uno dei due pirati è rimasto ferito all'addome a seguito di una sua reazione minacciosa contro i marines spagnoli. Sono stati infatti questi ultimi ad effettuare la cattura. Sono intervenuti dopo che un elicottero decollato dalla fregata ha raggiunto e bloccato i 2 pirati che si erano allontanati, a bordo di un barchino, poco prima dal peschereccio. Dall’elicottero è stato imposto l’alt ai due pirati e sparato alcuni colpi come avvertimento. Nella barca sono state trovate soltanto 14 taniche di combustibile e nessun’arma. I pirati sono ora a bordo della fregata ‘Canarias’.
Ora sul peschereccio, oltre ai 36 uomini di equipaggio, si troverebbero almeno una decina di ‘predoni del mare’. L’imbarcazione spagnola risulta essere ancora al largo delle coste somale.
A sorvegliare i movimenti dei pirati oltre alla fregata ‘Canarias’ anche un’altra unità navale militare, la fregata francese ‘Germinal’. Le due navi da guerra, che operano nell’Oceano Indiano nell’ambito della missione antipirateria europea ‘Atalanta’, si tengono ad una distanza di sicurezza di circa 104 miglia nautiche dall’ 'Alakrana' per non mettere in pericolo gli ostaggi.
La nave da pesca spagnola era arrivata nelle acque dell ’Oceano Indiano lo scorso 31 agosto. La sua cattura al largo delle coste della Somalia si è verificata in piena campagna polemica sull'opportunità di imbarcare a bordo delle navi da pesca spagnole militari, come richiesto dai proprietari ma sempre respinto dal ministero della Difesa madrileno in quanto l'ordinamento giuridico spagnolo lo proibisce. Lo scorso 15 settembre il comando dell'operazione ‘Atalanta' aveva dichiarato in un comunicato che erano risultati falsi allarmi le denuncie pervenute da parte di alcuni pescatori spagnoli, che operano al largo della Somalia, che avevano denunciato di aver subito attacchi dai pirati. Era ovvio che il fatto era figlio della polemica in corso ed era prettamente strumentale. Secondo le ultime informazioni rese note dalle autorità spagnole, che stanno tenendo quotidiani briefing con la stampa, il peschereccio al momento dell’attacco si trovava al di fuori del perimetro di sicurezza di difesa.
Il battello spagnolo era a 400 miglia dalla costa della Somalia e Seychelles. Mentre la fregata ‘Canarias’ si trovava a 800 miglia, al centro di un presunto perimetro di sicurezza per proteggere la flotta peschereccia spagnola. Pertanto secondo le autorità spagnole l’Alakrana era a sud del perimetro di sicurezza e lontana dalla nave da guerra. Il generale Buj Dominguez capo delle operazioni di comando del personale della Difesa, Emad, che coordina le operazioni di recupero della nave sequestrata ha riferito che il comandante della fregata spagnola ha stilato un rapporto in cui dichiara di aver avvertito il comandante del peschereccio che erano fuori della loro area di influenza e che se continuava la pesca doveva valutare in caso di pericolo che la fregata era lontana. Messaggio, che il comandante della ‘Canarias’ ha riferito, è rimasto senza risposta.
Dichiarazione questa fortemente contestata da Jesus Mari Iribar proprietario dell’Alakrana.
“ E’ assolutamente falso che ci sia una zona concordata, delimitata, di sicurezza o comunque si chiami”, ha affermato Jesus Mari. “Per ripulire la propria immagine, il governo mette in discussione la responsabilità, la professionalità e la saggezza di chi ha speso tutta la sua vita in mare”, ha continuato il comandante aggiungendo che: “Lo scorso anno è vero ci sono stati una serie di incontri in cui sono stati individuate diverse aree ritenute le più produttive in ogni fase della campagna di pesca, ma solo per fare in modo che le navi di sorveglianza sapessero dove ogni volta eravamo”. Sotto la guida del Vice Primo Ministro Maria Teresa Fernandez de la Vega, la Commissione di coordinamento del governo si è incontrata per il terzo giorno per discutere dei sviluppi della vicenda dopo l'arresto di due dei pirati.
Da parte sua il governo spagnolo attraverso il ministro degli Esteri Miguel Angel Moratinos, ha dichiarato che ha dato il via a colloqui con le autorità somale per scambiare informazioni sul rapimento e intensificare gli sforzi per giungere nei prossimi giorni al rilascio della nave.
