Quest’anno in concomitanza con il mese mondiale dedicato alla libertà di stampa, ricorre il terzo anniversario della morte della giornalista russa Anna Politkovskaja, redattrice di Novaya Gazeta, assassinata a Mosca il 7 ottobre del 2006. Fino ad ora, chi ha commesso e chi ha ordinato quell'omicidio è ancora in libertà.
In occasione dell’evento Amnesty International ha scritto al presidente russo Dmitri Medvedev invitandolo a mostrare la volontà politica di stare dalla parte dei diritti umani in Russia e garantire indagini approfondite e processi in line
a con gli standard internazionali. Amnesty International nella missiva elenca anche i nomi dei giornalisti e degli attivisti dei diritti umani che, dopo la Politkovskaja, sono stati assassinati o intimiditi in Russia e nel Caucaso settentrionale. La giornalista russa oggi viene soprattutto ricordata da un gruppo di sostenitori che per l'occasione hanno organizzato una manifestazione per le strade di Mosca. Politici liberali, attori famosi e i figli della stessa Politkovskaja, Ilia e Vera, si riuniranno in un corteo organizzato al centro di Mosca nell'ora esatta in cui la giornalista, veniva uccisa nell'ascensore della propria abitazione con 5 colpi di pistola, alle 16.03. Fra i partecipanti anche alcuni politici dell'opposizione, tra i quali l'ex ministro Boris Nemtsov e l'ex primo ministro Mikhail Kasyanov, che insieme ai colleghi del quotidiano per cui la Politkovskaja svolgeva la sua attività d'inchiesta, prenderanno parte al corteo. Novaia Gazeta e Reporter sans frontieres hanno tenuto anche una conferenza stampa per ricordare che le uccisioni dei giornalisti in Russia restano sempre impunite tracciando un triste bilancio. Un triste bilancio che anche il consuntivo degli anni trascorsi da quel tragico 7 ottobre 2006. Un primo processo è miseramente fallito. Il presunto esecutore dell'omicidio, Rustam Makhmudov sarebbe ora latitante in un Paese dell'Unione Europea. Mentre i suoi fratelli Dzhabrail e Ibragim, e l'ex ufficiale di polizia Sergei Khadzhikurbanov accusati del coinvolgimento nell'omicidio, restano gli unici imputati al processo che dovrà essere ripetuto dopo l’annullamento del precedete che li aveva visti assolti per mancanza di prove. Nel settembre scorso il caso è stato riaperto su ricorso dei familiari della vittima e la Corte Suprema ha ordinato ai pubblici ministeri di compiere ulteriori indagini. La pista resta sempre quella cecena del primo processo. Nei giorni scorsi erano stati resi noti nuovi sviluppi della vic
enda. Il giornale russo ‘Tvoi Den’ ha rivelato che un ex ufficiale di polizia Oleg Shoshin ha confessato che prima che la reporter fosse assassinata gli venne ordinato dal suo superiore, Dmitri Pavliucenko, di seguirla. Secondo il tabloid l’ex ufficiale ha confessato di averlo fatto per due settimane e di aver ricevuto per tale attività 200 dollari al giorno per un totale di 3mila dollari. Però il documento non è mai stato reso ufficiale ne confermato dalle autorità russe. L'ex agente russo avrebbe inoltre confessato, sempre secondo ‘Tvoi Den’, di aver effettuato il pedinamento insieme ad un'altra persona. Un secondo uomo che sarebbe Cervonia Ogli, un piccolo imprenditore di origine azera che è lontano parente dello stesso Pavliucenko. Ogli è dallo scorso aprile detenuto con l'accusa di estorsione di 350mila dollari nei confronti di Pavliucenko. Pauliuncenko è a sua volta uno dei testimoni chiave nell'istruttoria per il delitto Politkovskaia. Shoshin nel frattempo è detenuto nell'ambito delle indagini sull'uccisione nel marzo scorso di un imprenditore del settore immobiliare in cui risulta coinvolto anche Pauliuncenko. Un cerchio che si chiude perfettamente! Nuovi particolari che sono stati confermati anche da alcuni colleghi della redattrice di Novaya Gazeta. Lo stesso Sergei Sokolov, vicedirettore della testata, ha detto ai giornalisti che gli investigatori hanno portato alla luce nuovi sospettati i cui nomi però non sono mai stati resi noti. Ieri Sokolov ha alzato il tiro criticando il premier russo Vladimir Putin per aver imposto Kadyrov alla guida della Cecenia. Nel frattempo altri giornalisti e difensori dei diritti umani sono stati uccisi o costretti alla fuga. Come il direttore del ‘bollettino marittimo’ Sovfracht Mikhail Voitenko costretto a fuggire all'estero per aver rivelato la misteriosa scomparsa del cargo ‘Arctic Sea’. Oppure come Aleksandr Podrabinek, minacciato dal movimento giovanile filoputiniano ‘Nashi’ per aver criticato le pressioni delle autorità perchè un ristorante cambiasse il proprio nome da 'Antisovietico' a 'Sovietico'. Persino l'Ong ‘Memorial’ di cui era una militante la giornalista cecena Natalia Estemirova, rapita e uccisa alla metà dello scorso luglio in Cecenia, è stata messa con le spalle al muro, costretta a difendersi dall'accusa di diffamazione da parte del presidente ceceno Ramzan Kadyrov. Il 6 ottobre scorso si è svolto il processo e il suo direttore Eleg Orlov, è stato riconosciuto colpevole, ‘Memorial’ molto probabilmente cesserà ogni attività. Orlov subito dopo la morte della Estemirova aveva accusato Kadyrov di esserne il responsabile almeno politicamente e socialmente.
