Natalya Estemirova è morta assassinata come migliaia di altre persone in Cecenia
Ieri è stata ritrovata morta, nei pressi del villaggio Gazi-Yurt in Inguscezia, la repubblica caucasica che confina con la Cecenia, Natalya Estemirova, la giornalista e collaboratrice dell'Ong russa ‘Memorial’ rapita in mattinata nella capitale cecena Grozny. Questa volta è toccato a lei uscire di casa e non tornare più indietro viva. Lei che era una veterana della raccolta di materiali su rapimenti, scomparse ingiustificate, torture e uccisioni dopo lo scoppio della seconda guerra russo-cecena, quella voluta da Vladimir Putin nel 1999. Stamani è giunto in Inguscezia per indagare sul suo omicidio il capo del comitato investigativo presso la procura generale russa Aleksandr Bastrikin. Bastrikin, considerato un uomo legato al premier Vladimir Putin, è lo stesso che ha coordinato le indagini sul delitto della giornalista Anna Politkovsakia che hanno portato poi ad un processo conclusosi recentemente con l'assoluzione di tutti gli imputati. Sentenza che la Corte Suprema russa ha an
nullato disponendo un nuovo dibattimento. La pista principale seguita dalle indagini, secondo gli inquirenti, è l'attività professionale della vittima. Secondo Aleksandr Cherkesov, anche lui di Memorial, la Estmirova aveva di recente denunciato la fucilazione pubblica sommaria di un uomo sospettato di collaborare con i guerriglieri, il 7 luglio scorso nel villaggio di Akhinciu Borzoi, a 20 km da Gudermes, il feudo di Ramzan Kadyrov. Su questa come su altre vicende analoghe la Estemirova aveva pubblicato anche delle documentazioni che avevano irritato i ‘siloviki', gli uomini legati agli apparati delle autorità locali filorusse. Di recente la giornalista in alcuni sui articoli aveva sostenuto quanto, dopo la revoca del regime antiterrorismo da parte del Cremlino, ad aprile, la situazione nella repubblica caucasica si è fortemente aggravata denunciando la sparizione di decine di persone: 34 tra gennaio e aprile, di cui 27 poi rilasciate, 2 uccise, 2 tuttora irreperibili e 3 in cella. In tutto il 2008 i casi di rapimento furono 42. ‘Uccisa per la verità’ titola il quotidiano ‘Novye Izvestia’ uno dei pochi giornali russi ad riportare la notizia dell'assassinio della giornalista cecena. Mentre il ‘Kommersant’, giornale legato all'opposizione ed uno dei più autorevoli in Russia, dedica alla morte della attivista un trafiletto di cronaca in una prima pagina tutta dedicata alla revisione dei tassi di interesse. Solo la 'Gazeta' dedica alla vicenda tutta la prima pagina su cui campeggiano una foto della donna e il titolo: "uccisa con due proiettili". Neppure una riga invece sui giornali filogovernativi 'Izvestia' e 'Rossiiskaya Gazeta' ne sui tabloid come la 'Komsomolskaya Pravda'. L'emittente statale Canale Uno ha preferito dedicare ampi servizi alle piogge sull'isola di Sakhalin e relegare in poche battute la notizia della morte della Estemirova. Il fatto che la notizia dell'omicidio di Natalya Estemirova, non abbia trovato spazio sulla stampa russa non lascia per nulla meravigliati. L’attesa è ora rivolta a venerdì quando uscirà la ‘Novaya Gazeta’, il periodico per il quale la Estemirova come la Politovskaya lavorava. Con il suo assassinio continua l'eliminazione fisica e progressiva di tutti coloro che cercano di denunciare quanto sta avvenendo in questi anni in Cecenia. Sono decine gli omicidi mirati che sono avvenuti in questi anni nella repubblica caucasica e in Russia per