“Siamo rimasti colpiti dalla spregiudicatezza della manovra azzardata che il comandante della nave Costa Concordia ha fatto vicino all'isola del Giglio. E' stato inescusabile”. Sono le parole usate dal Procuratore capo di Grosseto, Francesco Verusio per commentare il naufragio della nave avvenuto il 13 gennaio scorso.
Rabbia e dolore non bastano per esternare quello che chiunque si può sentire dentro dopo quanto è accaduto al largo dell'isola del Giglio venerdì sera dove è naufragata la nave da crociera 'Costa Concordia'.
“Siamo di fronte a una tragedia di proporzioni importanti. Non ho le parole per esprimere la sofferenza che abbiamo e rivolgiamo le condoglianze ai familiari delle vittime che sono state accertate”. Sono queste le parole che il presidente e amministratore delegato di Costa Crociere, Pierluigi Foschi ha pronunciato nel corso della conferenza stampa tenutasi stamani a Genova e che illustrano in tutta la sua ampiezza il disastro avvenuto.
Ora gli occhi del mondo sono rivolti al punto in cui si è ‘spiaggiata’ la nave. Tutti si aspettano di conoscere la verità su quanto è accaduto.
Una verità che verrà stabilita dalle inchieste in corso della magistratura e dalla Capitaneria di porto.
L'ipotesi della Procura è che la nave si sia avvicinata troppo alla costa per compiere la manovra che nel gergo marinaresco si chiama l'inchino che consiste nel far passare una nave vicino un porto e salutare con la sirena le persone a terra.
In merito, nel corso della conferenza stampa Foschi ha affermato: “Il comandante Schettino ha preso una sua iniziativa contraria alle nostre regole di comportamento che il comandante doveva tenere. Ci dissociamo dalla condotta del comandante che ha provocato l'incidente, facendo deviare la nave dalla sua rotta ideale. La rotta era stata impostata da Civitavecchia. Il fatto che sia uscita da questa è dovuto ad una manovra non approvata e autorizzata”.
Pare infatti, che già un’altra volta una nave della flotta Costa sia passata davanti all'Isola del Giglio per fare l’inchino. Quella volta però, la compagnia aveva conosciuto e approvato la rotta. Il riferimento è alla notte tra il 9 e il 10 agosto 2011 quando sempre la Concordia transitò davanti all'Isola del Giglio.
Comunque sia l’unica certezza è che venerdì sera la nave, proveniente da Civitavecchia, è passata troppo vicina all’isola del Giglio forse per eseguire l'inchino.
Secondo il procuratore capo di Grosseto, Francesco Verusio che segue l’inchiesta insieme con i sostituti Stefano Pizza, Alessandro Leopizzi e Maria Navarro, la manovra è stata voluta ed eseguita dal comandante Francesco Schettino che si trovava sul ponte di comando. Quando viene eseguita questa manovra il pilota automatico viene disinserito e si passa alla navigazione a vista.
Quello che non si sa, e che si dovrà stabilire, è cosa sia successo dopo.
E' già stata recuperata e sequestrata la scatola nera della nave che una volta analizzata fornirà importanti elementi per capire cosa sia successo. Anzitutto la domanda più ricorrente è se l'allarme sia stato dato in tempo o meno e se le procedure di evacuazione siano state rispettate.
E’ certo che l'impatto è avvenuto alle 21,45, ma l’allarme è stato lanciato solo alle 22,43.
E’ facile credere che in questo lasso di tempo, dopo l’incidente, il comandante Schettino abbia cercato di porre rimedio in qualche modo al ‘guaio combinato’. Purtroppo il comandante sperava che il ‘problema’ fosse meno grave di quanto poi, si è rivelato. Purtroppo lo squarcio alla nave era più grave di quanto non si pensasse. La nave 'Costa Concordia' ha preso uno spuntone di roccia che emergeva dagli scogli che le ha provocato uno squarcio di 70 metri nella chiglia.
Lo scoglio colpito dalla Concordia è conosciuto dai marinai come ‘Le Scole’ ed è segnato sulle carte.
