Che strana storia quella del rimorchiatore italiano 'Buccaneer'. Una storia misteriosa e con tante incongruenze. Una storia di marinai che, insieme alla loro nave, sono tenuti ostaggi dei pirati somali che chiedono un riscatto per liberarli, di un governo, quello italiano, che mostra un atteggiamento inedito e intransigente, e di faccendieri terzi che si ingegnano a mediare in uno sperduto lembo d'Africa dove l'anarchia regna sovrana. Una storia che comincia l'11 aprile scorso su una nave che partita da Singapore e diretta a Suez è andata incontro al suo destino. Un destino che si è compiuto nel Golfo di Aden e che purtroppo è ancora da definire. I 16 membri dell'equipaggio da allora non vivono piu. Privati di ogni libertà giacciono lì nel ventre della loro nave alla fonda nel mare, al largo delle coste del Puntland. Non hanno altro da fare che sperare e aspettare. Un'attesa infinita che si prolunga da oltre due mesi. Dieci di questi uomini sono italiani, cittadini di una repubblica che ha sempre difeso anche a spada tratta i valori della democrazia e soprattutto della libertà. Un Paese a cui tutto il mondo ha spesso guardato con ammirazione per il suo impegno e per la sua caparbia volontà di tenere alta la bandiera nazionale. Un Paese che si puo vantare a ragione di aver difeso anche le democrazie di tanti altri stati. Ora la sua bandiera giace floscia sul ponte del 'Buccaneer'. In tanti, tantissimi si augurano che soffi presto il vento della libertà su quella nave e su quei 16 uomini che non hanno alcuna colpa se non quella di essersi trovati su quella nave per lavoro, nel momento in cui e stata arrembata dai pirati. Dei dieci italiani che fanno parte dell'equipaggio del rimorchiatore 'Buccaneer', si conoscono i nomi e piano piano si sono conosciute anche un po' le loro storie. Storie di gente semplice a cui il mare ha dato lavoro e a cui hanno dedicato parte della loro vita. Un lavoro che li ha portati lontani da casa per mesi ma sapevano che sarebbero ritornati e anche ora, più che mai, vogliono ritornare a casa come giusto sia. I 10 italiani a bordo sono: Mario Iarloi, il comandante, iscritto alla Capitaneria di porto di Ortona (Chieti); Mario Albano, primo ufficiale di coperta, iscritto alla Capitaneria di Porto di Gaeta (Latina); Tommaso Cavuto, secondo ufficiale di macchina, iscritto alla Capitaneria di Porto di Ortona (Chieti); Ignazio Angione, direttore di macchina, iscritto alla Capitaneria di Porto di Molfetta (Bari); Vincenzo Montella, marinaio, iscritto alla Capitaneria di porto di Torre del Greco (Napoli); Giovanni Vollaro, marinaio, iscritto alla Capitaneria di porto di Torre del Greco (Napoli); Bernardo Borrelli, marinaio, iscritto alla Capitaneria di porto di Torre del Greco (Napoli); Pasquale Mulone, marinaio, iscritto alla Capitaneria di Porto di Mazara del Vallo (Trapani); Filippo Speziali, marinaio, iscritto alla Capitaneria di Porto di San Benedetto del Tronto (Ascoli Piceno); Filomeno Troino, cuoco, iscritto alla Capitaneria di Porto di Molfetta (Bari). Con loro ci sono altri 'compagni di lavoro': 5 romeni e un croato. Su di loro non è trapelato finora nulla anche se sui media della Romania si parla molto della vicenda. Del croato invece, si sa che si tratta di un 25enne di Fiume, studente della Facolta di marineria prossimo alla laurea e imbarcatosi come elettricista. La Farnesina fin dall'inizio si e chiusa in un inspiegabile silenzio limitandosi, nei primi giorni della vicenda, a diffondere un comunicato in cui annunciava che avrebbe gestito la vicenda, che erano in atto meccanismi di coordinamento a livello nazionale e si stavano valutando possibili forme di raccordo a livello internazionale per la gestione della situazione. Da allora sono trascorsi 63 giorni. Un lasso di