Editoria: I tagli dei contributi previsti dal decreto Tremonti non piacciono alle aziende che operano nel settore editoriale

Si raccolgono le prime reazioni del decreto legge 112, oggi legge 133 voluto dal ministro dell'Economia, Tremonti, che in particolare all'articolo 44, elimina il “diritto soggettivo” ai contributi all’editoria rendendo di conseguenza discrezionale il rapporto con le banche, in quanto i contributi successivi non saranno certi ma discrezionali, a seconda dell'andamento dei conti pubblici del governo ed inoltre preordina un loro taglio per 87 milioni di euro nel 2009 e oltre 100 nel 2010. Un azione quella del governo che ha determinato uno squilibrio pesante per i conti economici di alcune aziende editoriali, soprattutto i giornali politici e a proprietà cooperativa.

La mannaia colpirà non solo testate collocate solo a sinistra, come ''il manifesto'' e ''Liberazione'', ma anche giornali come ''Avvenire'' (il quotidiano dei vescovi italiani) o di altra ispirazione politica come ''Il secolo d'Italia'' (il quotidiano di An) o ''La padania'' (il quotidiano della Lega nord). I Cda di alcune dei quali hanno già comunicato ai Cdr delle redazioni l'apertura dello stato di crisi e molti altri si apprestano a farlo. Un appello a riconsiderare i tagli è stato lanciato da Lelio Grassucci, presidente di Mediacoop (l'associazione cooperative editoriali e di comunicazione di Legacoop): ''Il provvedimento del governo interviene su bilanci che per i tre quarti sono già trascorsi, quindi non è possibile riportarli in equilibrio. Per i giornali che non hanno alle spalle economie forti, la chiusura è l'unica prospettiva''. Mediacoop chiede di conseguenza un provvedimento urgente, da inserire in uno dei decreti collegati alla legge finanziaria, che ristabilisca il ''diritto soggettivo'' e reperisca le risorse necessarie mediante la costituzione di un Fondo di solidarietà finanziato dalla pubblicità e da una rimodulazione dell'Iva sui gadget venduti nelle edicole.

Nel frattempo sta per scadere anche il termine, scade martedì 30 settembre, per le associazioni che operano nel settore editoriale, entro cui possono far pervenire al sottosegretario alla presidenza del Consiglio con delega all'Editoria, Paolo Bonaiuti, le loro osservazioni sul disegno di riforma che riguarda il taglio dell'erogazione dei contributi diretti e indiretti a giornali, radio e tv locali.

Comunque sia le testate italiane si sono dette disponibili a rivedere le norme della legge sull'editoria. Da tempo si chiedeva al Parlamento una riforma dell'editoria, con un riordino dei criteri di erogazione del contributo pubblico ai giornali per evitare abusi e discriminazioni incoraggiando invece la qualità delle pubblicazioni. Fino ad ieri erano tanti quei giornali che attingevano ai fondi pubblici e per cui si 'contava' solo la tiratura e non l'effettiva vendita e abbonamenti reali. Bisognerà stare attenti, si rischia ch equesta riforma sull'editoria, possa ledere il rispetto dell'articolo 21 della Costituzione e il diritto alla libertà e al pluralismo dell'informazione.