Si racconta che in meno di 20 minuti la sala macchina è stata invasa dall'acqua a quel punto niente e nessuno potevano più risolvere il ‘problema’ e restava solo cercare di contenere i danni.
Quando il comandante Schettino ha capito che ormai la nave era persa ha eseguito l’unica manovra sensata che poteva fare in quel frangente. Il capitano ha puntando la prua della nave verso la vicina secca a destra dell'imboccatura del porto dell’isola del Giglio. In questo modo la nave si è ritrovata a meno di 200 metri dalla riva dove poi, si è inclinata su di un lato senza però, affondare.
In questo modo è stato impedito che il bilancio del disastro diventasse ancora più grave.
A bordo vi erano oltre 4mila persone.
Se la ‘Costa Concordia’ fosse rimasta al largo sarebbe sicuramente colata a picco in poco tempo trascinando con se un gran numero delle persone che vi erano a bordo.
Ed invece, il numero delle vittime accertate finora, considerando l’ampiezza del disastro, è contenuto a 6 morti. Risultano però, disperse ancora 16 persone tra cui una bambina di 5 anni. Ed è questo che impensierisce e spaventa. Di questi, 10 sono passeggeri e 6 membri dell'equipaggio. Sei dei dispersi sono poi, di nazionalità italiani.
Il comandante della nave Schettino è ora in carcere a Grosseto in stato di fermo ed è in attesa dell'interrogatorio di garanzia di fronte al Gip che dovrebbe tenersi domani. Solo dopo l'interrogatorio il Gip deciderà se convalidare o meno il provvedimento di fermo.
''Abbiamo temuto la fuga del comandante Schettino, abbiamo pensato potesse sottrarsi alle sue responsabilità”, ha spiegato il procuratore capo di Grosseto.
Per il capitano Schettino i magistrati ipotizzano i reati di naufragio, omicidio plurimo colposo e abbandono della nave. Quest’ultima è l'accusa più infamante per un comandante di una nave. Secondo testimonianze il comandante Schettino sembra abbia abbandonato la nave mentre erano ancora in corso le operazioni di salvataggio. Sembra che a mezzanotte e mezza il comandante sia stato visto a riva.
I primi risultati delle indagini sul naufragio della ‘Costa Concordia’ portano a confermare le responsabilità del capitano Schettino.
Nelle ultime 48 ore sono stati sentiti centinaia di testimoni tra personale dell'equipaggio e passeggeri e sono arrivati anche i primi dati estratti dalla scatola nera.
L'idea che va materializzandosi è che sia stata compiuta una manovra pericolosa dettata da un eccesso di sicurezza da parte del capitano.
Secondo indiscrezioni sembra che la Procura di Grosseto starebbe valutando anche l'invio di almeno altri 3 avvisi di garanzia per altrettanti ufficiali della nave ‘Costa Concordia’. Per tutti i capi di accusa sarebbero gli stessi del comandante. Una decisione derivante, sembra, dal fatto che molti dei testimoni ascoltati finora avrebbero riferito che anche alcuni alti ufficiali della nave avrebbero condiviso delle responsabilità con il comandante Schettino e anche loro avrebbero abbandonato la nave prima della conclusione delle operazioni di salvataggio, imbarcandosi sulle scialuppe.
Nel frattempo, all'isola del Giglio la situazione meteo sta peggiorando. Il mare si sta alzando e per le prossime ore è previsto burrasca. Questo complica le operazioni di soccorso intorno alla nave tanto che le ricerche di eventuali superstiti a bordo della nave sono state prima sospese e poi riprese per fermarsi poi, solo durante la notte.
La nave a causa del mare mosso si è spostata di alcuni centimetri. Però, grazie agli strumenti installati si è potuto appurare che la poppa della nave è ferma mentre c’è una flessione della prua.
Il timore è che le onde possano provocare uno spostamento del relitto e farlo sprofondare a 70 metri rispetto al gradino di 37 metri su cui è ora appoggiato lo scafo.
