mercoledì 26 agosto 2009

Iran. A processo i riformisti arrestati mentre si inasprisce lo scontro interno alla nomenclatura del regime.

Nel momento di maggiore tensione interna in Iran e mentre si stanno celebrando i processi ai riformisti davanti alla Corte rivoluzionaria accusati di aver partecipato e sostenuto le manifestazioni post elettorali nel Paese nate come protesta contro la rielezione del presidente uscente Mahmoud Ahmadinejad lo scorso 12 giugno. Accuse a cui si associano quelle di aver collaborato con giornalisti occidentali ed ambasciate dei Paesi colonizzatori, abusando del sostegno dei candidati sconfitti per lanciare un colpo di stato strisciante. Stamani, a sorpresa, la televisione di Stato iraniana ha reso noto una dichiarazione della Guida Suprema dell'Iran, l'Ayatollah Ali Khamenei che ha tanto il sapore di una sorta di ripensamento su una teoria sostenuta fortemente finora. Finora Khamenei sosteneva che i leader delle proteste post elettorali, Mir Hossein Moussavi e Mehdi Karroubi e altri, erano stati aiutati e spinti dalle potenze straniere a ribellarsi al loro presidente. Oggi la Guida Suprema avrebbe affermato che: “Non accuso i leader dei recenti incidenti di essere al servizio di Paesi stranieri, come gli Usa e la Gran Bretagna, perchè questo secondo me non è stato provato. L'accusa di un'ingerenza straniera è stata, fin dall’inizio delle manifestazioni, sostenuta anche dallo stesso presidente Ahmadinejad e dal suo staff. Nel frattempo l'ex presidente riformista iraniano Mohammad Khatami è passato al contrattacco dopo l'apertura ieri, della quarta udienza del processo contro i manifestanti e i leader dell'opposizione. Ieri sul banco degli imputati sedevano diversi suoi collaboratori, alti esponenti politici, diversi giornalisti e studiosi iraniani. Tra i tanti l'ex viceministro dell'Interno, Mostafa Tajzadeh, l'ex vice ministro degli Esteri, Mohsen Aminzadeh, l'ex portavoce del governo, Abdollah Rzamezanzadeh, e l'ex vice ministro dell'Intelligence, Saeed Hajjarian, uno degli ispiratori del movimento riformista iraniano, oggi disabile a seguito di un attentato subito nel 2000. Sul banco degli imputati sono comparsi inoltre Behzad Nabavi, uno dei cervelli del movimento riformatore ed ex ministro del governo dell'ex premier e candidato sconfitto alle presidenziali del 12 giugno scorso, Moussavi. Inoltre alla sbarra anche l'intellettuale iraniano-americano Kian Tajbakhsh, Saeed Leylaz, noto giornalista riformatore, Mohammad Ghooshani, caporedattore di ‘Etemad Melli’, il giornale dell'altro ex candidato sconfitto Karroubi. Un processo che di fatto ha messo sotto accusa l'intero movimento riformista iraniano fin dalle sue origini, 12 anni fa. Finora nel Paese sono già state processate circa 140 persone per reati connessi alle manifestazioni di massa e alle violenze di strada a seguito della contestazione della vittoria elettorale del presidente Ahmadinejad. Si tratta soprattutto di riformatori, attivisti politici, ma anche di stranieri come la francese Clotilde Reiss, oltre che di due dipendenti dell'ambasciata britannica e francese questi ultimi però nel frattempo scarcerati. Finora non è stata pronunciata alcuna sentenza. I responsabili dell'opposizione e dalla comunità internazionale hanno definito tutto questo ‘un mega processo farsa’. Per le autorità iraniane sono 2mila le persone arrestate durante le proteste post elettorali e 300 di loro sono ancora in carcere. Mentre sarebbero solo 30 le persone che hanno perso la vita negli scontri. Cifre queste fortemente contestate dall'opposizione. Molti degli imputati al processo hanno confessato le loro colpe chiedendo perdono. Come il leader del ‘Fronte di partecipazione islamica dell'Iran’ Hajjarian che ha ammesso pubblicamente di aver compiuto gravi errori e ha chiesto scusa. Anche se si registra una voce fuori del coro quella di Ramezanzadeh il quale con un raro atteggiamento di sfida, ha invece dichiarato di fronte al tribunale di essere contrario al governo del presidente Ahmadinejad e di non accettare le accuse formulate contro di lui. Decine di familiari degli imputati hanno protestato all'esterno del tribunale, fino a quando non sono stati dispersi dalle forze di sicurezza. Per l’ opposizione queste confessioni sono state estorte e paragonano il processo in corso ai processi contro gli oppositori politici organizzati da Stalin in Unione Sovietica negli anni Trenta e Quaranta del secolo scorso. “Le confessioni degli imputati, ha affermato oggi Khatami, non sono valide perchè estorte in condizioni straordinarie, e sono infarcite di menzogne”. Dello stesso parere Mehdi Hashemi, uno dei figli dell'ex presidente moderato Akbar Hashemi Rafsanjani, che è stato chiamato in causa dalle dichiarazioni di Hamseh Karami, uno dei riformisti processato ieri. Karami, dopo essere stato sottoposto ad un regime di isolamento carcerario per 70 giorni, ieri nel corso del processo, aveva affermato che il figlio dell’ex presidente iraniano avrebbe avuto un ruolo in una campagna volta a far