Iraq. Autobombe e razzi scuotono il centro di Baghdad. Centinaia di morti e feriti
ULTIMA ORA
Sono trascorse appena tre settimane da quando il premier iracheno Nouri al Maliki aveva dato l'ordine di rimuovere le barriere anti-bomba in cemento armato dalle vie di Baghdad, dopo che le autorità militari gli avevano assicurato che la sicurezza ormai non era più un problema. Oggi però una serie di attentati a catena ha colpito nuovamente Baghdad riportando la morte nelle sue strade.
Attentati che hanno provocato 95 morti e 563 feriti un tragico bilancio delle vittime aggiornato a un’ora fa e reso noto dalle autorità iraniane che hanno anche precisato che si tratta ancora di un bilancio provvisorio e che il numero delle vittime potrebbe salire nelle prossime ore, perchè molti dei feriti sono in condizioni gravi.
Dall'inizio dell'anno, in Iraq c'è stata una notevole recrudescenza del terrore. Era però previsto, secondo quanto ha affermato oggi il premier, al Maliki, un’impennata degli attacchi in vista delle cruciali elezioni parlamentari di gennaio prossimo. Il Premier iracheno di fronte a quanto accaduto oggi ha ammesso che esiste la necessità di rivedere le misure di sicurezza del Paese.
Stamani in un’ora si è scatenato l’inferno a Baghdad a causa di una serie di attacchi terroristici che hanno scosso il centro della capitale irachena. La scena che si è presentata davanti ai soccorritori è stata a dir poco apocalittica: gente insanguinata per terra, morta o ferita, palazzi distrutti, macchine sventrate dalle esplosioni e in fiamme, il cielo invaso da una nube nera. Le esplosioni sono state almeno sei, tutte avvenute quasi in simultanea e in diversi luoghi della città, causando almeno 80 morti e oltre 300 feriti. Un bilancio purtroppo destinato a salire per la gravi condizioni in cui si trovano molti dei feriti. A Baghdad un numero così alto di morti si era registrato solo il 24 giugno scorso, quando una motocicletta imbottita di esplosivo saltando in aria aveva ucciso 62 persone a Sadr City un quartiere della capitale abitato in prevalenza da sciiti. La sanguinosa giornata è iniziata con due forti esplosioni. La prima è avvenuta nei pressi del ministero delle Finanze mentre la seconda poco distante il ministero degli Esteri provocando grande devastazione anche degli edifici vicini, compreso l'hotel Rashid. Una terza deflagrazione provocata da un autobomba è avvenuta nel quartiere di Al Bia, nella parte meridionale della capitale. Un altro ordigno è stato fatto invece, deflagrare lungo la centralissima ‘Kifa Street’, nel centro della capitale irachena. E altri due a ‘Beirut Square’ nella parte orientale della città. Poco prima 2 razzi erano caduti nella ‘zona verde’ e un altro all'esterno del settore protetto nel centro della capitale irachena, dove hanno sede ambasciate, parlamento e governo. Raggiunto da colpi di mortaio anche il compound delle Nazioni Unite. Secondo il ministero dell'Interno due delle esplosioni sono state causate da camion bomba: quella nelle vicinanze della ‘zona verde’, all'esterno dell'edificio del ministero della Esteri e quella nei pressi del ministero delle Finanze. Uno dei camion bomba era parcheggiato su un ponte di una strada che collega la zona nord con quella sud della capitale. L'esplosione ha provocato il crollo del ponte su cui si circolavano diverse auto precipitate nel vuoto e investito la sede del ministero. Mentre centinaia di veicoli sono andati distrutti dalle fiamme. In molti dei quartieri interessati dalle esplosioni la libera circolazione degli autoveicoli era stato riattivata solo da pochi giorni. La strage di oggi di certo spingerà ora verso un ripensamento della politica della sicurezza che attualmente aveva concesso molto e questo almeno nella capitale. Secondo l'emittente televisiva ‘Al Bagdadiya’, un'autobomba è esplosa anche davanti all'Università ‘Al Mustansariya’, nella parte nord di Baghdad. Mentre diversi colpi di mortaio e missili katyusha hanno colpito i quartieri centrali di Kifa e Saliya. Baghdad in queste ore è nel caos e le autorità militari e di polizia non sono ancora in grado di dire con certezza dove e in quali circostanze siano rimaste uccise le vittime di oggi. Il portavoce delle forze di sicurezza di Baghdad, il generale Passim al-Moussawi, ha però riferito che le forze di sicurezza sono riuscite a sventare un attentato con autobomba nella zona commerciale del quartiere al Mansour e a catturare i 2 militanti affiliati ad al Qaeda che erano alla guida dell’auto ed a disinnescare altri tre ordigni già piazzati