tempo in cui si è registrato solo 'un nulla di fatto' su tutti i fronti! Una storia infinita con il governo italiano da un lato che temporeggia, forse per non creare allarmismi, e i pirati dall'altro che chiedono un riscatto per il rilascio degli ostaggi e in mezzo loro, gli ostaggi! Sono in corso trattative? Oppure si spera nell'intevento del Puntland per la soluzione del problma? Il tempo però stringe, stranamente il governo italiano continua a negare ogni evidenza e si preoccupa di rassicurare i familiari con tanti " non so" e molti " non si sa", un po' poco per chi è attanagliato dall'angoscia sapendo che il propri figlio o marito o padre si trova sul Buccaneer. Il timore che ai loro cari possa accadere qualcosa è sempre piu forte. Stamani ha ritelefonato alla famiglia, come sabato scorso, Giovanni Vollaro che ha parlato con il padre per oltre 10 minuti. Il giovane marittimo di Torre del Greco, Napoli, ha riferito che con lui erano presenti anche Bernando Borrelli e Vincenzo Montella, gli altri due marittimi campani; però nessuno dei due ha telefonato alle rispettive famiglie. Giovanni parlava tranquillamente, riferisce il padre, non era sollecitato da nessuno ma chiedeva come mai non si muove nulla, un silenzio assordante riempie le loro giornate fatte da disagi estremi e tanta paura. Il giovane marinaio sollecita nuovamente il padre e le altre famiglie a parlare con la stampa e di muoversi perchè non vedono via d'uscita. Tutti si chiedono che cosa stia succedendo e perchè tutta questa tragica vicenda sia finita in un silenzio tombale, visto che la maggior parte dei media se ne guarda bene dall'affrontare l'argomento. Fino a quando potranno resistere? Qualche giorno fa alcuni familiari degli ostaggi hanno lanciato un appello al Presidente Napolitano ma ancora pare che questo grido di dolore non sia stata raccolto.
domenica 14 giugno 2009
Pirateria. La strana storia del 'Buccaneer
Che strana storia quella del rimorchiatore italiano 'Buccaneer'. Una storia misteriosa e con tante incongruenze. Una storia di marinai che, insieme alla loro nave, sono tenuti ostaggi dei pirati somali che chiedono un riscatto per liberarli, di un governo, quello italiano, che mostra un atteggiamento inedito e intransigente, e di faccendieri terzi che si ingegnano a mediare in uno sperduto lembo d'Africa dove l'anarchia regna sovrana. Una storia che comincia l'11 aprile scorso su una nave che partita da Singapore e diretta a Suez è andata incontro al suo destino. Un destino che si è compiuto nel Golfo di Aden e che purtroppo è ancora da definire. I 16 membri dell'equipaggio da allora non vivono piu. Privati di ogni libertà giacciono lì nel ventre della loro nave alla fonda nel mare, al largo delle coste del Puntland. Non hanno altro da fare che sperare e aspettare. Un'attesa infinita che si prolunga da oltre due mesi. Dieci di questi uomini sono italiani, cittadini di una repubblica che ha sempre difeso anche a spada tratta i valori della democrazia e soprattutto della libertà. Un Paese a cui tutto il mondo ha spesso guardato con ammirazione per il suo impegno e per la sua caparbia volontà di tenere alta la bandiera nazionale. Un Paese che si puo vantare a ragione di aver difeso anche le democrazie di tanti altri stati. Ora la sua bandiera giace floscia sul ponte del 'Buccaneer'. In tanti, tantissimi si augurano che soffi presto il vento della libertà su quella nave e su quei 16 uomini che non hanno alcuna colpa se non quella di essersi trovati su quella nave per lavoro, nel momento in cui e stata arrembata dai pirati. Dei dieci italiani che fanno parte dell'equipaggio del rimorchiatore 'Buccaneer', si conoscono i nomi e piano piano si sono conosciute anche un po' le loro storie. Storie di gente semplice a cui il mare