Nei giorni scorsi quotidiano 'New York Times' in un servizio pubblicato ha messo in guardia sulla complessità della situazione in Pakistan sostenendo che agenti dell'Inter services intelligence, Isi, il potente servizio segreto pachistano, avrebbero fornito soldi, rifornimenti e assistenza ai talebani che si stanno potenziando per affrontare le forze internazionali stanziate in Afghanistan. Non bisogna dimenticare che al tempo dell'invasione sovietica dell'Afghanistan fu proprio l'Isi, su mandato degli americani, ad armare, addestrare e pagare i Talebani in versione anti russa. Certi legami difficilmente si rompono, specie quando ci sono in gioco milioni di dollari. La nuova politica della Casa Bianca, conosciuta come 'Afg-Pak', contempla un pacchetto di aiuti per Islamabad con una spesa di molti miliardi di dollari, a cui si aggiungeranno contributi dall'Europa, Giappone e Paesi del Golfo, per rafforzare le istituzioni pachistane e in particolare il presidente Asif Ali Zardari anche con la nascita di un governo di unità nazionale che associ il Partito del popolo pachistano, Ppp, del presidente e la Lega musulmana-N, Plm-N, dell'ex premier Nawaz Sharif.
Oggi la polizia pachistana ha fatto scattare lo stato di massima allerta nella città militare di Rawalpindi, poco lontano da Islamabad, per un sospetto attacco kamikaze. E' stato segnalato che un ragazzo di 12-13 anni, che indossa un uniforme e con in mano una racchetta o una mazza di cricket potrebbe essere un possibile Kamikaze. L'adolescente sarebbe entrato nell'area di Lal Kurti, dove è ubicato il quartier generale dell'esercito pachistano. La polizia teme un attacco terroristico ad uno dei militari ai vertici dell'esercito. Nel frattempo sono stati distrutti 12 camion nel nord ovest del Pakistan precisamente a Peshawar capoluogo della provincia della Frontiera del nord-ovest. Gli automezzi, carichi di rifornimenti per le forze della coalizione in Afghanistan, erano parcheggiati presso il terminal stradale di Farhad che è stato attaccato da miliziani armati di lanciarazzi e bombe incendiarie. Con la stessa tecnica, lo scorso venerdì, un commando di fondamentalisti islamici ha attaccato con armi automatiche e razzi un altro terminal nel Pakistan nord-occidentale utilizzato come base per inviare rifornimenti alle truppe della Nato in Afghanistan. Sono stati distrutti 12 container. Il terrorismo però, non corre solo su questo binario. Nel 2009 erano stati già due gli atti terroristici più gravi che avevano insanguinato il Paese. Il primo era stato compiuto il 5 febbraio scorso contro una moschea sciita a Dera Ghazi ed aveva provocato 35 morti. Il secondo il 20 febbraio scorso, in occasione del funerale di un leader sciita ucciso nel Pakistan nord- occidentale, con 30 morti. Ieri però, un kamikaze ha compiuto una vera e propria strage facendosi esplodere, all'inizio della preghiera del venerdì, in una moschea piena di fedeli a Jamrud. Sono morte oltre 70 persone, tra i quali anche 14 poliziotti, personalità locali e 20 paramilitari. Compiendo di fatto quello che è considerabile il secondo attentato più cruento nella storia del Pakistan dopo quello all'Hotel Marriott di Islamabad dello scorso mese di settembre, allora i morti furono 60. Jamrud è situata nella zona tribale del Pakistan, lungo la strada per il passo di Khyber crocevia strategico per i rifornimenti alle truppe americane e della Nato in Afghanistan che provengono da Karachi, la grande città portuale del sud del Pakistan. Proprio in questa regione semiautonoma, negli ultimi mesi, gli attacchi della guerriglia filo-talebana, che si oppongono all'accordo tra il governo di Islamabad e quello di Washington nella lotta al terrorismo, contro i convogli dei rifornimento e gli attacchi kamikaze hanno subito una forte impennata.