Nel frattempo dopo essere stata informata dai comandanti militari della cattura dei 2 pirati, la Procura di Stato ha aperto un procedimento in tribunale contro i due. Ad attivare il procedimento è stato il giudice Baltasar Garzon, che domenica era in servizio. Il reato ipotizzato è terrorismo e sequestro di persona. Questo in virtù dei trattati internazionali che considerano la pirateria un crimine universale. Garzon ha chiesto all'esecutivo di tenerlo informato e inviare i pirati in Spagna. Inoltre, sollecitato il governo a fare tutto il possibile per garantire la sicurezza dell'equipaggio, dell’ Ala krana. Già lo scorso maggio un altro giudice spagnolo aveva chiesto che 13 pirati catturati al largo della Somalia, dalle forze spagnole mentre abbordavano un cargo maltese, venissero trasferiti in Spagna per essere processati. La richiesta era poi stata ritirata e i pirati erano stati trasferiti, per il processo, in Kenya. Una procedura questa che stanno seguendo tutti i Paesi coinvolti nell’azione antipirateria nel mare del Corno d’Africa. Finora queste forze militari internazionali hanno fermato 555 pirati: 343 sono stati rilasciati e 212 processati per pirateria. Altri 11 pirati sono stati invece uccisi nel corso di scontri a fuoco.
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STOP ALLE VIOLENZE IN SIRIA
Il mondo non può più stare a guardare mentre migliaia di siriani si vedono privati della libertà e della vita.....
DARFUR:NON C'E' PIU' TEMPO DA PERDERE!
IN DARFUR SONO DECINE SE NON CENTINAIA LE PERSONE CHE MUOIONO OGNI MESE...
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RICORDATI BASTANO 31 EURO PER ACQUISTARE 8 COPERTE, 51 EURO PER UNA TENDA E 200 EURO PER DARE ASSISTENZA MEDICA A 25 FAMIGLIE...
In Darfur dal 2003 ad oggi sono state compiute esecuzioni, anche di massa, stupri, soprattutto di massa, nei confronti di donne, uomini e bambini e interi villaggi sono stati rasi al suolo. Il terrore è stato usato come pratica generalizzata e a sfondo razziale mentre lo stupro è diventato una vera e propria arma da guerra.
Il governo sudanese di Khartoum da parte sua ha bombardato senza sosta i civili, e ha reso sempre più difficili le operazioni di soccorso delle organizzazioni umanitarie nei confronti delle genti del Darfur, fino al punto di far scappare via la maggior parte delle Ong operanti nella regione sudanese e liberarsi così di scomodi testimoni di quanto accadeva in quei luoghi. La stessa tattica è stata seguita prima con i peacekeepers dell'Ua e poi con quelli dell'Onu...
Tutto il mondo è a conoscenza di quanto accade in quella remota regione sudanese e lancia denunce. Da un lato Washington parla di genocidio, dall’altro l'Onu parla di catastrofe umanitaria e di pulizia etnica.
Il tutto però resta nella totale impunità!
Intanto, dal Febbraio 2003 anno in cui è iniziata la ribellione della popolazione di etnia africana del Darfur, circa 6 milioni in maggioranza musulmana e in parte animista, contro il governo sudanese, musulmano ma integralista e soprattutto di etnia araba e bianca, è scoppiato il conflitto che ha causato finora circa 300mila morti e due milioni e mezzo di profughi. Una protesta nata per lo stato di totale abbandono e sfruttamento in cui la popolazione nera era tenuta. La repressione del governo centrale è stata spietata, soprattutto facendo uso dei Janjaweed, i diavoli a cavallo, che sono milizie nomadi di etnia araba che hanno compiuto tutti gli orrori possibili e inimmaginabili contro le genti del Darfur di etnia nera, per lo più contadini e pastori.
La guerra chi puo raccontarla? E' difficile farlo ma tutti possiamo immaginare come sia il sentire l'odore dei morti abbandonati nelle strade o sotto le macerie, il vedere i bambini che muoiono di fame accanto al cadavere della madre, il sentire il lamento dei feriti e lo strazio dei sopravvissuti, di chi si vede impotente e maledice chi gli ha portato via tutto.
Nella Striscia di Gaza siamo ormai quasi alla terza settimana di bombardamenti e inesorabilmente, come non potrebbe essere diversamente con tutta la tecnologia militare del 21° secolo che gli israeliani stanno usando, il numero dei morti tra i civili continuato ad aumentare, mentre l'esercito israeliano bombarda le loro case si moltiplicano tra i palestinesi le scene di disperazione e di dolore causati dagli effetti devastanti della guerra che certamente non sono cambiati nel tempo anzi al contrario.