ha dato lavoro e a cui hanno dedicato parte della loro vita. Un lavoro che li ha portati lontani da casa per mesi ma sapevano che sarebbero ritornati e anche ora, più che mai, vogliono ritornare a casa come giusto sia. I 10 italiani a bordo sono: Mario Iarloi, il comandante, iscritto alla Capitaneria di porto di Ortona (Chieti); Mario Albano, primo ufficiale di coperta, iscritto alla Capitaneria di Porto di Gaeta (Latina); Tommaso Cavuto, secondo ufficiale di macchina, iscritto alla Capitaneria di Porto di Ortona (Chieti); Ignazio Angione, direttore di macchina, iscritto alla Capitaneria di Porto di Molfetta (Bari); Vincenzo Montella, marinaio, iscritto alla Capitaneria di porto di Torre del Greco (Napoli); Giovanni Vollaro, marinaio, iscritto alla Capitaneria di porto di Torre del Greco (Napoli); Bernardo Borrelli, marinaio, iscritto alla Capitaneria di porto di Torre del Greco (Napoli); Pasquale Mulone, marinaio, iscritto alla Capitaneria di Porto di Mazara del Vallo (Trapani); Filippo Speziali, marinaio, iscritto alla Capitaneria di Porto di San Benedetto del Tronto (Ascoli Piceno); Filomeno Troino, cuoco, iscritto alla Capitaneria di Porto di Molfetta (Bari). Con loro ci sono altri 'compagni di lavoro': 5 romeni e un croato. Su di loro non è trapelato finora nulla anche se sui media della Romania si parla molto della vicenda. Del croato invece, si sa che si tratta di un 25enne di Fiume, studente della Facolta di marineria prossimo alla laurea e imbarcatosi come elettricista. La Farnesina fin dall'inizio si e chiusa in un inspiegabile silenzio limitandosi, nei primi giorni della vicenda, a diffondere un comunicato in cui annunciava che avrebbe gestito la vicenda, che erano in atto meccanismi di coordinamento a livello nazionale e si stavano valutando possibili forme di raccordo a livello internazionale per la gestione della situazione. Da allora sono trascorsi 63 giorni. Un lasso di tempo in cui si è registrato solo 'un nulla di fatto' su tutti i fronti! Una storia infinita con il governo italiano da un lato che temporeggia, forse per non creare allarmismi, e i pirati dall'altro che chiedono un riscatto per il rilascio degli ostaggi e in mezzo loro, gli ostaggi! Sono in corso trattative? Oppure si spera nell'intevento del Puntland per la soluzione del problma? Il tempo però stringe, stranamente il governo italiano continua a negare ogni evidenza e si preoccupa di rassicurare i familiari con tanti " non so" e molti " non si sa", un po' poco per chi è attanagliato dall'angoscia sapendo che il propri figlio o marito o padre si trova sul Buccaneer. Il timore che ai loro cari possa accadere qualcosa è sempre piu forte. Stamani ha ritelefonato alla famiglia, come sabato scorso, Giovanni Vollaro che ha parlato con il padre per oltre 10 minuti. Il giovane marittimo di Torre del Greco, Napoli, ha riferito che con lui erano presenti anche Bernando Borrelli e Vincenzo Montella, gli altri due marittimi campani; però nessuno dei due ha telefonato alle rispettive famiglie. Giovanni parlava tranquillamente, riferisce il padre, non era sollecitato da nessuno ma chiedeva come mai non si muove nulla, un silenzio assordante riempie le loro giornate fatte da disagi estremi e tanta paura. Il giovane marinaio sollecita nuovamente il padre e le altre famiglie a parlare con la stampa e di muoversi perchè non vedono via d'uscita. Tutti si chiedono che cosa stia succedendo e perchè tutta questa tragica vicenda sia finita in un silenzio tombale, visto che la maggior parte dei media se ne guarda bene dall'affrontare l'argomento. Fino a quando potranno resistere? Qualche giorno fa alcuni familiari degli ostaggi hanno lanciato un appello al Presidente Napolitano ma ancora pare che questo grido di dolore non sia stata raccolto.