far tacere ogni forma di dissenso nella società russa sulla conduzione delle guerra cecena. Quasi tutti sono restati impuniti. Il più eclatante fu quello della giornalista russa Anna Politkovskaia uccisa a Mosca nell’ottobre del 2006 perché voce scomoda al governo. Natalya dopo essere stata rapita all’uscita da casa e stata uccisa con 2 colpi di pistola, uno alla testa e uno al petto. Un’esecuzione sommaria come quella toccata a molti altri ceceni per cui da dieci anni lottava e difendeva coraggiosamente i diritti umani, incurante delle minacce e delle intimidazioni dei tanti nemici che si era creata. Questo assassinio riapre, in un certo modo, le polemiche sui diritti umani non rispettati in Cecenia, la repubblica caucasica apparentemente pacificata di Kadyrov, l'uomo forte imposto dal premier Vladimir Putin, dopo anni di guerra civile. L'attuale presidente ha per anni terrorizzato la Cecenia con i suoi famigerati 'squadroni', considerati i grandi esecutori del terrore sino all'inizio del decennio, quando un patto di ferro con Mosca ha consegnato ai Kadyrov il controllo della repubblica caucasica in cambio della rinuncia alle aspirazioni separatiste di Grozny. La morta della giornalista, vincitrice di vari premi, nel 2004 quello del parlamento svedese che le aveva assegnato il premio ‘Diritto per la vita’, una sorta di alternativo Nobel per la pace, e l'anno dopo il parlamento europeo le aveva conferito la medaglia Robert Schuman, come a Ielena Bonner, la vedova del dissidente Andrei Sakharov. Però il premio più significativo era stato quello dedicato alla giornalista e amica Anna Politkovskaia ricevuto due anni fa a Londra e di cui era considerata l'erede, avviene quando nel Caucaso del Nord, negli ultimi giorni, si sono verificati numerosi di scontri tra ribelli e poliziotti. La regione si trova tra la Cecenia, l’Inguscezia e il Daghestan. Non appena è stata divulgata la notizia della morte della Estmirova le Ong russe hanno immediatamente protestato per questo ennesimo delitto di fronte al quale sia le autorità federali russe sia quelle locali cecene si sono mostrate come sempre latitanti. Un coro di proteste a cui si è associato anche lo stesso leader del Cremlino Dimitri Medvedev che è intervenuto esprimendo le sue condoglianze e il suo sdegno per quanto accaduto e ordinando al capo del comitato investigativo di prendere tutte le misure necessarie per far luce su un omicidio che il Cremlino, come le Ong, ritengono collegato in modo evidente all'attività della giornalista assassinata. Mentre da parte del premier russo Putin non è giunto finora alcun comment
o alla vicenda. Oggi invece inmerito è intervenuto il presidente inguscio ad interim Rashid Gaisonov che ha affermato: “questo barbarico delitto è stato compiuto contro la pace e il consenso non solo in Cecenia e in Inguscezia ma in tutto il Caucaso del nord e la Russia”. Anche la presidenza svedese di turno dell'Unione Europea ha condannato l'assassinio, definito ‘brutale’ della Estemirova in Cecenia. Il Parlamento europeo in apertura della seduta odierna ha osservato un minuto di silenzio in ricordo della giornalista cecena. Aprendo la seduta plenaria, il vicepresidente Alejo Vidal Quadras ha anche letto una dichiarazione del presidente Jerzy Buzek che invita le autorità russe a indagare sull'omicidio dell'attivista. Già in altra sede il ministro degli Esteri svedese, Carl Bildt, aveva lanciato l’appello alle autorità russe affinchè trovino i responsabili del delitto.