In occasione dell’evento Amnesty International ha scritto al presidente russo Dmitri Medvedev invitandolo a mostrare la volontà politica di stare dalla parte dei diritti umani in Russia e garantire indagini approfondite e processi in line
a con gli standard internazionali. Amnesty International nella missiva elenca anche i nomi dei giornalisti e degli attivisti dei diritti umani che, dopo la Politkovskaja, sono stati assassinati o intimiditi in Russia e nel Caucaso settentrionale. La giornalista russa oggi viene soprattutto ricordata da un gruppo di sostenitori che per l'occasione hanno organizzato una manifestazione per le strade di Mosca. Politici liberali, attori famosi e i figli della stessa Politkovskaja, Ilia e Vera, si riuniranno in un corteo organizzato al centro di Mosca nell'ora esatta in cui la giornalista, veniva uccisa nell'ascensore della propria abitazione con 5 colpi di pistola, alle 16.03. Fra i partecipanti anche alcuni politici dell'opposizione, tra i quali l'ex ministro Boris Nemtsov e l'ex primo ministro Mikhail Kasyanov, che insieme ai colleghi del quotidiano per cui la Politkovskaja svolgeva la sua attività d'inchiesta, prenderanno parte al corteo. Novaia Gazeta e Reporter sans frontieres hanno tenuto anche una conferenza stampa per ricordare che le uccisioni dei giornalisti in Russia restano sempre impunite tracciando un triste bilancio. Un triste bilancio che anche il consuntivo degli anni trascorsi da quel tragico 7 ottobre 2006. Un primo processo è miseramente fallito. Il presunto esecutore dell'omicidio, Rustam Makhmudov sarebbe ora latitante in un Paese dell'Unione Europea. Mentre i suoi fratelli Dzhabrail e Ibragim, e l'ex ufficiale di polizia Sergei Khadzhikurbanov accusati del coinvolgimento nell'omicidio, restano gli unici imputati al processo che dovrà essere ripetuto dopo l’annullamento del precedete che li aveva visti assolti per mancanza di prove. Nel settembre scorso il caso è stato riaperto su ricorso dei familiari della vittima e la Corte Suprema ha ordinato ai pubblici ministeri di compiere ulteriori indagini. La pista resta sempre quella cecena del primo processo. Nei giorni scorsi erano stati resi noti nuovi sviluppi della vic
enda. Il giornale russo ‘Tvoi Den’ ha rivelato che un ex ufficiale di polizia Oleg Shoshin ha confessato che prima che la reporter fosse assassinata gli venne ordinato dal suo superiore, Dmitri Pavliucenko, di seguirla. Secondo il tabloid l’ex ufficiale ha confessato di averlo fatto per due settimane e di aver ricevuto per tale attività 200 dollari al giorno per un totale di 3mila dollari. Però il documento non è mai stato reso ufficiale ne confermato dalle autorità russe. L'ex agente russo avrebbe inoltre confessato, sempre secondo ‘Tvoi Den’, di aver effettuato il pedinamento insieme ad un'altra persona. Un secondo uomo che sarebbe Cervonia Ogli, un piccolo imprenditore di origine azera che è lontano parente dello stesso Pavliucenko. Ogli è dallo scorso aprile detenuto con l'accusa di estorsione di 350mila dollari nei confronti di Pavliucenko. Pauliuncenko è a sua volta uno dei testimoni chiave nell'istruttoria per il delitto Politkovskaia. Shoshin nel frattempo è detenuto nell'ambito delle indagini sull'uccisione nel marzo scorso di un imprenditore del settore immobiliare in cui risulta coinvolto anche Pauliuncenko. Un cerchio che si chiude perfettamente! Nuovi particolari che sono stati confermati anche da alcuni colleghi della redattrice di Novaya Gazeta. Lo stesso Sergei Sokolov, vicedirettore della testata, ha detto ai giornalisti che gli investigatori hanno portato alla luce nuovi sospettati i cui nomi però non sono mai stati resi noti. Ieri Sokolov ha alzato il tiro criticando il premier russo Vladimir Putin per aver imposto Kadyrov alla guida della Cecenia. Nel frattempo altri giornalisti e difensori dei diritti umani sono stati uccisi o costretti alla fuga. Come il direttore del ‘bollettino marittimo’ Sovfracht Mikhail Voitenko costretto a fuggire all'estero per aver rivelato la misteriosa scomparsa del cargo ‘Arctic Sea’. Oppure come Aleksandr Podrabinek, minacciato dal movimento giovanile filoputiniano ‘Nashi’ per aver criticato le pressioni delle autorità perchè un ristorante cambiasse il proprio nome da 'Antisovietico' a 'Sovietico'. Persino l'Ong ‘Memorial’ di cui era una militante la giornalista cecena Natalia Estemirova, rapita e uccisa alla metà dello scorso luglio in Cecenia, è stata messa con le spalle al muro, costretta a difendersi dall'accusa di diffamazione da parte del presidente ceceno Ramzan Kadyrov. Il 6 ottobre scorso si è svolto il processo e il suo direttore Eleg Orlov, è stato riconosciuto colpevole, ‘Memorial’ molto probabilmente cesserà ogni attività. Orlov subito dopo la morte della Estemirova aveva accusato Kadyrov di esserne il responsabile almeno politicamente e socialmente. 
Nessun commento:
Posta un commento