L'attentato alla moschea di Jamrud è giunto a poche ore dall'annuncio da parte del presidente americano, Barack Obama, della nuova strategia degli Usa per eliminare al Qaida dall'Afghanistan e dal Pakistan. Si tratta di una strategia unica, per Afghanistan e Pakistan perchè giudicati, dall'amministrazione Obama, come elementi di un unico problema, che prevede l'invio di 4mila soldati incaricati di addestrare le forze di sicurezza afgane e altri 17mila soldati che saranno dispiegati sul terreno. Per il presidente americano la zona più pericolosa è proprio la regione tribale alla frontiera tra i due Paesi confinanti. Una data che verrà ricordata anche per il cruento attacco dei terroristi. Come se la guerriglia islamica avesse voluto marcare con il sangue il giorno dell'annuncio della nuova strategia americana. A testimoniare quanto sia alto il rischio, in termini di sicurezza, nella regione tribale del Pakistan nord-occidentale, ieri, nonostante le forze di sicurezza pachistane fossero in allerta rossa, è avvenuta un'altra potente esplosione a Tehsil Landi Kotal poco lontano da Jamrud. Come se non bastasse in tutto questo, nella regione frontaliera, si è innestata quella che da tempo è una questione molto sentita nel Paese. Nel giro di poche ore aerei senza pilota, droni, quasi certamente americani hanno colpito edifici in diversi punti del Waziristan settentrionale e meridionale, causando numerose vittime tra i civili. Quest'area di frontiera è considerata il feudo della guerriglia fedele al Mullah, Baitullah Mehsud, considerato il responsabile di decine di attacchi suicidi in Pakistan e di attentati contro le forze della Nato in Afghanistan, nonchè il possibile regista dell'assassinio dell'ex premier Benazir Buttho avvenuto nel dicembre 2007. Da qui i movimenti fondamentalisti attaccano, per destabilizzarle, le province del Pakistan e dell'Afghanistan, e lanciano incursioni che raggiungono persino la capitale Kabul. Da tempo è in corso uno 'scontro' tra Washington e Islamabad. Quest'ultima nega ufficialmente di aver dato agli Stati Uniti un tacito assenso all'utilizzo dei droni per colpire al Qaida e ribelli talebani in Pakistan. In realtà secondo il 'The Wall Street journal' il presidente pachistano Zardari e il capo dell'esercito Ashfaq Kayani avrebbero dato il loro via libera ai raid americani con i droni nelle zone tribali, al confine tra Pakistan e Afghanistan, e decidendo, di comune accordo, anche i bersagli da colpire. Fino ad oggi gli attacchi Usa con droni sono stati circa 30 e hanno causato 300 morti, tra cui molti civili provocando dure reazioni tra questi ultimi. Tuttavia il portavoce del ministero degli Esteri pachistano, Abdul Basit, ha spiegato che il governo di Islamabad si augura che la politica degli attacchi missilistici, rivelatasi controproducente almeno politicamente, sarà presto modificata. Le regioni tribali del nord-ovest del Pakistan sono diventate il rifugio per le centinaia di talebani e combattenti di Al-Qaida che sono fuggiti dall'Afghanistan dopo che è stato rovesciato del regime fondamentalista Taleban, alla fine del 2001, grazie all'intervento della coalizione internazionale guidata dagli Usa. Da tempo Kabul e Washington accusano Islamabad di non fare abbastanza per impedire ai militanti islamici di varcare la frontiera e lanciare attacchi contro le forze americane e della Nato in territorio afgano. Per discutere del problema, il presidente afghano, Hamid Karzai, e quello pachistano, Asif Ali Zardari, avranno un incontro il 1 aprile prossimo ad Ankara. Di fatto sarà il terzo di questo tipo sotto l'egida della Turchia. Il primo si era tenuto nell'aprile del 2007 ad Ankara seguito poi, da una riunione a Istanbul nel dicembre 2008.
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