“La Commissione europea rimane molto preoccupata per la situazione dei difensori dei diritti umani e per la situazione dei diritti umani in generale nel Caucaso settentrionale”, è quanto ha affermato Christiane Hohmann, portavoce del commissario Ue alle Relazioni esterne Benita Ferrero-Waldner commentando oggi la vicenda. Anche gli Stati Uniti hanno condannato l'uccisione dell'attivista cecena per i diritti umani e hanno sollecitato la Russia ad individuare e punire i colpevoli. La Casa Bianca si è detta profondamente scossa e addolorata per il rapimento e l'uccisione della Estemirova. L'Ong ‘Memorial’ con la quale collaborava Natalia Estemirova, attraverso il suo dirigente Oleg Orlov ha accusato esplicitamente il presidente ceceno Ramzan Kadyrov per l'uccisione della sua attivista. Il presidente ceceno ieri aveva definito disumano l'omicidio della giornalista cecena e aveva promesso di sopraintendere personalmente all'inchiesta. “Coloro che hanno alzato la mano su di lei non hanno il diritto di essere chiamati uomini e non meritano alcuna pietà. L'ergastolo è una pena insufficiente per gli assassini di Estemirova che devono essere giudicati come esseri disumani che hanno attaccato non soltanto una donna senza difesa, ma anche tutto il nostro popolo”, aveva dichiarato Kadyrov. L'ong Memorial è nata nel 1989 e da allora è una delle più note nella battaglia per i diritti civili, anche in molti ex Paesi sovietici. In particolare si occupa delle vittime della repressione politica, a partire da quella staliniana. Un’accusa, quella lanciata da Orlov che non è rimasta isolata. Lyudmila Alekseeva, dirigente della Ong ‘Moscow Helsinki Group’, per la morte della giornalista e attivista cecena per i diritti umani, ha anche lei puntato il dito contro il presidente ceceno Kadyrov e anche contro il premier russo Putin. Aleksseva che dirige una delle Ong più attive e rispettate in Russia, ritiene che anche il premier russo sia responsabili dell'omicidio della Estemirova. “L'uccisione di Natalia Estemirova è la conseguenza della perdurante impunità permessa dalle autorità russe e cecene e non è isolata in una regione che, anche dopo il ritiro delle truppe russe, vede una successione di delitti eccellenti”. Sono le parole usate per denunciare quanto avviene in Cecenia da Irene Khan, segretaria generale di Amnesty International. In un rapporto pubblicato all'inizio di questo mese, Amnesty International ha
chiesto di fare piena chiarezza sulle violazioni dei diritti umani commesse in Cecenia e nel Caucaso del Nord, ritenendo questa l'unica strada percorribile per raggiungere una stabilità reale e per il ritorno a una vita civile e pacifica nella regione
Nel giorno in cui è stata rapita e uccisa, la giornalista doveva incontrarsi con il capo dell'ufficio investigativo presso la procura generale cecena. L’attivista per i diritti umani non aveva specificato la sua richiesta ma voleva parlare personalmente con il capo del dipartimento investigativo.
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STOP ALLE VIOLENZE IN SIRIA
Il mondo non può più stare a guardare mentre migliaia di siriani si vedono privati della libertà e della vita.....
DARFUR:NON C'E' PIU' TEMPO DA PERDERE!
IN DARFUR SONO DECINE SE NON CENTINAIA LE PERSONE CHE MUOIONO OGNI MESE...
FAI LORO DEL BENE... AIUTA I RIFUGIATI E I PROFUGHI DEL DARFUR FACENDO UNA DONAZIONE ALL'AGENZIA ONU PER I RIFUGIATI UNHCR CHIAMA LO 0680212304 PER SAPERE COME FARE....
RICORDATI BASTANO 31 EURO PER ACQUISTARE 8 COPERTE, 51 EURO PER UNA TENDA E 200 EURO PER DARE ASSISTENZA MEDICA A 25 FAMIGLIE...
In Darfur dal 2003 ad oggi sono state compiute esecuzioni, anche di massa, stupri, soprattutto di massa, nei confronti di donne, uomini e bambini e interi villaggi sono stati rasi al suolo. Il terrore è stato usato come pratica generalizzata e a sfondo razziale mentre lo stupro è diventato una vera e propria arma da guerra.