credere, falsamente, che il voto è stato viziato da brogli e avrebbe sostenuto il candidato moderato Moussavi con denaro prelevato dalle casse dell'Università privata Azad, di cui è uno dei dirigenti. Il figlio di Rafsanjani ha chiesto uno spazio alla televisione di Stato per rispondere a queste accuse e nel contempo ha confermato che la sua famiglia ha dato il via all'azione giudiziaria che era stata preannunciata dai familiari di Rafsanjani già prima del voto. Ossia è stata presentato una querela per diffamazione contro il presidente Ahmadinejad che in un dibattito televisivo pre-elettorale aveva accusato i figli di Rafsanjani di corruzione. Mehdi Hashemi ha a sua volta lanciato un’accusa nei confronti di Ahmadinejad. “Ci spieghino piuttosto dove sono finiti i 3.400 miliardi di rial, circa 340 milioni di dollari, che sono spariti dal bilancio del Comune”, ha aggiunto il figlio di Rafsanjani, riferendosi a quando l’attuale capo dello stato era sindaco di Teheran, tra il 2003 e il 2005. Nel frattempo per quanto riguarda gli accertamenti sulle violenze subite dai dimostranti durante la repressione delle proteste seguite al voto del 12 giugno scorso, stamani è caduta un’altra testa. E’ stato rimosso dal suo incarico il direttore del cimitero ‘Behesht Zahra’ di Teheran, Mahmud Rezaian. Nei gironi scorsi un dipendente del cimitero aveva denunciato che vi erano state eseguite sepolture in segreto e in forma anonima di decine di cadaveri. Rezaian lunedì scorso aveva smentito la notizia ma questo non l’ha aiutato. Il funzionario interpellato dopo la diffusione della notizia del suo licenziamento ha affermato che si è trattato invece delle sue dimissioni, ma senza fornire i motivi. Era stato, nei giorni scorsi, il sito riformista ‘Norooz News’ a diffondere la notizia della sepoltura dei corpi senza nome di 28 persone sepolti il 12 luglio scorso nel blocco 302 e di altre 16 il 15 luglio. Nella sua edizione odierna il quotidiano riformista ‘Etemad’ attraverso le sue colonne ha denunciato l’arresto di una giornalista riformista, Fariba Pajuh, che è stata rinchiusa nel carcere di Evin a Teheran. La reporter scrive per l'agenzia riformista ‘Ilna’ ed era collaboratrice del quotidiano ‘Etemad-e Melli’, dell'ex candidato riformista alle presidenziali Mehdi Karroubi, chiuso dalle autorità lo scorso 17 agosto dopo che aveva pubblicato le denunce di stupri subiti in carcere da alcuni delle migliaia di arrestati. La giornalista è anche una militante del ‘Mosharekat’, il più importante partito riformista iraniano, i cui leader sono comparsi come imputati al processo di ieri a Teheran. Al Mosharekat infatti appartengono la maggior parte dei 21 imputati comparsi ieri in aula. Tra di loro, lo stesso segretario generale del partito, Mohsen Mirdamadi, già presidente della commissione Esteri del Parlamento durante la presidenza di Khatami. Un processo che ha visto la sua giornata clou ieri quando alcuni degli imputati hanno ammesso di avere orchestrato una campagna per denunciare falsamente irregolarità nelle elezioni e per spingere i loro sostenitori ad una 'rivoluzione di velluto'. Il pubblico ministero ha puntato il dito contro l'attività dei riformisti anche negli anni passati, compreso il periodo in cui erano al governo durante la presidenza Khatami, dal 1997 al 2005. Ad uno degli imputati, il sociologo con doppia cittadinanza iraniana e americana Kian Tajbakhsh, sono state attribuite dichiarazioni secondo le quali Khatami avrebbe incontrato il miliardario americano George Soros durante un viaggio a New York nel 2006. Lo stesso Tajbakhsh lavorava come ricercatore per una fondazione di Soros, che le autorità iraniane accusano di avere sostenuto la 'rivoluzione di velluto'. In un comunicato diffuso oggi, Khatami definisce iniziativa immorale e senza precedenti la diffusione di tali false accuse, con le quali ci si propone di distruggere la sua immagine. Khatami, da sempre si è mostrato molto critico sull'azione politica dell'attuale presidente Ahmadinejad ed ha più volte bollato i processi contro i manifestanti antigovernativi come violazioni della costituzione iraniana, mentre gli altri leader dell'opposizione riformista, Moussavi e Karroubi, hanno denunciato che le confessioni dei dissidenti sono state spesso dovute alle violenze subite in carcere. Nel frattempo secondo il quotidiano riformista ‘Etemad’, il presidente Ahmadinejad avrebbe organizzato una festa 'Iftar', la scorsa domenica, per rompere il digiuno del ramadan. Ma il quotidiano rivela che solo 20 dei 290 parlamentari invitati hanno accettato l’invito. Presto la commissione parlamentare incaricata di investigare sul trattamento degli oppositori arrestati in Iran riferirà al presidente dell'assemblea, Ali Larijani, e al capo dell'apparato giudiziario, l'ayatollah Sadeq Larijani, in merito alle denunce di stupri avvenuti in carcere, presentate dal leader riformista Karroubi. Secondo il sito ‘Etemad Melli’ di Karroubi, 4 ex detenuti vorrebbero sporgere denuncia per le violenze subite, ma temono per la loro vita.