dai terroristi. Gli attacchi di oggi si sono verificati a sei anni dall'attentato al quartier generale dell'Onu nella capitale irachena avvenuto il 19 agosto 2003, nel quale rimasero uccise 22 persone tra cui l'ex Alto commissario per i rifugiati e capo della missione in Iraq, Sergio Vieira de Mello. Quella mattina un camion imbottito di mezza tonnellata di esplosivo fu lanciato contro il ‘Canal Hotel’, un vecchio albergo della capitale che le Nazioni Unite avevano scelto come loro sede, radendolo al suolo. In seguito all'attentato l'allora segretario generale dell’Onu Kofi Annan decise il ritiro totale dello staff Onu dall’Iraq. Quello compiuto oggi è di fatto del primo attacco multiplo coordinato nel centro della capitale irachena dove finora gli attentati avevano avuto come obiettivo solo i quartieri poveri abitati dagli sciiti. Inoltre è il più grave attacco terroristico dopo la ritirata delle truppe americane dalle città del Paese avvenuta alla fine del mese di giugno scorso e il passaggio della gestione della sicurezza agli iracheni. Il numero degli attentati contro le forze di sicurezza e i civili iracheni a Baghdad e nella grandi città del nord come Mosul e Kirkuk non sono però mai calati. Anzi queste città vanno in controtendenza rispetto al resto del Paese dove negli ultimi mesi il numero dei morti è calato di un terzo rispetto al passato.
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STOP ALLE VIOLENZE IN SIRIA
Il mondo non può più stare a guardare mentre migliaia di siriani si vedono privati della libertà e della vita.....
DARFUR:NON C'E' PIU' TEMPO DA PERDERE!
IN DARFUR SONO DECINE SE NON CENTINAIA LE PERSONE CHE MUOIONO OGNI MESE...
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RICORDATI BASTANO 31 EURO PER ACQUISTARE 8 COPERTE, 51 EURO PER UNA TENDA E 200 EURO PER DARE ASSISTENZA MEDICA A 25 FAMIGLIE...
In Darfur dal 2003 ad oggi sono state compiute esecuzioni, anche di massa, stupri, soprattutto di massa, nei confronti di donne, uomini e bambini e interi villaggi sono stati rasi al suolo. Il terrore è stato usato come pratica generalizzata e a sfondo razziale mentre lo stupro è diventato una vera e propria arma da guerra.
Il governo sudanese di Khartoum da parte sua ha bombardato senza sosta i civili, e ha reso sempre più difficili le operazioni di soccorso delle organizzazioni umanitarie nei confronti delle genti del Darfur, fino al punto di far scappare via la maggior parte delle Ong operanti nella regione sudanese e liberarsi così di scomodi testimoni di quanto accadeva in quei luoghi. La stessa tattica è stata seguita prima con i peacekeepers dell'Ua e poi con quelli dell'Onu...
Tutto il mondo è a conoscenza di quanto accade in quella remota regione sudanese e lancia denunce. Da un lato Washington parla di genocidio, dall’altro l'Onu parla di catastrofe umanitaria e di pulizia etnica.
Il tutto però resta nella totale impunità!
Intanto, dal Febbraio 2003 anno in cui è iniziata la ribellione della popolazione di etnia africana del Darfur, circa 6 milioni in maggioranza musulmana e in parte animista, contro il governo sudanese, musulmano ma integralista e soprattutto di etnia araba e bianca, è scoppiato il conflitto che ha causato finora circa 300mila morti e due milioni e mezzo di profughi. Una protesta nata per lo stato di totale abbandono e sfruttamento in cui la popolazione nera era tenuta. La repressione del governo centrale è stata spietata, soprattutto facendo uso dei Janjaweed, i diavoli a cavallo, che sono milizie nomadi di etnia araba che hanno compiuto tutti gli orrori possibili e inimmaginabili contro le genti del Darfur di etnia nera, per lo più contadini e pastori.
La guerra chi puo raccontarla? E' difficile farlo ma tutti possiamo immaginare come sia il sentire l'odore dei morti abbandonati nelle strade o sotto le macerie, il vedere i bambini che muoiono di fame accanto al cadavere della madre, il sentire il lamento dei feriti e lo strazio dei sopravvissuti, di chi si vede impotente e maledice chi gli ha portato via tutto.
Nella Striscia di Gaza siamo ormai quasi alla terza settimana di bombardamenti e inesorabilmente, come non potrebbe essere diversamente con tutta la tecnologia militare del 21° secolo che gli israeliani stanno usando, il numero dei morti tra i civili continuato ad aumentare, mentre l'esercito israeliano bombarda le loro case si moltiplicano tra i palestinesi le scene di disperazione e di dolore causati dagli effetti devastanti della guerra che certamente non sono cambiati nel tempo anzi al contrario.