Se sprofondasse la nave si inabisserebbe completamente, e a quel punto finirebbero le speranze di trovare vivi eventuali superstiti rimasti intrappolati a bordo. Per cui quello in atto è una vera e propria corsa contro il tempo.
Prima che le condizioni meteo peggiorino occorre anche mettere in sicurezza la nave ed evitare soprattutto un possibile disastro ambientale. Si teme infatti, che il combustibile contenuto nei suoi serbatoi, oltre 2400 tonnellate, si versino nel mare. In previsione di un possibile lo sversamento si sta predisponendo una barriera tutto intorno allo scafo.
Nel frattempo, l'Agenzia regionale per la protezione ambientale della Toscana, Arpat, ha messo a disposizione il battello oceanografico ''Poseidon'' per il presidio dell'area in cui è naufragata la nave da crociera e garantire un’attività di monitoraggio ambientale. Nel frattempo, la Capitaneria di porto di Livorno ha emanato un'ordinanza di divieto di navigazione nelle vicinanze del punto in cui è affondata la nave.
Oltre al recupero del combustibile si pensa anche al recupero della nave.
Per la prima operazione occorreranno almeno 2 settimane, mentre per la seconda operazione che consiste nel raddrizzare la nave, mettendola in condizione di galleggiare e poi rimorchiarla in cantiere non è possibile stabilire ancora quanto tempo occorrerà.
La Costa Crociere ha dato l’incarico di farlo ad una società olandese, la Smith di Rotterdam.
Per ora è in corso una valutazione dei danni alla nave per determinare quanto tempo sarà fuori servizio.
In merito Pierluigi Foschi ha spiegato che: "Al momento non possiamo valutare se la perdita è totale o se la nave può essere rimessa in esercizio".
Per molti però, il futuro della nave sembra segnato, con molta probabilità verrà demolita.
A rischio anche il futuro della stessa società proprietaria della nave. Il titolo del gruppo statunitense ‘Carnival Corporation & plc’, che controlla ‘Costa Crociere’, ha subito un crollo in borsa del 18%. In una nota il gruppo americano ha stimato sui 85 - 95 milioni di dollari l'impatto del disastro sul bilancio del 2012. Inoltre, la società prevede altri costi per l'azienda che non è possibile ancora determinare. Il presidente e ad di Carnival, Micky Arison ha affermato: "Al momento la nostra priorità e la salvezza dei nostri passeggeri e dell'equipaggio. Siamo profondamente intristiti da questo tragico evento e il nostro pensiero va a tutti coloro colpiti dall'affondamento della Costa Concordia, specialmente alle famiglie e agli affetti di chi ha perso la vita".
La società ha anche reso noto che esiste una copertura assicurativa per i danni alla nave con una franchigia di circa 30 milioni di dollari così come l'assicurazione per terzi soggetti, passeggeri e personale dell'equipaggio, lesioni personali, responsabilità civile, per una franchigia addizionale di circa 10 milioni di dollari.
La nave ‘Costa Concordia’ ha un valore che si aggira intorno ai 450 milioni di euro ed è assicurata da una decina di compagnie. La polizza è di circa 3 miliardi di dollari.
La perdita assicurativa potrebbe variare tra i 500 milioni e un miliardo di dollari, a seconda del numero di richieste di risarcimenti che giungeranno alla compagnia proprietaria e dal costo dell'eventuale danno ambientale che l'incidente potrebbe causare nell'arcipelago toscano.
In base alla normativa vigente, i passeggeri della nave da crociera naufragata possono chiedere il risarcimento di tutti i danni subiti ed in particolare: il rimborso di quanto pagato per il viaggio, mai goduto; i danni derivanti dalla perdita dei bagagli; il rimborso delle spese sostenute per il rientro anticipato a casa e per tutte le altre spese vive sostenute a causa del sinistro; il danno derivante dalla morte o dalle lesioni personali subite dai passeggeri; il danno da vacanza rovinata.
I limiti previsti dalla legge, oltre che dallo stesso contratto di viaggio della Costa Crociere, sono quantificabili in 500mila euro per i danni alla persona; 20mila per i danni alle cose; 50mila per altri danni.