DIRITTI E UTILIZZO RISERVATI
GRAZIE
Una fiammella accesa per tutte le persone che soffrono al mondo
Unioni Civili
STOP ALLE VIOLENZE IN SIRIA
Tutta la verità sul sequestro del rimorchiatore Buccaneer
A tutti quei bravi ragazzi morti per l'Italia
Nel mondo ogni giorno vengono compiute carneficine immani in cui le vittime sono inermi civili
sono solidale con gli immigrati clandestini
...a quei bravi ragazzi, figli dell'America di oggi, morti in guerra!
DARFUR:NON C'E' PIU' TEMPO DA PERDERE!
FAI LORO DEL BENE... AIUTA I RIFUGIATI E I PROFUGHI DEL DARFUR FACENDO UNA DONAZIONE ALL'AGENZIA ONU PER I RIFUGIATI UNHCR CHIAMA LO 0680212304 PER SAPERE COME FARE....
RICORDATI BASTANO 31 EURO PER ACQUISTARE 8 COPERTE, 51 EURO PER UNA TENDA E 200 EURO PER DARE ASSISTENZA MEDICA A 25 FAMIGLIE...
Un bambino del Darfur
Il governo sudanese di Khartoum da parte sua ha bombardato senza sosta i civili, e ha reso sempre più difficili le operazioni di soccorso delle organizzazioni umanitarie nei confronti delle genti del Darfur, fino al punto di far scappare via la maggior parte delle Ong operanti nella regione sudanese e liberarsi così di scomodi testimoni di quanto accadeva in quei luoghi. La stessa tattica è stata seguita prima con i peacekeepers dell'Ua e poi con quelli dell'Onu...
Tutto il mondo è a conoscenza di quanto accade in quella remota regione sudanese e lancia denunce. Da un lato Washington parla di genocidio, dall’altro l'Onu parla di catastrofe umanitaria e di pulizia etnica.
Il tutto però resta nella totale impunità!
Intanto, dal Febbraio 2003 anno in cui è iniziata la ribellione della popolazione di etnia africana del Darfur, circa 6 milioni in maggioranza musulmana e in parte animista, contro il governo sudanese, musulmano ma integralista e soprattutto di etnia araba e bianca, è scoppiato il conflitto che ha causato finora circa 300mila morti e due milioni e mezzo di profughi. Una protesta nata per lo stato di totale abbandono e sfruttamento in cui la popolazione nera era tenuta. La repressione del governo centrale è stata spietata, soprattutto facendo uso dei Janjaweed, i diavoli a cavallo, che sono milizie nomadi di etnia araba che hanno compiuto tutti gli orrori possibili e inimmaginabili contro le genti del Darfur di etnia nera, per lo più contadini e pastori.
Il pianto di un innocente a Gaza
Nella Striscia di Gaza siamo ormai quasi alla terza settimana di bombardamenti e inesorabilmente, come non potrebbe essere diversamente con tutta la tecnologia militare del 21° secolo che gli israeliani stanno usando, il numero dei morti tra i civili continuato ad aumentare, mentre l'esercito israeliano bombarda le loro case si moltiplicano tra i palestinesi le scene di disperazione e di dolore causati dagli effetti devastanti della guerra che certamente non sono cambiati nel tempo anzi al contrario.
Giugno 2009: La rivoluzione di velluto in Iran
Il 12 giugno 2010 è caduto il primo anniversario delle contestate elezioni iraniane. Elezioni che decretarono la riconferma a presidente dell’Iran di Mahmud Ahmadinejad. Il Paese ha vissuto le prime ora di questa giornata con una calma carica di tensione che poi, è scoppiata nel pomeriggio intorno alle 16, le 13.30 italiane con i primi scontri tra manifestanti e forze di sicurezza nei pressi dell’Università Sharif di Teheran. Era impensabile che l’opposizione iraniana del movimento riformista dell’Onda Verde si facesse scappare questa occasione per proclamare il proprio dissenso al regime degli Ayatollah. I luoghi delle sanguinose proteste post elettorali di un anno fa si sono quindi di nuovo riempiti di manifestanti. Questo, nonostante l’appello dei leader dell’opposizione, Moussavi e Karroubi, a evitare di scendere in piazza e nonostante che le forze di sicurezza avessero preso posizione in vari punti strategici del centro di Teheran per prevenire manifestazioni. Nonostante le proteste e le accuse di brogli elettorali il contestato presidente Ahmadinejad ha potuto proseguire nel suo mandato, quasi certamente usurpato, grazie all’appoggio dell’ayatollah Ali Khamenei, la Guida Suprema. La lotta continuerà. Viva la Persia! Viva il movimento riformista!