Il governo sudanese di Khartoum da parte sua ha bombardato senza sosta i civili, e ha reso sempre più difficili le operazioni di soccorso delle organizzazioni umanitarie nei confronti delle genti del Darfur, fino al punto di far scappare via la maggior parte delle Ong operanti nella regione sudanese e liberarsi così di scomodi testimoni di quanto accadeva in quei luoghi. La stessa tattica è stata seguita prima con i peacekeepers dell'Ua e poi con quelli dell'Onu...
Tutto il mondo è a conoscenza di quanto accade in quella remota regione sudanese e lancia denunce. Da un lato Washington parla di genocidio, dall’altro l'Onu parla di catastrofe umanitaria e di pulizia etnica.
Il tutto però resta nella totale impunità!
Intanto, dal Febbraio 2003 anno in cui è iniziata la ribellione della popolazione di etnia africana del Darfur, circa 6 milioni in maggioranza musulmana e in parte animista, contro il governo sudanese, musulmano ma integralista e soprattutto di etnia araba e bianca, è scoppiato il conflitto che ha causato finora circa 300mila morti e due milioni e mezzo di profughi. Una protesta nata per lo stato di totale abbandono e sfruttamento in cui la popolazione nera era tenuta. La repressione del governo centrale è stata spietata, soprattutto facendo uso dei Janjaweed, i diavoli a cavallo, che sono milizie nomadi di etnia araba che hanno compiuto tutti gli orrori possibili e inimmaginabili contro le genti del Darfur di etnia nera, per lo più contadini e pastori.
La guerra chi puo raccontarla? E' difficile farlo ma tutti possiamo immaginare come sia il sentire l'odore dei morti abbandonati nelle strade o sotto le macerie, il vedere i bambini che muoiono di fame accanto al cadavere della madre, il sentire il lamento dei feriti e lo strazio dei sopravvissuti, di chi si vede impotente e maledice chi gli ha portato via tutto.
Nella Striscia di Gaza siamo ormai quasi alla terza settimana di bombardamenti e inesorabilmente, come non potrebbe essere diversamente con tutta la tecnologia militare del 21° secolo che gli israeliani stanno usando, il numero dei morti tra i civili continuato ad aumentare, mentre l'esercito israeliano bombarda le loro case si moltiplicano tra i palestinesi le scene di disperazione e di dolore causati dagli effetti devastanti della guerra che certamente non sono cambiati nel tempo anzi al contrario.
Il 12 giugno 2010 è caduto il primo anniversario delle contestate elezioni iraniane. Elezioni che decretarono la riconferma a presidente dell’Iran di Mahmud Ahmadinejad. Il Paese ha vissuto le prime ora di questa giornata con una calma carica di tensione che poi, è scoppiata nel pomeriggio intorno alle 16, le 13.30 italiane con i primi scontri tra manifestanti e forze di sicurezza nei pressi dell’Università Sharif di Teheran. Era impensabile che l’opposizione iraniana del movimento riformista dell’Onda Verde si facesse scappare questa occasione per proclamare il proprio dissenso al regime degli Ayatollah. I luoghi delle sanguinose proteste post elettorali di un anno fa si sono quindi di nuovo riempiti di manifestanti. Questo, nonostante l’appello dei leader dell’opposizione, Moussavi e Karroubi, a evitare di scendere in piazza e nonostante che le forze di sicurezza avessero preso posizione in vari punti strategici del centro di Teheran per prevenire manifestazioni. Nonostante le proteste e le accuse di brogli elettorali il contestato presidente Ahmadinejad ha potuto proseguire nel suo mandato, quasi certamente usurpato, grazie all’appoggio dell’ayatollah Ali Khamenei, la Guida Suprema. La lotta continuerà. Viva la Persia! Viva il movimento riformista!?xml:namespace>
Italia. Violenza sessuale è allarme sociale