Il 12 giugno 2010 è caduto il primo anniversario delle contestate elezioni iraniane. Elezioni che decretarono la riconferma a presidente dell’Iran di Mahmud Ahmadinejad. Il Paese ha vissuto le prime ora di questa giornata con una calma carica di tensione che poi, è scoppiata nel pomeriggio intorno alle 16, le 13.30 italiane con i primi scontri tra manifestanti e forze di sicurezza nei pressi dell’Università Sharif di Teheran. Era impensabile che l’opposizione iraniana del movimento riformista dell’Onda Verde si facesse scappare questa occasione per proclamare il proprio dissenso al regime degli Ayatollah. I luoghi delle sanguinose proteste post elettorali di un anno fa si sono quindi di nuovo riempiti di manifestanti. Questo, nonostante l’appello dei leader dell’opposizione, Moussavi e Karroubi, a evitare di scendere in piazza e nonostante che le forze di sicurezza avessero preso posizione in vari punti strategici del centro di Teheran per prevenire manifestazioni. Nonostante le proteste e le accuse di brogli elettorali il contestato presidente Ahmadinejad ha potuto proseguire nel suo mandato, quasi certamente usurpato, grazie all’appoggio dell’ayatollah Ali Khamenei, la Guida Suprema. La lotta continuerà. Viva la Persia! Viva il movimento riformista!?xml:namespace>
Italia. Violenza sessuale è allarme sociale
Dopo i recenti casi di stupri, a Roma, Bologna e Milano non si riesce quasi più a tenere il conto degli episodio di violenza sessuale che, dall'inizio dell'anno, si stanno susseguendo in Italia ad opera principalmente di stranieri. Un orribile reato che si verifica nelle grandi città metropolitane come nei piccoli centri urbani. Emergono dati da brividi dalle informazioni fornite dal Presidente facente funzioni del Tribunale di Como Giuseppe Anzani e dal Procuratore capo Alessandro Maria Lodolini. Ogni 4 giorni in Procura a Como arriva una denuncia per violenza sessuale. I fascicoli aperti tra luglio 2007 e giugno 2008 sono stati 89, tra violenze sessuali e pedofilia. Ma è solo la punta di un iceberg in quanto, il reato, per la quasi totalità è sommerso perché prevale ancora la paura e la vergogna a denunciare la violenza subita. Fino ad oggi la violenza che subivano le donne era soprattutto domestica, ma gli episodi di violenza che hanno visto protagoniste, loro malgrado, delle donne avvenuti negli ultimi giorni, per le strade, propongono una nuova emergenza. Un autorevole testimonianza è portata da Telefono Rosa che da anni conosce il fenomeno ed assiste le vittime. “Ciò che sta avvenendo dall'inizio dell'anno, precisa il presidente Maria Gabriella Carnieri Moscatelli, mi preoccupa. Non so se è solo l'effetto di maggiori denunce ma, dal nostro osservatorio, non era mai stato rilevata una cosa simile”. Gli avvenimenti degli ultimi giorni non fanno altro che conferma un'allarmante costante: in testa alla classifica degli autori di stupri ci sono gli stranieri. Il triste primato vede fra i primi i romeni, seguiti da marocchini e albanesi che sembra abbiano dato il via ad una esecrabile escalation di violenza contro le donne. Assodato che nella stragrande maggioranza dei casi questi episodi sono commessi da stranieri, spesso clandestini, ora si deve dare a tutto questo uno stop. Certezza della pena, custodia cautelare in carcere per chi è accusato di violenza sessuale ed esclusione di attenuanti per chi delinque sotto effetto di alcool e droghe. Tutto ovviamente tenendo conto di due elementi fondamentali: abbattere l'allarme sociale provocato da questo tipo di reati e tutelare la dignità della vittima, che va assicurata anche nel percorso dibattimentale.
Per raggiungere un risultato anzitutto è importante l'introduzione nel ddl sicurezza dell'obbligo del carcere per chi stupra. Forse il decreto 'anti-stupro' sarà pronto per venerdì esso dovrebbe contenere, come annunciato, importanti novità: gli accusati di stupro non potranno beneficiare della libertà condizionale, ci sarà un avvocato a spese dello Stato per le vittime di violenza sessuale, arriveranno nuovi presidi di polizia con relativi stanziamenti, saranno anticipate le norme contenute nel ddl anti-molestie che la Camera ha già approvato. Tra le altre cose, ci dovrebbero essere anche aggravanti se a commettere violenza sono familiari, partner o tutori; un pesante aggravio di pena se la vittima è sotto i 14 anni; uguale trattamento, invece, se la vittima è maggiorenne o appena sotto i 18; ergastolo sicuro, se allo stupro segue la morte della vittima. Mano pesante anche per i complici: nessuna possibilità di godere dei domiciliari neppure per i favoreggiatori.