i 44 presidenti degli Usa
The President United States of America
E' morta Miriam Makeba
Notes
Italia. Violenza sessuale è allarme sociale
Dopo i recenti casi di stupri, a Roma, Bologna e Milano non si riesce quasi più a tenere il conto degli episodio di violenza sessuale che, dall'inizio dell'anno, si stanno susseguendo in Italia ad opera principalmente di stranieri. Un orribile reato che si verifica nelle grandi città metropolitane come nei piccoli centri urbani. Emergono dati da brividi dalle informazioni fornite dal Presidente facente funzioni del Tribunale di Como Giuseppe Anzani e dal Procuratore capo Alessandro Maria Lodolini. Ogni 4 giorni in Procura a Como arriva una denuncia per violenza sessuale. I fascicoli aperti tra luglio 2007 e giugno 2008 sono stati 89, tra violenze sessuali e pedofilia. Ma è solo la punta di un iceberg in quanto, il reato, per la quasi totalità è sommerso perché prevale ancora la paura e la vergogna a denunciare la violenza subita. Fino ad oggi la violenza che subivano le donne era soprattutto domestica, ma gli episodi di violenza che hanno visto protagoniste, loro malgrado, delle donne avvenuti negli ultimi giorni, per le strade, propongono una nuova emergenza. Un autorevole testimonianza è portata da Telefono Rosa che da anni conosce il fenomeno ed assiste le vittime. “Ciò che sta avvenendo dall'inizio dell'anno, precisa il presidente Maria Gabriella Carnieri Moscatelli, mi preoccupa. Non so se è solo l'effetto di maggiori denunce ma, dal nostro osservatorio, non era mai stato rilevata una cosa simile”. Gli avvenimenti degli ultimi giorni non fanno altro che conferma un'allarmante costante: in testa alla classifica degli autori di stupri ci sono gli stranieri. Il triste primato vede fra i primi i romeni, seguiti da marocchini e albanesi che sembra abbiano dato il via ad una esecrabile escalation di violenza contro le donne. Assodato che nella stragrande maggioranza dei casi questi episodi sono commessi da stranieri, spesso clandestini, ora si deve dare a tutto questo uno stop. Certezza della pena, custodia cautelare in carcere per chi è accusato di violenza sessuale ed esclusione di attenuanti per chi delinque sotto effetto di alcool e droghe. Tutto ovviamente tenendo conto di due elementi fondamentali: abbattere l'allarme sociale provocato da questo tipo di reati e tutelare la dignità della vittima, che va assicurata anche nel percorso dibattimentale.
Per raggiungere un risultato anzitutto è importante l'introduzione nel ddl sicurezza dell'obbligo del carcere per chi stupra. Forse il decreto 'anti-stupro' sarà pronto per venerdì esso dovrebbe contenere, come annunciato, importanti novità: gli accusati di stupro non potranno beneficiare della libertà condizionale, ci sarà un avvocato a spese dello Stato per le vittime di violenza sessuale, arriveranno nuovi presidi di polizia con relativi stanziamenti, saranno anticipate le norme contenute nel ddl anti-molestie che la Camera ha già approvato. Tra le altre cose, ci dovrebbero essere anche aggravanti se a commettere violenza sono familiari, partner o tutori; un pesante aggravio di pena se la vittima è sotto i 14 anni; uguale trattamento, invece, se la vittima è maggiorenne o appena sotto i 18; ergastolo sicuro, se allo stupro segue la morte della vittima. Mano pesante anche per i complici: nessuna possibilità di godere dei domiciliari neppure per i favoreggiatori.
***
La scuola pubblica in Italia con la 'Riforma Gelmini'
Le cifre presentate nel decreto fanno venire i brividi: i tagli previsti dal decreto legge 112, poi convertito nella legge 133/08, e gli ulteriori provvedimenti contenuti nel decreto 137 porteranno, a livello nazionale, ad una riduzione di circa 100mila posti tra il personale docente e di 43mila posti tra quello Ata (ausiliari, tecnici e amministrativi).