Il 12 giugno 2010 è caduto il primo anniversario delle contestate elezioni iraniane. Elezioni che decretarono la riconferma a presidente dell’Iran di Mahmud Ahmadinejad. Il Paese ha vissuto le prime ora di questa giornata con una calma carica di tensione che poi, è scoppiata nel pomeriggio intorno alle 16, le 13.30 italiane con i primi scontri tra manifestanti e forze di sicurezza nei pressi dell’Università Sharif di Teheran. Era impensabile che l’opposizione iraniana del movimento riformista dell’Onda Verde si facesse scappare questa occasione per proclamare il proprio dissenso al regime degli Ayatollah. I luoghi delle sanguinose proteste post elettorali di un anno fa si sono quindi di nuovo riempiti di manifestanti. Questo, nonostante l’appello dei leader dell’opposizione, Moussavi e Karroubi, a evitare di scendere in piazza e nonostante che le forze di sicurezza avessero preso posizione in vari punti strategici del centro di Teheran per prevenire manifestazioni. Nonostante le proteste e le accuse di brogli elettorali il contestato presidente Ahmadinejad ha potuto proseguire nel suo mandato, quasi certamente usurpato, grazie all’appoggio dell’ayatollah Ali Khamenei, la Guida Suprema. La lotta continuerà. Viva la Persia! Viva il movimento riformista!?xml:namespace>
Italia. Violenza sessuale è allarme sociale
Dopo i recenti casi di stupri, a Roma, Bologna e Milano non si riesce quasi più a tenere il conto degli episodio di violenza sessuale che, dall'inizio dell'anno, si stanno susseguendo in Italia ad opera principalmente di stranieri. Un orribile reato che si verifica nelle grandi città metropolitane come nei piccoli centri urbani. Emergono dati da brividi dalle informazioni fornite dal Presidente facente funzioni del Tribunale di Como Giuseppe Anzani e dal Procuratore capo Alessandro Maria Lodolini. Ogni 4 giorni in Procura a Como arriva una denuncia per violenza sessuale. I fascicoli aperti tra luglio 2007 e giugno 2008 sono stati 89, tra violenze sessuali e pedofilia. Ma è solo la punta di un iceberg in quanto, il reato, per la quasi totalità è sommerso perché prevale ancora la paura e la vergogna a denunciare la violenza subita. Fino ad oggi la violenza che subivano le donne era soprattutto domestica, ma gli episodi di violenza che hanno visto protagoniste, loro malgrado, delle donne avvenuti negli ultimi giorni, per le strade, propongono una nuova emergenza. Un autorevole testimonianza è portata da Telefono Rosa che da anni conosce il fenomeno ed assiste le vittime. “Ciò che sta avvenendo dall'inizio dell'anno, precisa il presidente Maria Gabriella Carnieri Moscatelli, mi preoccupa. Non so se è solo l'effetto di maggiori denunce ma, dal nostro osservatorio, non era mai stato rilevata una cosa simile”. Gli avvenimenti degli ultimi giorni non fanno altro che conferma un'allarmante costante: in testa alla classifica degli autori di stupri ci sono gli stranieri. Il triste primato vede fra i primi i romeni, seguiti da marocchini e albanesi che sembra abbiano dato il via ad una esecrabile escalation di violenza contro le donne. Assodato che nella stragrande maggioranza dei casi questi episodi sono commessi da stranieri, spesso clandestini, ora si deve dare a tutto questo uno stop. Certezza della pena, custodia cautelare in carcere per chi è accusato di violenza sessuale ed esclusione di attenuanti per chi delinque sotto effetto di alcool e droghe. Tutto ovviamente tenendo conto di due elementi fondamentali: abbattere l'allarme sociale provocato da questo tipo di reati e tutelare la dignità della vittima, che va assicurata anche nel percorso dibattimentale.
Per raggiungere un risultato anzitutto è importante l'introduzione nel ddl sicurezza dell'obbligo del carcere per chi stupra. Forse il decreto 'anti-stupro' sarà pronto per venerdì esso dovrebbe contenere, come annunciato, importanti novità: gli accusati di stupro non potranno beneficiare della libertà condizionale, ci sarà un avvocato a spese dello Stato per le vittime di violenza sessuale, arriveranno nuovi presidi di polizia con relativi stanziamenti, saranno anticipate le norme contenute nel ddl anti-molestie che la Camera ha già approvato. Tra le altre cose, ci dovrebbero essere anche aggravanti se a commettere violenza sono familiari, partner o tutori; un pesante aggravio di pena se la vittima è sotto i 14 anni; uguale trattamento, invece, se la vittima è maggiorenne o appena sotto i 18; ergastolo sicuro, se allo stupro segue la morte della vittima. Mano pesante anche per i complici: nessuna possibilità di godere dei domiciliari neppure per i favoreggiatori.