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Una fiammella accesa per tutte le persone che soffrono al mondo

Una fiammella accesa per tutte le persone che soffrono al mondo
Nel mondo sono tante le persone che piangono e soffrono a loro dedico un affettuoso pensiero....

Unioni Civili

Unioni Civili
SI ALLE UNIONI CIVILI NO ALLE ADOZIONI

STOP ALLE VIOLENZE IN SIRIA

Il mondo non può più stare a guardare mentre migliaia di siriani si vedono privati della libertà e della vita.....

Tutta la verità sul sequestro del rimorchiatore Buccaneer

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A tutti quei bravi ragazzi morti per l'Italia

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Non mi abituerò mai a quest'immagine! Onore ai caduti

Nel mondo ogni giorno vengono compiute carneficine immani in cui le vittime sono inermi civili

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in memoria di coloro che hanno versato il loro sangue a causa del terrorismo ed ora sono solo ombre!

sono solidale con gli immigrati clandestini

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il volto di un immigrato

...a quei bravi ragazzi, figli dell'America di oggi, morti in guerra!

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DARFUR:NON C'E' PIU' TEMPO DA PERDERE!

IN DARFUR SONO DECINE SE NON CENTINAIA LE PERSONE CHE MUOIONO OGNI MESE...
FAI LORO DEL BENE... AIUTA I RIFUGIATI E I PROFUGHI DEL DARFUR FACENDO UNA DONAZIONE ALL'AGENZIA ONU PER I RIFUGIATI UNHCR CHIAMA LO 0680212304 PER SAPERE COME FARE....
RICORDATI BASTANO 31 EURO PER ACQUISTARE 8 COPERTE, 51 EURO PER UNA TENDA E 200 EURO PER DARE ASSISTENZA MEDICA A 25 FAMIGLIE...

