Sri Lanka. L’esercito ha comunicato che i ribelli Tamil sono circondati e senza vie di fuga

Nello Sri Lanka è stato catturato il capo dei ribelli separatisti Tamil Velupillai Prabhakaran. La notizia è stata pubblicata stamani da ‘Lankaweb’ un giornale on line cingalese. Citando fonti militari, l'organo di informazione dell’isola ex Ceylon rivela che Velupillai sarebbe stato catturato dalle forze governative nelle prime ore di oggi ma non specifica se vivo o morto. Anche se non ci sono state conferme in merito la notizia potrebbe essere ritenuta vera in quanto risulta che il presidente cingalese Mahinda Rajapaksa, in questi giorni in visita ufficiale in Giordania abbia anticipato il rientro. Velupillai Prabhakaran è il massimo dirigente dell'Esercito di liberazione delle Tigri Tamil, Ltte. Nel frattempo l'esercito cingalese ha reso noto di aver preso il controllo dell'ultimo tratto di costa che era ancora in mano ai ribelli tamil, intrappolando definitivamente questi ultimi in un'area di un solo chilometro quadrato, senza più sbocco al mare e pertanto senza più vie di fuga ne per terra ne per mare. Sono 2 le divisioni dell'esercito, la 58/a e la 59/a, che procedendo da nord e da sud avanzando lungo la costa, mentre una terza ha completato l'accerchiamento da terra chiudendo di fatto in una morsa mortale i ribelli. Le autorità militari hanno fatto sapere che l'operazione di salvataggio dei civili nella 'zona di sicurezza' situata nella parte nord est dello Sri Lanka è entrata nella sua fase finale. Perché a questo punto i ribelli possono optare o per la resa o per il suicidio, come più volte hanno annunciato di voler ricorrere piuttosto che arrendersi. Per l'offensiva militare, in corso dallo scorso mese di gennaio, diretta a riconquistare la zona costiera nel nord est del Paese controllata dalle Tigri Tamil, l'esercito dello Sri Lanka ha impiegato ben 10 divisioni che hanno agito a tenaglia da Nord e da Sud. Il governo di Colombo ha finora sempre respinto le pressioni della comunità internazionale, ultime in ordine di tempo quelle dell'Onu e del presidente americano Barack Obama, a fermare la guerra contro i ribelli tamil e soprattutto a risparmiare la popolazione civile. Ieri, il Consiglio di sicurezza dell'Onu si era pronunciato in merito agli scontri in corso nell’isola ex colonia inglese dichiarandosi gravemente preoccupato dalla crisi umanitaria che si aggrava sempre di più e aveva esortato i belligeranti a garantire almeno l'incolumità dei civili e a rispettare il diritto internazionale umanitario. Anche Barack Obama aveva chiesto ai ribelli di deporre le armi e all'esercito di cessare di bombardare la zona di guerra. Il presidente americano aveva anche chiesto alle autorità di Colombo di autorizzare l'Onu ad entrare nella striscia di terra costiera per dare aiuto ai circa 50mila civili bloccati dai combattimenti. Le autorità cingalesi pur mostrandosi aperte e disponibili avevano ribadito che: “un accesso umanitario per l'Onu è impossibile in quanto come governo responsabile, non possiamo garantire la sicurezza delle squadre umanitarie”. Con la sua azione e determinazione Il governo dello Sri Lanka sta dimostrando di voler porre fine a 30 anni di guerriglia terrorista che ha sconvolto il Paese e anche l’india, l’alleato di sempre, il cui leader Rajiv Ghandi venne assassinato da un kamikaze tamil. Pressata dalle rimostranze dei Paesi occidentali, anche con boicottaggi ed embarghi, il governo di Colombo finora è andato avanti soprattutto grazie al sostegno che gode da parte dei Paesi asiatici suoi alleati che oltre all’India sono Cina, Giappone, Russia, Iran e Libia.