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La scuola pubblica in Italia con la 'Riforma Gelmini'
Esprimo la mia piena solidarietà con tutti coloro che protestano contro la Legge 133/08 la cosidetta 'Riforma Gelmini'....
Le cifre presentate nel decreto fanno venire i brividi: i tagli previsti dal decreto legge 112, poi convertito nella legge 133/08, e gli ulteriori provvedimenti contenuti nel decreto 137 porteranno, a livello nazionale, ad una riduzione di circa 100mila posti tra il personale docente e di 43mila posti tra quello Ata (ausiliari, tecnici e amministrativi).
Per molti, anche per i non addetti ai lavori, l'effetto provocato dalla legge che in pratica azzererà in poco tempo le faticose conquiste di anni e anni, non solo in termini di posti di lavoro, ma anche di mission- educativa e di didattica, rende il momento dei più cupi e tristi degli ultimi anni. Ai tagli vanno poi sommati, le conseguenze che scaturiranno dalla reintroduzione del maestro unico nelle scuole elementari.
L'Europa chiede più scuola, più sapere e l'Italia che fa?
Il contrario!
Rientrodurre il maestro unico è compiere, di sicuro, un passo indietro di almeno mezzo secolo. Se non addirittura si ritorna al tempo del libro cuore, senza offesa per quel libro mio compagno di tanti pomeriggi.
Perchè tutto questo? Bella domanda!
Molto probabilmente si tenta di mascherare con questa supposta riforma quello che è il vero scopo del provvedimento: incassare o meglio risparmiare in poco meno di 4-5 anni 8miliardi di euro. Questa è la cifra stimata, che dovrebbe restare nelle casse dello stato.
Un risparmio quindi certo ottenuto tagliando centinaia di migliaia di posti di lavoro ma al contempo che produrrà anche un effetto negativo: quello di un drastico ridimensionamento del servizio scolastico pubblico in favore forse di quello privato. Inoltre un'altra diretta conseguenza della L.133/08 sarà la chiusura di decine e decine di plessi scolastici.
Molte scuole, soprattutto nei piccoli centri urbani, non ci saranno più. A scomparire sarà anche un altro degli elementi cardine dell'istruzione primaria italiana: il tempo pieno. Bisogna fare attenzione, chi sostiene che il tempo pieno non sarà toccato dalla riforma o che addirittura aumenterà mente sapendo di farlo.
Rifletteteci un poco e capirete perchè!
Se prima, per ogni 2 classi, c'erano 3 insegnanti d'ora in poi sarà uno per classe, a seguire e istruire dai 20 ai 30 alunni e che svolgerà il suo orario lavorativo settimanale esclusivamente di mattina. Pertanto al pomeriggio non potrà esserci altro che un sorta di dopo-scuola, trasformando il tempo pieno di fatto in un parcheggio pomeridiano per i bambini, che nulla ha da condividere con l'offerta didattica di cui fino ad ieri, prima della 'riforma Gelmini', gli alunni potevano usufruire con il tempo pieno.
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ARRIVERA' PER NATALE UNA 'SOCIAL CARD' AD OLTRE 1MLN DI ITALIANI 'POVERI'
C’è un detto che dice: "meglio poco che niente!".
In questo caso tra il poco e il nulla ci sono così poche differenze che è difficile distinguerli.
La 'social card, almeno per il momento, sembra più l’ennesimo spot varato dal governo che piuttosto un provvedimento serio in grado di aiutare per davvero i più bisognosi.
Nessuno però si è ricordato di dire che ogni spesa effettuata con la 'social card' in automatico sarà data una commissione alla Mastercard che è la società che ha emmesso ed è la proprietà della card.
Bhe! Almeno qualcuno di certo ci guadagnerà da questa iniziativa...
Appare strano che un'iniziativa così benefica abbia comunque dei costi accessori...stranezze tutte italiane!
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Parole....di Abraham Lincoln
Non si può arrivare alla prosperità scoraggiando l'impresa.Non si può rafforzare il deboleindebolendo il più forte.Non si può aiutare chi è piccoloabbattendo chi è grande.Non si può aiutare il poverodistruggendo il ricco.Non si possono aumentare le pagherovinando i datori di lavoro.Non si può progredire serenamentespendendo più del guadagno.Non si può promuovere la fratellanza umanapredicando l'odio di classe.Non si può instaurare la sicurezza socialeadoperando denaro imprestato.Non si può formare carattere e coraggiotogliendo iniziativa e sicurezza.Non si può aiutare continuamentela gente facendo in sua vece quello che potrebbee dovrebbe fare da sola.
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