Un bambino del Darfur

Un bambino del Darfur
aiuta ad aiutarlo sostieni le iniziative pro Darfur
In Darfur dal 2003 ad oggi sono state compiute esecuzioni, anche di massa, stupri, soprattutto di massa, nei confronti di donne, uomini e bambini e interi villaggi sono stati rasi al suolo. Il terrore è stato usato come pratica generalizzata e a sfondo razziale mentre lo stupro è diventato una vera e propria arma da guerra.
Il governo sudanese di Khartoum da parte sua ha bombardato senza sosta i civili, e ha reso sempre più difficili le operazioni di soccorso delle organizzazioni umanitarie nei confronti delle genti del Darfur, fino al punto di far scappare via la maggior parte delle Ong operanti nella regione sudanese e liberarsi così di scomodi testimoni di quanto accadeva in quei luoghi. La stessa tattica è stata seguita prima con i peacekeepers dell'Ua e poi con quelli dell'Onu...
Tutto il mondo è a conoscenza di quanto accade in quella remota regione sudanese e lancia denunce. Da un lato Washington parla di genocidio, dall’altro l'Onu parla di catastrofe umanitaria e di pulizia etnica.
Il tutto però resta nella totale impunità!
Intanto, dal Febbraio 2003 anno in cui è iniziata la ribellione della popolazione di etnia africana del Darfur, circa 6 milioni in maggioranza musulmana e in parte animista, contro il governo sudanese, musulmano ma integralista e soprattutto di etnia araba e bianca, è scoppiato il conflitto che ha causato finora circa 300mila morti e due milioni e mezzo di profughi. Una protesta nata per lo stato di totale abbandono e sfruttamento in cui la popolazione nera era tenuta. La repressione del governo centrale è stata spietata, soprattutto facendo uso dei Janjaweed, i diavoli a cavallo, che sono milizie nomadi di etnia araba che hanno compiuto tutti gli orrori possibili e inimmaginabili contro le genti del Darfur di etnia nera, per lo più contadini e pastori.

Il pianto di un innocente a Gaza

Il pianto di un innocente a Gaza
Ancora una volta il mondo intero si dovrebbe vergognare!!!
La guerra chi puo raccontarla? E' difficile farlo ma tutti possiamo immaginare come sia il sentire l'odore dei morti abbandonati nelle strade o sotto le macerie, il vedere i bambini che muoiono di fame accanto al cadavere della madre, il sentire il lamento dei feriti e lo strazio dei sopravvissuti, di chi si vede impotente e maledice chi gli ha portato via tutto.
Nella Striscia di Gaza siamo ormai quasi alla terza settimana di bombardamenti e inesorabilmente, come non potrebbe essere diversamente con tutta la tecnologia militare del 21° secolo che gli israeliani stanno usando, il numero dei morti tra i civili continuato ad aumentare, mentre l'esercito israeliano bombarda le loro case si moltiplicano tra i palestinesi le scene di disperazione e di dolore causati dagli effetti devastanti della guerra che certamente non sono cambiati nel tempo anzi al contrario.

Giugno 2009: La rivoluzione di velluto in Iran

Giugno 2009: La rivoluzione di velluto in Iran
Sono solidale con i persiani che manifestano

Il 12 giugno 2010 è caduto il primo anniversario delle contestate elezioni iraniane. Elezioni che decretarono la riconferma a presidente dell’Iran di Mahmud Ahmadinejad. Il Paese ha vissuto le prime ora di questa giornata con una calma carica di tensione che poi, è scoppiata nel pomeriggio intorno alle 16, le 13.30 italiane con i primi scontri tra manifestanti e forze di sicurezza nei pressi dell’Università Sharif di Teheran. Era impensabile che l’opposizione iraniana del movimento riformista dell’Onda Verde si facesse scappare questa occasione per proclamare il proprio dissenso al regime degli Ayatollah. I luoghi delle sanguinose proteste post elettorali di un anno fa si sono quindi di nuovo riempiti di manifestanti. Questo, nonostante l’appello dei leader dell’opposizione, Moussavi e Karroubi, a evitare di scendere in piazza e nonostante che le forze di sicurezza avessero preso posizione in vari punti strategici del centro di Teheran per prevenire manifestazioni. Nonostante le proteste e le accuse di brogli elettorali il contestato presidente Ahmadinejad ha potuto proseguire nel suo mandato, quasi certamente usurpato, grazie all’appoggio dell’ayatollah Ali Khamenei, la Guida Suprema. La lotta continuerà. Viva la Persia! Viva il movimento riformista!


i 44 presidenti degli Usa

i 44 presidenti degli Usa
da www.patrickmoberg.com/blog/id:420/november-4-2008

The President United States of America

The President United States of America
Barack Obama

E' morta Miriam Makeba

E' morta Miriam Makeba
Addio Mama Afrika....io continuerò a sognare...