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La scuola pubblica in Italia con la 'Riforma Gelmini'
Esprimo la mia piena solidarietà con tutti coloro che protestano contro la Legge 133/08 la cosidetta 'Riforma Gelmini'....
Le cifre presentate nel decreto fanno venire i brividi: i tagli previsti dal decreto legge 112, poi convertito nella legge 133/08, e gli ulteriori provvedimenti contenuti nel decreto 137 porteranno, a livello nazionale, ad una riduzione di circa 100mila posti tra il personale docente e di 43mila posti tra quello Ata (ausiliari, tecnici e amministrativi).
Per molti, anche per i non addetti ai lavori, l'effetto provocato dalla legge che in pratica azzererà in poco tempo le faticose conquiste di anni e anni, non solo in termini di posti di lavoro, ma anche di mission- educativa e di didattica, rende il momento dei più cupi e tristi degli ultimi anni. Ai tagli vanno poi sommati, le conseguenze che scaturiranno dalla reintroduzione del maestro unico nelle scuole elementari.
L'Europa chiede più scuola, più sapere e l'Italia che fa?
Il contrario!
Rientrodurre il maestro unico è compiere, di sicuro, un passo indietro di almeno mezzo secolo. Se non addirittura si ritorna al tempo del libro cuore, senza offesa per quel libro mio compagno di tanti pomeriggi.
Perchè tutto questo? Bella domanda!
Molto probabilmente si tenta di mascherare con questa supposta riforma quello che è il vero scopo del provvedimento: incassare o meglio risparmiare in poco meno di 4-5 anni 8miliardi di euro. Questa è la cifra stimata, che dovrebbe restare nelle casse dello stato.
Un risparmio quindi certo ottenuto tagliando centinaia di migliaia di posti di lavoro ma al contempo che produrrà anche un effetto negativo: quello di un drastico ridimensionamento del servizio scolastico pubblico in favore forse di quello privato. Inoltre un'altra diretta conseguenza della L.133/08 sarà la chiusura di decine e decine di plessi scolastici.
Molte scuole, soprattutto nei piccoli centri urbani, non ci saranno più. A scomparire sarà anche un altro degli elementi cardine dell'istruzione primaria italiana: il tempo pieno. Bisogna fare attenzione, chi sostiene che il tempo pieno non sarà toccato dalla riforma o che addirittura aumenterà mente sapendo di farlo.
Rifletteteci un poco e capirete perchè!
Se prima, per ogni 2 classi, c'erano 3 insegnanti d'ora in poi sarà uno per classe, a seguire e istruire dai 20 ai 30 alunni e che svolgerà il suo orario lavorativo settimanale esclusivamente di mattina. Pertanto al pomeriggio non potrà esserci altro che un sorta di dopo-scuola, trasformando il tempo pieno di fatto in un parcheggio pomeridiano per i bambini, che nulla ha da condividere con l'offerta didattica di cui fino ad ieri, prima della 'riforma Gelmini', gli alunni potevano usufruire con il tempo pieno.
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ARRIVERA' PER NATALE UNA 'SOCIAL CARD' AD OLTRE 1MLN DI ITALIANI 'POVERI'
C’è un detto che dice: "meglio poco che niente!".
In questo caso tra il poco e il nulla ci sono così poche differenze che è difficile distinguerli.
La 'social card, almeno per il momento, sembra più l’ennesimo spot varato dal governo che piuttosto un provvedimento serio in grado di aiutare per davvero i più bisognosi.
Nessuno però si è ricordato di dire che ogni spesa effettuata con la 'social card' in automatico sarà data una commissione alla Mastercard che è la società che ha emmesso ed è la proprietà della card.
Bhe! Almeno qualcuno di certo ci guadagnerà da questa iniziativa...
Appare strano che un'iniziativa così benefica abbia comunque dei costi accessori...stranezze tutte italiane!
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Parole....di Abraham Lincoln
Non si può arrivare alla prosperità scoraggiando l'impresa.Non si può rafforzare il deboleindebolendo il più forte.Non si può aiutare chi è piccoloabbattendo chi è grande.Non si può aiutare il poverodistruggendo il ricco.Non si possono aumentare le pagherovinando i datori di lavoro.Non si può progredire serenamentespendendo più del guadagno.Non si può promuovere la fratellanza umanapredicando l'odio di classe.Non si può instaurare la sicurezza socialeadoperando denaro imprestato.Non si può formare carattere e coraggiotogliendo iniziativa e sicurezza.Non si può aiutare continuamentela gente facendo in sua vece quello che potrebbee dovrebbe fare da sola.
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