Dopo i recenti casi di stupri, a Roma, Bologna e Milano non si riesce quasi più a tenere il conto degli episodio di violenza sessuale che, dall'inizio dell'anno, si stanno susseguendo in Italia ad opera principalmente di stranieri. Un orribile reato che si verifica nelle grandi città metropolitane come nei piccoli centri urbani. Emergono dati da brividi dalle informazioni fornite dal Presidente facente funzioni del Tribunale di Como Giuseppe Anzani e dal Procuratore capo Alessandro Maria Lodolini. Ogni 4 giorni in Procura a Como arriva una denuncia per violenza sessuale. I fascicoli aperti tra luglio 2007 e giugno 2008 sono stati 89, tra violenze sessuali e pedofilia. Ma è solo la punta di un iceberg in quanto, il reato, per la quasi totalità è sommerso perché prevale ancora la paura e la vergogna a denunciare la violenza subita. Fino ad oggi la violenza che subivano le donne era soprattutto domestica, ma gli episodi di violenza che hanno visto protagoniste, loro malgrado, delle donne avvenuti negli ultimi giorni, per le strade, propongono una nuova emergenza. Un autorevole testimonianza è portata da Telefono Rosa che da anni conosce il fenomeno ed assiste le vittime. “Ciò che sta avvenendo dall'inizio dell'anno, precisa il presidente Maria Gabriella Carnieri Moscatelli, mi preoccupa. Non so se è solo l'effetto di maggiori denunce ma, dal nostro osservatorio, non era mai stato rilevata una cosa simile”. Gli avvenimenti degli ultimi giorni non fanno altro che conferma un'allarmante costante: in testa alla classifica degli autori di stupri ci sono gli stranieri. Il triste primato vede fra i primi i romeni, seguiti da marocchini e albanesi che sembra abbiano dato il via ad una esecrabile escalation di violenza contro le donne. Assodato che nella stragrande maggioranza dei casi questi episodi sono commessi da stranieri, spesso clandestini, ora si deve dare a tutto questo uno stop. Certezza della pena, custodia cautelare in carcere per chi è accusato di violenza sessuale ed esclusione di attenuanti per chi delinque sotto effetto di alcool e droghe. Tutto ovviamente tenendo conto di due elementi fondamentali: abbattere l'allarme sociale provocato da questo tipo di reati e tutelare la dignità della vittima, che va assicurata anche nel percorso dibattimentale.
Per raggiungere un risultato anzitutto è importante l'introduzione nel ddl sicurezza dell'obbligo del carcere per chi stupra. Forse il decreto 'anti-stupro' sarà pronto per venerdì esso dovrebbe contenere, come annunciato, importanti novità: gli accusati di stupro non potranno beneficiare della libertà condizionale, ci sarà un avvocato a spese dello Stato per le vittime di violenza sessuale, arriveranno nuovi presidi di polizia con relativi stanziamenti, saranno anticipate le norme contenute nel ddl anti-molestie che la Camera ha già approvato. Tra le altre cose, ci dovrebbero essere anche aggravanti se a commettere violenza sono familiari, partner o tutori; un pesante aggravio di pena se la vittima è sotto i 14 anni; uguale trattamento, invece, se la vittima è maggiorenne o appena sotto i 18; ergastolo sicuro, se allo stupro segue la morte della vittima. Mano pesante anche per i complici: nessuna possibilità di godere dei domiciliari neppure per i favoreggiatori.
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La scuola pubblica in Italia con la 'Riforma Gelmini'
Esprimo la mia piena solidarietà con tutti coloro che protestano contro la Legge 133/08 la cosidetta 'Riforma Gelmini'....
Le cifre presentate nel decreto fanno venire i brividi: i tagli previsti dal decreto legge 112, poi convertito nella legge 133/08, e gli ulteriori provvedimenti contenuti nel decreto 137 porteranno, a livello nazionale, ad una riduzione di circa 100mila posti tra il personale docente e di 43mila posti tra quello Ata (ausiliari, tecnici e amministrativi).