Notes

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Italia. Violenza sessuale è allarme sociale


Dopo i recenti casi di stupri, a Roma, Bologna e Milano non si riesce quasi più a tenere il conto degli episodio di violenza sessuale che, dall'inizio dell'anno, si stanno susseguendo in Italia ad opera principalmente di stranieri. Un orribile reato che si verifica nelle grandi città metropolitane come nei piccoli centri urbani. Emergono dati da brividi dalle informazioni fornite dal Presidente facente funzioni del Tribunale di Como Giuseppe Anzani e dal Procuratore capo Alessandro Maria Lodolini. Ogni 4 giorni in Procura a Como arriva una denuncia per violenza sessuale. I fascicoli aperti tra luglio 2007 e giugno 2008 sono stati 89, tra violenze sessuali e pedofilia. Ma è solo la punta di un iceberg in quanto, il reato, per la quasi totalità è sommerso perché prevale ancora la paura e la vergogna a denunciare la violenza subita. Fino ad oggi la violenza che subivano le donne era soprattutto domestica, ma gli episodi di violenza che hanno visto protagoniste, loro malgrado, delle donne avvenuti negli ultimi giorni, per le strade, propongono una nuova emergenza. Un autorevole testimonianza è portata da Telefono Rosa che da anni conosce il fenomeno ed assiste le vittime. “Ciò che sta avvenendo dall'inizio dell'anno, precisa il presidente Maria Gabriella Carnieri Moscatelli, mi preoccupa. Non so se è solo l'effetto di maggiori denunce ma, dal nostro osservatorio, non era mai stato rilevata una cosa simile”. Gli avvenimenti degli ultimi giorni non fanno altro che conferma un'allarmante costante: in testa alla classifica degli autori di stupri ci sono gli stranieri. Il triste primato vede fra i primi i romeni, seguiti da marocchini e albanesi che sembra abbiano dato il via ad una esecrabile escalation di violenza contro le donne. Assodato che nella stragrande maggioranza dei casi questi episodi sono commessi da stranieri, spesso clandestini, ora si deve dare a tutto questo uno stop. Certezza della pena, custodia cautelare in carcere per chi è accusato di violenza sessuale ed esclusione di attenuanti per chi delinque sotto effetto di alcool e droghe. Tutto ovviamente tenendo conto di due elementi fondamentali: abbattere l'allarme sociale provocato da questo tipo di reati e tutelare la dignità della vittima, che va assicurata anche nel percorso dibattimentale.
Per raggiungere un risultato anzitutto è importante l'introduzione nel ddl sicurezza dell'obbligo del carcere per chi stupra. Forse il decreto 'anti-stupro' sarà pronto per venerdì esso dovrebbe contenere, come annunciato, importanti novità: gli accusati di stupro non potranno beneficiare della libertà condizionale, ci sarà un avvocato a spese dello Stato per le vittime di violenza sessuale, arriveranno nuovi presidi di polizia con relativi stanziamenti, saranno anticipate le norme contenute nel ddl anti-molestie che la Camera ha già approvato. Tra le altre cose, ci dovrebbero essere anche aggravanti se a commettere violenza sono familiari, partner o tutori; un pesante aggravio di pena se la vittima è sotto i 14 anni; uguale trattamento, invece, se la vittima è maggiorenne o appena sotto i 18; ergastolo sicuro, se allo stupro segue la morte della vittima. Mano pesante anche per i complici: nessuna possibilità di godere dei domiciliari neppure per i favoreggiatori.

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La scuola pubblica in Italia con la 'Riforma Gelmini'

Esprimo la mia piena solidarietà con tutti coloro che protestano contro la Legge 133/08 la cosidetta 'Riforma Gelmini'....