Per molti, anche per i non addetti ai lavori, l'effetto provocato dalla legge che in pratica azzererà in poco tempo le faticose conquiste di anni e anni, non solo in termini di posti di lavoro, ma anche di mission- educativa e di didattica, rende il momento dei più cupi e tristi degli ultimi anni. Ai tagli vanno poi sommati, le conseguenze che scaturiranno dalla reintroduzione del maestro unico nelle scuole elementari.
L'Europa chiede più scuola, più sapere e l'Italia che fa?
Il contrario!
Rientrodurre il maestro unico è compiere, di sicuro, un passo indietro di almeno mezzo secolo. Se non addirittura si ritorna al tempo del libro cuore, senza offesa per quel libro mio compagno di tanti pomeriggi.
Perchè tutto questo? Bella domanda!
Molto probabilmente si tenta di mascherare con questa supposta riforma quello che è il vero scopo del provvedimento: incassare o meglio risparmiare in poco meno di 4-5 anni 8miliardi di euro. Questa è la cifra stimata, che dovrebbe restare nelle casse dello stato.
Un risparmio quindi certo ottenuto tagliando centinaia di migliaia di posti di lavoro ma al contempo che produrrà anche un effetto negativo: quello di un drastico ridimensionamento del servizio scolastico pubblico in favore forse di quello privato. Inoltre un'altra diretta conseguenza della L.133/08 sarà la chiusura di decine e decine di plessi scolastici.
Molte scuole, soprattutto nei piccoli centri urbani, non ci saranno più. A scomparire sarà anche un altro degli elementi cardine dell'istruzione primaria italiana: il tempo pieno. Bisogna fare attenzione, chi sostiene che il tempo pieno non sarà toccato dalla riforma o che addirittura aumenterà mente sapendo di farlo.
Rifletteteci un poco e capirete perchè!
Se prima, per ogni 2 classi, c'erano 3 insegnanti d'ora in poi sarà uno per classe, a seguire e istruire dai 20 ai 30 alunni e che svolgerà il suo orario lavorativo settimanale esclusivamente di mattina. Pertanto al pomeriggio non potrà esserci altro che un sorta di dopo-scuola, trasformando il tempo pieno di fatto in un parcheggio pomeridiano per i bambini, che nulla ha da condividere con l'offerta didattica di cui fino ad ieri, prima della 'riforma Gelmini', gli alunni potevano usufruire con il tempo pieno.
...
ARRIVERA' PER NATALE UNA 'SOCIAL CARD' AD OLTRE 1MLN DI ITALIANI 'POVERI'
In questo caso tra il poco e il nulla ci sono così poche differenze che è difficile distinguerli.
La 'social card, almeno per il momento, sembra più l’ennesimo spot varato dal governo che piuttosto un provvedimento serio in grado di aiutare per davvero i più bisognosi.
Nessuno però si è ricordato di dire che ogni spesa effettuata con la 'social card' in automatico sarà data una commissione alla Mastercard che è la società che ha emmesso ed è la proprietà della card.
Bhe! Almeno qualcuno di certo ci guadagnerà da questa iniziativa...
Appare strano che un'iniziativa così benefica abbia comunque dei costi accessori...stranezze tutte italiane!
***
Parole....di Abraham Lincoln
Non si può arrivare alla prosperità
scoraggiando l'impresa.
Non si può rafforzare il debole
indebolendo il più forte.
Non si può aiutare chi è piccolo
abbattendo chi è grande.
Non si può aiutare il povero
distruggendo il ricco.
Non si possono aumentare le paghe
rovinando i datori di lavoro.
Non si può progredire serenamente
spendendo più del guadagno.
Non si può promuovere la fratellanza umana
predicando l'odio di classe.
Non si può instaurare la sicurezza sociale
adoperando denaro imprestato.
Non si può formare carattere e coraggioto
gliendo iniziativa e sicurezza.
Non si può aiutare continuamente
la gente facendo in sua vece quello che potrebbe
e dovrebbe fare da sola.
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