Per molti, anche per i non addetti ai lavori, l'effetto provocato dalla legge che in pratica azzererà in poco tempo le faticose conquiste di anni e anni, non solo in termini di posti di lavoro, ma anche di mission- educativa e di didattica, rende il momento dei più cupi e tristi degli ultimi anni. Ai tagli vanno poi sommati, le conseguenze che scaturiranno dalla reintroduzione del maestro unico nelle scuole elementari.
L'Europa chiede più scuola, più sapere e l'Italia che fa?
Il contrario!
Rientrodurre il maestro unico è compiere, di sicuro, un passo indietro di almeno mezzo secolo. Se non addirittura si ritorna al tempo del libro cuore, senza offesa per quel libro mio compagno di tanti pomeriggi.
Perchè tutto questo? Bella domanda!
Molto probabilmente si tenta di mascherare con questa supposta riforma quello che è il vero scopo del provvedimento: incassare o meglio risparmiare in poco meno di 4-5 anni 8miliardi di euro. Questa è la cifra stimata, che dovrebbe restare nelle casse dello stato.
Un risparmio quindi certo ottenuto tagliando centinaia di migliaia di posti di lavoro ma al contempo che produrrà anche un effetto negativo: quello di un drastico ridimensionamento del servizio scolastico pubblico in favore forse di quello privato. Inoltre un'altra diretta conseguenza della L.133/08 sarà la chiusura di decine e decine di plessi scolastici.
Molte scuole, soprattutto nei piccoli centri urbani, non ci saranno più. A scomparire sarà anche un altro degli elementi cardine dell'istruzione primaria italiana: il tempo pieno. Bisogna fare attenzione, chi sostiene che il tempo pieno non sarà toccato dalla riforma o che addirittura aumenterà mente sapendo di farlo.
Rifletteteci un poco e capirete perchè!
Se prima, per ogni 2 classi, c'erano 3 insegnanti d'ora in poi sarà uno per classe, a seguire e istruire dai 20 ai 30 alunni e che svolgerà il suo orario lavorativo settimanale esclusivamente di mattina. Pertanto al pomeriggio non potrà esserci altro che un sorta di dopo-scuola, trasformando il tempo pieno di fatto in un parcheggio pomeridiano per i bambini, che nulla ha da condividere con l'offerta didattica di cui fino ad ieri, prima della 'riforma Gelmini', gli alunni potevano usufruire con il tempo pieno.
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ARRIVERA' PER NATALE UNA 'SOCIAL CARD' AD OLTRE 1MLN DI ITALIANI 'POVERI'
C’è un detto che dice: "meglio poco che niente!".
In questo caso tra il poco e il nulla ci sono così poche differenze che è difficile distinguerli.
La 'social card, almeno per il momento, sembra più l’ennesimo spot varato dal governo che piuttosto un provvedimento serio in grado di aiutare per davvero i più bisognosi.
Nessuno però si è ricordato di dire che ogni spesa effettuata con la 'social card' in automatico sarà data una commissione alla Mastercard che è la società che ha emmesso ed è la proprietà della card.
Bhe! Almeno qualcuno di certo ci guadagnerà da questa iniziativa...
Appare strano che un'iniziativa così benefica abbia comunque dei costi accessori...stranezze tutte italiane!
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Parole....di Abraham Lincoln
Non si può arrivare alla prosperità scoraggiando l'impresa.Non si può rafforzare il deboleindebolendo il più forte.Non si può aiutare chi è piccoloabbattendo chi è grande.Non si può aiutare il poverodistruggendo il ricco.Non si possono aumentare le pagherovinando i datori di lavoro.Non si può progredire serenamentespendendo più del guadagno.Non si può promuovere la fratellanza umanapredicando l'odio di classe.Non si può instaurare la sicurezza socialeadoperando denaro imprestato.Non si può formare carattere e coraggiotogliendo iniziativa e sicurezza.Non si può aiutare continuamentela gente facendo in sua vece quello che potrebbee dovrebbe fare da sola.
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