La richiesta va inviata al più presto possibile alla ‘Costa Crociere’ a mezzo raccomandata A/R con la richiesta di risarcimento dei danni, allegando tutta la documentazione disponibile e riservandosi la quantificazione definitiva.
Il diritto al risarcimento dei danni alla persona si prescrive in 3 anni, per i danni a cose in un anno.
"L'azienda in questo momento è parte lesa", ha spiegato il presidente e amministratore delegato di Costa Crociere, Pierluigi Foschi ai giornalisti.
Per ora sembra concretizzarsi una possibile causa collettiva dei passeggeri iberici contro la ‘Costa Crociera’. Comunque tutte le associazioni dei consumatori si sono mobilitate per far garantire ai passeggeri i loro diritti.
A Genova si è costituito addirittura un ‘Comitato di tutela dei passeggeri’ istituito dalla Casa del Consumatore. Si tratta di uno strumento a cui potranno ricorrere i danneggiati della ‘Costa Concordia’ per farsi assistere e tutelare.
La Confconsumatori ha annunciato di volersi costituire parte civile in caso di processo penale e ha offerto assistenza legale. Altroconsumo ha aderito al 'Comitato naufraghi' e ha messo a disposizione sul proprio sito lettere-tipo e informazioni ai consumatori di diverse nazionalità.
Anche il Codacons si è mobilitato per far ottenere ai passeggeri della ‘Costa Concordia’ il risarcimento dei danni subiti. La ‘class action’ promossa dall'associazione ha già ricevuto 70 adesioni di persone che erano a bordo della nave.
Nel frattempo, a causa del naufragio della ‘Costa Concordia si teme che scoppi una psicosi da crociera. Anzitutto si teme un calo delle prenotazioni. Inoltre, ora nasce un altro problema con la nave fuori servizio il suo equipaggio, circa 1100 persone di 42 nazionalità diverse, si è ritrovato senza lavoro. Uomini e donne che nelle ultime ore si sono trovati nell’occhio del ciclone additati come incapaci e assenti. Eppure l’equipaggio della 'Costa Concordia' si è trovato a gestire migliaia di persone prese dal panico. Migliaia di passeggeri che spaventati e desiderosi di mettersi in salvo al più presto non avranno seguito alla lettera le indicazioni fornite loro dall’equipaggio. Si trattava di impiegati, imprenditori, professionisti, pensionati, famiglie con figli, insomma un eterogenea massa umana che si è riversata come impazzita verso le scialuppe di salvataggio. Man mano che trascorrevano i minuti la paura è cresciuta e con essa il caos. In quella situazione fuori controllo non c'era marinaio italiano, filippino o peruviano che potesse tenere testa a nulla.
È facile dire la colpa è di…. E’ facile dire che non si è fatto….E’ facile dire…
La verità è che quando succede qualcosa più grande di noi si cerca sempre di trovare un responsabile. Sicuramente il non dare subito l'allarme e l'ordine di abbandono della nave ha influito ulteriormente su tutto in maniera negativa.
Di certo quando è successo il tutto la gente è come impazzita e si sarà scatenato un fuggi fuggi generale. Tutti si sono riversati sui ponti per essere evacuati dalla nave. Nessuno avrebbe potuto controllare una situazione del genere. A quel punto non esistevano regole e il ‘si salvi chi può’ è prevalso su tutto. Con il panico padrone della situazione i passeggeri si sono lanciati di peso sulle scialuppe anche su quelle già piene. A causa dell'inclinazione della nave però, calare le scialuppe in mare è risultato più difficoltoso anche per i più esperti. Il meccanismo di ammaraggio delle scialuppe si è inceppato per cui i membri dell'equipaggio con l'ausilio di alcune asce hanno dovuto eliminare di colpo gli impedimenti che bloccavano la discesa delle scialuppe. Era l’unico modo, ma per chi di mare non ne capisce ed è anche terrorizzato quel gesto e tutto il resto è sembrato una prova della incapacità dell’equipaggio di salvarli
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