Le cifre presentate nel decreto fanno venire i brividi: i tagli previsti dal decreto legge 112, poi convertito nella legge 133/08, e gli ulteriori provvedimenti contenuti nel decreto 137 porteranno, a livello nazionale, ad una riduzione di circa 100mila posti tra il personale docente e di 43mila posti tra quello Ata (ausiliari, tecnici e amministrativi).
Per molti, anche per i non addetti ai lavori, l'effetto provocato dalla legge che in pratica azzererà in poco tempo le faticose conquiste di anni e anni, non solo in termini di posti di lavoro, ma anche di mission- educativa e di didattica, rende il momento dei più cupi e tristi degli ultimi anni. Ai tagli vanno poi sommati, le conseguenze che scaturiranno dalla reintroduzione del maestro unico nelle scuole elementari.
L'Europa chiede più scuola, più sapere e l'Italia che fa?
Il contrario!
Rientrodurre il maestro unico è compiere, di sicuro, un passo indietro di almeno mezzo secolo. Se non addirittura si ritorna al tempo del libro cuore, senza offesa per quel libro mio compagno di tanti pomeriggi.
Perchè tutto questo? Bella domanda!
Molto probabilmente si tenta di mascherare con questa supposta riforma quello che è il vero scopo del provvedimento: incassare o meglio risparmiare in poco meno di 4-5 anni 8miliardi di euro. Questa è la cifra stimata, che dovrebbe restare nelle casse dello stato.
Un risparmio quindi certo ottenuto tagliando centinaia di migliaia di posti di lavoro ma al contempo che produrrà anche un effetto negativo: quello di un drastico ridimensionamento del servizio scolastico pubblico in favore forse di quello privato. Inoltre un'altra diretta conseguenza della L.133/08 sarà la chiusura di decine e decine di plessi scolastici.
Molte scuole, soprattutto nei piccoli centri urbani, non ci saranno più. A scomparire sarà anche un altro degli elementi cardine dell'istruzione primaria italiana: il tempo pieno. Bisogna fare attenzione, chi sostiene che il tempo pieno non sarà toccato dalla riforma o che addirittura aumenterà mente sapendo di farlo.
Rifletteteci un poco e capirete perchè!
Se prima, per ogni 2 classi, c'erano 3 insegnanti d'ora in poi sarà uno per classe, a seguire e istruire dai 20 ai 30 alunni e che svolgerà il suo orario lavorativo settimanale esclusivamente di mattina. Pertanto al pomeriggio non potrà esserci altro che un sorta di dopo-scuola, trasformando il tempo pieno di fatto in un parcheggio pomeridiano per i bambini, che nulla ha da condividere con l'offerta didattica di cui fino ad ieri, prima della 'riforma Gelmini', gli alunni potevano usufruire con il tempo pieno.

...

ARRIVERA' PER NATALE UNA 'SOCIAL CARD' AD OLTRE 1MLN DI ITALIANI 'POVERI'

C’è un detto che dice: "meglio poco che niente!".
In questo caso tra il poco e il nulla ci sono così poche differenze che è difficile distinguerli.
La 'social card, almeno per il momento, sembra più l’ennesimo spot varato dal governo che piuttosto un provvedimento serio in grado di aiutare per davvero i più bisognosi.
Nessuno però si è ricordato di dire che ogni spesa effettuata con la 'social card' in automatico sarà data una commissione alla Mastercard che è la società che ha emmesso ed è la proprietà della card.
Bhe! Almeno qualcuno di certo ci guadagnerà da questa iniziativa...
Appare strano che un'iniziativa così benefica abbia comunque dei costi accessori...stranezze tutte italiane!

***

Parole....di Abraham Lincoln

Non si può arrivare alla prosperità

scoraggiando l'impresa.
Non si può rafforzare il debole
indebolendo il più forte.
Non si può aiutare chi è piccolo
abbattendo chi è grande.
Non si può aiutare il povero
distruggendo il ricco.
Non si possono aumentare le paghe
rovinando i datori di lavoro.
Non si può progredire serenamente
spendendo più del guadagno.
Non si può promuovere la fratellanza umana
predicando l'odio di classe.
Non si può instaurare la sicurezza sociale
adoperando denaro imprestato.
Non si può formare carattere e coraggioto
gliendo iniziativa e sicurezza.
Non si può aiutare continuamente
la gente facendo in sua vece quello che potrebbe
e dovrebbe fare da sola.

USA 2008: ELETTO PRESIDENTE BARACK OBAMA

USA 2008: ELETTO PRESIDENTE BARACK OBAMA

marito e padre

i due rivali

genere umano

GIOCHI OLIMPICI DI PECHINO

GIOCHI OLIMPICI DI PECHINO
da peacereporter

23/02/2002 - 02/07/2008 Ingrid Betancourt è stata liberata!

23/02/2002 - 02/07/2008                  Ingrid Betancourt è stata liberata!
faccio mia la gioia di tutti!

Finalmente liberi!!!

Finalmente liberi!!!

Grazie a loro la Betancourt è libera

Grazie a loro la Betancourt è libera
il ministro della Difesa colombiano Santos e il generale Montoya

Grazie Uribe!!

Grazie Uribe!!
La Betancourt ha incontrato il presidente colombiano Uribe che vinse le elezioni del 2002

madre e figlia!

madre e figlia!
Yolanda Pulecio e Ingrid Betancourt

le due Betancourt

le due Betancourt
Ingrid abbraccia la madre Yolanda

La gioia della libertà riconquistata

La gioia della libertà riconquistata
Ingrid Betancourt dopo la liberazione