Costa D'Avorio. Ripartito dal Paese il primo carico di rifiuti tossici

E’ giunto in questi giorni a Salaise-sur-Senne, nel dipartimento francese di Isère, dove sarà incenerito entro la fine dell’anno dalla società Tredi, il primo carico di rifiuti solidi e liquidi tossici provenienti dalla Costa D’avorio. Il carico era trasportato da quindici camion contenenti in tutto 222 tonnellate di rifiuti tossici, che erano giunti il giorno prima per via ferroviaria da Le Havre, dove finora sono state immagazzinate circa 9300 tonnellate di rifiuti contaminati da sostanze tossiche provenienti dal Paese africano. L’operazione in corso è la conseguenza di un grave episodio di inquinamento ambientale avvenuto nella notte tra il 19 e il 20 agosto in Costa D’Avorio, quando vennero scaricati dalla nave cargo greca battente bandiera panamense Probo Koala 528 tonnellate di rifiuti tossici in numerosi siti della capitale commerciale ivoriana Abidjan. La Trédi,che è la filiale di un gruppo francese specializzato nel trattamento dei rifiuti tossici, ha reso noto che le sostanze verranno incenerite ad una temperatura di 1100 gradi, in modo da distruggere le molecole e di renderle totalmente inoffensive. I residui verranno poi in seguito sepolti a Bellegarde in un sito riservato allo smaltimento di rifiuti pericolosi. A suo tempo il governo rese noto che l’atto di pirateria ambientale aveva causato la morte di dieci persone e l’intossicazione di migliaia di altre che erano dovute ricorrere a cure mediche negli ospedali e strutture sanitarie. Poi, a distanza di tempo, rese noto che altre 5 persone erano decedute, portando a 15 il totale delle vittime. Le migliaia di persone che allora accusarono sintomi di intossicazione, disturbi e malessere per aver respirato i fumi tossici a base di acido solfodrico, provocati dal materiale fatto scaricare nel Paese da una multinazionale europea la ‘Trafigura Ltd’ con sedi in Svizzera e nei Paesi Bassi, attraverso la società locale Tommy, insieme alle famiglie delle vittime, aspettano ancora un indennizzo, promesso ma non ancora concretizzatosi. Un rapporto commissionato dall’allora premier ivoriano Konan Banny, diffuso lo scorso novembre, constatò che la Trafigura aveva violato la Convenzione di Basilea sul Controllo dei movimenti transfrontalieri di materiale tossico scaricando sostanze pericolose in un Paese in via di sviluppo, ma la società rigirò le accuse contro la compagnia ivoriana Tommy a cui aveva affidato lo smaltimento dei rifiuti. Dimenticando però che la Tommy era di proprietà dell’azienda ivoriana Puma Energy, che a sua volta risulta essere una consociata della stessa ‘Trafigura Ltd’. Comunque la multinazionale, pur negando le sue responsabilità, ha da tempo sottoscritto un accordo extragiudiziale con il governo ivoriano impegnandosi a versare 100 miliardi di franchi Cfa pari a 154 milioni di euro in cambio della rinuncia a qualunque azione legale presente o futura contro di essa da parte delle autorità locali. Il patto prevede il pagamento di 95 miliardi di franchi Cfa in riparazione dei danni subiti e per il rimborso dei costi della bonifica dei siti inquinati a cui poi si aggiungono 5 miliardi di franchi Cfa per la costruzione di un impianto per il trattamento dei rifiuti tossici. L’accordo è però stato contestato da molte famiglie delle vittime, dalla società civile e dall’opposizione, che lamentano di non essere stati coinvolti e chiedono invece un adeguato indennizzo. La ‘Trafigura Ltd’ ha complessivamente 55 uffici commerciali in 36 Paesi del mondo e nel 2005 il suo fatturato in quell’anno ha sfiorato i 30 miliardi di dollari.